Vivi la Parola: 2020 12 – Dicembre

Martedì 1 dicembre 2020

Beato Charles de Foucauld, sacerdote

 

1In quel tempo alcuni farisei e alcuni scribi, venuti da Gerusalemme, si avvicinarono a Gesù e gli dissero: 2«Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Infatti quando prendono cibo non si lavano le mani!». 3Ed egli rispose loro: «E voi, perché trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione? 4Dio ha detto: Onora il padre e la madre e inoltre: Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte. 5Voi invece dite: “Chiunque dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è un’offerta a Dio, 6non è più tenuto a onorare suo padre”.

«Così avete annullato la parola di Dio con la vostra tradizione»

7Ipocriti! Bene ha profetato di voi Isaia, dicendo: 8Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. 9Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini».

(Matteo 15,6)

 

Mescolare le abitudini religiose con i comandamenti di Dio è un fenomeno di ogni tempo. Infatti abbiamo sempre bisogno di regole, di leggi che ci permettano di incarnare, di qualificare nella vita quotidiana la nostra scelta di Dio. Spesso però le abitudini diventano leggi inamovibili, o si rimane fedelissimi a indicazioni che in una certa epoca avevano un senso, ma che oggi non l’hanno più. Se il comandamento dell’amore è per Gesù la legge suprema, per amore del fratello dovremmo essere pronti anche a trasgredire un’abitudine religiosa alla quale siamo fedeli da decenni. Eppure è difficile che questo avvenga.

 

Mercoledì 2 dicembre 2020

 

10Poi, riunita la folla, disse loro: «Ascoltate e comprendete bene!

«Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo;
ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l’uomo!»

 12Allora i discepoli si avvicinarono per dirgli: «Sai che i farisei, a sentire questa parola, si sono scandalizzati?». 13Ed egli rispose: «Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata. 14Lasciateli stare! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!». 15Pietro allora gli disse: «Spiegaci questa parabola». 16Ed egli rispose: «Neanche voi siete ancora capaci di comprendere? 17Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e viene gettato in una fogna? 18Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende impuro l’uomo. 19Dal cuore, infatti, provengono propositi malvagi, omicidi, adultèri, impurità, furti, false testimonianze, calunnie. 20Queste sono le cose che rendono impuro l’uomo; ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende impuro l’uomo».

(Matteo 15,11)

 

Nella cultura di Israele alcune attenzioni riguardo ai cibi dettate da ragioni igieniche erano diventate abitudini alimentari rivestite di un valore religioso. Perciò alcuni cibi erano dichiarati impuri, come se contenessero qualcosa che allontanava l’uomo da Dio. Ne derivava il sospetto che il mondo fosse tutto impuro, da qui le abluzioni prima di mettersi a tavola intese come atto religioso di distacco dal male. Gesù però guarda la sostanza, il cuore dell’uomo. Quello è malato, non la creazione. Occorre perciò vigilare sulle intenzioni del cuore, purificarsi dalle inclinazioni egoistiche: sono queste le malattie che inquinano il mondo.

 

Giovedì 3 dicembre 2020

  1. S. Francesco Saverio, sacerdote

 

1I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo. 2Ma egli rispose loro: «Quando si fa sera, voi dite: “Bel tempo, perché il cielo rosseggia”; 3e al mattino: “Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo”. Sapete dunque interpretare l’aspetto del cielo e non siete capaci di interpretare i segni dei tempi? 4Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona». Li lasciò e se ne andò. 5Nel passare all’altra riva, i discepoli avevano dimenticato di prendere del pane. 6Gesù disse loro:

«Fate attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei»

7Ma essi parlavano tra loro e dicevano: «Non abbiamo preso del pane!». 8Gesù se ne accorse e disse: «Gente di poca fede, perché andate dicendo tra voi che non avete pane? 9Non capite ancora e non ricordate i cinque pani per i cinquemila, e quante ceste avete portato via? 10E neppure i sette pani per i quattromila, e quante sporte avete raccolto? 11Come mai non capite che non vi parlavo di pane? Guardatevi invece dal lievito dei farisei e dei sadducei». 12Allora essi compresero che egli non aveva detto di guardarsi dal lievito del pane, ma dall’insegnamento dei farisei e dei sadducei.

