Vivi La Parola! 2019 07: Luglio

VIVI LA PAROLA!

Luglio 2019

 

Lunedì 1 luglio 2019

 

«Un sabato Gesù passava fra campi di grano

e i suoi discepoli

coglievano e mangiavano le spighe,

sfregandole con le mani»

2Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?». 3Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? 4Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». 5E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

(Luca 6,1)

 

Il gesto dei discepoli non rispetta la legge minuziosissima sul sabato e quindi scatena la critica dei farisei e la diatriba. Gesù affermerà di essere signore del sabato, esprimendo apertamente la sua divinità, perché la legge viene direttamente da Dio. Gesù non sconfessa il Padre, ma ne mostra le intenzioni reali: la legge di Dio non schiaccia l’uomo, ma lo rende libero, la legge di Dio è per l’uomo, non è mai contro di lui. La novità dirompente è che Gesù va al cuore della legge e non si blocca davanti al suo dettato letterale.

 

Martedì 2 luglio 2019

 

6Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. 7Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. 8Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. 9Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». 10E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita.

«Ma essi, fuori di sé dalla collera,

si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù»

(Luca 6,11)

 

Che la guarigione miracolosa di un uomo susciti la rabbia di persone religiose è inquietante. Significa che è possibile perdere il contatto con la realtà, smarrire il sentimento di umanità e travisare completamente l’idea, il volto di Dio. È quello che accade quando non si parte dal fatto che Dio è anzitutto ed essenzialmente amore. Se il punto di partenza è la legge saremo sempre schiacciati da imposizioni più o meno comprensibili, se invece è l’amore l’uomo trova nella legge la strada per diventare se stesso e scoprire chi è Dio.

 

Mercoledì 3 luglio 2019

S. TOMMASO, APOSTOLO

 

24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». 26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani;

«Tendi la tua mano e mettila nel mio fianco;

e non essere incredulo, ma credente!»

28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

(Giovanni 20,27)

 

Gesù fa toccare con mano a Tommaso la realtà della Risurrezione e sappiamo quanto l’incredulità di Tommaso e la manifestazione del Risorto hanno sostenuto nei secoli la fede dei credenti.

Anche noi infatti abbiamo tutti lo stesso bisogno. Non è possibile a nessuno credere senza avere visto mai nulla: sarebbe una follia, un’insensatezza. Quindi abbiamo toccato con mano anche noi: ciascuno può dire di aver sperimentato che Dio è vivo per lui, che ha incrociato la sua vita, la sua storia personale, che l’ha visto, l’ha incontrato. Dobbiamo solo ricordarlo. Sapendo che gli incontri con Lui non sono finiti.

 

Giovedì 4 luglio 2019

 

24Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. 25Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete.

«Guai,

quando tutti gli uomini diranno bene di voi»

Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.

(Luca 6,26)

 

Ricercare l’applauso, inseguire la stima, preoccuparsi se qualcuno ci critica: sono tutti atteggiamenti messi in crisi da questa parola di Gesù. Lui stesso non si lasciava condizionare dalle opinioni e dai risultati, mantenendo una libertà invidiabile.

Anche il gusto di dire sempre il contrario di quello che la gente pensa, o di avere nemici per avere qualcuno da attaccare e per dimostrare la nostra superiorità non è meno sbagliato.

Si tratta invece di tenere semplicemente lo sguardo fisso su Dio, sulla Sua volontà: sarà normale essere contraddetti, perché il Vangelo chiede a tutti conversione di idee e di vita e non tutti sono sempre disposti ad accettarlo. Occorre però che ci domandiamo sempre se ciò avviene perché stiamo vivendo il Vangelo.

 

Venerdì 5 luglio 2019

S. Antonio Maria Zaccaria, sacerdote

 

«Siate misericordiosi,

come il Padre vostro è misericordioso»

37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

(Luca 6,36)

 

Quindi non lo saremo mai abbastanza: infatti, chi è misericordioso come il Padre? Chi sa perdonare sempre in anticipo anche chi non si è ancora pentito? Chi sa mantenere un amore inalterabile, anzi più forte, per chi commette i crimini peggiori, pur senza avallare neppur minimamente i comportamenti sbagliati, anzi avendone orrore?

