E se…

Proviamo ad iniziare a pensare cosa potremmo cambiare dopo questa pandemia (e non solo dopo: già da ora!). L’abbiamo già detto con le parole del nostro Arcivescovo: la situazione è occasione! E allora…proviamo a lanciare qualche provocazione, o meglio: proposta!

E SE… a partire da quanto vissuto per le famiglie in difficoltà con la Caritas, proseguissimo con la stessa modalità di aiuto? Che consiste nel fare insieme tutti i pacchi di aiuto e andare a consegnarli direttamente in casa. Perché non proporre questa cosa, una volta al mese (e quindi una volta all’anno) ai diversi gruppi?
Per esempio: adolescenti; 18enni; gruppo medie; gruppo famiglie; ragazzi di catechismo coi loro genitori; squadre più grandi delle nostre due Società sportive…
La provocazione è lanciata. Di più: è una proposta. Se accadesse, allora questa pandemia sarebbe stata una occasione di carità!

E SE… superassimo la logica di certe funzioni piatte, asettiche, noiose, senza alcuna partecipazione della gente? A volte sembra che l’unica differenza tra un certo modo di essere in Chiesa o l’essere al computer a vedere la Messa sia… inesistente! Stessa assenza, stesso silenzio, stessa lontananza… e allora perché non far rifiorire le nostre assemblee eucaristiche, con più partecipazione attiva, più vivacità e, soprattutto, più vicinanza umana e fraternità? Forse questa situazione di distanziamento liturgico è diventata occasione per una nuova fraternità e umanità liturgica… Che non sia solo una provocazione!

E SE… ci accorgessimo che venire in Chiesa solo per ascoltare una predica o una meditazione è insufficiente? Che la Parola richiede di essere comunicata e dialogata, chiede di diventare vita nella logica della comunione? Potremmo allora rilanciare con nuovo slancio i gruppi del vangelo e farne nascere di nuovi! Questa non è una provocazione: è un invito esplicito a tutti!

E SE… passassimo dalla pastorale del “campanile” a quella del “campanello”, dalla pastorale “a pioggia” di mantenimento a quella “a goccia” di accompagnamento? È un processo da iniziare…

E SE… dessimo più valore alla vita oratoriana a partire dalla formazione cristiana, non trasformando gli oratori in ricreatori e vivessimo sport e cultura dentro la logica della diversità evangelica? È una proposta che chiede di essere tradotta nel concreto e trasformata in progetti educativi condivisi e percorribili. Senza timore di essere diversi rispetto al mondo.

E SE… la finissimo col “culto dell’io” e passassimo da una vita solitaria in cui la libertà è fare quello che si vuole pensando a se stessi, a una vita di comunione in cui la vera libertà nasce dalla relazione? Forse è il caso di riconoscere che se in occidente si è molto sviluppata la “libertè” e all’est la “egalitè”, ciò di cui abbiamo assolutamente tutti bisogno, in una logica planetaria, è la “fraternitè”! Questa è una provocazione.

E SE… invece di dividerci e contrapporci (tra schieramenti politici, partiti, fazioni, sette, eccetera) iniziassimo a realizzare progetti condivisi, in cui la logica non sia quella di primeggiare sull’altro, ma di condividere la vita per il bene degli altri? Ebbene sì, anche questa è una provocazione.

E SE… incominciassimo a rispettare la terra, iniziassimo un commercio equo e solidale, praticassimo un consumo critico, in cui le scelte determinano la politica e l’economia universale? Lo so, questa è utopia…

E SE… iniziassimo a vivere il vangelo alla lettera senza annacquarlo col “si è sempre fatto così” e il “secondo me” o il “a modo mio”? Non è una provocazione, né una proposta, né un’utopia. È una necessità e un dono cui non possiamo più sottrarci. È il sogno di Dio.

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