(Matteo 16,6)

 

Gesù nel suo ministero decise di lottare contro la predicazione e lo stile di scribi e farisei. Viste dal di fuori le loro potevano sembrare discussioni teologiche o accademiche. Invece Gesù investe molte energie perché deve scardinare un impianto religioso completamente sbagliato, che tradisce e sfigura il volto di Dio. Perciò predica e testimonia non l’appariscenza dei gesti, ma l’intenzione di un cuore sincero; non la supremazia e il potere in nome della religione, ma il servizio e l’umiltà fino alla croce; non l’affermazione di sé in nome di Dio, ma l’amore che si spende per i fratelli dimenticandosi di sé. Questa è la religione.

 

Venerdì 4 dicembre 2020

 

10Allora i discepoli gli domandarono: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». 11Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. 12Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto.

«Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro»

13Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.

(Matteo 17,12)

 

Gesù sa di dover affrontare molte insidie da parte degli scribi, ma non se ne lamenta. La sua è una missione mossa dall’amore, quindi non preoccupata di raccogliere gratificazioni. Sa bene che l’avventura del profeta è sempre contraddetta e solo dopo la sua morte gli viene riconosciuto il suo vero valore. Procede perciò sulla sua strada, quella che il Padre gli indica, quella della fedeltà incessante al dono di sé, quella che redime l’umanità e mette nel conto ostilità e sofferenze, affrontandole. La sua strada è quella di chi cambia il mondo e lascia una luce che non si spegne, che altri seguiranno.

 

Sabato 5 dicembre 2020

21Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse:

«Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?»

22E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. 23Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. 25Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. 26Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. 27Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. 28Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. 29Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. 30Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. 31Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. 33Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. 34Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

(Matteo 18,21)

 

A Pietro sembra già un’enormità perdonare la stessa persona sette volte. In effetti è molto raro che succeda, solo le madri e i padri sanno fare così. Il perdono appare a tutta prima come una forma di ingiustizia: il male commesso non viene addebitato, come se non fosse successo niente, come se non avesse procurato dolore. Per questo c’è una ribellione in molti di fronte al perdono.

In realtà è l’unica strada possibile, l’unica che permette un futuro di pace. L’alternativa della vendetta crea tra le persone fossati sempre più profondi che possono diventare abissi. E non dobbiamo mai dimenticare che anche noi sbagliamo, più spesso di quello che crediamo, e siamo un peso per i fratelli. Abbiamo un immenso bisogno di regalarci misericordia a vicenda.

 

Domenica 6 dicembre 2020

IV DI AVVENTO

L’ingresso del Messia

 

1Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli 2e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso,

«Troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui.

E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete:

“Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”»

4Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. 5Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». 6Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. 7Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. 8Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. 9Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! 10Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!». 11Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània.

(Marco 11,2-3)

 

Gesù organizza bene il suo ingresso a Gerusalemme. Ha adocchiato il puledro giusto, è solo un prestito breve, per poche ore, poi lo farà riavere ai proprietari. Scegli quindi una modalità umile, povera, senza trionfalismi, senza smanie da primadonna, accessibile a tutti. Il messaggio è chiaro, incontrovertibile: Dio è alla portata di ogni persona, a qualunque punto sia della sua vita, non ci sono esclusivismi. Permette ai suoi di organizzare solo una festa improvvisata, che serva a loro per esprimere così come possono il loro affetto e la loro gioia. È proprio un Dio vicino vicino.

 

Lunedì 7 dicembre 2020

ORDINAZIONE DI S. AMBROGIO, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA

Patrono della S. Chiesa Ambrosiana e della Città di Milano

 

Gesù disse ad alcuni dei farisei che erano con lui: «11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 12Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

«Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore
e le mie pecore conoscono me
»

15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore».

