Vivi La Parola! 2019 06: Giugno

 

 

Sabato 1 giugno 2019

S. Giustino, martire

 

1«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci.

«Chi rimane in me, e io in lui,

porta molto frutto, perché

senza di me non potete far nulla»

6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.

(Giovanni 15,5)

 

Riuscire a non allontanarsi da Gesù è la grande sfida di ogni giorno, di ogni istante. Occorre lottare contro le spinte a scappare che sono assai frequenti, come anche contro le tentazioni di cercare gioia altrove, anche se sappiamo ogni fuga lascia avviliti e più deboli.

Quando rimaniamo in Lui tutto trova energia e bellezza, anche le piccole cose ci legano a Lui e sono capaci di donarci e gioie vere e nascoste, altrimenti sconosciute.

La grande risorsa che sempre ci accompagna è la possibilità di ricominciare sempre, in qualunque situazione, di ripartire senza lasciarsi condizionare da quanto è avvenuto, con una fiducia e uno slancio che solo Lui ci dà.

 

Domenica 2 giugno 2019

VII DI PASQUA

 

1Così parlò Gesù. Poi, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, 20non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: 21perché tutti siano una sola cosa;

«Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato»

22E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. 23Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me. 24Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo. 25Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. 26E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

(Giovanni 17,21)

 

Sembra questo il punto d’arrivo del Vangelo, la sintesi di quanto Gesù vorrebbe realizzare nel mondo attraverso la Chiesa: l’amore fino all’unità tra gli uomini che meglio di ogni altra cosa testimonia la verità di Gesù e racconta un po’ com’è Dio, come vive la Trinità.

Occorrerebbe puntare lì tutte le nostre energie, farlo diventare l’obiettivo di ogni iniziativa, il criterio di valutazione di ogni esperienza: se realizziamo questa unità tutto vale, tutto diventa chiaro, tutti capiscono, credenti o no, tutti ne sono attratti.

Perché ogni uomo è fatto per vivere così.

 

 

Lunedì 3 giugno 2019

Ss. Carlo Lwanga e compagni, martiri

 

14Allora gli si avvicinarono i discepoli di Giovanni e gli dissero:

«Perché noi e i farisei

digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?»

15E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».

(Matteo 9,14)

 

Eppure il digiuno è un metodo importante, aiuta a mettere Dio al centro con forza, a concentrarsi sull’essenziale, a non dipendere dalle nostre esigenze.

La presenza di Gesù però è il vero assoluto, chiede di concentrare le nostre energie nell’accoglierLo. Tutto il resto in certo modo decade, o almeno diventa secondario.

Per i farisei per esempio il digiuno diventa un ostacolo: non immaginano che per Gesù si deve essere pronti a perdere tutto, anche le più belle abitudini religiose a lungo coltivate con impegno e fatica. Dio è sempre al di là dei nostri sforzi, è un dono da accogliere, non un obiettivo da conquistare.

 

 

Martedì 4 giugno 2019

 

9Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.

«Vi ho detto queste cose

perché la mia gioia sia in voi

e la vostra gioia sia piena»

(Giovanni 15,11)

 

Dedicato a chi pensa che la vita secondo il Vangelo sia un peso che spegne gli entusiasmi, o un catena che costringe a fare cose che non piacciono non si sa perché.

Quando si stringe una vera relazione con Gesù la sola Sua presenza è fonte di gioia e questa cresce quanto più la Sua parola diventa la nostra vita. Ci sono sempre nuovi orizzonti da scoprire, sentieri inediti da percorrere, ma soprattutto occhi nuovi ogni volta che è l’amore ad avere il sopravvento.

 

 

Mercoledì 5 giugno 2019

S. Bonifacio, vescovo e martire

«Questo è il mio comandamento:

che vi amiate gli uni gli altri

come io ho amato voi»

13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

(Giovanni 15,12)

 

Non si può chiedere di più, anzi sembra proprio una meta irraggiungibile. Eppure se ce lo chiede (e ce lo comanda!) vuol dire che è alla nostra portata.

Comunque è entusiasmante che sia possibile, perché significa che il nostro cuore può dilatarsi all’infinito, può superare ogni blocco, ostacolo, rimpianto, ribellione, risentimento, può correre sempre verso l’amore.

Occorrerebbe che non avessimo altro per la testa che tendere a questo, genererebbe in ogni istante splendide conseguenze in noi e attorno a noi.

