Venerdì 1 febbraio 2019
Beato Andrea Carlo Ferrari, vescovo
21Essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. 22E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi 23e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». 24Andò con lui. 35Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». 36Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». 37E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. 39Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». 40E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. 41Prese la mano della bambina e le disse:
«Talità kum»
che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». 42E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
(Marco 5,41)
Quando siamo a terra e ci sembra difficile o impossibile rialzarci, Gesù viene in nostro aiuto. Ci tende la mano, ci prende con sé, ci trasmette una vita che rinasce mille volte. Lui può sempre risollevarci e offrirci una nuova possibilità, con Lui si può sempre ricominciare.
Attorno a noi la gente a volte non capisce, può anche sorridere all’idea che Gesù aiuti e ridoni vita nelle situazioni più buie, ma chi ne ha fatto l’esperienza più volte nella vita, e talora anche in modo impressionante, non ha bisogno di sentire i commenti di chi questa esperienza non l’ha fatta.
Può invece testimoniare e raccontare semplicemente quello che ha sperimentato.
Sabato 2 febbraio 2019
PRESENTAZIONE DEL SIGNORE
22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. 25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore,
che il tuo servo vada in pace»
secondo la tua parola, 30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, 31preparata da te davanti a tutti i popoli: 32luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». 33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35– e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». 36C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. 39Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
(Luca 2,29)
Simeone ha raggiunto il traguardo, ha incontrato Dio. L’ha visto in un bambino piccolo, i suoi occhi pieni di fede hanno saputo riconoscere e vedere l’invisibile. Tanti santi raccontano che quando si è sfiorato il Paradiso le cose di questa terra perdono interesse, il cuore corre verso quella gioia indescrivibile che non muore, che è pienezza di luce.
Ma questa esperienza non è riservata a pochi eletti: quando si vive con intensità la Parola, quando l’amore per i fratelli è radicale e vero si può sperimentare qualcosa che è difficile descrivere e che da senso pieno all’esistenza sulla terra.
Domenica 3 febbraio 2019
IV DOPO L’EPIFANIA
45E subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. 46Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare. 47Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. 48Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro, camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. 49Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «È un fantasma!», e si misero a gridare, 50perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 51E salì sulla barca con loro e il vento cessò. E dentro di sé erano fortemente meravigliati, 52perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito. 53Compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. 54Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe 55e,
«Accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati»
dovunque udivano che egli si trovasse. 56E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.
(Marco 6,55)
In ogni epoca la gente ha bisogno di Gesù. Il mondo evolverà, cambierà, chissà come, ma l’uomo continuerà in ogni secolo a cercare Lui. Perché da soli non riusciremo mai a salvarci e la vita dell’uomo sulla terra chiederà sempre un di più, un sostegno, una luce che non sapremo darci.
E Lo troverà nella Parola, nella Chiesa, nei sacramenti. Lo sentirà vivo dove c’è l’amore reciproco, perché lì Lui è presente e lì l’uomo abiterà volentieri, si sentirà a casa. Dove c’è Gesù infatti non ci sono periferie, c’è solo quel clima di famiglia che il cuore di ogni uomo cerca e desidera.
Lunedì 4 febbraio 2019
«Molta folla lo seguiva
e gli si stringeva intorno»
25Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni 26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, 27udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. 28Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». 29E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. 30E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». 31I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». 32Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
(Marco 5,24)
Non dobbiamo perdere mai di vista l’esperienza concreta di Gesù, quella del predicatore che suscita entusiasmo, che ha un molta gente attorno, che viene seguito e inseguito dalle folle che hanno bisogni molto diversi. C’è chi spinge e chi strattona e il contatto con Gesù è molto reale, umano. Dio in Gesù non punisce chi lo tocca, al contrario, guarisce la fede di chi lo sfiora, è un Dio-uomo accanto e con gli uomini, è nostro, come noi e tutta la Sua divinità riempie la nostra umanità. Lo stupore del Cristianesimo è in questo Dio così accessibile e amico.
Martedì 5 febbraio 2019
S.Agata, vergine e martire
1Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 2Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? 3Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone?
«E le sue sorelle, non stanno qui da noi?»
Ed era per loro motivo di scandalo. 4Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». 5E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6E si meravigliava della loro incredulità.
