Omelia di ingresso dei nuovi sacerdoti

Grazie a tutti voi di essere qui oggi! Grazie al Sindaco per le belle parole che ci ha rivolto alla Giunta presente e anche all’opposizione comunale. Grazie alle autorità qui convenute.

Abbiamo cercato con don Carlo e don Peppino una pagina biblica che descrivesse il momento un po’ speciale che stiamo vivendo… E abbiamo scelto la pagina di Vangelo che avete ascoltato.
Anche a nome loro vorrei provare a rileggerla attualizzandola un po’ (nessun biblista presente si scandalizzi per qualche parallelo un po’ audace…) in rapporto a quello che tutti insieme stiamo vivendo.

1. Prima di tutto Gesù si muove per primo, precede…. Per noi, nella nostra vita è stato così. Gesù ci ha sempre preceduto e, pur coi nostri limiti, peccati e infedeltà, abbiamo cercato di andargli dietro…
È Lui e niente altro che ha guidato i nostri passi nelle comunità in cui siamo stati: io a Saronno, Sesto San Giovanni, Cologno Monzese, Milano a San Leone prima e a San Protaso poi; don Carlo a Milano a san Gregorio, al Suffragio, a San Dionigi, a Santa Maria al Paradiso e alla cittadella di Loppiano; don Peppino a Desio, a Milano al Curato d’Ars, in Camerun, a Limbiate e a Cinisello…
E ovunque siamo andati abbiamo scoperto che il Signore era già lì, che aveva già iniziato Lui a camminare sulle acque, che ci stava aspettando. Guardando al nostro passato don Carlo direbbe “una meraviglia!”.

2. Così siamo saliti sulle barche delle nostre comunità e ci siamo fatti istruire da Gesù. E abbiamo scoperto nella nostra vita il volto di un Dio Trinità d’Amore e che l’Ideale della nostra vita è Dio e non il sacerdozio. Così il Signore ci ha fatto comprendere che è necessario fare una sola cosa: trasformare il ministero in amore, trasformare ogni pratica religiosa, ogni servizio, ogni lavoro in un gesto d’amore a Lui e ai fratelli. Questo è stato il timone che ha orientato la barra della nostra vita sulla barca della Chiesa.

3. Ma, sapete, Dio è novità, non lascia tranquilli, invita a passi nuovi: “cresce lungo il cammino il Suo vigore”. Così, come a Pietro, ci ha chiesto di scendere dalla barca per camminare con Lui sulle acque di una nuova modalità di vita fraterna. Abbiamo esercitato il ministero sempre in forma individuale in questi anni: oggi Gesù ci chiede di viverlo in modo diverso, mettendo il noi prima del tu, facendo dell’unità e dell’amore reciproco la premessa di ogni altra cosa… sentiamo che è davvero un “camminare sulle acque”!

4. Ma se guardiamo a noi stessi, affondiamo! Anche noi, come tutti, siamo schiavi della nostra libertà, fragili… La prima lettura dice: “Non siamo migliori dei nostri padri!”. e allora le acque diventano metafora delle difficoltà che incontriamo oggi per vivere il Vangelo.
Noi, comunità cristiana di Gorgonzola, possiamo camminare sulle acque dell’individualismo, sull’onda della fraternità, solo alzando lo sguardo al Signore, solo se stiamo attaccati a Gesù Eucarestia e alla Sua Parola.
Possiamo vincere la schiuma dell’autoreferenzialità solo se tra tutti noi, laici e consacrati, per il reciproco amore, è presente Gesù.
Possiamo superare le onde del pessimismo contemporaneo e della sfiducia epocale, solo se trasformiamo la nostra comunità in un luogo di perdono e di festa, nella decisione di mettere le relazioni fraterne prima di tutto.
Solo così non affonderemo in questo mare tempestoso in cui siamo immersi.
Vieni, ci dice anche oggi Gesù, cammina su queste acque e seguimi, non guardarti e solca le onde della fraternità.
Scriveva un teologo contemporaneo che “il contenuto del messaggio evangelico è l’esperimento di una umanità nuova, inaugurata dalla vita storica di Gesù e testimoniata nella Chiesa attraverso lo strumento della comunione e della fraternità” (G. Zanchi).
Noi cristiani esistiamo per provare che la via evangelica è credibile, che la fraternità è il compimento della vita umana.
Cosa ci sarebbe di più dirompente di una comunità di uomini e di donne che realmente vivono volendosi bene, mostrando come ci si prende cura dei legami, di accogliere i bambini, di accudire gli anziani, di sostenere i giovani, di accompagnare le famiglie, creando reti di protezione per i più fragili, adottando uno stile di vita sobrio, lavorando per il bene comune alla costruzione della città di tutti? Questo, sì questo sarebbe, per il nostro tempo, “camminare sulle acque”!

5. Così adesso tocchiamo terra ed iniziamo a camminare accanto a ciascuno di voi, alla sequela del Signore Gesù, per “dare forma” a quella fraternità cristiana che il Cristo ci ha indicato, cioè per costruire una vita fraterna che consente al Vangelo, a Gesù, di vivere nella carne di questa concreta umanità, così ben guidata e formata dalla sapiente guida di don Ambrogio.
Vorremmo che chiunque si accosta alle soglie della comunità pastorale di Gorgonzola, con le sue due bellissime parrocchie, possa avvertire i segni di una fraternità da invidiare. Sentirsi a casa. Sentire il tepore di una carezza immeritata.
Non siamo qui a chiedere di collaborare con noi o di darci una mano: al contrario! Siamo noi che vogliamo metterci al vostro servizio, che vogliamo con voi proseguire ciò che il Signore ha iniziato a operare.
L’Arcivescovo, inviandoci in mezzo a voi, ci ha chiesto (ed è anche il nostro desiderio) di coinvolgere anche i sacerdoti già presenti dentro questo cammino fraterno, aprendo a tutti i preti del Decanato la nostra casa. E coinvolgere tutti voi in questa esperienza di unità.

6. Se dovessimo lasciarvi una Parola come indicazione programmatica per il futuro, quella più preziosa che tutto può riassumere, è quella del Vangelo: “Fate agli altri quello che vorreste fosse fatto a voi”. Vivete nell’amore reciproco; amate tutti; amate per primi con gratuità e gratitudine; sappiate vedere Gesù in tutti; servite Gesù in tutti! Da questo tutti gli abitanti di questa bellissima città comprenderanno che siamo discepoli di Gesù, dall’amore che avremo gli uni per gli altri e verso tutti, iniziando dai più deboli e poveri.

È il segreto di tutto: ciò che conta è amare e alla fine resta solo l’amore.
Scusate se non ci riusciremo sempre, sappiate però che ci proveremo, pur con tutti i nostri limiti e i nostri peccati: abbiate tanta misericordia verso di noi.

Permettetemi ora di concludere con uno scritto di Chiara Lubich, che ben racconta ciò che abbiamo davanti a Dio nel cuore:
Se siamo uniti Gesù è fra noi. E questo vale. Vale più d’ogni altro tesoro che può possedere il nostro cuore: più della madre, del padre, dei fratelli, dei figli.
Vale più della casa, del lavoro, della proprietà; più delle opere d’arte d’una grande città, più dei nostri affari, più della natura che ci circonda; più della nostra anima! (…)
Questa è l’èra sua: non d’un santo, ma di lui; di lui fra noi…”.

E con questo desiderio nel cuore vorremmo poterci avvicinare all’orecchio di ciascuno di voi e dirvi:
“Grazie di esserci!”. Pregate per noi.

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