 

 

Giovedì 6 giugno 2019

 

18Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. 19Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo;

«Poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo,

per questo il mondo vi odia»

20Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. 21Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.

(Giovanni 15,19)

 

Anche nei giornali del nostro tempo vediamo scatenarsi talora una rabbia, un odio, una catena di offese per chi la pensa diversamente che non si spiegano. Capita a persone indifese, miti, che difendono anche solo diritti e valori umani, o che professano con semplicità e coerenza la loro fede.

Gesù ci spiega il perché: avviene esattamente ciò che è capitato a Lui. E queste persone è lui stesso a sceglierle, a formarle e a mandarle. Grazie a Dio sono tante, tantissime e continuano a sostenere il mondo con la sola forza del Vangelo.

 

Venerdì 7 giugno 2019

 

5Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. 6Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. 7Ma io vi dico la verità:

«E’ bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado,

non verrà a voi il Paràclito»

se invece me ne vado, lo manderò a voi. 8E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. 9Riguardo al peccato, perché non credono in me; 10riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; 11riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato.

(Giovanni 16,7)

 

I discepoli non avrebbero mai potuto immaginare prima cosa sarebbe stato lo Spirito santo nella loro vita. Noi ascoltando le loro idee e conoscendo i loro comportamenti prima e dopo la Pentecoste ci accorgiamo bene quale trasformazione incredibile e inspiegabile abbiano avuto. Loro stessi avranno poi capito benissimo queste parole di Gesù, che sul momento apparivano così strane.

E tutto questo riguarda anche noi: quando ci lasciamo sollecitare e guidare dallo Spirito non ci riconosciamo più, tocchiamo con mano di cosa Dio sia capace nella nostra stessa vita.

 

 

Sabato 8 giugno 2019

 

5Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. 6Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. 7Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. 8E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. 9Riguardo al peccato, perché non credono in me; 10riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; 11riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato.

«Molte cose ho ancora da dirvi,

ma per il momento non siete capaci di portarne il peso»

13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

(Giovanni 16,12)

 

È l’amore a parlare così. Gesù infatti conosce bene i limiti dei suoi: non li sgrida perché questa incapacità non dipende da loro, devono ancora essere investiti di quella Sapienza dall’Alto che li raggiungerà solo con la Sua Pasqua.

Quando si ama non si pretende che l’altro capisca tutto subito, non gli si impongono pesi insopportabili, né gli si scarica addosso una verità che non potrebbe accogliere. Occorre avere la pazienza di vederlo crescere poco a poco, di accompagnarlo passo dopo passo lungo i sentieri della fede. Occorre imparare da Dio che è sempre all’opera, non è precipitoso, né impaziente, ma sa attendere e raccogliere il frutto solo alla fine.

 

Domenica 9 giugno 2019

PENTECOSTE

 

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete.

«In quel giorno voi saprete

che io sono nel Padre mio

e voi in me e io in voi»

(Giovanni 14,20)

 

Una promessa bellissima questa di Gesù: ci assicura che saremo risucchiati nel vortice della vita trinitaria, che capiremo le cose come le capisce Lui, che faremo esperienza viva di abitare stabilmente in Dio. Una reciproca appartenenza. Per cui ciò che è di ciascuno è di tutti e non c’è più nulla di nascosto.

Così l’uomo diventa Dio, vede realizzato ciò che da sempre ha desiderato e che si ottiene non rubandolo di nascosto, ma lasciandosi raggiungere dall’Amore.

È lo Spirito che ce lo svela ed è sempre Lui che ci guida per realizzare tutti insieme questo disegno.

 

Lunedì 10 giugno 2019

Beata Vergine Maria Madre della Chiesa

 

27Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! 28Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». 29La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». 30Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. 31Ora è il giudizio di questo mondo;

«Ora il principe di questo mondo

sarà gettato fuori»

32E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me».

(Giovanni 12,31)

 

La passione di Gesù che sembra a tutta prima la vittoria del nemico di Dio e la sconfitta bruciante del Figlio è in realtà la cacciata definitiva del diavolo dalla storia. L’amore di Gesù che si manifesta per intero fino all’ultimo Suo respiro occupa tutta la scena: esclude tutto ciò che gli si oppone, non rimane nessuno spazio per altri. È vero che l’opera del principe di questo mondo continua ad ostacolare la venuta del Regno di Dio, ma ormai per lui la partita è irrimediabilmente persa.