(Giovanni 10,14)

 

Tra pastore e pecore c’è un rapporto quasi simbiotico, caratterizzato da una strettissima interdipendenza. Per il pastore le pecore sono tutta la sua vita, lo nutrono con il loro latte, lo riscaldano con la loro lana, gli permettono di guadagnare quanto gli serve per vivere. Per le pecore il pastore è la garanzia di vita, di protezione e di guida: dona loro il recinto, i prati con l’erba fresca, le conosce ad una ad una, vigila sulla loro salute e sulla loro incolumità. In sintesi, c’è una specie di corrente di amore che li lega. Un’icona ricca e immaginifica, sulla quale è bello sostare per pensare al nostro rapporto con Gesù.

 

 

Martedì 8 dicembre 2020

IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

 

L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.

«Entrando da lei, l’angelo disse:

“Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te”»

(Luca 1,28)

 

La prima parola che l’angelo rivolge a Maria è un invito alla gioia: Rallegrati!. Come a dire che l’arrivo di Dio accende il sorriso del cuore, è la festa più lieta, prelude ad una nuova freschezza, è la sorpresa che rende felici. Quello che l’angelo le propone comprende anche giorni tristi e angosciosi, momenti bui e di smarrimento, ma la tonalità dominante rimane la gioia, perché tutto è ordinato ad un bene più grande e ciò che Dio sta per regalare supera in bellezza ogni immaginazione. Dovremmo lasciarci risvegliare ogni mattino da questa parola e lasciarla risuonare nel cuore in ogni ora della giornata.

 

Mercoledì 9 dicembre 2020

 

10Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». 11E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».

«Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe»

13e disse loro: «Sta scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera. Voi invece ne fate un covo di ladri». 14Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. 15Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide!», si sdegnarono, 16e gli dissero: «Non senti quello che dicono costoro?». Gesù rispose loro: «Sì! Non avete mai letto: Dalla bocca di bambini e di lattanti hai tratto per te una lode?». 17Li lasciò, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte.

(Matteo 21,12)

 

Un gesto profetico di Gesù, che suscita interrogativi. Cosa ne è della sua mitezza? Ho trovato questa risposta: “Gesù compie un’azione simbolica durissima, che resterà unica nella sua vita, un gesto che esprime una forza straordinaria d’ira, che poi diventerà la mitezza dell’Agnello immolato. Allora lascerà che l’ira si riversi su di sé perché il suo essere immagine del Padre lo farà reagire in maniera divina, perdonando e giustificando. L’ira di Gesù è anche la nostra, è il nostro intenso dolore perché l’Amore non è amato, perché la luce viene spenta e soffocata, la vita dell’uomo dichiarata senza senso, la dignità della persona calpestata. Ma pur essendo sdegnati, non reagiamo facendo uso delle armi, scegliamo invece la via evangelica dell’umiltà e della mitezza” (Carlo Maria Martini).

 

Giovedì 10 dicembre 2020

 

18La mattina dopo, mentre rientrava in città, ebbe fame. 19Vedendo un albero di fichi lungo la strada, gli si avvicinò, ma non vi trovò altro che foglie, e gli disse: «Mai più in eterno nasca un frutto da te!». E subito il fico seccò. 20Vedendo ciò, i discepoli rimasero stupiti e dissero: «Come mai l’albero di fichi è seccato in un istante?». 21Rispose loro Gesù: «In verità io vi dico: se avrete fede e non dubiterete, non solo potrete fare ciò che ho fatto a quest’albero, ma, anche se direte a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, ciò avverrà.

«Tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete»

(Matteo 21,22)

 

Capita di ascoltare racconti che lasciano stupefatti. Persone che chiedono, con una forza invincibile, con insistenza e con le lacrime, e vedono realizzati sogni impensati, gravidanze che nessuno medico avrebbe mai ritenuto possibili. Trovano l’energia per affrontare grandi dolori, momenti terribili, in cui ogni speranza sembra del tutto svanita e invece aggrappandosi a Dio sperimentano che Lui è davvero il maestro dell’impossibile e porta a compimento l’inimmaginabile. Forse conosciamo poco la potenza della preghiera appassionata, se pregassimo con l’amore di un madre che supplica per il proprio figlio vedremmo davvero miracoli e conosceremmo meglio di cosa Dio è capace nel suo amore per noi.

