Sabato 10 febbraio 2018
S. Scolastica, vergine
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, il Signore Gesù disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma
«Chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo,
la salverà»
Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».
(Marco 8,35)
Il Vangelo è cibo di ogni giorno, di ogni istante, perché la nostra vita sia vera.
Ci sono scelte evangeliche si fanno una volta per tutte, ma è solo l’attimo presente che le conferma e le rende attuali.
Con il passare degli anni si impara sempre meglio che quando ci costruiamo la nostra felicità in autonomia non si va lontano e non si è felici.
Lo sappiamo, ma purtroppo non basta: c’è quel perdere, quel morire a sé stessi che occorre ogni volta ripetere e solo così la vita riparte, corre sulla strada giusta, regala gioia e fiducia.
Buona giornata!
don Carlo
Domenica 11 febbraio 2018
ULTIMA DOMENICA DOPO L’EPIFANIA
detta «del perdono»
Il Signore Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che
«Avevano l’intima presunzione di essere giusti
e disprezzavano gli altri»
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
(Luca 18,9)
Convertirsi vuol dire capovolgere lo sguardo, imparare a vedere le cose con gli occhi di Dio.
Per noi il fariseo è un uomo esemplare, dalla moralità invidiabile, il pubblicano è invece un uomo da schivare, che suscita disprezzo.
Ma il fariseo aspetta solo gli applausi di Dio per la sua bravura, mentre il pubblicano implora la Sua misericordia.
Perciò Dio fa tutto il contrario di quanto faremmo noi: guarda con malinconia la presunzione del primo e spalanca l’immensità del Suo cuore al secondo.
Buona domenica!
don Carlo
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