Insomma, ad essere misericordiosi non si sbaglierà mai. Quel giorno, davanti a Dio, potremo sempre aggrapparci a questa frase e al comportamento di Gesù stesso che sulla misericordia ha sempre esagerato. Ma non ne avremo bisogno: rimarremo conquistati e incantati in modo eternamente nuovo davanti alla Sua misericordia.

 

Sabato 6 luglio 2019

S. Maria Goretti,

vergine e martire

 

27Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. 29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. 31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro.

«Se amate quelli che vi amano,

quale gratitudine vi è dovuta?

Anche i peccatori amano quelli che li amano»

33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.

(Luca 6,32)

 

Il Vangelo non lascia mai le cose come sono. È sempre una pungente provocazione. Se la nostra vita non sorprende mai, non interroga, non suscita imbarazzo in chi ci sta attorno dovremmo prima o poi chiederci se stiamo vivendo il Vangelo.

Gesù non ci chiede di fare quello che fanno tutti. Ci chiede di fare quello che fa il Padre. Di assomigliare a Lui, di tendere alla Sua perfezione che non è quella dell’efficienza, ma è quella dell’amore. Solo l’amore cambia il mondo e lo rende più umano, più vivibile, più bello, a qualunque religione si appartenga.

 

Domenica 7 luglio 2019

IV DOPO PENTECOSTE

 

21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.

«Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello

ha qualche cosa contro di te,

lascia lì il tuo dono davanti all’altare,

va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello

e poi torna a offrire il tuo dono»

 

(Matteo 7,23-24)

 

Siamo stati educati all’idea che il modo più perfetto per prepararsi a celebrare la Messa e accostarsi ai sacramenti sia la Confessione e la preghiera. Senza nulla togliere a questi begli insegnamenti, Gesù ci indica una strada, che purtroppo nei secoli è stata meno pubblicizzata, ma che oggi comprendiamo bene. Prima la fraternità, l’amore reciproco, l’unità: che queste realtà siano confermate, sicure, magari anche dichiarate tra noi.  Infatti, se siamo già in comunione vera tra noi, la Comunione sacramentale di cui ci nutriamo metterà fuoco su fuoco, e allora magari sarà possibile vivere tra noi qualcosa della vita trinitaria.

 

Lunedì 8 luglio 2019

 

39Disse loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? 40Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.  41Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? 42Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita!

«Togli prima la trave dal tuo occhio

e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello»

43Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. 44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. 45L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.

(Luca 6,42)

 

Fino a quando il nostro sguardo non è alimentato dall’amore, finché non è Gesù a guardare il fratello con i nostri occhi, il rischio di vederci male e di esprimere giudizi sbagliati rimane grande. Ogni condizionamento negativo infatti impedisce di vedere la persona con le sue potenzialità, come pure di notare i progressi da lei compiuti.

Solo il cuore di un padre e di una madre che amano sanno vedere bene, perché ai loro occhi non si oscura la scintilla di Dio che brilla in ognuno e perciò non smettono di sperare e di incoraggiare, accendendo nei cuori la fiducia.

 

 

Martedì 9 luglio 2019

 

1Quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, Gesù entrò in Cafàrnao. 2Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. 3Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. 4Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, 5perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». 6Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; 7per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma

«Di’ una parola e il mio servo sarà guarito»

8Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». 9All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». 10E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

(Luca 7,7)

 

Il centurione che rivolge a Gesù queste parole sa che per Dio nulla è difficile. Quanto Lui desidera si realizza. Così sarà infatti della salvezza dell’umanità e del creato che nella Pasqua si realizza in pieno, neppure l’ostinazione e il peccato dell’uomo riusciranno ad impedirlo.

È questa la fiducia che anima il credente e gli permette di guardare ogni situazione senza mai disperare. Una variabile, un imprevisto, una sorpresa possono sempre modificare e raddrizzare situazioni che sembravano ormai senza rimedio: la vita continua a mettere sotto i nostri occhi questa verità.

 

Mercoledì 10 luglio 2019

 

11In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. 12Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.

