Vivi la Parola: 2020 06 – Giugno

Lunedì 1 giugno 2020

Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa

 

25Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. 26Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava,

«Gesù disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”.

Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”»

E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. 28Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». 29Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. 31Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. 32Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. 33Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, 34ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.

(Giovanni 19,26-27)

 

È ai piedi della croce che Maria viene raggiunta da una nuova vocazione: madre della Chiesa nascente, impersonata da Giovanni che è lì accanto a lei. Se già era smisurata la sua prima maternità, generando il Dio uomo, ora appare in diverso modo sconfinata anche questa sua seconda maternità, che riguarda tutti i cristiani di ogni tempo e luogo. E la madre è per eccellenza colei che ama, che porta i figli nel cuore sempre e comunque, indipendentemente dai loro meriti.

Anche in questo modo Dio ci ha messo in rapporto con la sua misericordia paterna e materna senza limiti.

 

Martedì 2 giugno 2020

 

«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese»

36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!

(Luca 12,35)

 

Il cristiano vive sempre nell’attesa del ritorno del Signore. È una mentalità decisamente rivoluzionaria, perché mentre attorno a lui tutti cercano con affanno ogni soddisfazione nelle realtà di questo mondo, lui invece fa dei beni eterni il suo vero e più sicuro tesoro. L’immersione nella vita di ogni giorno può oscurare questo sguardo, perciò le parole di Gesù sulla vigilanza gli sono oltremodo preziose, in quanto lo riportano alla verità più entusiasmante della sua vita. È la bellezza della speranza cristiana, che dilata il cuore e permette di non lasciarci mai né troppo esaltare, né troppo intristire dalle vicende, ma di gustare ogni cosa come preludio di una gioia più grande che ci attende.

 

Mercoledì 3 giugno 2020

 

Mentre Gesù vi si recava, le folle gli si accalcavano attorno. 43E una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, la quale, pur avendo speso tutti i suoi beni per i medici, non aveva potuto essere guarita da nessuno, 44gli si avvicinò da dietro, gli toccò il lembo del mantello e immediatamente l’emorragia si arrestò. 45Gesù disse: «Chi mi ha toccato?». Tutti negavano. Pietro allora disse: «Maestro, la folla ti stringe da ogni parte e ti schiaccia». 46Ma Gesù disse: «Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me». 47Allora la donna, vedendo che non poteva rimanere nascosta, tremante, venne e si gettò ai suoi piedi e dichiarò davanti a tutto il popolo per quale motivo l’aveva toccato e come era stata guarita all’istante. 48Egli le disse:

«Figlia, la tua fede ti ha salvata.

Va’ in pace!»

(Luca 8,48)

 

A questa donna malata Gesù offre non solo la guarigione, ma la salvezza. Questo significa che potrà infatti ammalarsi nuovamente, perché il corpo con gli anni si indebolisce, ma ormai ha scoperto Gesù, ha conosciuto e creduto in Colui che guarisce da tutto, anche dalla malattia più invincibile, la morte. Può perciò sperimentare la pace di Dio, far riposare cioè tutta la sua vita in questa certezza, vivere con la sicurezza di chi è amato in ogni circostanza, per sempre, senza dover mai più mettere in dubbio questo amore.

Chi sperimenta, anche solo una volta in vita, che Dio lo ama immensamente è salvo per sempre.

 

Giovedì 4 giugno 2020

 

27Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! 28Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». 29La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». 30Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. 31Ora è il giudizio di questo mondo;

«Ora il principe di questo mondo

sarà gettato fuori»

32E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». 33Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

(Giovanni 12,31)

 

Nell’imminenza della sua passione, questa frase suona strana sulle labbra di Gesù. Abbiamo infatti l’impressione che satana proprio adesso abbia campo libero anche su di Lui, fino a condurlo alla morte. In realtà la fedeltà amorosa di Gesù al Padre fino all’ultimo respiro trasformerà la Via Crucis in un cammino di vittoria sul peccato, sul male, sulla morte e decreterà la sconfitta definitiva del diavolo nella storia umana. Quindi l’apparenza inganna: in ogni istante della passione è l’amore a trionfare e tutto ciò che gli si oppone viene gettato via, sbaragliato.

 

Venerdì 5 giugno 2020

 

«Gesù se ne andò sul monte a pregare

e passò tutta la notte pregando Dio»

13Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: 14Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, 15Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; 16Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.