(Marco 6,3)
Una mitragliata di domande. Domande che creano distanza, dopo ognuna ci si sente sempre più lontani. Domande che non cercano risposte, che non le vogliono. Domande che sono già un giudizio, anche se sono rivestite di apparente curiosità. Non sono così cattivi i nazareni.
Ci assomigliano, quando anche noi ascoltiamo senza accogliere, giudichiamo prima di conoscere, ci fidiamo delle prime impressioni perché siamo convinti di avere un ottimo fiuto.
Quando invece le domande sono vere e cercano risposte, senza la pretesa che siano immediate, tutto cambia. E poco a poco puoi addirittura incontrare e scoprire Dio così incredibilmente vicino.
Mercoledì 6 febbraio 2019
Ss. Paolo Miki e compagni martiri
30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e
«Gli riferirono tutto quello che avevano fatto
e quello che avevano insegnato»
31Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 32Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. 34Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
(Marco 6,30)
Raccontare a Gesù la nostra vita, la nostra giornata.
Vedere nei suoi occhi la gioia, l’incoraggiamento, la partecipazione a quello che dici. Sperimentare che Dio ti ascolta non solo quando chiedi, ma anche quando semplicemente Gli parli.
Lasciar entrare nel cuore la gioia di partecipare intimamente a quello che Gli sta più profondamente a cuore.
PoterGli raccontare anche gli insuccessi, le sconfitte, gli errori, sentendosi capiti e non giudicati.
Insomma, avere Dio come vero amico.
Difficile essere più felici.
Giovedì 7 febbraio 2019
Ss. Perpetua e Felicita, martiri
33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. 34Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. 35Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; 36congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». 37Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». 38Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci». 39E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. 40E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. 41Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti.
«Tutti mangiarono a sazietà»
43e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. 44Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.
(Marco 6,42)
È solo Gesù che moltiplica, noi non ne saremmo mai capaci, non ci passerebbe neppure per la testa di poterlo fare.
Ma chiede delle condizioni: che gli doniamo tutto quello che siamo e che abbiamo e che sappiamo condividere.
Non parte mai dal nulla, come fece invece all’inizio della creazione: parte sempre da poco, ma da un qualcosa, anche di piccolo che sia messo a disposizione. Si direbbe che proprio il dono spalanchi subito il Suo amore.
E poi vuole che tutto crei comunione. Che si realizzino rapporti nuovi tra chi da e chi riceve: nessuno orgoglioso di aver dato, nessuno umiliato di aver ricevuto. Perché è circolato l’amore che arricchisce sempre e non sciupa nulla.
Venerdì 8 febbraio 2019
S.Girolamo Emiliani
1Si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. 2Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate 3– i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi 4e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, 5quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». 6Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me.
«Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine
che sono precetti di uomini»
8Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». 9E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. 10Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e: Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte. 11Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, 12non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. 13Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».
(Marco 7,7)
Un rischio che sarà sempre presente: dare importanza a opinioni e precetti umani facendole diventare dogmi di fede. Per qualcuno la preghiera fatta mentre il sacerdote presenta Gesù Eucaristia vale di più, qualcun altro non riceverebbe mai la Comunione da un ministro ma solo da un sacerdote, qualcun altro si scandalizza perché c’è chi mastica Gesù Eucaristia e lo ritiene un segno di disprezzo del sacramento o di poca fede.
Quanto doveva soffrire Gesù nel vedere già al suo tempo la fede concentrata su queste tradizioni assolutizzate che generavano giudizi temerari, e non incantata e conquistata dall’amore del Padre che in Lui riempiva di gioia, di sorprese e di doni i suoi figli!
Sabato 9 febbraio 2019
S.Giuseppina Bakhita, vergine
35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 37Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo è il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso.
«Da questi due comandamenti
dipendono tutta la Legge e i Profeti»
(Matteo 22,40)
Due comandamenti che sono uno: amerai. Tutto si concentra qui. Ogni volta che se ne esce si sbaglia. L’amore è il criterio principale per valutare un’azione, finché rimaniamo nell’amore la strada è quella giusta. A partire da ciò il miglior esame di coscienza è quello che si interroga su come Dio ci ha amati e su come noi abbiamo vissuto l’amore verso di Lui e verso i fratelli, quale sia l’intensità, la qualità, la costanza, l’universalità del nostro amore per loro. Lì si tocca il centro, il cuore del Vangelo, l’essenziale di ogni norma morale.
