Mercoledì 5 ottobre 2017
Carissimo, pur avendo in Cristo piena libertà di ordinarti ciò che è opportuno, in nome della carità piuttosto ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene, lui, che un giorno ti fu inutile, ma che ora è utile a te e a me. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore. Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo.
«Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere»
perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario. Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore. Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso. E se in qualche cosa ti ha offeso o ti è debitore, metti tutto sul mio conto. Io, Paolo, lo scrivo di mio pugno: pagherò io. Per non dirti che anche tu mi sei debitore, e proprio di te stesso! Sì, fratello! Che io possa ottenere questo favore nel Signore; da’ questo sollievo al mio cuore, in Cristo! Ti ho scritto fiducioso nella tua docilità, sapendo che farai anche più di quanto ti chiedo. Al tempo stesso preparami un alloggio, perché, grazie alle vostre preghiere, spero di essere restituito a voi. Ti saluta Èpafra, mio compagno di prigionia in Cristo Gesù, insieme con Marco, Aristarco, Dema e Luca, miei collaboratori. La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.
(Filemone 14)
È bello questo atteggiamento di Paolo che vuole vedere insieme a Filemone come comportarsi con Onesimo. Potrebbe decidere d’autorità, ma sa bene che le decisioni che piovono dall’alto schiacciano, mentre quando ci si ascolta, si crea un consenso, si presentano le ragioni, senza imporre la soluzione, l’atmosfera cambia completamente.
È lo stile della comunione, per cui quando ci sentiamo coinvolti, le decisioni ci appartengono, le sentiamo nostre, anche se spesso non sono esattamente quello che volevamo noi. Se poi tutti sono pronti a dare la propria idea e anche a perderla, non pretendendo che si realizzi, il frutto è quello che l’amore suggerisce, indicato dal Risorto vivo tra noi.
Buona giornata!
don Carlo
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