(Luca 6,12)

 

Non penso che per Gesù sia stata una notte unicamente di serena e beata contemplazione dell’amore del Padre. Passare un’intera notte a pregare non è cosa da poco. Per noi uomini si spiega solo con un coinvolgimento emotivo fortissimo, con una motivazione che toglie il sonno, un’urgenza assoluta di luce, di chiarezza. Immagino che anche per Gesù sia stato in parte così.

Ci mostra che la scelta dei Dodici non è stata improvvisata, e forse neppure semplice da accettare, anche perché comportava anche l’elezione di Giuda Iscariota.

È comunque per noi una lezione definitiva: le grandi scelte della vita vanno fatte davanti a Dio.

 

Sabato 6 giugno 2020

 

16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo,

«Insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo»

(Matteo 28,20)

 

Sono tante le cose che Gesù ci ha comandato e sarebbe un peccato terribile dimenticarne anche solo una, ma per fortuna si possono riassumere. Lui stesso infatti ha raccolto il tutto in un unico comandamento, il Suo: «Che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi» (Giovanni 15,12). In questo modo Lui non ci lascia più, vive con noi, ci accompagna ogni giorno, dovunque siamo, specie se viviamo la nostra vita come missione, come compito che Lui ci dà.

Quelle di oggi sono le ultime due frasi di Gesù nel Vangelo di Matteo: dicono la nostra gioia e il nostro dover essere.

 

Domenica 7 giugno 2020
SS. TRINITA’

 

12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui,

«Lo Spirito della verità,

vi guiderà a tutta la verità»

perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

(Giovanni 16,13)

 

È molto affascinante e attraente questo cammino che Gesù ci indica. È nella verità, ma cammina verso la verità. Un’affermazione che sembrerebbe contraddittoria, ma che diventa chiara per chi cerca di camminare così,

La verità è Gesù: non dobbiamo cercarla chissà dove, è già nostra, ci è già data ed è la nostra forza, la nostra speranza, la bellezza della vita. Però è altrettanto vero che cerchiamo ancora luce in Lui, non abbiamo capito tutto, ci accorgiamo spesso che alcune comprensioni e realizzazioni della vita cristiana sono ancora insufficienti, non sono ancora all’altezza del Vangelo, per cui dobbiamo continuare a camminare insieme nella luce per trovare risposte più ampie ed esaurienti. Le troveremo, anche se Gesù sarà sempre nuovo, sempre oltre, sempre inesauribile.

 

Lunedì 8 giugno 2020

 

14Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. 16Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere.

«Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia

che uscivano dalla sua bocca e dicevano:

“Non è costui il figlio di Giuseppe?”»

23Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». 24Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria.

(Luca 4,22)

 

L’esordio della predicazione di Gesù a Nazaret è entusiasmante, suscita stupore e ammirazione. Vedere un concittadino così brillante e capace è per qualcuno motivo di soddisfazione. Ma poco a poco affiorano anche le prime frenate, i primi commenti malevoli sulle sue umili origini, la perplessità comincia a serpeggiare, qualcuno comincia a buttare acqua sul fuoco, nascono i sospetti. È un fenomeno sociologico abbastanza comune: è facile perdere popolarità in breve tempo, basta poco.

Gesù ribatte smascherando le ipocrisie, le loro attese di gesti spettacolari, le loro chiusure pregiudiziali alla conversione del cuore. Può farlo perché è interiormente libero dalle smanie di successo, a Lui interessa solo il giudizio del Padre.

 

Martedì 9 giugno 2020

 

25Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone.

«C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro»

28All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

(Luca 4,27)

 

La replica di Gesù è pungente e rischiosa. Mostra però che il disegno di Dio trova poca accoglienza nei luoghi in cui sembrerebbe che ci siano tutti i presupposti più favorevoli e può invece dilagare dove non te lo aspetteresti, come negli ambienti pagani. Lì le abitudini religiose sono povere o assenti, ma c’è fiducia, disponibilità, apertura di cuore alla novità di Dio e quindi Gesù può operare. Tutto questo, secoli dopo, scomoda e irrita anche noi, che non riteniamo di doverci davvero convertire. Ma è un richiamo benefico ad ascoltare davvero quello che Dio vuole dirci.

 

Mercoledì 10 giugno 2020

 

38Uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei.

«Si chinò su di lei,

comandò alla febbre e la febbre la lasciò.

E subito si alzò in piedi e li serviva»

40Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. 41Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.

(Luca 4,39)

 

Il miracolo non è solo occasione di stupore e di prova della potenza di Dio che opera in Gesù. Il frutto maturo del miracolo è l’azione, il mettersi al servizio senza esitare, la generosità concreta nel donarsi.