Domenica 10 febbraio 2019
V DOPO L’EPIFANIA
5Entrato in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: 6«Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». 7Gli disse: «Verrò e lo guarirò». 8Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma
«Di’ soltanto una parola
e il mio servo sarà guarito»
9Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». 10Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! 11Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, 12mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». 13E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito.
(Matteo 8,8)
La Parola che è Gesù è creatrice. Non è soltanto proclamazione di verità e indicazione di comportamento, perché porta con sé la presenza stessa del Signore. E Lui può proseguire in certo modo la Sua opera di creazione realizzando in noi un capolavoro, cioè il disegno di Dio su di noi che è il diventare simili a Lui, altri Lui. Infatti la pienezza, la vera realizzazione della vita umana è Cristo in noi, Cristo che rivive in noi.
Questo avviene quanto più viviamo la Parola, la facciamo diventare il senso, la direzione e il fine di quanto pensiamo e facciamo.
Lunedì 11 febbraio 2019
Beata Vergine Maria di Lourdes
14Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! 15Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma
«Sono le cose che escono dall’uomo
a renderlo impuro»
17Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. 18E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, 19perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. 20E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. 21Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, 22adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 23Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo». 24Partito di là, andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. 25Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. 26Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. 27Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 28Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». 29Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia». 30Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.
(Marco 7,15)
Gesù inaugura in modo radicale una religione del cuore. Non è l’esteriorità dei riti e dei comportamenti che conta, ma anzitutto le intenzioni, le mozioni, le decisioni che avvengono nell’intimo della persona. Dio guarda lì, il luogo da alimentare, guarire, rinnovare è dentro di noi. In una cultura religiosa che si accontentava dell’esattezza esteriore dei comportamenti, l’insegnamento di Gesù suonava rivoluzionario e chiedeva una conversione radicale, che suscitava ovviamente opposizioni anche violente
Ma la tentazione farisaica è sempre in agguato, in ogni tempo, quindi anche per noi. Solo l’amore gratuito e oblativo ci immunizza e ci riporta costantemente nella Luce.
Martedì 12 febbraio 2019
31Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. 32Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. 33Lo prese in disparte, lontano dalla folla,
«Gli pose le dita negli orecchi
e con la saliva gli toccò la lingua»
34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». 35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano 37e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
(Marco 7,33)
La donna che sfiora il lembo del mantello di Gesù viene guarita.
Ma non solo il nostro toccare Dio è taumaturgico per l’anima e per il corpo: Gesù stesso tocca la nostra carne e produce guarigione, vita nuova e impensata. Dio non ha paura del contatto con la nostra carne fragile e malata, al contrario comunica la Sua vita con il contatto fisico.
È un segno evidente di come Gesù abbia preso sul serio l’incarnazione, senza rigettare nulla di ciò che è umano e terreno, caricandosi anche della nostra parte più malata, cioè di tutto il peccato dell’umanità per neutralizzarlo e riempire l’uomo della vita divina.
Mercoledì 13 febbraio 2019
1In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro:
«Sento compassione per la folla;
ormai da tre giorni stanno con me
e non hanno da mangiare»
3Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano». 4Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». 5Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette». 6Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. 7Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. 8Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. 9Erano circa quattromila. E li congedò.
(Marco 8,2)
Il miracolo di Gesù non è neppur lontanamente una prova di superiorità o un gioco di prestigio. Infatti è sempre mosso da una irrefrenabile passione d’amore di fronte all’uomo bisognoso e ferito. È sempre un intervento per risolvere una necessità, è un prendersi cura pieno di sensibilità e di commozione quando vede la sofferenza davanti a Sé.
Questo indica che la nostra fedeltà al Vangelo si esprime anzitutto nel partecipare a questi sentimenti del cuore di Gesù, per cui ogni azione a favore dei poveri, dovunque avvenga, continua la Sua azione a sollievo dell’uomo. E anche i sacramenti hanno origine da questo bisogno di redenzione e di sostegno che ogni persona invoca.
