Vivi la Parola! 2018.10. 06 & 07

Sabato 6 ottobre 2018

Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli:

«Questo è il mio comandamento:

che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi»

Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

(Giovanni 15,12)

È la coniugazione suprema dell’amore quella di Gesù. Il suo dar la vita per tutti e per ciascuno, indipendentemente dai meriti, mostra a quali altezze si può tendere e, grazie alla presenza di Gesù in noi, giungere.

È il comandamento che ci avvicina e ci unisce a Lui più di ogni altro, perché è la quintessenza della Sua vita, è la sostanza della vita della Trinità da cui Lui proviene. Se puntiamo lì non sbagliamo mai, non sprechiamo nessuna energia. In quella reciprocità di amore sta il segreto e la profezia della vita più bella che la comunità umana può realizzare sulla terra, è l’identità più profonda della Chiesa, è già un anticipo di Cielo.

Buona giornata!

don Carlo

Domenica 7 ottobre 2018

VI DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE

Il Signore Gesù disse: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro:

«Andate anche voi nella vigna»

Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

(Matteo 20,7)

C’è sempre posto per tutti, c’è sempre lavoro per tutti. Nella vigna del Signore non esiste numero chiuso. Ma non è un luogo neutro o anonimo. C’è sempre qualcuno che invita, che manda, che trova per te la condizione più adatta.

La nostra vocazione nella Chiesa infatti è come un vestito su misura di cui tu non conosci la taglia, ma che quando hai indossato ti calza a pennello, ti sta addosso meglio che a chiunque altro. Perché è solo tuo.

Perché la nostra personale strada verso Dio è unica, non si è mai vista nella storia, nessuno può percorrerla al posto nostro ed è la sola che può portarci a Dio.

Buona domenica!

don Carlo

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