La Parola di Gesù infatti ha bisogno di essere approfondita e studiata, di essere amata e anche contemplata per alimentare la preghiera e la nostra conoscenza amorosa di Dio. Ma il punto d’arrivo della Parola rimane la vita trasformata, la vita che prende un’altra piega, la vita che si esprime in nuovi modi di amare e trascina altri in questa avventura, riempiendo di pienezza e di gioia.

 

Giovedì 11 giugno 2020

SS. CORPO E SANGUE DI CRISTO

 

51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». 52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

«Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui»

57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

(Giovanni 6,56)

 

Gesù rimane in noi anche quando non ce ne accorgiamo, anche quando il nostro pensiero corre lontano da Lui e in certo modo anche quando ci allontaniamo dalla Sua volontà.

Lui ormai non se ne va. Vuole cambiare il mondo, portando la vita divina, e questo non lo realizza tanto dal di fuori, con interventi esterni, ma soprattutto dal di dentro, attraverso di noi. È la comunità trasformata in Gesù dall’Eucaristia il motore che cambia la storia, specie se, vivendo nell’amore reciproco, si mette alla scuola di Gesù che è in mezzo ai suoi.  E questo avviene parlando e ascoltando, donando idee senza pretendere di vincere, ma cercando insieme quello che Dio vuole e realizzandolo.

 

 

Venerdì 12 giugno 2020

 

«Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto.
Ma le folle lo cercavano,

lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via»

43Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». 44E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.

(Luca 4,42)

 

Vivendo perennemente in comunione con il Padre Gesù capisce ciò che è opportuno fare momento per momento. In questo modo è libero dalle urgenze e dalle richieste di chi gli sta accanto e il suo comportamento appare spesso sorprendente. La strada di Dio infatti non segue la logica umana, ma ci obbliga sempre a seguire percorsi non nostri. Quindi sorprende e a volte disorienta, ma in realtà ci converte e ci permette di realizzare qualcosa che non è opera nostra, ma Sua. A volte non ci è chiaro quale sia la strada giusta, ma se  abbiamo la possibilità di confrontarci con un fratello o una sorella che cerca davvero Dio, insieme è più facile trovare la luce.

 

Sabato 13 giugno 2020

 

22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. 25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: 29«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, 30perché

«I miei occhi hanno visto la tua salvezza»

31preparata da te davanti a tutti i popoli: 32luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».

(Luca 2,30)

 

Simeone è un uomo anziano, che attende “la consolazione d’Israele”. Al tempio vede arrivare il bambino Gesù e il suo cuore all’improvviso è sazio, pieno di gioia.

Non ha contemplato la realizzazione della salvezza nella storia dell’umanità, in quel momento ha di fronte a sé solo un bambino piccolo, che non parla e non cammina ancora, ma i suoi occhi sanno vedere l’invisibile. È la potenza della fede, quella di chi ha vissuto almeno una volta un luminoso incontro con Dio e non pretende segni continui e incontrovertibili, ma si alimenta di un colloquio costante con Dio, di piccoli miracoli quotidiani, di un cuore puro che li sa riconoscere.

 

Domenica 14 giugno 2020

II DOPO PENTECOSTE

 

2Gesù si mise a parlare e insegnava loro dicendo: 43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché

«Siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole

sui cattivi e sui buoni,

e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti»

46Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.

(Matteo 5,45)

 

Guardando tutti al Padre e imitandoLo ogni cosa si aggiusterebbe con facilità. Anzitutto la fraternità universale si realizzerebbe in un lampo: diventeremmo immediatamente tutti fratelli, che si amano come Gesù ci insegna. E anche le relazioni più difficili verrebbero subito interpellate e risolte dalla domanda: “Il Padre come guarda questo suo figlio, per il quale Gesù è morto in croce?”.

E il dono più grande sarebbe proprio quello di tenere fisso lo sguardo su un Padre così, sostenuti dalla Sua presenza e incoraggiati dal Suo amore: una forza e una gioia che ci vuole accompagnare ad ogni istante.

 

 

Lunedì 15 giugno 2020

Beato Clemente Vismara, sacerdote

 

1Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. 4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma

«Sulla tua parola getterò le reti»

6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano.

(Luca 5,5)

 

Pietro ha ascoltato dalla sua barca Gesù che parlava, ne è rimasto incantato, conquistato. Se adesso è disposto a gettare le reti in pieno giorno, dopo una notte di lavoro così infruttuosa, è perché quell’invito proviene proprio da quella voce. A nessun altro avrebbe dato retta.