 

Martedì 11 giugno 2019
S. BARNABA, APOSTOLO

 

«Strada facendo, predicate,

dicendo che il regno dei cieli è vicino»

8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. 9Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, 10né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. 11In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. 12Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. 13Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. 14Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. 15In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città.

(Matteo 10,7)

 

Dio è qui. Si è fatto uomo, uno di noi. Non dobbiamo più immaginarcelo in qualche modo o cercarlo chissà dove. Lo trovo in ogni fratello. Il suo regno è alla nostra portata, vicino a noi, il Suo dono è per tutti, senza eccezioni.

È questa la Parola che il discepolo ha sempre sulla lingua, è questo il primo Vangelo da raccontare, la grande notizia che non va mai taciuta, che non è seconda ad altri annunci. Tutto il resto è traduzione concreta ed espressione storica di quest’unica grandissima verità. Occorre non dimenticarlo.

 

Mercoledì 12 giugno 2019

 

28Allora si avvicinò a lui uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 29Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; 30amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. 31Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi». 32Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui;

«Amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici»

34Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

(Marco 12,33)

 

Le parole sono chiarissime e inequivocabili.

Eppure quanto spesso è successo e succede che ci si concentri sui sacrifici e non sull’amore, al punto che il Cristianesimo viene considerato come una serie di doveri gravosi e sorpassati. E i santi sono guardati come gli specialisti dei sacrifici e non come le persone che meglio e di più hanno saputo amare.

Del resto, basta leggere il Vangelo e si nota subito che l’insistenza con cui il comandamento dell’amore è messo in risalto non lascia spazio ad altre priorità.

Non ci rimane che ascoltare e convertire le nostre idee.

 

 

Giovedì 13 giugno 2019

S.Antonio di Padova,

sacerdote e dottore della Chiesa

 

«Quando Gesù fu vicino,

alla vista della città pianse su di essa»

42dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. 43Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; 44distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata». 45Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, 46dicendo loro: «Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». 47Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; 48ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.

(Luca 19,41)

 

Le profezie di sventura che Gesù pronuncia su Gerusalemme non sono invettive adirate, né sentimenti di vendetta che Dio ha in cuore contro chi si è comportato male. Sono parole dette fra le lacrime. Sono il pianto di una madre che vede il figlio correre verso la sua rovina e ne patisce più di lui, soffrendo di non essere stata capace di evitargli le disgrazie e le sofferenze che incombono su di lui.

È con questo cuore che il discepolo di Gesù parla a chi si allontana dalla sua salvezza.

 

Venerdì 14 giugno 2019

 

«Sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani»

19Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: 20infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. 21Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. 22Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.

(Matteo 10,18)

 

Un modo molto originale di leggere le persecuzioni: non anzitutto come un’ingiustizia e una tragedia che non dovrebbe mai avvenire, ma come un’opportunità per far conoscere e dilagare il Vangelo dove altrimenti non potrebbe mai arrivare.

Il cristiano ormai non si blocca più di fronte alla morte, tutto quello che lui desidera è gridare Gesù con la vita. Sa bene che solo il chicco di grano morto nel cuore della terra porta frutto e quindi anche quando rischia la vita per il Vangelo guarda lontano, vedendo l’invisibile che certamente si realizzerà.

 

Sabato 15 giugno 2019

 

1Alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. 2Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, 3e disse:

«In verità vi dico: questa vedova,

così povera, ha gettato più di tutti»

4Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».

(Luca 21,3)

 

È proprio vero che «non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, mentre Dio vede il cuore» (1Samuele 16,7). E  a questo sguardo più sapiente e realistico Gesù vuole convertire tutti noi, così legati ai numeri e ai successi quantificabili.

Questa vedova passa nascosta agli occhi di molti, un po’ come Dio nella vita di tanti uomini, senza fare impressione, senza suscitare particolari entusiasmi, ma fecondando il mondo con la sua donazione totale e sconosciuta.

 

 

Domenica 16 giugno 2019

SANTISSIMA TRINITA’

 

21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». 22Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». 23Gli rispose Gesù:

«Se uno mi ama,

osserverà la mia parola

e il Padre mio lo amerà

e noi verremo a lui

e prenderemo dimora presso di lui»

24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. 25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

(Giovanni 14,23)

 

Le promesse più belle che Gesù ci fa sono legate al nostro vivere immersi nella Trinità sin da quaggiù.