«Vedendola, il Signore fu preso

da grande compassione per lei e le disse:

“Non piangere!”»

14Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». 15Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». 17Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

(Luca 7,13)

 

La compassione di Gesù, la sua profonda partecipazione al dolore di chi soffre fino a sentire sue le ferite dell’altro, mostrano cos’è un miracolo. Non si tratta di una dimostrazione di forza, né della soluzione di un problema, né di un desiderio di efficienza, tutte cose che avvengono a occhi asciutti.

È invece la rivelazione del cuore di Dio, della sua vicinanza, del suo desiderio di relazione autentica con ognuno: Lui vuole sempre risollevare, portare la guarigione, la liberazione, la gioia e questo avviene solo quando ci sentiamo davvero amati da qualcuno.

 

Giovedì 11 luglio 2019

S. Benedetto, abate, patrono d’Europa

 

1«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto.

«In questo è glorificato il Padre mio:

che portiate molto frutto

e diventiate miei discepoli»

(Giovanni 15,8)

 

Portare molto frutto non si esaurisce soltanto nel trascinare dietro di sé molte persone durante l’esistenza terrena: ci sono anche dei santi che sono stati seguiti pochissimo mentre erano in vita, ma hanno aperto vie nuove e a distanza di tempo il loro frutto continua a moltiplicarsi.

Quest’abbondanza di frutti evangelici quindi non è facilmente quantificabile, ma dipende da quanto si è innestati in Gesù. Il frutto infatti non riguarda solo gli altri, ma anche se stessi: la pienezza di Gesù in noi. E questa si realizza nella comunione fraterna.

 

Venerdì 12 luglio 2019

Ss. Nabore e Felice, martiri

 

Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 25Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. 26Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 27Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via. 28Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui. 29Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto.

«Ma i farisei e i dottori della Legge,

non facendosi battezzare da lui,

hanno reso vano il disegno di Dio su di loro»

31A chi dunque posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? 32È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”. 33È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. 34È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”. 35Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».

(Luca 7,30)

 

È la peggior disgrazia che possa capitare ad una persona: vanificare il disegno di Dio su di lei. Significa sbagliare il bersaglio della vita, fallire l’avventura terrena, sprecare tanti anni di impegno ritrovandosi alla fine a mani vuote.

Perché il disegno di Dio siamo noi, in tutto lo splendore della nostra personalità, con tutta quella gioia di vita che il nostro cuore desidera, nella comunione sempre viva con tutte le sorelle e i fratelli, ricchi dei doni di ciascuno.

 

Sabato 13 luglio 2019

 

31Poi scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. 32Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità.  33Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte:

«Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno?

Sei venuto a rovinarci?

Io so chi tu sei: il santo di Dio!»

35Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. 36Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». 37E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.

(Luca 4,)

 

Così parla il demonio impuro che anche oggi vorrebbe ingannarci travisando la realtà. Dice a Gesù di smettere, perché non vuole la nostra gioia, insinua che Lui sia la rovina quando è invece la nostra unica e definitiva salvezza.

A volte siamo portati a dubitare, a pensare che la vita cristiana sia troppo esigente, che non sia il caso di esagerare. Questo avviene perché il nostro cuore è sempre un terreno di lotta.

Ma ogni vittoria ci rende più saldi e anche quando cadiamo ogni nuovo inizio nella vita evangelica è l’esordio di una splendida primavera.

 

Domenica 14 luglio 2019

V DOPO PENTECOSTE

 

23Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: 24«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. 25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. 26Allora comincerete a dire:

«Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza

e tu hai insegnato nelle nostre piazze»

27Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. 28Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.

(Luca 13,26)

 

Si può benissimo stare a pochi centimetri da Gesù ed esserGli sconosciuti. Si possono ricevere sacramenti in abbondanza e leggere libri e libri di spiritualità e trovarsi ampiamente sorpassati da chi non ha mai potuto ascoltare il Vangelo.

Perché ciò che conta e ciò che resta è solo l’amore, il dono di sé ai fratelli, il decentrarsi vivendo per chi ci sta accanto o è nel bisogno. Non serve la vicinanza fisica, ma la conversione del cuore. Occorre lasciarsi trasformare da Lui, vivere la Parola fino ad essere Lui.

