Vivi la Parola: 2020 10 – Ottobre

Giovedì 1 ottobre 2020

S. Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa

41Allora egli disse loro: «Come mai si dice che il Cristo è figlio di Davide, 42se Davide stesso nel libro dei Salmi dice: Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra 43finché io ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi?

«Davide dunque lo chiama Signore;

perciò, come può essere suo figlio?»

(Luca 20,44)

 

Gesù non afferma direttamente la sua divinità, ma la sottintende con un domanda. Vuole che siano gli ascoltatori ad arrivarci, ragionando con libertà sulla Scrittura. Ciò che è frutto di ricerca personale persuade più facilmente, ha il sapore della scoperta di una verità nuova, ed espone di meno alle discussioni ideologiche. Di solito sulle affermazioni categoriche, pur necessarie, è frequente arrivare a scontrarsi; se invece si è disposti a ragionare con libertà, anche se si hanno opinioni diverse è più facile trovare punti di incontro e realizzare un frammento di Regno di Dio insieme.

 

Venerdì 2 ottobre 2020

Ss. Angeli custodi

1In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». 2Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro 3e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. 4Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. 5E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. 6Chi invece scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare. 7Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che vengano scandali, ma guai all’uomo a causa del quale viene lo scandalo! 8Se la tua mano o il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo e gettalo via da te. È meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, anziché con due mani o due piedi essere gettato nel fuoco eterno. 9E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te. È meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna del fuoco.

«Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli,
perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli
»

(Matteo 18,10)

 

L’amore di Gesù per i bambini si collega al fatto che il discepolo per eccellenza si fa piccolo, è bambino. Non certo perché abdica alla propria ragionevolezza, ma perché impara mettersi sempre tra le braccia del Padre, a gettare in Lui ogni preoccupazione e a lasciarsi docilmente accompagnare dalla Chiesa. L’icona dei loro angeli che fissano sempre il volto del Padre esprime questo collegamento diretto, senza intermediari, che questi piccoli hanno con Dio. Ed è questo il dono fortificante e sempre incoraggiante della nostra fede.

 

Sabato 3 ottobre 2020

Beato Luigi Talamoni, sacerdote

12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi.

«Nessuno ha un amore più grande di questo:
dare la sua vita per i propri amici»

14Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

(Giovanni 15,13)

 

Sull’amore ciascuno ha la propria idea, anche alla luce della sua esperienza, ed è facile scoprire di avere punti di vista distanti. Per trovare un’intesa e un vocabolario comune è utile pensare alla manifestazione più grande dell’amore. Gesù indica quella di chi dà la propria vita per gli amici. Non è un’affermazione accademica, perché è così che Lui vive il rapporto verso tutti e la Sua croce lo dimostrerà. Sembra impossibile poter amare davvero così tanto, in realtà quando avviene è un fatto che commuove e lascia stupefatti. E’ sempre sorprendente vedere a quali livelli l’amore può arrivare.

 

Domenica 4 ottobre 2020

VI DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE

7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? 8Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? 9Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite:

«Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare»

(Luca 17,10)

 

Quell’aggettivo “inutili” riferito ai servi oltre a suonare un po’ sprezzante, appare anche strano. Il servo descritto dalla parabola infatti ha raccolto frutto  nei campi e ha ristorato il padrone con il suo servizio, la sua opera quindi è stata innegabilmente utile. Sembra più fedele la traduzione “siamo semplicemente servi”, oppure “siamo servi inadeguati”. In ambedue i casi si sottolinea la gratuità del servire: non serviamo il Signore per guadagnarci qualcosa, ma perché siamo suoi, gli apparteniamo, da Lui abbiamo già ricevuto tutto. E questo ci libera completamente dalle pretese e dalle rivendicazioni.

 

Lunedì 5 ottobre 2020

5Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, disse:

«Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta»

7Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». 8Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! 9Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».

(Luca 21,6)

 

Gesù profetizza la distruzione del tempio e la caduta di Gerusalemme. Lo fa con parole forti, drastiche, ruvide. Non lo fa per il gusto di inquietare, ma per educare il discepolo a non attaccarsi mai a nulla, se non a Dio solo. Nella vita tutto è fragile e talora vediamo crollare non solo i patrimoni e i matrimoni, ma anche la vita dei nostri cari, le relazioni più belle, o addirittura le nostre idee e convinzioni alle quali eravamo tenacemente abbarbicati. Tutto passa, solo Dio resta. Quando tocchiamo con mano questa verità ne rimaniamo feriti, ma anche purificati e riorientati sulla strada giusta.

