Lunedì 25 giugno 2018
Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei. All’ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne:
«No, si chiamerà Giovanni»
Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui. Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo, e profetò dicendo: «Benedetto il Signore Dio d’Israele»
(Luca 1,60)
Per gli Ebrei il nome è l’identità della persona, chiamare qualcuno per nome vuol dire conoscerlo nel profondo.
Si usava, come un tempo anche da noi, tramandare i nomi nella famiglia.
Ma con Giovanni la tradizione si rompe: con lui e soprattutto con Gesù si apre un’era nuova piena di novità che fa paura ai loro contemporanei.
Spesso anche le nostre comunità sono arroccate su tradizioni che ormai hanno perso il senso di esistere ma il nuovo ci fa temere, preferiamo qualcosa di scialbo ma che ci dia sicurezza ad un nuovo che potrebbe crearci problemi.
E’ questione di fidarsi di chi dice: «Io faccio nuove tutte le cose» (Apocalisse 21,5).
Buona giornata!
don Carlo
Martedì 26 giugno 2018
Il Signore Gesù disse: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
«Fate attenzione dunque a come ascoltate»
perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».
(Luca 8,18)
Chiunque ci incontri deve in qualche modo veder rischiarare la propria vita.
Ma non è facile in un mondo buio essere luce.
Eppure ci viene svelato il segreto per raggiungere ciò: ascoltare, senza accontentarci solo di sentire.
Se davanti ad un brano del Vangelo non sento qualcosa muoversi dentro di me che mi spinge ad andare verso gli altri ad agire in modo nuovo, non sto ascoltando.
Ascoltare ha a che fare non solo con l’udito e con l’intelligenza, ma anche con il cuore.
Buona giornata!
don Carlo
Mercoledì 27 giugno 2018
S.Arialdo, diacono e martire
Andarono dal Signore Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». Ma egli rispose loro
«Mia madre e miei fratelli sono questi:
coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica»
(Luca 8,21)
I pochi interventi di Maria nel Vangelo dimostrano sempre una grande pazienza e un grande amore nei confronti del Figlio.
A dodici anni, dopo averlo perso per tre giorni, alle sue rimostranze si sente rispondere: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» (Luca 2,49).
Alle nozze di Cana quando chiede un Suo intervento in favore degli sposi, la risposta è: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora» (Giovanni 2,4).
In questo brano sembra che non venga neppure riconosciuta.
Eppure lei insegna ad ognuno di noi che con il silenzio e amando si ottengono frutti impensati.
Buona giornata!
don Carlo
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