 

Lunedì 15 luglio 2019

S. Bonaventura, vescovo e dottore della Chiesa

 

4Poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: 5«Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. 6Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. 7Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono.

«Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto»

Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». 9I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. 10Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano. 11Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. 12I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. 13Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. 14Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. 15Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.

(Luca 8,8)

 

È curioso che il seme della Parola che è Gesù possa avere esiti così radicalmente diversi: da nessun frutto a centro volte tanto. Anche perché l’uomo è fatto per ascoltare e vivere questa Parola, è terreno che attende il seme, che trova il suo senso soltanto facendolo germogliare, altrimenti è solo terra da calpestare.

Ma Gesù è consapevole di quanto la libertà dell’uomo sia decisiva e apra a strade così distanti tra loro: è un mistero che può trasfigurare l’uomo o annullarlo, perderlo o realizzarlo.

 

Martedì 16 luglio 2019

Beata Vergine Maria del Monte Carmelo

 

«Nessuno accende una lampada

e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro,

perché chi entra veda la luce»

17Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. 18Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

(Luca 8,16)

 

C’è tanta luce nascosta. Non solo perché i santi non amano il palcoscenico e rifuggono dai complimenti, ma perché a volte preferiamo dare voce e commenti alle oscurità.

Mettere invece in evidenza la cronaca bianca è un esercizio spirituale molto urgente e prezioso: una luce anche piccola infatti può illuminare molti, permette loro di orientarsi, rende i cuori più fiduciosi e li incoraggia a moltiplicare il bene.

La luce mostra tutto, anche le zone d’ombra, mentre il buio non mostra proprio nulla se non se stesso.

 

Mercoledì 17 luglio 2019

S. Marcellina, vergine

 

«E andarono da lui la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo

a causa della folla»

20Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». 21Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».

(Luca 8,19)

 

La folla si presenta come un ostacolo ai parenti di Gesù che sono venuti ad incontrarlo. Vorrebbero scavalcarla, ma non ci riescono. Sentono che un loro diritto è calpestato, attendono di essere risarciti nei loro privilegi.

Non sanno ancora che per Gesù quella folla è diventata famiglia, che la carne e il sangue sono titoli ormai superati, che il cuore di Dio vede figli in ogni uomo e donna, che i vicini sono quelli che, come Maria, ascoltano e vivono la Parola, da dovunque provengano.

È stata ormai inaugurata la fraternità universale.

 

Giovedì 18 luglio 2019

 

22E avvenne che, uno di quei giorni, Gesù salì su una barca con i suoi discepoli e disse loro: «Passiamo all’altra riva del lago». E presero il largo. 23Ora,

«Mentre navigavano, Gesù si addormentò. Una tempesta di vento si abbatté sul lago, imbarcavano acqua ed erano in pericolo»

24Si accostarono a lui e lo svegliarono dicendo: «Maestro, maestro, siamo perduti!». Ed egli, destatosi, minacciò il vento e le acque in tempesta: si calmarono e ci fu bonaccia. 25Allora disse loro: «Dov’è la vostra fede?». Essi, impauriti e stupiti, dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che comanda anche ai venti e all’acqua, e gli obbediscono?».

(Luca 8,23)

 

Essere raggiunti dalle prove della vita, dagli imprevisti sgradevoli, dai rischi di gravi privazioni non è mai segno dell’assenza di Dio.

Gesù infatti è lì.

Dorme, ma è accanto a noi.

Non ci risparmia le fatiche e neppure le angosce, ma ci insegna ad affrontarle come ha fatto e farà sempre Lui: confidando completamente nel Padre, anche quando non lo si vede e non lo si sente, sapendo che non mancherà di venire in nostro soccorso al momento più opportuno, sorprendendoci, facendoci toccare con mano la nostra poca fede e riabilitandoci con il suo amore.

 

Venerdì 19 luglio 2019

 

26Approdarono nel paese dei Gerasèni, che sta di fronte alla Galilea. 27Era appena sceso a terra, quando dalla città

«Gli venne incontro un uomo

posseduto dai demòni.

