Abbiamo chiesto al presidente Ernestino Mantegazza di illustrarci la situazione della nostra Casa di riposo.
Quanti decessi ci sono a causa del coronavirus nell’Istituto Vergani e Bassi?
Purtroppo in alcune ospiti s’è verificata una rapida progressione della malattia: contiamo tredici decessi in totale dall’inizio di aprile, quattro ospiti ricoverati. Altri ospiti, i cui familiari sono informati della situazione, sono in condizioni particolarmente preoccupanti. Non possiamo affermare però che i decessi anche precedenti, ancorché anomali rispetto all’usuale casistica, siano da attribuirsi senza ombra di dubbio al covid-19. Senza avere effettuato tamponi le cause possono essere state altre, considerate anche l’età avanzata e le molteplici patologie della maggior parte degli ospiti. Tutto questo però giova solo alle statistiche e la realtà vera sono i decessi. A chi è stato coinvolto di sicuro poco importa a quale casistica sia stato attribuito.
Come vi siete comportati per garantire la sicurezza di tutti gli ospiti?
Sin dal 24/2 abbiamo dotato gli addetti di mascherine che avevamo già a disposizione con contestuale misurazione della temperatura e inibito l’accesso ai parenti degli ospiti. Dal 2 all’8 marzo, come da indicazioni regionali, abbiamo dovuto consentire, obtorto collo, l’accesso per visite a 3 parenti di mattina e 3 parenti di pomeriggio, concretamente per 3 -4 giorni, con tutti gli accorgimenti del caso (contatto breve, limitato nell’atrio della struttura e non nei reparti con l’uso di mascherine, distanza di sicurezza, rilevamento della temperatura corporea). Dal 9 marzo blocco totale degli ingressi e proseguo delle forme di cautela per gli addetti che sono in atto a tutt’oggi.
Come state curando gli ospiti malati?
L’aspetto che colpisce maggiormente è come la malattia abbia attaccato in modo differente i nostri ospiti: per qualcuno purtroppo non ha lasciato scampo, manifestandosi subito con estrema violenza.
Alcuni necessitano di ossigeno, altri hanno una sintomatologia prevalentemente febbrile, in genere poche lineette verso sera, qualche volta elevate. Assumono ancora tutti le terapie indicate. Alcuni di loro risultano peraltro pressoché asintomatici.
In che spazi avete ricoverato gli ospiti con sintomi sospetti?
Con una certa lungimiranza non avevamo occupato metà delle nuove camere singole che sono servite per l’isolamento delle persone con qualche sintomo di possibile riferimento alla nuova epidemia (persone con febbre).
Avete fatto tamponi a tutti gli ospiti e al personale?
Li abbiamo richiesti ripetutamente, sia per gli ospiti che per il personale (possibile fonte di contagi soprattutto se positivi asintomatici), ma non ce li hanno effettuati. Solo venerdì 7 aprile pomeriggio ATS ci ha comunicato che i tamponi dovevano essere procurati in proprio: ci siamo adoperati in tal senso e da martedì 14/4 abbiamo provveduto ai prelievi. Non disponiamo ancora della maggior parte dei referti. Quelli di cui abbiamo avuto risposta (30%) confermano la presenza della malattia, anche in alcuni soggetti totalmente privi di sintomi.
E il personale è tutto operativo?
La maggior parte sì. Diversi operatori si sono assentati con certificato medico. E quindi al momento stiamo cercando di consentire il rientro degli operatori che sono stati assenti. Aspettiamo rinforzi, ma nel frattempo infermieri e personale assistenziale si impegnano al massimo e anche oltre, per garantire l’assistenza necessaria; alcuni operatori hanno superato il periodo di controllo e sono in attesa dei tamponi per poter riprendere il lavoro. Abbiamo anche contattato un’azienda per il servizio di sanificazione di tutta la struttura, servizio che inizierà domani e proseguirà per i prossimi tre mesi.
Come è attualmente la situazione?
Mobilizziamo il maggior numero di persone possibile, manteniamo il più possibile il contatto con i familiari con videochiamate Skype e telefonate. La situazione non è delle migliori ma l’impegno di tutti gli addetti è veramente encomiabile e prima o poi darà i suoi frutti.
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