L’aprirsi a vivere nell’amore, che è la sintesi di quanto Gesù insegna, spalanca una intimità semplice, stabile e profonda con tutta la Trinità, al punto che ci si domanda che cos’altro si potrebbe desiderare. Si realizza quanto era stato descritto nel paradiso delle origini, dove nulla scalfiva l’amicizia tra Dio e l’uomo.

Adesso il dono ormai è dato: a noi è chiesto di riconoscerlo, di custodirlo, di diffonderlo, perché tanti ne siano resi partecipi.

 

Lunedì 17 giugno 2019

 

«Gesù ritornò in Galilea

con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione»

15Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. 16Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». 23Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». 24Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria.

(Luca 4,14)

 

Dopo il soggiorno nel deserto, Gesù si presenta nella sua missione pieno di Spirito santo. L’impatto sulle folle è impressionante, la voce su di Lui rimbalza rapidamente, corre dappertutto. È come il nuovo Big Bang: esplode un mondo nuovo, un annuncio che scuote e illumina i cuori, la vita si accende, si moltiplica.

Così accade anche oggi, quando lo Spirito invia un carisma nel mondo: irrompe una novità che trascina, che genera vita evangelica fresca, che parla all’uomo di quel tempo. La missione trova nuovo slancio, Dio apre strade inedite per abitare nei cuori degli uomini. Sarà sempre così, perché nulla potrà mai frenare la Pasqua.

 

Martedì 18 giugno 2019

 

25Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone.

«C’erano molti lebbrosi in Israele

al tempo del profeta Eliseo;

ma nessuno di loro fu purificato,

se non Naamàn, il Siro»

28All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

(Luca 4,27)

 

Il dono di Dio arriva sempre, immancabile e puntuale. Solo che non si sa dove scenda. E lì dove noi guardiamo non troviamo nulla.

Occorre allora mettersi in cerca, al di là dei nostri calcoli e delle nostre previsioni, cercare dove mai guarderemmo, accettare che ci siano persone più ricettive di noi che ne sono depositarie.

E saper fare festa che la luce di Dio arrivi dappertutto e ci scomodi, ci cambi le idee, ci mostri nuovi sentieri da percorrere.

Se sapremo accogliere il nuovo dono il nostro cuore conoscerà una gioia che non immaginiamo.

 

Mercoledì 19 giugno 2019

Santi PROTASO E GERVASO,

martiri, patroni secondari

 

Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli:

«Guardatevi bene dal lievito

dei farisei, che è l’ipocrisia»

2Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. 3Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze. 4Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. 5Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui. 6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. 7Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri! 8Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio;

(Luca 12,1)

 

L’ipocrisia impressiona perché si concentra sull’apparenza e si sforza di illudere tutti. Ma in realtà gonfia il nulla: prende ciò che non vale e cerca di ingigantirlo più che può, creando meraviglie artificiali. Tanti si lasciano ingannare, nessuno di noi ne esce indenne.

La strada di Gesù invece è quella opposta. Ha un valore sconfinato, è universale, ma accetta di essere messa in un angolo, perché anche i più piccoli la possano conoscere. Si esprime con semplicità e mitezza. Il mondo cerca sempre di ridimensionarla, ma non riesce a spegnerla, perché le realtà di dio sono invincibili.

 

Giovedì 20 giugno 2019

CORPO E SANGUE DI CRISTO

 

Gesù accolse le folle e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. 12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo:

«Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta»

13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

(Luca 11,12)

 

Dopo una giornata di predicazione e di miracoli, il consiglio dei discepoli suona pieno di ovvietà e di buon senso, sembra quasi che vogliano aiutare Gesù a rimettere un po’ i piedi per terra, a rendersi conto della situazione in cui sono e dei bisogni concreti della gente che ha di fronte.

Ma quello che per loro è un problema da risolvere, è invece per Gesù l’occasione propizia per rivelarsi. Quel pane che manca è proprio ciò che Gesù vuole donare. La situazione di bisogno è la condizione ideale perché Gesù possa manifestare a tutti che Lui è il vero pane che sazia l’uomo. È davvero tutto il contrario di ciò che i discepoli pensavano.

 

Venerdì 21 giugno 2019

Luigi Gonzaga, religioso

 

42Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e

«Tentarono di trattenerlo

perché non se ne andasse via»

43Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». 44E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.

