Vivi la Parola! 2017.12.13 & 14

Mercoledì 13 dicembre 2017
S.Lucia, vergine e martire

In quello stesso giorno vennero dal Signore Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogarono: «Maestro, Mosè disse: “Se uno muore senza figli, suo fratello ne sposerà la moglie e darà una discendenza al proprio fratello”. Ora, c’erano tra noi sette fratelli; il primo, appena sposato, morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello. Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo. Alla fine, dopo tutti, morì la donna. Alla risurrezione, dunque, di quale dei sette lei sarà moglie? Poiché tutti l’hanno avuta in moglie». E Gesù rispose loro: «Vi ingannate, perché non conoscete le Scritture e neppure la potenza di Dio.

«Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito,

ma si è come angeli nel cielo»

Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è il Dio dei morti, ma dei viventi!». La folla, udendo ciò, era stupita dal suo insegnamento.

(Matteo 22,30)

Spesso ci interroghiamo su come sarà la vita dopo la morte. I Vangeli infatti non accontentano tutte le nostre curiosità, ma ci danno solo alcune indicazioni. Forse perché è una vita che possiamo già anticipare e comprendere quando viviamo quaggiù in terra il Vangelo.

La radicalità dell’amore ci educa a donarci con gratuità senza trattenere le persone, senza possederle, ma dilatando invece il nostro amore in modo universale, verso tutti e senza limiti.

Se vissuta così, la vita delle persone che sono chiamate alla verginità anticipa e annuncia la vita che verrà, aperta ad una meravigliosa comunione con tutti.

Buona giornata!

don Carlo

Giovedì 14 dicembre 2017
San Giovanni della Croce, sacerdote e dottore della Chiesa

Il Signore Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché

«Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli»

E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

(Matteo 23,8)

Nella Chiesa le gerarchie (che hanno comunque senso solo come servizio) vengono dopo.

Prima siamo fratelli, perché abbiamo un solo Maestro.

Questo è profondamente liberante e ci permette quel relazionarci “alla pari” che oggi suscita tanta gioia ed entusiasmo: quanto si è felici di vedere un papa, un vescovo, un prete che è anzitutto fratello tra fratelli!

Di fatto, anche coloro che esercitano il servizio di guida e di insegnamento possono essere maestri solo se sono eco dell’unico Maestro, se continuano ad approfondire ed annunciare con parole e modalità nuove l’unico Vangelo. E nel nostro tempo diventano tanto più autorevoli quanto più sono discepoli di quella Parola che trasmettono, mettendola concretamente in pratica.

Buona giornata!

don Carlo

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