Da molto tempo non portava vestiti,

né abitava in casa, ma in mezzo alle tombe»

28Quando vide Gesù, gli si gettò ai piedi urlando, e disse a gran voce: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti prego, non tormentarmi!». 29Gesù aveva ordinato allo spirito impuro di uscire da quell’uomo. Molte volte infatti si era impossessato di lui; allora lo tenevano chiuso, legato con catene e con i ceppi ai piedi, ma egli spezzava i legami e veniva spinto dal demonio in luoghi deserti. 30Gesù gli domandò: «Qual è il tuo nome?». Rispose: «Legione», perché molti demòni erano entrati in lui. 31E lo scongiuravano che non ordinasse loro di andarsene nell’abisso. 32Vi era là una grande mandria di porci, al pascolo sul monte. I demòni lo scongiurarono che concedesse loro di entrare nei porci. Glielo permise. 33I demòni, usciti dall’uomo, entrarono nei porci e la mandria si precipitò, giù dalla rupe, nel lago e annegò.

(Luca 8,27)

 

È un uomo morto quello che Gesù incontra. Spogliato di ogni dignità, smarrito per il mondo, compagno solo di cadaveri: i demoni gli hanno tolto l’identità, la vita. Gesù vuole restituirgli tutto e donargli molto di più. Per fare questo non bada al prezzo: la vita, la liberazione di un solo uomo vale il mondo intero.

Mentre tutti rimangono inchiodati al giudizio di ciò che vedono, e cioè un fantasma minaccioso, Gesù vede in lui un uomo imprigionato interiormente da catene che solo Lui riuscirà a spezzare, liberando il figlio di Dio che è in lui.

 

Sabato 20 luglio 2019

 

20Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti:

«Sei tu colui che deve venire

o dobbiamo aspettare un altro?»

21In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. 22Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. 23E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

(Luca 7,20)

 

Una domanda gravida di impazienza e di insoddisfazione. Il cambiamento del mondo tanto annunciato e atteso sembra andare troppo a rilento. Anche Giovanni Battista, «il più grande fra i nati da donna» (cfr. Luca 7,28), entra in questi pensieri e si ritrova smarrito e confuso.

Dovrà pure lui imparare che Dio salva il mondo partendo dai margini, dalle periferie dove i miracoli sono all’ordine del giorno, da persone trasformate dal Vangelo, che annunceranno parole nuove, stili inediti, anticipando tempi futuri.

Il tempo della profezia non si è esaurito con Giovanni, ma continua incessantemente nella storia spingendo il mondo in avanti, finché risplenda in tutta la sua bellezza.

 

Domenica 21 luglio 2019

VI DOPO PENTECOSTE

 

«Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse:

“È compiuto!”»

E, chinato il capo, consegnò lo spirito. 31Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. 32Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. 33Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, 34ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. 35Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.

(Giovanni 19,30)

 

È compiuto! Potremmo anche tradurlo: Ce l’ho fatta! Il Padre aveva affidato a Gesù una missione ben precisa, la più importante della storia del cosmo. Giorno dopo giorno, attimo dopo attimo, sempre in piena fedeltà alla volontà del Padre, Gesù è rimasto sempre in quel raggio luminoso che il Padre gli indicava. Nessuna vita è più riuscita della Sua.

Ma questo non ci deve scoraggiare. Possiamo sempre provare e riprovare a fare come Lui, ricominciando a percorrere la nostra strada dopo ogni smarrimento. Per poter arrivare alla fine della vita e dire anche noi: Ce l’ho fatta!

 

Lunedì 22 luglio 2019

S. Maria Maddalena

 

1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 11Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». 14Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. 15Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse:

«Signore, se l’hai portato via tu,

dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo»

16Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». 17Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». 18Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

(Giovanni 20,15)

 

A Maria Maddalena interessa il corpo di Gesù, anche se ormai cadavere. Vederlo, toccarlo le offre la possibilità di quel contatto che più si avvicina ai tempi meravigliosi in cui lo vedeva vivo.

Non può immaginare quello che Dio ha fatto e che poco a poco scoprirà.