Perché quello di Gesù è un parlare che genera vita, che fa ardere il cuore, che fa scoprire cose mai pensate, che porta in un altro mondo, quello che vorremmo abitare.

Per questo anche noi ci rimettiamo ogni mattina in ascolto di questa Parola, riponendo in essa tutta la nostra fiducia, perché, oggi come quel giorno, se messa in pratica, produce vita nuova e inaspettata.

 

Martedì 16 giugno 2020

 

12Mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi, pregandolo:

«Signore, se vuoi, puoi purificarmi»

13Gesù tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii purificato!». E immediatamente la lebbra scomparve da lui. 14Gli ordinò di non dirlo a nessuno: «Va’ invece a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione, come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro». 15Di lui si parlava sempre di più, e folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro malattie. 16Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare.

(Luca 5,12)

 

Ci sono cose che non sappiamo fare, incrostazioni dell’anima che non riusciamo a togliere, rimpianti per cui non riusciamo a perdonarci, superamenti di nostre fragilità che non riusciamo a realizzare. Possiamo anche metterci tutto l’impegno, a volte ci sembra di farcela per un po’, ma poi ricadiamo.

Eppure questo desiderio di purificazione non si spegne per gli insuccessi, continuiamo a chiedere perdono sorretti da una nuova fiducia e non smettiamo di ricominciare. Questo avviene perché Lui non smette di invitarci a rialzarci, a ripartire, a credere che con la Sua grazia nulla ci è impossibile.

 

Mercoledì 17 giugno 2020

 

33Allora gli dissero:

«I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!»

34Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? 35Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».

(Luca 5,33)

 

Quello che prima si otteneva solo a prezzo di sforzi immani, i discepoli di Gesù lo  realizzano con naturalezza. Infatti tutte le opere ascetiche dell’uomo di ogni tempo cercano sempre in modi diversi di avvicinare Dio, di sentirlo vicino, di sfiorare anche solo per un attimo il suo mistero d’amore.

Il discepoli di Gesù invece Dio ce l’hanno lì, davanti agli occhi, accanto a loro. Gli possono parlare come ad un amico, passano le loro giornate insieme con Lui. Possono perciò condividere la gioia dell’incontro con Dio, anche mangiando e bevendo. È sufficiente avere occhi puri per vederlo in Gesù.

 

Giovedì 18 giugno 2020

 

36Diceva loro anche una parabola:

«Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio»

altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. 37E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. 38Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi.

(Luca 5,36)

 

Ci sono realtà incompatibili. Non sempre si può tenere buono tutto. Alcune cose vanno eliminate, sostituite quando ci si accorge che non reggono più. C’è chi si accanisce a rattoppare, anche quando la barca fa acqua da tutte le parti. C’è bisogno invece di assecondare la novità dello Spirito, che ci apre gli occhi per indicarci ciò che va tenuto e ciò che va eliminato e spalanca nuovi orizzonti.

Gesù tutto questo lo vedeva bene e quindi trascinava i suoi in quel nuovo mondo che Lui inaugurava, facendo loro sperimentare una libertà mai conosciuta prima.

 

Venerdì 19 giugno 2020

SACRATISSIMO CUORE DI GESU’

 

25In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. 28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.

«Prendete il mio giogo sopra di voi

e imparate da me,

che sono mite e umile di cuore,

e troverete ristoro per la vostra vita»

30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

(Matteo 11,29)

 

Il Cristianesimo non è un’avventura felice a poco prezzo. Chiede di portare un giogo, di accettare fatiche e scomodità, è un richiamo continuo a morire a se stessi. Non è facile abituarsi a questo stile, è un sì da ripetere ogni volta.

Ma ad ogni occasione c’è una risurrezione, un dono che sembra sempre nuovo.

Gesù parla qui di ristoro, di dolcezza e leggerezza per chi è mite ed umile come Lui. Ma ci vorrebbe tutto un vocabolario, anche da inventare, per esprimere tutte le ricchezze e le sfumature della vita da risorti che possiamo sperimentare.

 

Sabato 20 giugno 2020

Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria

 

8C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». 15Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori.

«Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose,
meditandole nel suo cuore
»

20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

(Luca 2,19)

 

Ci vuole un cuore d’oro per custodire tutti questi tesori, per accogliere e meditare gli eventi così immensi della Natività, senza trascurare nessun dettaglio.

