Vivi la Parola! 2018.02. 12 & 13

Lunedì 12 febbraio 2018

I capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani mandarono dal Signore Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e

«Non hai soggezione di alcuno»

perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.

(Marco 12,14)

Le parole dei farisei sono dette con ipocrisia, ma sono vere, Gesù non aveva certo complessi di inferiorità di fronte ad alcuno ed era libero da ogni condizionamento che volesse limitare la sua missione.

Proprio perché siamo Suoi, ciò che è Suo diventa anche nostro.

Non è un invito alla presunzione, all’illusione di essere superiori a tutti per la nostra fede, ma a presentarci davanti a tutti umili, perché consci di dei nostri limiti, ma anche consapevoli della nostra dignità, della vocazione che Dio stesso ci ha dato, che ci permette di guardare tutti negli occhi, riconoscendo in ciascuno, ma proprio in tutti, dei fratelli e delle sorelle.

Buona giornata!

don Carlo

Martedì 13 febbraio 2018

Vennero dal Signore Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo ugualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”?

«Non è Dio dei morti, ma dei viventi!»

Voi siete in grave errore».

(Marco 12,27)

Credere che Dio esiste non basta. Potremmo immaginarlo come un immenso computer che ha inseriti nell’hard disk tutti i dati dell’universo, seguendone e registrandone tutte le modifiche in tempo reale.

Ma Dio è tutta un’altra cosa.

È amore e quindi è vita, è relazione costante e appassionata, è presenza dinamica che accompagna con tenerezza e con sapienza ogni istante della vita di ciascuno.

È un Dio vivissimo.

Buona giornata!

don Carlo

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