Si accorgerà infatti che quel Gesù è più vivo di prima, che la sua morte lo ha reso ancora più vicino, che la gioia che ora sperimenta è più grande di quella che aveva provato negli anni in cui Lui era in vita, che la relazione con Lui è cresciuta, è più profonda e il Suo mistero adesso è diventato molto più chiaro.

 

Martedì 23 luglio 2019

S. Brigida, religiosa, patrona d’Europa

 

A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. 14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

(Matteo 5,13)

 

È impossibile ridare sapore al sale. Non ci si può accontentare della sua forma, del suo colore, del fatto che si scioglie rapidamente: se non dà sapore è inutile.

Per dare gusto alla vita dell’umanità Gesù sceglie e manda i suoi discepoli. Il loro sapore è quello di Dio, è Gesù stesso, senso della vita di ogni uomo.

Per dare sapore occorre essere Lui e sentirci a disagio finché non lo siamo: solo allora siamo noi stessi e troviamo anche noi il gusto vero della vita.

Non c’è bisogno che il mondo diventi un’immensa saliera, non è un vero problema la quantità, occorre però che la qualità sia al “top di gamma”.

 

Mercoledì 24 luglio 2019

 

10Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. 11Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. 12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo:

«Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta»

13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

(Luca 9,12)

 

Per i discepoli la giornata è conclusa, di cose ne sono state fatte molte, adesso è il momento di chiudere i battenti e congedare la gente: gente che è stata con Gesù tutto il giorno, che adesso si trova in zona deserta e avrà non pochi problemi per procurarsi il cibo…

Per Gesù allora inizia il cuore della giornata, l’evento che mostra il suo dono sconfinato ed impensabile. In questa moltiplicazione dei pani c’è una formidabile eccedenza, che può nascere solo se si è eccedenti, eccessivi nell’amare, se si sa aprire il cuore anche quando si è stanchi, ritrovando come per incanto nuove energie.

 

Giovedì 25 luglio 2019

S. GIACOMO, APOSTOLO

 

20Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. 21Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». 22Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». 23Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». 24Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. 25Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. 26Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore 27e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo.

«Come il Figlio dell’uomo,

che non è venuto per farsi servire,

ma per servire e dare la propria vita

in riscatto per molti»

(Matteo 20,28)

 

È molto facile vivere il mio impegno nella Chiesa come potere, anziché come servizio. È sufficiente mettere al centro e difendere le mie idee e i miei desideri senza essere pronto a perderli e come per incanto in un attimo tutto si capovolge: anziché servire io gli altri sono gli altri a doversi mettere a servizio dei miei punti di vista. E guai se non si fa così! E nascono forme di dominio e di oppressione. Invece Gesù ci ammonisce: «Tra voi non sarà così. Chi vuol essere il primo tra voi sarà vostro schiavo». E ogni volta che guardiamo in silenzio la croce Gesù non smette di insegnarcelo.

 

Venerdì 26 luglio 2019

Ss. Gioacchino e Anna,

genitori della Beata Vergine Maria

 

23Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. 24Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. 25Infatti,

«Quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?»

26Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’uomo quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi. 27In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio».

(Luca 9,25)

 

Le possibilità che la tecnologia ci mette tra le mani sono sempre di più: contatti più rapidi, più numerosi, più video e più messaggi, più informazioni, più divertimenti e più curiosità soddisfatte in un batter d’occhio. Con il tempo arriveremo anche a «guadagnare il mondo intero». Ma il cuore intanto si ritrova inquieto, insoddisfatto, talora annoiato, in certo modo tradito, perché non trova quello che si aspettava.

Non è lì il guadagno che ci appaga.

Occorre imparare a perdere.

«Perdere la propria vita» per ritrovare Gesù, la sua volontà di ogni attimo presente, quell’invito ad amare che non può attendere neanche un secondo. Solo lì troviamo la gioia vera.

 

Sabato 27 luglio 2019

 

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.

«Non vi lascerò orfani: verrò da voi»

19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». 22Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». 23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui».