Ci vuole un cuore pieno d’amore per comprendere cosa è avvenuto: si trattasse solo di intelligenza potremmo avere un resoconto precisissimo, anche brillante, ma mancherebbe l’essenziale.

Ci vuole proprio il cuore di Maria, così limpido e puro, così immerso in Dio, così proteso verso la Luce, così sconfinatamente materno da poter far casa a Gesù e più tardi anche a tutti noi.

Che la Madre renda il nostro cuore almeno un po’ simile al suo.

 

 

Domenica 21 giugno 2020

III DOPO PENTECOSTE

 

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.  19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21Invece

«Chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio»

(Giovanni 3,21)

 

Per Giovanni il contrario di fare il male è “fare la verità”. Ciò significa comporre una vita che ha senso, che realizza veri uomini e vere donne, che non si lascia schiacciare dagli inganni.

Ma “fare la verità” è un’opera sempre incompiuta, si concretizza solo continuando a camminare: è un andare verso la Luce, che è Gesù, rivivendolo sempre più pienamente, immergendosi sempre di più nei suoi sentimenti e lasciandosi trasfigurare dal suo Amore.

Così una vita diventa sempre più “chiara”, fa trasparire che siamo davvero figli di Dio e che Lui vive in noi.

 

 

Lunedì 22 giugno 2020

 

«Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe,

sfregandole con le mani»

2Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?». 3Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? 4Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». 5E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

(Luca 6,1)

 

Un gesto semplice, innocuo ai nostri occhi, quello compiuto dai discepoli di Gesù, che però nella religiosità ebraica rappresentava un’orribile profanazione. Era uno sfregio compiuto nei confronti del sabato, un’offesa al giorno del riposo di Dio, che esigeva il riposo totale dell’uomo. Queste norme di comportamento erano state ideate dagli uomini per custodire il sabato, ma con il tempo erano diventate le leggi più importanti e intoccabili. Ma la legge è per l’uomo e non l’uomo per la legge. Una lezione, questa di Gesù, che non dovremo  smettere di ascoltare, per non confondere mai il mezzo con il fine.

 

Martedì 23 giugno 2020

 

6Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata.

«Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo»

8Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. 9Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». 10E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. 11Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

(Luca 6,7)

 

Il sabato era (ed è) per il pio israelita il giorno dedicato tutto a Dio, in cui l’uomo arresta ogni attività per affidare a Dio il compimento del suo lavoro settimanale. Perché solo Dio può dare pienezza all’opera dell’uomo, altrimenti rimane incompiuta.

Qui però il sabato è diventato solo un pretesto ipocrita. All’apparenza si vogliono difendere il diritti di Dio, in realtà si vuole eliminare Gesù, perché scomoda i cuori induriti dei capi religiosi e perché attira e conquista molto più dei farisei.

Ideologie e gelosie quindi. Dalle quali nessuno di noi deve ritenersi immune.

 

 

Mercoledì 24 giugno 2020

NATIVITA’ DI SAN GIOVANNI BATTISTA

 

«Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e
diede alla luce un figlio»

58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. 59Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. 60Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». 61Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». 62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. 63Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. 64All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. 65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. 67Zaccaria, suo padre, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: 68«Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo».

(Luca 1,57)

 

In pochi mesi tutta la vita di Elisabetta e Zaccaria è cambiata. Pensavano di essere arrivati al traguardo di un’esistenza che consideravano sterile e improvvisamente irrompe la Luce di Dio.

Spesso la virtù che più ci manca è la Speranza, cioè la sicurezza che il Signore non ci lascia mai soli, neppure quando tutto ci dice il contrario.

Non è un ottimismo astruso, ma il desiderio di costruire sempre sul Suo nome, sapendo che Lui guiderà molto bene la nostra mano, in modo diverso da come avremmo pensato.

 

Giovedì 25 giugno 2020

 

20Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

«Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione
»

25Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. 26Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.

(Luca 6,24)

 

Non possiamo negare che la consolazione che ci viene dalle cose necessarie per la vita e anche per il superfluo non ci manca. Quel “guai” di Gesù quindi ci mette in crisi e il pensiero corre ai miliardi di persone molto più povere di noi.

Purtroppo la consolazione del povero non sempre ci attira, anche se conosciamo persone che hanno scelto uno stile di vita semplice, essenziale, libero dalle mille cose di cui noi non riusciamo a fare a meno e hanno una ricchezza e freschezza di relazioni, una passione e una gioia per la vita che noi sperimentiamo solo a momenti. Forse una più ampia condivisione dei beni avrebbe in serbo per noi gioie sconosciute.