Giovedì 14 febbraio 2019
SS. CIRILLO MONACO E METODIO VESCOVO
PATRONI D’EUROPA
15E disse loro:
«Andate in tutto il mondo
e proclamate il Vangelo a ogni creatura»
16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. 17Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, 18prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». 19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. 20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
(Marco 16,15)
Il mandato missionario di Gesù continua a risuonare nel cuore dei suoi discepoli di ogni tempo. È un invito costante, che vorrebbe urgere in noi ad ogni pensiero, ad ogni passo, perché incrocia il vero bisogno di ogni uomo. Il Vangelo non è nostra proprietà, è per tutti, non lo dobbiamo mai trattenere, ma solo donare.
E lo facciamo in molti modi: con la parola fedele a quanto Gesù ha detto, con l’esortazione, con l’istruzione catechistica, con la predicazione.
Ma il modo più eloquente è un uomo o una donna trasformati e riplasmati ad ogni istante dal Vangelo, la Parola più comprensibile sarà sempre Gesù che rivive tra i discepoli che vivono il comandamento dell’amore reciproco.
Venerdì 15 febbraio 2019
22Giunsero a Betsàida, e
«Gli condussero un cieco,
pregandolo di toccarlo»
23Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». 24Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano». 25Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. 26E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».
(Marco 8,22)
Nel Vangelo non c’è solo la donna malata che cerca di toccare Gesù, non c’è solo Gesù che tocca per guarire e accendere nell’uomo una vita nuova. Ci sono anche degli amici che pregano Gesù di toccare un uomo malato. Le parole non sembrano bastare loro, i gesti appaiono ai loro occhi più eloquenti ed efficaci.
E Gesù non si sottrae a questa richiesta, non esige una fede che mantiene le dovute distanze tra Dio e l’uomo, in questo miracolo anzi impone ripetutamente le sue mani gli occhi di quest’uomo, quasi a fargli sentire più volte il tocco di Dio: Gesù infatti sa bene quanto ne abbiamo bisogno.
Sabato 16 febbraio 2019
13Quando verrà lui,
«Lo Spirito della verità,
vi guiderà a tutta la verità»
perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
(Giovanni 16,13)
Com’è consolante e appassionante sapere che non tutto del Vangelo è stato compreso! È una conferma importante che ci rassicura quando non riusciamo a capire bene o quando alcune parole o pagine ci appaiono un po’ oscure e non risolte. C’è infatti lo Spirito all’opera, che ci accompagna verso la verità, che ci fa crescere e maturare, perché la comprensione di Dio non è anzitutto intellettuale, ma esperienziale e solo chi si lascia guidare da Lui diventa in grado ad un certo punto di comprendere.
E ciò che vale per il singolo vale anzitutto per la Chiesa, che non smetterà lungo i secoli di scoprire sempre più le infinite ricchezze del mistero d’Amore che è Gesù.
Domenica 17 febbraio 2019
VI DOPO L’EPIFANIA
11Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. 12Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza 13e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». 14Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. 15Uno di loro,
«Vedendosi guarito,
tornò indietro lodando Dio a gran voce»
16e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. 17Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? 18Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». 19E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
(Luca 17,15)
Questo lebbroso guarito non ha paura di manifestare la gioia che lo ha invaso, non trattiene la riconoscenza, ma sfida le regole della buona educazione per gridare a tutti il dono che ha ricevuto.
Ad alcuni sarà apparso importuno, magari anche un po’ irritante, qualcun altro sarà rimasto indispettito visto che ai suoi occhi l’uomo era un “impuro idolatra”, perché samaritano. Ma tutti questi giudizi non lo frenano affatto: lui cerca solo Gesù, gli corre incontro per ringraziarlo apertamente con tutto il cuore.
Solo chi è stato una volta guarito, solo chi si mette davvero nei suoi panni può capirlo e gioire con lui.
Lunedì 18 febbraio 2019
31E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. 32Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo.
«Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro»
e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
(Marco 8,33)
A Pietro che lo rimprovera in disparte, Gesù replica rimproverandolo con toni accesi davanti a tutti. Non è una reazione rabbiosa, ma un richiamo chiaro e incontrovertibile che Gesù vuole sottolineare con forza.
La Sua Pasqua, la Sua morte e risurrezione che Lui ha appena annunciato sono il centro, il tutto della Sua vocazione. Solo così infatti Dio potrà essere pienamente rivelato agli occhi di tutti gli uomini. Su questo perciò non si può spostare neppure una virgola. Per Gesù è una decisione fermissima, spesso insidiata dal satana, quindi frutto di una lotta e di una vittoria fondamentale per Lui e per l’umanità.