 

Martedì 6 ottobre 2020

10Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, 11e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.  12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome.

«Avrete allora occasione di dare testimonianza»

14Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. 16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; 17sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 18Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 19Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.

(Luca 21,13)

 

Gesù non sembra preoccuparsi troppo delle persecuzioni. Non certo perché gliene manchi l’esperienza, ma perché sa che possono portare un frutto abbondante e prezioso. Questo a condizione di abbandonare le lamentazioni spontanee e di immergersi nella situazioni per capire come trarne frutto.

Lo vede come il tempo della testimonianza più forte, che sconcerta, interroga e suscita conversioni altrimenti impensabili, quando viene vissuta confidando completamente in Dio. E’ anche l’occasione per conoscere con una luce nuova la potenza della nostra fede, la sapienza e il sostegno straordinari che Dio dà con abbondanza a chi vive la persecuzione. È tempo di grazia!

 

Mercoledì 7 ottobre 2020

Beata Vergine Maria del Rosario

L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». 29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». 34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco,

«Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei,

che era detta sterile»

37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

(Luca 1,36)

 

L’angelo ha appena rivelato a Maria realtà immense che investiranno la vita di suo figlio. Ma perché non siano solo parole o chimere offre un segno: Elisabetta è in attesa di un figlio. Per quanto questa gravidanza sia “impossibile”, è poca cosa rispetto alle promesse dell’angelo. Ma la fede si nutre di questo: di segni limitati che confermano doni immensi, di una fiducia che si appoggia su fatti concreti che acquistano ai nostri occhi una valenza tutta speciale. Ecco, ciò che attendiamo è sempre molto più grande di quello che vediamo e Maria ci insegna che è così che si cammina da veri discepoli di Gesù.

 

Giovedì 8 ottobre 2020

25Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 27Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.

«Quando cominceranno ad accadere queste cose,
risollevatevi e alzate il capo,
perché la vostra liberazione è vicina»

29E disse loro una parabola: «Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: 30quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina. 31Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. 32In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. 33Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

(Luca 21,28)

 

Mentre tutti muoiono dalla paura per gli eventi che accadono e che sovrastano l’umanità, stremati dalla fatica di sopravvivere, il discepolo è in piedi, guarda in faccia la situazione con fiducia e con gioia per quanto sta per succedere. Un atteggiamento sorprendente, incomprensibile per chi non crede, che affonda le radici nella grande speranza cristiana, segnata dall’attesa felice della venuta finale del Signore. Per questo i discepoli del Vangelo possono affrontare anche i periodi più scomodi e inquieti come il nostro senza lasciarsi paralizzare, anzi, trasformandoli in trampolini di lancio verso un futuro promettente, perché comunque abitato da Dio.

 

 

Venerdì 9 ottobre 2020

«State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano»

in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; 35come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». 37Durante il giorno insegnava nel tempio; la notte, usciva e pernottava all’aperto sul monte detto degli Ulivi. 38E tutto il popolo di buon mattino andava da lui nel tempio per ascoltarlo.

(Luca 21,34)

 

«Il nostro tempo è percorso da una inquietudine che non sembra trovare pace, un disagio che è diffuso ma indecifrabile, uno scontento che è evidente e incomprensibile» (Mario Delpini). Mi sembra una traduzione lucida e chiara nell’oggi di quel “cuore appesantito” di cui parla Gesù.

Ma si può guarire da questa malattia pervasiva che genera malinconia, lamento, depressione? E come?

Occorre «stare attenti» e «sfuggire» ai lacci di quel parlare che diffonde grigiore e scontento, dalle reazioni aggressive e dalle discussioni infinite, dalle evasioni che generano euforia e poi ci sprofondano nella disperazione.

E vivere «davanti al Figlio dell’uomo», presente in ogni fratello, rimanendo sempre nell’amore, proiettati verso il Regno.