 

Venerdì 11 dicembre 2020

 

23Entrò nel tempio e, mentre insegnava,

«Gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: “Con quale autorità fai queste cose?

E chi ti ha dato questa autorità?”»

24Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. 25Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?». Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. 26Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta». 27Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

(Matteo 21,23)

 

Gesù riesce a rispondere a questa domanda senza rispondere. Ha solo l’apparenza di una domanda, in realtà i suoi avversari non vogliono sapere o capire, non cercano una risposta. Perciò Gesù sposta all’improvviso la conversazione su Giovanni Battista e l’imbarazzo di sacerdoti e anziani nel rispondere manifesta le reali intenzioni del loro cuore. Alla fine tutto diventa chiaro e questa diatriba ottiene l’effetto di accrescere l’autorevolezza di Gesù maestro agli occhi dei presenti. Nell’ascolto profondo che sull’esempio di Gesù vogliamo vivere con ogni persona, occorre non fermarsi al dettato delle parole espresse, ma comprenderne le motivazioni interiori. Anche questo è amore.

 

Sabato 12 dicembre 2020

Beata Vergine Maria di Guadalupe

 

28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. 29Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro:

«In verità io vi dico:
i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.
Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia,
e non gli avete creduto;
i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto»

Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

(Matteo 21,31-32)

 

Davvero singolare il metro di giudizio di Gesù, così diverso dal nostro. Noi valutiamo le persone a partire dalla loro rispettabilità e onorabilità, da quanto hanno finora dimostrato. Gesù invece guarda alla disponibilità ad ascoltare, a convertirsi. Infatti nel primo caso il cammino di fede può ristagnare e, di fronte alle novità di Dio, bloccarsi. Mentre nel secondo caso chi era apparentemente molto indietro, se si mette in cammino può raggiungere e superare di gran lunga chi si riteneva migliore. Gesù non ci chiude mai nel nostro passato, ma crede nelle potenzialità che Lui stesso accende in cuore a chi lo segue in ogni istante della vita.

 

Domenica 13 dicembre 2020

V DI AVVENTO

Il Precursore

 

19Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». 20Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». 21Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. 22Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». 23Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia». 24Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. 25Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». 26Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua.

«In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete»

27colui che viene dopo di me, ed era prima di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». 28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

(Giovanni 1,26)

 

Quando Giovanni parla ai sacerdoti e ai leviti di Gerusalemme, Gesù è ancora a tutti sconosciuto. Ma anche due millenni dopo non possiamo certo dire di averlo compreso appieno. Resta ancora “uno che non conosciamo”, perché il suo mistero d’amore ci supera da ogni parte. Conoscere Gesù infatti non è solo questione di teologia e di affermazioni dottrinali esatte.  E’ invece anzitutto comprendere la sua opera nel corso della storia umana, è scoprire come sia il suo sguardo su di me, è sperimentare la sua presenza in noi e in mezzo a noi, è riconoscerlo in ogni fratello che ci sfiora. Del resto, solo l’esperienza di Dio rende davvero comprensibile la dottrina e non basterà un’eternità per conoscere Dio.

 

Lunedì 14 dicembre 2020

 S. Giovanni della Croce, sacerdote e dottore della Chiesa

 

33Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 34Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. 37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. 38Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. 39Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. 40Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». 41Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». 42E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:

«La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi?
»

43Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti. 44Chi cadrà sopra questa pietra si sfracellerà; e colui sul quale essa cadrà, verrà stritolato». 45Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. 46Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.

(Matteo 21, 42)

 

La citazione del Salmo 118 che Gesù attribuisce a sé richiama lo stile di Dio, che ama servirsi di ciò che l’uomo non guarda per inventare il futuro. Anziché bloccare lo sguardo su ciò che brilla ma è fatuo, dovremmo ormai sapere che Dio sta già agendo altrove. Le risorse nuove che contengono inesplorati giacimenti di gioia nascono dove Dio diventa l’Ideale, dove ci sono sogni grandi. E i protagonisti del mondo nuovo sono coloro che non temono di affrontare fatiche e ingiustizie, che sanno scavalcare ostacoli insidiosi, che non smettono di fissare la meta, che non si ritengono supereroi, ma sanno infiammare i cuori e conquistare altri al loro sogno. Perché da soli si fa più in fretta, ma insieme si va più lontano.