 

Venerdì 26 giugno 2020

 

20Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

«Siate misericordiosi,

come il Padre vostro è misericordioso»

37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

(Luca 6,36)

 

Le indicazioni, i comandamenti di Gesù spalancano orizzonti infiniti.

Noi vorremmo avere cose precise da fare, gesti precisi da compiere che una volta realizzati ci mettano a posto la coscienza, ci facciano sentire bene. Lui invece guarda alle intenzioni, ai sentimenti, punta diritto al nostro cuore, vuole arrivare lì, per guarire, illuminare e trasformare.

Solo se Lui ci risana così è possibile poi stupire il mondo con il perdono a tutti e con l’amore a chi secondo noi non merita nulla. Fino ad assomigliare al Padre, a renderLo presente già da quaggiù.

 

Sabato 27 giugno 2020

 

37Mentre stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. 38Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. 39Allora il Signore gli disse:

«Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria»

40Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? 41Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro. 42Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle».

(Luca 11,39)

 

Se ci preoccupiamo troppo dell’esteriorità, di ciò che gli altri vedono e giudicano, difficilmente riusciremo a realizzare una vera crescita interiore. Se la cura delle apparenze diventa l’obiettivo, non ci rimangono occhi ed energie per lasciarci accendere dai grandi valori che rendono grande la vita, per capire cosa succede dentro di noi, per vagliare i nostri pensieri.

Quella smania di essere sempre apprezzati ci renderà fragili, insicuri, sempre insoddisfatti. Mentre la libertà che ci regala il Vangelo vissuto ci rende forti, audaci nel testimoniare con coraggio, fino anche al martirio, diventando un segno eloquente per tanti.

 

Domenica 28 giugno 2020

IV DOPO PENTECOSTE

 

«Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti»

28Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; 29ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. 30Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. 31In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. 32Ricordatevi della moglie di Lot. 33Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva.

(Luca 17,26-27)

 

In questi mesi abbiamo fatto tutti l’esperienza di come all’improvviso la vita può cambiare completamente e vieni consegnato brutalmente alla tua fragilità, alle tue angosce, alle tue insicurezze. Magari anche la tua fede subisce scossoni, ti accorgi che non reagisci come prevedevi nei tempi tranquilli, che nella paura tutto traballa, le domande diventano forti e pungenti. Siamo sempre pronti e vigilanti come chiede Gesù? La scelta di Dio solo è sempre così limpida e fresca? La nostra morte è attesa come un incontro a lungo desiderato?

Dobbiamo sempre riappropriarci dei fondamenti che sorreggono la nostra vita e chiedere incessantemente al Signore che ci tenga tutti insieme per mano.

 

Lunedì 29 giugno 2020

SS. PIETRO E PAOLO, APOSTOLI

 

«Gesù disse a Simon Pietro: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”»

Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». 17Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. 18In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». 19Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

(Giovanni 21,15)

 

«Mi ami più di costoro?». Nel progetto di Gesù, il primato di Pietro è anzitutto un primato d’amore: nessuno deve batterlo nell’amore per Gesù. Ma questo non potrebbe avvenire se non fosse preceduto da un amore particolare di Gesù per Pietro. Da lì nasce quel rapporto specialissimo, unico, che noi non possiamo conoscere, tra loro due: una relazione misteriosa che Gesù non smette di alimentare. È quindi lo sguardo di Gesù su Pietro ciò che rende grandi i papi, ben al di là dei loro limiti.

 

Martedì 30 giugno 2020

 

1Quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, Gesù entrò in Cafàrnao. 2Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. 3Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. 4Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, 5perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». 6Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli:

«Signore, non disturbarti! Io non sono degno che
tu entri sotto il mio tetto
»

7per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. 8Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». 9All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». 10E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

(Luca 7,6)

 

Questo centurione ha la percezione chiara di chi è lui di fronte a Gesù: vede l’abisso che si apre tra la santità di Gesù e la sua pochezza. Perciò non pensa affatto ad accampare dei meriti, né ad organizzare un ricevimento degno, sarebbe sempre infinitamente insufficiente. Si affida unicamente a quello che Gesù dirà, confidando senza riserve nella Sua bontà, ben sapendo che a Lui nulla è impossibile. Lui, che è uomo di comando, non ha bisogno di spiegazioni per capire che la Parola di Gesù crea e dirige il mondo intero, ma con la potenza dell’amore.

 

 

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