 

Sabato 10 ottobre 2020

S. Daniele Comboni, vescovo

23Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. 25Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. 26Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. 27Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.  28Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. 29Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. 30Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. 31Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse:

«Servo malvagio,
io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato.
Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno,
così come io ho avuto pietà di te?»

34Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

(Matteo 18,32-33)

 

Di solito c’è una sproporzione molto grande tra il debito dei nostri peccati verso Dio e i torti che subiamo dai fratelli. Eppure quando subiamo ingiustizie vediamo solo quelle, come se non esistesse altro. Ci ribelliamo, cerchiamo rivincite, pretendiamo scuse, siamo implacabili, ne rimaniamo condizionati anche per tutta la vita.

Dimentichiamo che noi stessi siamo rinati e continuiamo a rinascere da un perdono totale che non abbiamo fatto quasi nulla per meritare, che abbiamo ottenuto semplicemente perché l’abbiamo chiesto e che ci offre sempre nuove possibilità. Se lo ricordassimo più spesso il nostro sguardo e il nostro cuore cambierebbero.

 

Domenica 11 ottobre 2020

VII DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE

3Mentre stava sul monte degli Ulivi, seduto di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte: 4«Di’ a noi: quando accadranno queste cose e quale sarà il segno quando tutte queste cose staranno per compiersi?». 5Gesù si mise a dire loro: «Badate che nessuno v’inganni! 6Molti verranno nel mio nome, dicendo: “Sono io”, e trarranno molti in inganno. 7E quando sentirete di guerre e di rumori di guerre, non allarmatevi; deve avvenire, ma non è ancora la fine. 8Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti in diversi luoghi e vi saranno carestie: questo è l’inizio dei dolori. 9Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro. 10Ma prima è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni. 11E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: perché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. 12Il fratello farà morire il fratello, il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. 13Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. 14Quando vedrete l’abominio della devastazione presente là dove non è lecito – chi legge, comprenda –, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano sui monti, 15chi si trova sulla terrazza non scenda e non entri a prendere qualcosa nella sua casa, 16e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. 17In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano!  18Pregate che ciò non accada d’inverno; 19perché quelli saranno giorni di tribolazione, quale non vi è mai stata dall’inizio della creazione, fatta da Dio, fino ad ora, e mai più vi sarà. 20E se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessuno si salverebbe. Ma, grazie agli eletti che egli si è scelto, ha abbreviato quei giorni.  21Allora, se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui; ecco, è là”, voi non credeteci; 22perché

«Sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per ingannare, se possibile, gli eletti.
Voi, però, fate attenzione!»

Io vi ho predetto tutto.

(Marco 13,22-23)

 

Nei tempi di incertezza e di insicurezza sono molti i personaggi che si presentano con le credenziali di essere i salvatori, gli unici che hanno capito tutto, che sanno cosa occorre fare e che prendono decisioni per molti senza ascoltare nessuno,  come se loro soli possedessero la verità. Ed è così facile, anche per i credenti, lasciarsi abbagliare e ingannare. Gesù non edulcora la gravità della situazione, mette il discepolo di fronte a tutta la cruda realtà, ma non crea allarmismi. Invita piuttosto a non lasciarsi abbindolare, a reggere la situazione, confidando nella luce dello Spirito, invitando al discernimento, alla perseveranza, alla preghiera.

 

Lunedì 12 ottobre 2020

35Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». 36Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. 37Perché

«Io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura:
E fu annoverato tra gli empi»

Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento».

(Luca 22,37)

 

Il tempo della passione non è solo tempo di sofferenza fisica e di prova interiore. È anche momento di profondo, radicale disorientamento. Vedere morire Gesù come il peggiore dei malfattori confonde. Non è più chiaro per tutti da che parte stia la ragione, quando dal popolo gli viene addirittura preferito Barabba, quando la folla è convinta della colpevolezza di Gesù.

Crollano le certezze quindi. E questo è peggio di un dolore fisico perché vacillano proprio gli ideali e le speranze che fanno vivere. Il grido di Gesù abbandonato  sulla croce sarà il vertice di questo crollo.

Fin lì Dio ha voluto arrivare per essere uno di noi.

