È il vivente, non il sepolto!

Scriveva l’allora professor Giacomo Biffi, poi arcivescovo di Bologna: “Quando facevo scuola a Milano all’Istituto di Pastorale ho fatto una lezione sulla resurrezione di Cristo.

Finita la lezione una signora si avvicina e chiede: “Ma lei vuol proprio dire che Gesù è vivo?”. “Sì, signora, e il suo cuore batte come il suo e il mio”. “Ma allora bisogna proprio che vada a casa a dirlo a mio marito”. “Brava, signora, provi ad andare a dirlo a suo marito!”.

Il giorno dopo, la signora, torna da me e mi dice: “Sa, l’ho detto a mio marito”. “E lui?”. “Mi ha risposto, che probabilmente ho capito male”. Io le faccio avere la registrazione della lezione, lei la fa sentire a suo marito e lui alla fine crolla: “Ma se è così cambia tutto!”.

Concludendo questa sua conferenza il cardinale Biffi diceva: “Pensate e ditemi se non è vero. Se quell’uomo bello, buono ed eccezionale è davvero Dio e se è ancora tra noi, allora cambia davvero tutto”.

Noi ci stupiamo del cristianesimo, ci appassioniamo al cristianesimo quando in un modo o nell’altro intuiamo questo centro e questo cuore. Quando scopriamo che Cristo è una persona vivente e non un ricordo del passato, che è una persona viva che può salvare, far vivere e riscattare anche la nostra vita. Egli è il vivente. Cristo è veramente risorto. È vivo. E apre le porte della morte alla vita eterna. Esiste una notizia più grande di questa?

Un mondo senza eternità è un mondo in cui gli ideali si spengono e i sogni finiscono. Cristo risorto apre l’orizzonte dell’umano all’eternità.

Lo diceva in modo commovente una ragazzina brasiliana di undici anni, che stava morendo per un tumore: “Io non ho paura di morire. Non sono nata per questa vita!”.
“Cosa rappresenta la morte per te, tesoro?”, le chiese il suo dottore.
“Quando siamo piccoli, a volte andiamo a dormire nel letto dei nostri genitori e il giorno dopo ci svegliamo nel nostro letto, vero? È così. Un giorno dormirò e mio Padre verrà a prendermi. Mi risveglierò in casa sua, nella mia vera vita!”.

Sì, Gesù è risorto, lui è la nostra vera vita. Per questo siamo felici.
Louis Evély diceva che il cristiano non crede a una vita futura (questo sarebbe l’oppio dei popoli, che genera il disimpegno e la sottomissione all’ordine storico costituito), ma crede a una vita eterna. Se è eterna è già incominciata. Allora comincia adesso la nostra felicità.

Annunciamo a tutti una cosa che non avremmo mai saputo fare, che non avremmo neppure immaginato, che solo Dio poteva inventare: annunciamo che il crocifisso è risorto, che c’è una speranza invincibile nel cuore della storia.

Come scriveva il poeta libanese Gibran: “Se l’inverno dicesse: “Ho nel cuore la primavera”, chi gli crederebbe? Eppure la primavera sboccia sempre, immancabilmente anche dopo l’inverno più rigido. Potranno strappare tutti i fiori, ma non potranno impedire che la primavera ritorni. Solo l’amore e la speranza sanno vedere oltre. E sanno continuare a credere giorno dopo giorno”.

Buona Pasqua a tutti!

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