Il rito ambrosiano prevede la mattina del Sabato santo una celebrazione che orienti la preghiera di questo giorno, contrassegnato dal silenzio: è un tempo di sosta, un tempo sospeso, in cui la morte sembra aver detto l’ultima parola e i discepoli del Signore sembrano condannati al non senso.
Viene proposto alla nostra meditazione il racconto del diluvio universale, che da un punto di vista simbolico rappresenta una storia di morte e risurrezione, la fine di un mondo e l’inizio di un’era nuova. Ricordiamo l’ordine dato da Dio a Noè di costruire un’arca e di portare con sé tutta la sua famiglia e una coppia di ogni specie di animali; le acque poi ricoprono la terra facendo morire ogni genere di vita.
La ragione del diluvio viene spiegata così: La terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza. Dio guardò la terra ed ecco, essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra. Ma dall’arca inizia nuovamente la vita sulla terra, come una seconda creazione: Dio offre sempre una nuova possibilità e, attraverso le acque della morte, è capace di generare nuova vita.
In questo giorno in cui la pietra davanti al sepolcro sembra togliere ogni speranza e ogni possibilità di futuro, il racconto del diluvio ci lascia invece intravedere uno spiraglio, una luce.
Le autorità hanno mandato le guardie a sorvegliare il sepolcro e a sigillarne la pietra, quasi a scongiurare il fatto che, dopo quella condanna a morte, ciò che il Signore aveva preannunciato potesse davvero accadere: Ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre era vivo, disse: «Dopo tre giorni risorgerò». Curiosamente queste parole vengono ricordate dai capi dei sacerdoti e dai farisei, ma non dai suoi discepoli: nei momenti di vuoto e di lutto, tutto si fa silenzio, dentro e fuori di noi, e ogni promessa di vita sembra svanire.
Chiediamo al Signore di sostenere la nostra fede in questi momenti, perché il silenzio e il vuoto apparente del Sabato santo siano riempiti dalla speranza di una vita nuova che il Signore ha conquistato per noi.
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