 

Martedì 15 dicembre 2020

 

15Allora i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità.

«Tu non hai soggezione di alcuno,
perché non guardi in faccia a nessuno
»

17Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». 22A queste parole rimasero meravigliati, lo lasciarono e se ne andarono.

(Matteo 22,16)

 

Nella captatio benevolentiae con cui i farisei introducono la domanda trabocchetto a Gesù sul tributo a Cesare, in realtà non gli fanno un gran complimento. Se da un lato “non guardare in faccia a nessuno” significa procedere senza tentennamenti, dall’altro lato esprime anche il non farsi impietosire, il rimanere insensibile in forza delle decisioni prese. Certamente Gesù non si lasciava abbindolare dalle lusinghe dei farisei, ma sapeva commuoversi profondamente di fronte ai bisognosi, agli umili. Resta il fatto che per noi essere capaci di entrambi gli atteggiamenti è davvero difficile e raro, è più facile fissarsi nei due eccessi, dell’ingenuità o della durezza di cuore.

 

Mercoledì 16 dicembre 2020

Commemorazione dell’annuncio a S. Giuseppe

 

Sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.

«Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto»

20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». 22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

(Matteo 1,19)

 

Giuseppe, immerso nel dilemma che gli toglie il sonno su come comportarsi con Maria, da uomo buono e innamorato di lei, decide per una soluzione mediana, che salvi Maria dall’infamia e al tempo stesso non metta in discussione la sua rispettabilità. Non è un cercare di salvare capra e cavoli, perché già questa decisione è coraggiosa e lo espone comunque di fronte all’opinione pubblica. Ma le strade di Dio sono straordinarie, ben oltre il ragionamento umano. Dio gli chiederà un passo molto più audace: immergersi in questo mistero, farlo suo accettandolo fino in fondo, assumere un ruolo di padre che per natura non gli compete. Non tutto gli è chiaro. Ma Giuseppe sa qual è il primo passo da fare. Quelli successivi li comprenderà a suo tempo.

 

Giovedì 17 dicembre 2020

Feria prenatalizia dell’Accolto (de Exceptato)

 

1Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, 2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, 3così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, 4in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. 5Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccaria, della classe di Abia, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta.

«Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore»

7Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. 8Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, 9gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. 10Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. 11Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. 12Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. 13Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. 14Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, 15perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre 16e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. 17Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».

(Luca 1,6)

 

Non è detto che Dio scelga come luogo per manifestarsi soltanto le periferie esistenziali. Con Zaccaria ed Elisabetta ci troviamo di fronte due persone esemplari, osservanti, fedeli. Avevano saputo perseverare anche in mezzo alle prove, di cui la sterilità era sicuramente una delle più dolorose, perché ritenuta un segno di sfiducia da parte di Dio. Avranno vissuto con dignità, anche se i sogni più belli erano finiti ormai nel cassetto.

L’arrivo di Dio è comunque travolgente e spiazza Zaccaria. A riprova che si può vivere sempre nel tempio, attaccati a Dio e trovarsi impreparati di fronte alle Sue proposte. Non gliene facciamo una colpa: chi di noi avrebbe creduto all’istante all’angelo? Ma Dio lo accompagnerà, anche per vie oscure, fino a riempirlo di gioia.

 

Venerdì 18 dicembre 2020

Feria prenatalizia dell’Accolto (de Exceptato)

 

19L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. 20Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo». 21Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. 22Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. 23Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. 24Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva:

«Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini»

(Luca 1,25)

 

La meraviglia di Elisabetta è tenera e commovente. Dio l’ha esaudita ben oltre ogni speranza. La straordinarietà degli eventi le fa presagire che quel bambino sarà speciale. Si sarà sbizzarrita ad immaginare cosa sarebbe successo, ma sicuramente non ci avrà azzeccato. La vicenda di suo figlio Giovanni, il suo ruolo nella storia della salvezza dell’umanità avrebbe superato abbondantemente ogni sogno umano. Non poteva pensare che il suo nome sarebbe rimasto scritto in un libro letto da miliardi di persone nei secoli successivi, che moltissime donne avrebbero portato il suo nome per ciò che Dio aveva fatto di lei. Ma anche nella vita di tutti, nella nostra, l’amore di Dio è sempre oltre ogni immaginazione.