 

Martedì 13 ottobre 2020

S. Margherita Maria Alacoque, vergine

«Gli dissero: “Se tu sei il Cristo, dillo a noi”.
Rispose loro: “Anche se ve lo dico, non mi crederete;
se vi interrogo, non mi risponderete”»

69Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». 70Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono».

(Luca 22,67-68)

 

Gesù è molto esplicito nel denunciare la chiusura dei cuori dei suoi ascoltatori. Non è un’accusa improvvisata, non è un insulto gratuito: è una costatazione frutto di lunghi dialoghi che il Vangelo ci riporta tra Gesù e i suoi avversari, una realtà che ha segnato tutto il suo ministero, sin dagli inizi.

Non per questo rinuncia ad affermare la sua identità, pur conoscendo le conseguenze delle sue parole. Non ha la pretesa di convincere, ma prosegue per la sua strada fino alla fine. Ciascuno poi prenderà posizione di fronte a lui, si evidenzierà chi è discepolo e chi no. Anche se l’invito a seguirLo rimane aperto per tutti fino all’ultimo istante.

 

Mercoledì 14 ottobre 2020

28Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli.

«Ecco, verranno giorni nei quali si dirà:
“Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”»

30Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. 31Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».

(Luca 23,29)

 

Gesù lega la sua passione e morte al futuro crollo di Gerusalemme. Profetizza che saranno giorni orribili di devastazione e di dolore, dai quali tutti vorrebbero scappare. Del resto tutta la Bibbia racconta che quando l’uomo non ascolta Dio si costruisce la sua rovina e purtroppo a poco valgono le parole dei profeti che vorrebbero risvegliare le coscienze e strappare il popolo dalle sciagure che incombono. Le conseguenze del rifiuto di Dio non appaiono subito, ma quando si manifestano può essere troppo tardi per rimediare, anche perché è difficilissimo invertire la tendenza una volta che il meccanismo è avviato. Ma da ogni inverno Dio sa far sbocciare nuove primavere.

 

Giovedì 15 ottobre 2020

S. Teresa di Gesù, vergine e dottore della Chiesa

44Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi».

«Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture»

46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni».

(Luca 24,45)

 

Non basta essere intelligenti per capire la Bibbia, non basta neppure averla letta e studiata. Occorre mettersi in ascolto dello Spirito santo, è necessario essere discepoli che vogliono entrare nel cuore di Dio, che non presumono di aver già capito, ma che accettano ogni giorno di imparare, pronti addirittura a lasciar cadere le proprie convinzioni se il Vangelo le mette in crisi. Infatti solo la conversione genera una nuova comprensione. E il frutto maturo è lo stupore e la gratitudine per il dono, la scoperta di quanto sia meraviglioso il Dio che ci parla. Dimorare in questa gioia di sentirsi amati diventa l’abito del discepolo, che nessuna prova riesce ad oscurare.

 

Venerdì 16 ottobre 2020

Beato Contardo Ferrini

«Simone, Simone, ecco:

Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano;
ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno»

E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». 33E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte».

(Luca 22,31-32)

 

Nei momenti di fragilità in cui siamo disorientati e vacilliamo noi pensiamo di gestire la situazione solo con le nostre risorse logiche, psicologiche o con la volontà. Gesù ci rivela che questa realtà è molto più complessa. In quei momenti infatti ci sono due attori all’opera: da un lato Satana che ci sfida e cerca di distruggere tutto dentro di noi, dall’altro la preghiera potente di Gesù per noi, unica forza che difende, sorregge e che assicura un futuro.

Perché come per Pietro, anche per noi è comunque facile cadere, talora rovinosamente. Ci salverà solo e unicamente la misericordia del tutto immeritata, che può trasformare l’errore nel tesoro più prezioso della vita.

 

Sabato 17 ottobre 2020

S. Ignazio di Antiochia, vescovo e martire

13Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 15Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, 16e ai venditori di colombe disse:

«Portate via di qui queste cose e
non fate della casa del Padre mio un mercato!»