(Giovanni 14,18)

 

Essere con Gesù senza poterlo vedere. Sembra impossibile, appare come un’illusione vagamente consolante, contrastata dalla scienza. Eppure ci accorgiamo che è una realtà vera, che infonde forza, non è meno intensa di quanto non lo siano le amicizie con persone che vediamo e tocchiamo.

Se ci pensiamo, tutta la nostra fede vive sempre questa condizione, eppure la relazione viva e quotidiana con Gesù è il fondamento della vita di milioni di persone e le rende capaci di affrontare anche i sacrifici e gli atti eroici più arditi. È vero: dopo la sua Pasqua Lui è proprio venuto da noi e rimane con noi per sempre.

 

Domenica 28 luglio 2019

VII DOPO PENTECOSTE

 

59Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. 60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». 61Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro:

«Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima?»

63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. 64Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». 66Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. 67Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». 68Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna 69e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

(Giovanni 6,61-62)

 

Ai discepoli appare duro il discorso su Gesù pane di vita eterna. E Lui incalza: se non ce la fate ad accogliere queste parole, come farete ad accettare la mia morte e risurrezione?

In effetti quelli che Gesù chiede sono tutti passi troppo esigenti e difficili, anzi sono impossibili per l’uomo. Solo lo Spirito li rende comprensibili e fattibili, solo se ci lasciamo istruire da Lui, con la fiducia di chi sa di non sapere, senza dar voce alle proteste dei nostri ragionamenti limitati, possiamo entrare e vivere nella realtà alla quale Gesù ci invita.

 

Lunedì 29 luglio 2019

S. Marta

 

38Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse:

«Signore, non t’importa nulla che

mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti»

41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

(Luca 10,40)

 

Marta è l’emblema del nostro pragmatismo ed efficientismo, incarna bene quella sottile e letale tentazione di attivismo che in punta di piedi si insinua in noi, spodesta Dio dal primo posto e mette al centro la nostra opera come fosse primaria e indispensabile. È talmente nella sua bolla, nel suo mondo, è così convinta delle sue idee che arriva a sgridare Gesù, insegnandogli chiaramente quello che deve fare. Fa sorridere.

Di bello ha che fa tutto questo per generosità, per amore di Gesù e dei suoi amici. Ma lui dovrà registrarla un po’.

 

Martedì 30 luglio 2019

 

«Nacque poi una discussione tra loro,

chi di loro fosse più grande»

47Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino 48e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande». 49Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». 50Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».

(Luca 9,46)

 

L’ambizione del primato è quasi inestirpabile dalla nostra psiche. Ciascuno cerca di guadagnare un posto al sole, altrimenti gli sembra di non esistere: del resto, per quale ragione sulla terra alcuni dovrebbero esserci per vincere ed altri solo per partecipare? E poi, è necessario avere sogni grandi, altrimenti non ci sarebbe progresso e che vita sarebbe?

Gesù non critica questi desideri. Li indirizza, mostra la strada. Dice: il più piccolo, ecco, questi è grande! Tendere all’ultimo posto rende miti, liberi, ci mette a servizio, ci insegna ad ascoltare e ad imparare. Ma soprattutto ci rende simili a Lui.

 

Mercoledì 31 luglio 2019

S. Ignazio di Loyola, sacerdote

 

51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme 52e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero:

«”Signore, vuoi che diciamo

che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?”.

Si voltò e li rimproverò»

56E si misero in cammino verso un altro villaggio.

(Luca 9, 54-55)

 

Il rifiuto è sempre umiliante, è in certo modo un non essere riconosciuti, un sentirsi cancellati. Per questo suscita in noi un istintivo moto di rabbia. Giacomo e Giovanni danno voce a questa naturale reazione e vorrebbero che Gesù assecondasse questo loro impulso. In fondo, pensano: “Queste persone non volendo accogliere Gesù hanno rifiutato Dio! Occorre mostrare il loro errore!”.

Ma Gesù li rimprovera. Non legittima neppure per un attimo questa loro reazione. Il rifiuto della gente non lo lascia indifferente, ma Lui ha appena deciso di andare a Gerusalemme e quindi non solo non li vuole incenerire, ma è pronto morire in croce anche per loro.

 

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