(Luca 4,42)

 

È bello questo desiderio di tenere Gesù per sé, di non lasciarselo scappare: quando si è scoperto il tesoro lo si difende con le unghie e con i denti, perché nessuno ce lo porti via.

Ma non possiamo sequestrare Gesù, Lui non è solo per noi. Deve arrivare a tutti e sta a noi lasciarlo correre nei pensieri della gente, nelle mentalità del mondo, perché tanti, tutti lo possano conoscere.

È Luce anche per chi non crede, per chi professa altre religioni: e quando lo scopriranno e ce lo racconteranno noi stessi lo capiremo molto meglio e ci accorgeremo che è molto più grande e onnicomprensivo di quello che immaginavamo.

 

Sabato 22 giugno 2019

 

Gesù di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: 18Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e

«Mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare

ai prigionieri la liberazione

e ai ciechi la vista;

a rimettere in libertà gli oppressi»

19a proclamare l’anno di grazia del Signore. 20Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». 22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca.

(Luca 4,18)

 

Poveri, prigionieri, ciechi, oppressi sono i primi destinatari del Vangelo. Non perché Dio faccia delle preferenze, ma perché sono quelli che lo possono apprezzare meglio, quelli che più degli altri ne sentono il bisogno e sono pronti per accoglierlo.

Forse ogni evangelizzazione deve ripartire sempre da lì, anche se si presentano in modo poco attraente. Noi invece d’istinto ci prepariamo bene per annunciarlo alle élites culturali, ai dotti, con forti probabilità di fare un buco nell’acqua.

I migliori amici di Gesù hanno caratteristiche precise, che non cambieranno, nonostante lo scorrere dei secoli.

 

Domenica 23 giugno 2019

II DOPO PENTECOSTE

 

25Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? 26Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? 27E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? 28E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. 29Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? 31Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. 32Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.

«Cercate invece, anzitutto,

il regno di Dio e la sua giustizia,

e tutte queste cose

vi saranno date in aggiunta»

(Matteo 6,33)

 

Ad ascoltare Gesù si direbbe proprio che le cose che riteniamo necessarie ci arrivano quanto meno ce ne occupiamo. Nella sua vita Lui non ha mai smesso di sperimentarlo. Ed anche ogni suo discepolo ne fa esperienza.

Del resto il Padre ha deciso di pensarci Lui a queste cose: ci vuole spensierati, perché le nostre energie spirituali, fisiche e intellettuali siano ben orientate al Regno, senza troppe distrazioni.

 

Lunedì 24 giugno 2019

NATIVITA’ DI S. GIOVANNI BATTISTA

 

57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. 58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. 59Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. 60Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». 61Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». 62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.

«Egli chiese una tavoletta e scrisse: “Giovanni è il suo nome”.

Tutti furono meravigliati.

All’istante gli si aprì la bocca

e gli si sciolse la lingua,

e parlava benedicendo Dio»

65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. 67Zaccaria, suo padre, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: 68«Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo».

(Luca 1,63-64)

 

Per gli ebrei il nome è importantissimo, è la persona stessa, per questo i vicini di Elisabetta si preoccupano tanto. Ma Giovanni era il nome scelto da Dio, come quello di Gesù e nessuno poteva cambiare la Sua volontà.

Zaccaria dopo nove mesi di silenzio ha capito e infatti non ha tentennamenti nell’affermarlo e immediatamente incomincia a parlare per benedire il Signore.

Occorre saper tacere per entrare nella profondità del volere del Signore. Se pensiamo alla quantità di parole che in un giorno escono dalla nostra bocca, a volte anche a sproposito, capiamo l’insegnamento di Zaccaria. Solo tenendoci degli spazi di silenzio possiamo rientrare in noi, andare in fondo al nostro cuore e trovarvi il Signore.

 

 

Martedì 25 giugno 2019

 

12Mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi, pregandolo: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». 13Gesù tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii purificato!». E immediatamente la lebbra scomparve da lui. 14Gli ordinò di non dirlo a nessuno: «Va’ invece a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione, come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro». 15Di lui si parlava sempre di più, e

«Folle numerose venivano

per ascoltarlo

e farsi guarire dalle loro malattie.

Ma egli si ritirava in luoghi deserti

a pregare»

(Luca 5,15-16)

 

Gesù guarisce, predica, è assediato da folle che lo cercano, ma ad un certo punto si ritira e prega. Non si lascia prendere la mano da ciò che fa o deve fare, sa fermarsi, mettere la preghiera al centro della sua attività.