Queste cose non si toccano.
Martedì 19 febbraio 2019
14E arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. 15E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. 16Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». 17E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. 18Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». 19Egli allora disse loro:
«O generazione incredula!
Fino a quando sarò con voi?
Fino a quando dovrò sopportarvi?»
Portatelo da me». 20E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. 21Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; 22anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». 23Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». 24Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!». 25Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». 26Gridando e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». 27Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi. 28Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». 29Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».
(Marco 9,19)
Stupisce un po’ questa reazione così insofferente di Gesù di fronte alla poca fede che vede attorno a sé. Forse dopo la Trasfigurazione sul Tabor gli appare ancora più evidente la nostra resistenza a crederGli, a fidarci davvero di Lui.
Più probabilmente vuole provocare un’adesione più decisa, che spazza via ogni tentennamento, che scuote nel profondo per farci entrare definitivamente in un nuovo ordine di idee, in quella nuova realtà che Lui ha inaugurato con la sua venuta. Per entrare nel mondo di Gesù infatti occorre fare un salto, staccarsi da una mentalità, ragionare in un modo nuovo partendo dal principio che nulla è impossibile a Dio.
Mercoledì 20 febbraio 2019
33Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro:
«Di che cosa stavate discutendo per la strada?»
34Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. 35Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». 36E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: 37«Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
(Marco 9,33)
Una domanda che Gesù potrebbe rivolgere spesso anche a noi. Non è raro infatti che nelle nostre discussioni ci intratteniamo fino ad accalorarci anche troppo su argomenti che in fondo hanno poco o nulla a che fare con lo spirito del Vangelo. A volte magari parliamo di temi che riguardano la vita della Chiesa o della nostra comunità, ma ci accorgiamo che circola poca Sapienza in quelle parole, si sconfina facilmente nei giudizi, ci interessa anzitutto sopraffare chi non la pensa come noi più che cercare insieme la verità. Se invece siamo animati dalla passione per la verità e l’unità cambiano i toni e il tipo di ascolto del fratello e il confronto tra idee diverse porta alla fine ad un arricchimento e a una nuova comunione.
Giovedì 21 febbraio 2019
38Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». 39Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me:
«Chi non è contro di noi è per noi»
41Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
(Marco 9,40)
Gesù non vede nemici dappertutto, al contrario trova amici insospettabili. Chi condivide con noi anche solo un valore o una passione per il bene è un alleato nella causa comune. Il settarismo non è evangelico, perché il cuore di Dio è magnanimo, si allarga a tutta l’umanità e sparge dappertutto semi di Vangelo.
Per questo il discepolo di Gesù impara a stringere amicizie e pensare progetti comuni di bene con persone di ogni cultura, tradizione e religione, tendendo così a costruire la fraternità universale che è il fine dell’opera che Gesù è venuto a realizzare sulla terra.
Venerdì 22 febbraio 2019
42Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare.
«Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala»
è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. [44] 45E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. [46] 47E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, 48dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. 49Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. 50Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».
(Marco 9,43)
Guai a chi prende alla lettera questa parola di Gesù: saremmo tutti monchi. Ma guai anche a chi non si lascia provocare fino in fondo dalla radicalità di queste parole e scende a patti con il male, edulcorandolo fino ad accettarlo come una cosa non così cattiva. Il male è male e chiede decisioni forti nel rifiutarlo, energia nella lotta, perseveranza nel combattere perché sia sempre e solo l’amore a prevalere.
Non è facile tenere insieme questa fortezza e al tempo stesso la misericordia tenera e sconfinata verso chi sbaglia o non ce la fa (noi per primi). È un dono che dobbiamo chiedere e che lo Spirito insegna sempre bene al nostro cuore.
Sabato 23 febbraio 2019
S. Policarpo, vescovo e martire
1Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? 3Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. 4E del luogo dove io vado, conoscete la via». 5Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». 6Gli disse Gesù:
«Io sono la via»
la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
(Giovanni 14,6)
A volte, presi da santa passione per il Vangelo, cominciamo a pensare cosa dobbiamo fare, quali siano i prossimi passi da compiere, quali novità occorra introdurre nella nostra vita e nella nostra comunità. È un desiderio bello, prezioso, perché apre lo spazio ad accogliere quello che Gesù ci indicherà.