17I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.  18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». 19Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». 20Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». 21Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

(Giovanni 2,16)

 

Il gesto impressionante di Gesù, che scaccia dal tempio venditori e animali, rovescia i tavoli e getta a terra i soldi, vuole anzitutto purificare il tempio. Esso infatti è il luogo sacro per eccellenza e quindi la sua profanazione non è per Lui tollerabile. In esso si manifesta quel peccato del mondo che Gesù è venuto a perdonare, a prendere su di sé. E nella vita dei cristiani battezzati, tempio dello Spirito santo, si riflette qualcosa del disordine della società e del mondo. Perciò obbiamo guardarci dai mercanti che albergano dentro di noi, dagli idoli che si nascondono tra gli anfratti del nostro tempio interiore e non esitare ad estirparli con forza.

 

Domenica 18 ottobre 2020

DEDICAZIONE DEL DUOMO DI MILANO CHIESA MADRE DI TUTTI I FEDELI AMBROSIANI

10Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». 11E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea». 12Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe 13e disse loro: «Sta scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera. Voi invece ne fate un covo di ladri».

«Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi,

ed egli li guarì»

15Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide!», si sdegnarono, 16e gli dissero: «Non senti quello che dicono costoro?». Gesù rispose loro: «Sì! Non avete mai letto: Dalla bocca di bambini e di lattanti hai tratto per te una lode?». 17Li lasciò, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte.

(Matteo 21,14)

 

Dopo aver combattuto la profanazione del tempio operata dai mercanti, Gesù guarisce i poveri e i malati. È questo il frutto ultimo di ciò che avviene nel tempio.

Esso infatti è il luogo della preghiera, della lode, dell’offerta di sé, ma tutto questo infine guarisce l’uomo, lo libera dalle paure, lo ristora nel profondo, lo rilancia nella vita con una nuova energia di fiducia e di pace. Ciò che lì riceviamo è molto più di quello che offriamo, l’opera di Dio precede e supera la nostra, facciamo sempre l’esperienza di una sproporzione tra noi e Dio che non ci deprime, ma ci incanta, perché è colmata d’amore.

 

Lunedì 19 ottobre 2020

40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – 42e lo condusse da Gesù.

«Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse:
“Tu sei Simone, il figlio di Giovanni;
sarai chiamato Cefa” – che significa Pietro»

43Il giorno dopo Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». 44Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. 45Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». 46Natanaele gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». 47Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». 48Natanaele gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». 49Gli replicò Natanaele: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». 50Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». 51Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

(Giovanni 1,42)

 

Lo sguardo di Gesù raggiunge la nostra verità più profonda. Ci conosce molto più di noi e quindi ci rivela a noi stessi, ci fa capire chi siamo.

Simone è il nome dell’uomo che Gesù ha di fronte a sé, un nome dato dagli uomini, da suo padre. Cefa-Pietro è invece il nome con il quale Dio lo chiama, un nome che contiene non solo la sua identità, ma anche la sua missione. Qui si comprende meglio che la vocazione non è primariamente qualcosa che Dio vuole da me, ma è quello che io sono, ciò che mi permette di realizzarmi davvero, cioè di diventare pienamente me stesso.

 

Martedì 20 ottobre 2020

13Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. 14Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare 15con il potere di scacciare i demòni.

«Costituì dunque i Dodici»

Simone, al quale impose il nome di Pietro, 17poi Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè «figli del tuono»; 18e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo 19e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

(Marco 3,16)

 

Gesù si è fatto la sua squadra. Ha comprato i giocatori che voleva, li ha scelti ad uno ad uno. In questo ha realizzato il sogno impossibile di ogni allenatore. Però c’è una differenza che ha reso molto originale la composizione di questa squadra. Pur potendolo fare, non ha scelto i migliori, i più perfetti, i più preparati. Ha chiamato «quelli che voleva» tra quelli che lo seguivano. È partito da quelli che aveva attorno a sé. Era certo infatti che la solidità di ciò che avrebbe costruito non si fondava sulle capacità umane, ma sul dono che avrebbero ricevuto.

Tutto questo vale anche oggi.

 

Mercoledì 21 ottobre 2020

7Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. 8E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; 9ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. 10E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. 11Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».

«Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano»

(Marco 6,12-13)

 

I discepoli inviati in missione fanno quello che faceva Gesù: predicazione, liberazione, guarigione. Lo fanno nel Suo nome, partono perché è Lui che li manda. Le indicazioni che ricevono rispecchiano fedelmente il Suo stile: fiducia nella Provvidenza, annuncio universale, proseguire di fronte agli insuccessi. Anche i risultati saranno gli stessi che Lui stesso raccoglieva. Insomma, inviandoli Gesù in un certo senso si moltiplica, iniziando da subito quello che avverrà anche dopo la sua morte: è Lui stesso che continua ad agire nei suoi discepoli. Questa è la Chiesa, chiamata a riformarsi per identificarsi sempre meglio in Gesù.

 

Giovedì 22 ottobre 2020

S. Giovanni Paolo II, papa

Il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.

«Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa»

Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11“Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.

(Luca 10,7)

 

Il discepolo nel suo peregrinare per annunciare il Vangelo trova porte che si aprono, dimore ospitali. Scopre così di avere davvero 100 case secondo la promessa di Gesù. Non si tratta di hotel anonimi, ma di famiglie che accolgono, che invitano all’amicizia, con le quali si stringono relazioni, si creano affetti. In una parola, ti senti a casa. Certamente non sarà sempre possibile tenere vivi tutti questi rapporti anche dopo, altrimenti frenerebbero fino ad ostacolare la corsa dell’evangelizzatore, ma è certo che ciò che il Vangelo unisce rimane per sempre. E questa famiglia sempre più ampia è uno dei doni più belli.

 

Venerdì 23 ottobre 2020

1In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio.

«C’erano con lui i Dodici e alcune donne»

che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; 3Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

(Luca 8,1-2)

 

Durante la sua missione vediamo Gesù accompagnato da un gruppo composito, uomini e donne. Sono quelli che lo seguono e Gesù non discrimina. Vuole infatti formare un popolo in cui ci sia sempre posto per tutti.

È questa la prima esperienza di Chiesa, che sulla base di questo esempio dovrà imparare a valorizzare sempre l’apporto di ciascuno, senza classificazioni o privilegi, perché siamo anzitutto figli di un unico Padre e fratelli e sorelle tra noi. Le culture infatti si modificano lungo i tempi, ma i princìpi rimangono e lo Spirito nel corso dei secoli indicherà quelle realizzazioni che appariranno come le più opportune e realizzabili.

 

Sabato 24 ottobre 2020

1Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. 4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca».

«Simone rispose:
“Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”»

6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 8Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». 9Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 11E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

(Luca 5,5)

 

Per seguire Gesù occorre lasciare le proprie sicurezze e gettarsi nel mare aperto senza sapere dove ci porterà.

Non si tratta di una decisione presa una volta per tutte nella vita, ma è qualcosa che si vive ogni giorno.

Ci sono infatti piccole o grandi sicurezze che ci siamo costruiti negli anni e ci viene chiesto di lasciarle, ogni volta pronti ad andare incontro all’ignoto.

Si tratta di esercitarsi ad avere il cuore libero e scopriremo la bellezza e la meraviglia di una vita vissuta sulla Sua Parola.

 

Domenica 25 ottobre 2020

I DOPO LA DEDICAZIONE

Il mandato missionario

44Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». 45Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno,

«E nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.
Di questo voi siete testimoni»

49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso».

(Luca 24,47-48)

 

Gesù ci chiede di essere testimoni della Sua misericordia verso tutti: peccatori, ladri, prostitute…  E di esserlo cominciando da Gerusalemme cioè dalla quotidianità. Non ci sono chieste cose straordinarie ma solo di perdonare ed amare nella vita di tutti i giorni.

E solo amando così potremo raccontare a chi ci incontra l’amore di un Dio che ha sofferto per ognuno di noi, amandoci fino alla fine.

Non ci sarà più posto per le lamentele e la mormorazione, perché la misericordia ci aiuterà ad entrare nel cuore degli altri.

 

Lunedì 26 ottobre 2020

57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». 62Ma Gesù gli rispose:

«Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro
è adatto per il regno di Dio»

(Luca 9,62)

 

Il voltarsi indietro nella Bibbia è sempre condannato, nella Genesi la moglie di Lot viene trasformata in una statua di sale per averlo fatto.

È una tentazione grande quella di fermarsi a ricordare ciò che si è fatto nel passato. E’ un modo per fermarsi o in melanconie per ciò che si è lasciato o per tirare somme precipitose. Il tutto rende l’andare più faticoso.

