Domenica 7 maggio 2017
IV di Pasqua
Il Signore Gesù disse ai farisei: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo.
«Nessuno me la toglie: io la do da me stesso»
Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
(Giovanni 10,18)
È la suprema libertà dell’amore: donare tutto, anche la vita, senza alcuna imposizione, in piena consapevolezza.
Lo si vede in Gesù, nei martiri.
Ma è anche un gesto quotidiano che possiamo compiere nelle pieghe più ordinarie della nostra vita, quando liberamente scegliamo di amare anche contro i nostri “interessi”, quando siamo pronti ad accollarcene le conseguenze.
Agli occhi di molti il nostro sembra un perdere. In realtà è la strada segreta e sicura per vivere già da quaggiù la vita in abbondanza, in pienezza.
Buona domenica!
don Carlo
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