Ma, appunto, si tratta sempre di seguire Gesù, non di precederlo con le nostre idee. È Lui la vita, è Lui a indicarcela, non dobbiamo inventarla. E queste indicazioni nascono quando meno ce le aspettiamo, ci cadono sotto gli occhi, spesso anche da un ascolto del fratello in una vera comunione e capiamo che la strada da percorrere va in quella direzione.
Domenica 24 febbraio 2019
PENULTIMA DOPO L’EPIFANIA
detta «della divina clemenza»
13Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. 14Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. 15Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. 16Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 17Udito questo, Gesù disse loro:
«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati»
io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
(Marco 2,17)
Nessuno odia di più la malattia del medico, infatti la vuole distruggere.
Così Gesù odia il male proprio perché ama il peccatore.
Fare come Lui significa non emarginare chi sbaglia, ma neppure avallare il suo errore. Chi si allontana non deve sentire il nostro giudizio, che non l’aiuterà sicuramente a cambiare, ma la vicinanza di chi sa che nessuno può considerarsi giusto, perché tutti nella vita sbagliamo e siamo bisognosi di misericordia.
Lunedì 25 febbraio 2019
35Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». 36Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». 37Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». 38Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». 39Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». 41Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43Tra voi però non è così; ma
«Chi vuole diventare grande tra voi
sarà vostro servitore»
44e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. 45Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
(Marco 10,43)
Non è un caso se nelle nostre comunità usiamo la parola “servizio” per indicare le attività che facciamo; eppure spesso proprio queste attività le trasformiamo in potere.
Meglio iniziare ogni giornata con la preghiera: ” Signore aiutami a fare tutto ciò e solo ciò che tu vuoi che faccia, niente di più e niente di meno”.
E’ un ricordarsi che niente è nelle nostre mani e che perciò può venirci tolto in ogni momento.
Allora niente può dare più gioia che servire.
Martedì 26 febbraio 2019
Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». 48Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 49Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». 50Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». 52E Gesù gli disse:
«Va’, la tua fede ti ha salvato»
E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
(Marco 10,52)
Gesù non dice a Bartimeo: “Ora che ti ho guarito seguimi”.
Il «Va’» di Gesù significa sei finalmente libero, dalla malattia, dal disprezzo degli altri, dalla povertà.
Ma egli decide liberamente di seguirlo.
Il Signore alla sua sequela vuole uomini e donne liberi: c’è troppa gente che segue per abitudine, per tradizione, per quieto vivere. Per andare dietro a Gesù ci vuole entusiasmo e coraggio, quello di chi sa di essere stato salvato dalla propria miseria e desidera comunicarlo agli altri con gioia contagiosa.
Mercoledì 27 febbraio 2019
12La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. 13Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. 14Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono. 20La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. 21Pietro si ricordò e gli disse:
«Maestro, guarda:
l’albero di fichi che hai maledetto è seccato»
22Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! 23In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. 24Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. 25Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».
(Marco 11,21)
L’albero di fichi è seccato perché non ha dato frutto.
E’ vero, non era la stagione ma se ci affidiamo, in Lui tutto è possibile.
Quante volte ci sentiamo sterili, impotenti di fronte alle nostre fragilità!
E’ quello il momento di tuffarci nell’Amore di Dio e nella sua volontà. Se lo facciamo riusciremo a dare frutti anche fuori stagione.
Giovedì 28 febbraio 2019
15Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe 16e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. 17E insegnava loro dicendo:
«Non sta forse scritto:
La mia casa sarà chiamata casa di preghiera
per tutte le nazioni?
Voi invece ne avete fatto un covo di ladri»
18Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. 19Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città.
(Marco 11,17)
Gesù non vuole un culto vuoto, pieno di parole e di riti, ma che lascia il tempo che trova. Pregare significa essere pronti a cambiare la propria vita, ad accogliere gli altri e a lasciare le sicurezze.
Entrare nel tempio ed uscirne dimenticandosi dei fratelli, dei loro problemi a volte pesantissimi, vuol dire trasformare anche le nostre chiese in covo di ladri.
E i ladri siamo noi che rubiamo tutto l’Amore di cui il Signore ci rende capaci senza donarlo a chi ne ha immensamente bisogno.
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