Solo il Signore sa quando è il momento dei bilanci. Ci è chiesto intanto di continuare il cammino fino all’ultimo, di dare ogni attimo in dono.

Se teniamo l’attenzione concentrata sul presente scopriremo anche di essere più felici, non aggrappati al passato o all’ansia del domani.

 

Martedì 27 ottobre 2020

17Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 18Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.

«Tu conosci i comandamenti:
Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre»

20Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». 21Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». 22Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

(Marco 10,19)

 

Al giovane che gli chiede il segreto per una vita felice, sia qui che nell’aldilà (è questa la vita eterna), Gesù ricorda i comandamenti.

Non parte però dai primi tre, quelli che riguardano il rapporto con Dio, ma da quelli che indicano il vivere con i fratelli.

Per essere felici ed amare veramente il Signore, occorre partire amando gli altri, non mettere al centro il proprio interesse ma il bene di tutti. È questo il modo per vivere una vita piena e avere in cuore la gioia.

Non basta ubbidire ai comandamenti, occorre seguirli  come una falsariga per arrivare all’Amore vero e quindi a Dio che è Amore.

 

Mercoledì 28 ottobre 2020

S. SIMONE E GIUDA, APOSTOLI

19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete.

«In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio
e voi in me e io in voi»

21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». 22Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». 23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. 25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

(Giovanni 14,20)

 

Ecco in poche parole la descrizione della fede cristiana.

Noi non crediamo in una dottrina, in una serie di regole da seguire alla lettera.

Noi siamo in una relazione d’Amore tra il Figlio e il Padre che attraverso lo Spirito Santo si apre anche all’uomo.

Per poter capire questa relazione occorre saper amare, allora ci rendiamo conto che non esiste distanza spaziale per tener lontani i cuori. Posso essere a migliaia di chilometri lontano, ma chi ho nel cuore è come se vivesse in me.

Non esiste neanche distanza temporale, perché anche chi ho amato nel passato continua ad essere presente in me.

 

Giovedì 29 ottobre 2020

Beata Chiara Luce Badano

27Allora Pietro gli rispose:

«Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito;
che cosa dunque ne avremo?»

28E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. 29Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».

(Matteo 19,27)

 

Pietro ha lasciato la sicurezza di un lavoro e la famiglia per seguire Gesù, ma non la logica del dare per avere in cambio. Sarà lungo il cammino per arrivare al servizio gratuito.

Eppure una volta scoperto e vissuto fa assaporare una ricchezza di gioia e di pace non paragonabili a nessuna ricchezza.

E’ la vera libertà, quella che ti lascia dire qualunque cosa, perché non temi ti sia portato via nulla. È la perfetta letizia di San Francesco.

 

Venerdì 30 ottobre 2020

40«Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.

«Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo,
in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa»

(Matteo 10,42)

 

Un bicchiere d’acqua fresca è praticamente nulla, sicuramente non risolve i problemi, ma dà un po’ di ristoro. Quando ci sembra di essere impotenti di fronte alle grandi domande del mondo, Gesù ci chiede di essere una goccia di speranza.

Si tratta allora di sapersi fermare vicino a chi è stanco per dare sollievo, di saper ascoltare chi ha bisogno di sfogarsi anche se ci sembra possa rubare parte del nostro prezioso tempo, di saper vedere, al di là delle richieste, con gli occhi di Maria che si accorge anche di piccoli particolari che possano turbare la serenità di chi le sta vicino.

 

Sabato 31 ottobre 2020

TUTTI I  SANTI

1Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: 3«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 4Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.

«Beati i miti, perché avranno in eredità la terra»

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. 7Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. 8Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. 9Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 10Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

(Matteo 5,5)

 

Essere beati significa dare un senso alla propria vita, non solo un domani, ma ora.

Chi è mite non mette in atto strategie per ottenere potere, per essere considerato importante e ammirato.

Eppure proprio per questo suo atteggiamento a volte si troverà, anche senza accorgersene, nei punti più strategici.

E’ importante in questi casi continuare la propria strada senza attaccarci a ciò che facciamo, con la consapevolezza di essere solo degli strumenti.

Sentiremo nel cuore una libertà e una gioia che nessuno potrà mai portarci via.

 

 

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