Occorre ricordarcelo quando ci sentiamo sopraffatti dagli impegni, quando tutti si aspettano qualcosa da noi e il cellulare diventa una persecuzione.

E’ quello il momento di mettere ordine. Solo fermandoci e pregando avremo la capacità di scegliere le attività necessarie da quelle superflue e anche quella di essere equilibrati nel rapportarci con gli altri senza insofferenze né nervosismi dovuti alla stanchezza.

 

Mercoledì 26 giugno 2019

 

33Allora gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». 34Gesù rispose loro:

«Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro?»

35Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».

(Luca 5,34)

 

I momenti in cui lo Sposo è con noi sono i momenti di entusiasmo e passione che tutti abbiamo vissuto nell’incontro con Gesù; poi subentreranno anche quelli di aridità e di fatica.

Ma non è seguendo delle tradizioni ripetitive e sempre uguali che diamo vigore alla nostra fede.

Occorre comunque sempre mettere tutta la forza che troviamo per rinnovare il nostro rapporto con il Signore e con la comunità.

Il “si è sempre fatto così” non fa altro che affossare ogni possibilità di rinnovamento e di freschezza nel rapporto con Dio.

 

Giovedì 27 giugno 2019

Arialdo, diacono e martire

 

36Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo.

«E nessuno versa vino nuovo

in otri vecchi»

altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. 38Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi.

(Luca 5,37)

 

Gesù ci chiede di essere vino nuovo, come il Vangelo, che genera continua novità. Non si può andare avanti come se fossimo già arrivati, ogni giorno Lui ci chiede di fare un passo  in più nell’amore.

E perché ciò sia possibile bisogna essere pronti a lasciare in ogni momento l’idea a cui ci eravamo attaccati, ma che ora il Signore ci chiede di cambiare.

Non è facile, perché rinnovarsi vuol dire sempre morire un po’ a se stessi, ma la gioia che ne deriva è incommensurabile.

 

 

Venerdì 28 giugno 2019

SACRATISSIMO CUORE DI GESU’

 

3Ed egli disse loro questa parabola: 4«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro:

«Rallegratevi con me,

perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta»

7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

(Luca 15,6)

 

Con questa parabola Gesù ci racconta chi è Dio. Un pastore buono, pronto a preoccuparsi di ogni pecora, anche di quella che non segue la Sua voce e si perde.

Non assomiglia a noi che, pronti a giudicare, tendiamo ad emarginare chi si è allontanato.

Nostro compito invece sarebbe quello di creare tutte le occasioni possibili perché ognuno riesca a ritornare sui propri passi, con la sicurezza di essere sempre accolto con gioia.

 

Sabato 29 giugno 2019

Ss. PIETRO E PAOLO, APOSTOLI

 

«Gesù disse a Simon Pietro:

“Simone, figlio di Giovanni,

mi ami più di costoro?”.

Gli rispose: “Certo, Signore,

tu lo sai che ti voglio bene”»

Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». 17Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. 18In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». 19Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

(Giovanni 21,15)

 

Pietro alla richiesta di Gesù abbassa il tiro, non si sente più quello di prima, sicuro di se stesso, pronto a morire con il Maestro; ha sperimentato fino in fondo la propria fragilità.

E proprio ora Gesù gli affida la Chiesa.

Il Signore non cerca uomini perfetti ma chi, nonostante gli errori è pronto a ricominciare.

Quando uno è convinto di essere nel giusto, difficilmente è pronto a capire gli errori degli altri, tende a giudicare.

Chi sa di aver sbagliato è pronto a capire.

 

Domenica 30 giugno 2019

III DOPO PENTECOSTE

 

Apparve a Giuseppe in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». 22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi.

«Quando si destò dal sonno,

Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore

e prese con sé la sua sposa»

(Matteo 1,24)

 

Sia Maria che Giuseppe hanno la capacità di fidarsi, di credere all’impossibile. Entrambi sono stati capaci di non preoccuparsi per sé stessi, ma di abbandonarsi completamente al volere di Dio.

E’ una capacità che occorre esercitare, perché è l’unica strada per giungere alla felicità.

Non è però facile, bisogna essere pronti a lasciarsi sconvolgere la vita in ogni momento, a lasciare ciò che si è costruito con fatica per l’ignoto.

L’unico modo è non sentirsi mai arrivati e non considerare proprie le mete raggiunte, ma solo un dono provvisorio.

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