 

 

Sabato 19 dicembre 2020

Feria prenatalizia dell’Accolto (de Exceptato)

 

39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.

«E beata colei che ha creduto nell’adempimento

di ciò che il Signore le ha detto»

46Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore».

(Luca 1,45)

 

Forse in queste parole di Elisabetta c’è un velo di rimpianto per ciò che Zaccaria non ha saputo dire all’angelo, a differenza di Maria. Forse nel suo cuore c’è anche quel desiderare di essere Maria, anche solo per un giorno, che è comune a tutti noi credenti. Certamente Elisabetta è coinvolta e anche un po’ travolta dalla presenza di Maria e di Gesù, da questa visita inaspettata e così felice. E quando la gioia è per Dio, in Dio, si è talmente inondati di felicità che si bada poco ai meriti personali, appare molto chiaro che tutto è grazia, che non c’è nulla di conquistato, è tutto donato.

 

Domenica 20 dicembre 2020

DELL’INCARNAZIONE

o della Divina Maternità della Beata sempre Vergine Maria

 

26Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». 29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». 34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo:

«Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio»

36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

(Luca 1,35)

 

Alle domande di Maria l’angelo continua a rispondere dilatando gli orizzonti e aprendola all’immensità del progetto di Dio, che la vuole coinvolgere in modo specialissimo. Ogni interrogativo trova una replica che sbaraglia le paure e le esitazioni. Le promesse che le vengono fatte sono troppo grandi, ogni dubbio impallidisce.

Però se Dio nel suo progetto coinvolge fino a questo punto la vita di Maria, ciò significa per lei che occorrerà entrare in una storia in cui non ci si possiede più, in cui vengono bandite le perplessità, in cui si esiste per Dio e basta. Io credo che questo Maria l’abbia capito benissimo in quel momento. E il suo sì consapevole è stato totale.

 

 

Lunedì 21 dicembre 2020

Feria prenatalizia dell’Accolto (de Exceptato)

 

57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. 58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. 59Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. 60Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». 61Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». 62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.

«Egli chiese una tavoletta e scrisse: “Giovanni è il suo nome”. Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio»

65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

(Luca 1,63-64)

 

Nove mesi di silenzio. Forse erano necessari tutti a Zaccaria per sedimentare le emozioni dell’incontro con l’angelo, per smettere di lamentarsi di aver subito un castigo eccessivo, per riconoscere la sua poca fede, per superare il dispetto di aver esitato, per riconciliarsi anche con se stesso, per entrare finalmente in questa storia incredibile, ancora avvolta da tanto mistero, che portava però l’impronta inconfondibile dell’agire di Dio.

C’è bisogno di tempo. Non basta infatti capire ed agire subito. Occorre interiorizzare gli eventi, lasciarsi guarire e riplasmare dallo Spirito santo, per entrare in un nuovo ordine di idee. Silenzio e meditazione della Parola e degli eventi sono sempre indispensabili. Solo dopo possono uscire parole nuove e luminose dalla nostra bocca.

 

 

Martedì 22 dicembre 2020

Feria prenatalizia dell’Accolto (de Exceptato)

 

67Zaccaria, suo padre, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: 68«Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, 69e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, 70come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: 71salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano.

72Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, 73del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, 74liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, 75in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. 76E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, 77per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza

nella remissione dei suoi peccati. 78Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio,

«Ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte,
e dirigere i nostri passi sulla via della pace»

80Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

(Luca 1,78-79)

 

Il canto commosso di Zaccaria, che ha appena ritrovato la parola, spazia lungo tutta la storia di Israele e la ricomprende alla luce di ciò che sta avvenendo sotto i suoi occhi. Vede in sintesi l’opera di Dio e profetizza il dono imminente dell’arrivo del Salvatore.

