Martedì 4 settembre 2018
Il Signore Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te?
«Rendi conto della tua amministrazione»
perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».
(Luca 16,2)
Se venissimo in questo istante interpellati su come gestiamo le realtà che Dio ci affida, dovremmo tutti iniziare a difenderci un po’, perché siamo ben consapevoli di non essere all’altezza del compito. Vediamo bene le inadempienze, gli sgorbi, le operazioni maldestre. Viviamo tutti e solo di misericordia.
Ma l’amministratore di questa parabola, anche se con mezzi imbarazzanti e discutibili, indica anche un’altra strada: il crearsi degli amici, l’investire nelle relazioni, quel suscitare simpatie che curiosamente ottiene la lode del padrone.
«Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore» (S. Giovanni della Croce).
Buona giornata!
don Carlo
Mercoledì 5 settembre 2018
Santa Teresa di Calcutta
Il Signore Gesù disse: «Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro.
«Non potete servire Dio e la ricchezza»
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».
(Luca 16,13)
Il miraggio della ricchezza economica ha un suo fascino, una sua attrattiva. Sembra così ovvio che l’avere beni abbondanti garantisca la gioia. Eppure non è così, questa proporzione tra ricchezze e felicità è contraddetta da tante situazioni che vediamo attorno a noi.
Occorrerebbe scoprire che anche Dio ha le sue ricchezze. Meno appariscenti, ma capaci davvero di saziare. La pace del cuore, la bellezza di donarsi agli altri, la gioia di amicizie vere e disinteressate, la libertà di rischiare fidandosi dell’amore di Dio e mille altre ancora, sono ricchezze autentiche, quando le sperimentiamo non cambieremmo la nostra vita con quella di nessun altro.
Buona giornata!
don Carlo
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