Solo lo Spirito santo può aprirci gli occhi su ciò che Dio opera. Nei giorni complessi che stiamo vivendo c’è bisogno per tutti di una pausa contemplativa, silenziosa. Altrimenti ripeteremo soltanto ciò che tutti dicono, le parole che altri ci mettono in bocca. Occorre ascoltare Dio, per poi seminare scintille che accendono la gioia.

 

 

Mercoledì 23 dicembre 2020

Feria prenatalizia dell’Accolto (de Exceptato)

 

1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria.

«Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.

Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme»

egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.

(Luca 2,3-4)

 

Viaggi non voluti. Scomodità. Imprevisti. Ingiustizie. Li conosciamo, ne abbiamo fatto esperienza, tutti sappiamo quante rimostranze dobbiamo sopire in noi in quei momenti, per non dare sfogo alle lagne. Sembrano tempi inutili, perdite di tempo. Eppure sono proprio queste la cornice storica in cui Dio decide di incarnarsi, di farsi uomo.

Il Natale imminente ci insegni a non maledire mai i tempi difficili e scomodi. Oggi ripresentiamo Gesù che sta per nascere con i nostri presepi teneri, dolci e sognanti. Ma partorire lì dove capita, deporre il neonato in una rozza mangiatoia, con poca paglia poco profumata, rompe una certa magia. Ma sopra di tutto si rimane incantati e muti nel vedere che l’altissimo Dio non disdegna di venire ad abitare nei luoghi più dimenticati.

 

 

Giovedì 24 dicembre 2020

 

18Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». 22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi.

«Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa»

25senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.

(Matteo 1,24)

 

Giuseppe riceve l’annuncio della venuta di Gesù suo malgrado, come Maria. E’ un dono enorme che sta per ricevere, ma non se ne rende conto. I doni del Signore non vanno capiti subito, vanno accettati come tali, pronti anche a pagarne le conseguenze.

Occorre tenersi sempre pronti all’accoglienza: quello che oggi ci sembra qualcosa di particolarmente gravoso, domani potrebbe rivelarsi come l’occasione più grande della nostra vita. Chi vuole pianificare ogni attimo, agire sempre valutando le conseguenze senza rischiare, in realtà rischia di lasciarsi passare accanto dei doni senza saperli cogliere.

 

 

VENERDÌ 25 DICEMBRE 2020

NATALE DEL SIGNORE

 

9Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.10Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. 11Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. 12A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, 13i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

«E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi»

e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.

(Giovanni 1,14)

 

Dio si è incarnato, ha accettato le nostre debolezze, le nostre fatiche, la morte. Per accoglierlo occorre staccare gli occhi da noi stessi per rivolgerli verso di Lui. Solo dimenticandosi e gettandosi nel Suo amore è possibile essere felici ed essere pronti a vivere le prove che incontriamo.

In questo giorno ci è chiesto di contemplare la sua gloria, ma anche la sua umiltà: si è fatto nulla per nostro amore e per essere come noi. Con l’incarnazione Dio sceglie di non essere fuori dalla storia, ma di percorrerla con noi condividendone tutti i pesi .

 

 

Sabato 26 dicembre 2020

II giorno dell’Ottava di Natale

Stefano, primo martire

 

24Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». 25Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». 26Rispose: «Dagli estranei».

«E Gesù replicò: “Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te”»

(Matteo 17,26-27)

Gesù sa che potrebbe non pagare la tassa per il tempio, ma non vuole scandalizzare nessuno. È una delicatezza nei confronti degli altri anche l’impedire che pensino male. Fa parte dell’amore preoccuparsi sempre di quale reazione possa creare negli altri il mio comportamento e magari indurire inutilmente i cuori.

Anche quando so di essere nel giusto, è meglio cercare di capire gli stati d’animo di chi mi sta intorno e cercare di chiarire sempre tutto alla luce della verità.

 

Domenica 27 dicembre 2020

III giorno dell’Ottava di Natale

Giovanni, apostolo ed evangelista

 

Gesù disse a Pietro: «Seguimi». 20Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». 21Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?».

«Gesù gli rispose: “Se voglio che egli rimanga finché io venga,

a te che importa? Tu seguimi”»

23Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?». 24Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera.

(Giovanni 21,22)

 

Gesù rivolge a Pietro lo stesso invito di quando l’ha incontrato la prima volta. Dopo gli entusiasmi, i tradimenti, Gesù lo chiama di nuovo.

L’invito alla sequela non avviene una sola volta nella vita. Anzi è proprio dopo che abbiamo toccato con mano la nostra fragilità, dopo che si sono spenti gli entusiasmi della prima ora, che arriva il momento vero per seguirlo. Prima poteva sembrare una scelta nostra, ora è solo del Signore perché sappiamo bene che da soli non ne saremmo capaci.

Ed è proprio allora che si scopre la gratuità del dono: non è dovuto sicuramente ai nostri meriti, ma alla sua misericordia ed al suo Amore.

 

Lunedì 28 dicembre 2020

IV giorno dell’Ottava di Natale

Ss. Innocenti, martiri

 

Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».

«Egli si alzò, nella notte, prese il bambino
e sua madre e si rifugiò in Egitto
»

15dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall’Egitto ho chiamato mio figlio. 16Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. 17Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: 18Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più.

(Matteo 2,14)

 

E’ notte nel cuore di Giuseppe. Questo bambino da poco nato già è odiato, ci si vuole liberare di lui! Giuseppe non parla, non chiede spiegazioni, si limita ad ubbidire a ciò che gli sembra di capire.

In questo momento spesso buio anche per noi, Giuseppe ci insegna a vivere il presente. Se ci mettiamo in ascolto capiremo cosa ci è chiesto, ma senza sicurezze, senza piani di riserva. Si tratta solo di alzarci e seguire ciò che ci viene chiesto, senza voler sapere altro.

 

 

Martedì 29 dicembre 2020

V giorno dell’Ottava di Natale

 

19Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». 21Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. 22Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi.

«Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret»

perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

(Matteo 2,22-23)

 

Gesù vive a Nazaret trent’anni facendo una vita normalissima da falegname. Forse anche Maria si sarà chiesta cosa significasse tutto ciò, il figlio di Dio che vive una vita semplice come gli altri. Eppure in quei trent’anni ci ha insegnato a vivere la quotidianità e il nascondimento.

Non occorre fare cose eclatanti per testimoniare l’amore di Dio. Ogni cosa avviene a suo tempo secondo un piano prestabilito, occorre fidarsi e non mettere ostacoli al progetto che Dio ha su di noi, anche quando non lo capiamo.

 

 

Mercoledì 30 dicembre 2020

VI giorno dell’Ottava di Natale

 

Una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». 28Ma egli disse:

«Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio

e la osservano!»

(Luca 11,28)

 

Maria è beata non tanto per aver generato Gesù nella carne, ma per averlo accolto nella sua vita. La vera maternità è quella di chi sa accogliere e ascoltare, quella di chi è intento a cogliere qualunque sfumatura per conoscere meglio chi le è affidato.

E’ una maternità alla quale tutti siamo chiamati, quella di saper ascoltare in chi incontriamo ciò che Dio vuole comunicarci.

Sposteremo lo sguardo da noi stessi agli altri e scopriremo che il nostro cuore è capace di dilatarsi a dismisura e che i problemi di chi mi sta vicino sono i miei problemi, le sue gioie sono le mie gioie.

 

Giovedì 31 dicembre 2020

VII giorno dell’Ottava di Natale

 

33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35

«E anche a te una spada trafiggerà l’anima»

-affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

(Luca 2,35)

 

Ogni madre avanti negli anni sa che prima o poi con questa spada ci si deve scontrare. Un figlio è gioia, speranza, dono, ma non gratuito. Dare la vita non significa solo mettere al mondo, ma consegnare la propria vita nelle mani dell’altro.

Simeone, come l’Arcangelo Gabriele, dà l’annuncio a Maria di quale sarà la sua missione: non lascerà più quel figlio, soffrirà con Lui fino alla fine.

È questa la conseguenza del suo primo sì. Accettare di diventare madre in un progetto di fede, significa infatti accettare di non appartenersi più e di condividere con il Signore il suo progetto su quel figlio.

 

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