Vivi la Parola: 2021 06 – Giugno

Martedì 1 giugno 2021   S. Giustino, martire

In verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone.

«”C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro”. All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno»

29Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

(Luca 4,27-28)

 

Le parole di Gesù nel suo esordio evangelizzatore a Nazaret suonano provocatorie, impopolari. Sono una reazione all’ascolto superficiale e pieno di pregiudizi dei suoi compaesani e vogliono ricordare loro che Dio è Dio di tutti e opera anche al di fuori dei confini di Israele. Cose vere, ci mancherebbe, ma noi forse avremmo evitato di suscitare una contestazione ed un rifiuto peraltro comprensibili. Ma Gesù vuole snidare quei sentimenti negativi che si nascondono ipocritamente dietro una facciata garbata e consenziente e non teme l’emarginazione. Se le porte dei cuori sono chiuse è opportuno per il momento andare altrove.

 

Mercoledì 2 giugno 2021

38Uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. 39Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva.

«Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui.
Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva
»

41Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.

(Luca 4,40)

 

Dove Gesù passa fiorisce il deserto. Tutta un’umanità malata e ferita viene guarita, restituita ad una vitalità nuova, insperata. È un risveglio, una primavera, un profumo di risurrezione. È un’opera che continua anche oggi. Se la Parola entra nei cuori, coinvolgendo anche la testa e le mani, c’è una corrente di vita nuova che prende a circolare, trasformando le persone e le situazioni. E così le nostre ferite diventano occasioni favorevoli per scoprire l’amore di Dio che si china su di noi, per scuotere le nostre inerzie che ci avviliscono, per stringere un rapporto nuovo e più profondo con Lui e trasformare il mondo.

 

 

Giovedì 3 giugno 2021   SS. CORPO E SANGUE DI CRISTO

12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 13Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. 14Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. 15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». 16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.

«E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione,
lo spezzò e lo diede loro, dicendo:
“Prendete, questo è il mio corpo”»

23Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. 25In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». 26Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

(Marco 14,22)

 

Come un pane che si spezza con le mani e si condivide perché ce ne sia per tutti. Con questa semplicità Dio si mette fra le nostre mani. Con il rischio di non essere riconosciuto, di essere trattato con superficialità, soprappensiero. Ma l’amore non calcola, non si preoccupa di quanto potrà ricevere o guadagnare. Si dona e basta. Senza proteste, senza raccomandazioni. Dio vuole arrivare a tutti i costi a vivere con noi, a riempire di Sé la nostra vita, ad abitarci per sempre. Noi ci preoccupiamo di esserne degni, come se qualcuno ci riuscisse. Lui spera soltanto che non ci siano ostacoli ad accoglierLo.

 

Venerdì 4 giugno 2021

42Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma

«Le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via»

43Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». 44E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.

(Luca 4,42)

 

Quando capiamo per un attimo chi è Gesù, vorremmo tenercelo per noi, perché abbiamo trovato il tesoro. Ma non si può sequestrare l’Amore. Occorre lasciarlo libero di agire, di esprimersi. Gesù è per tutti, è sempre in uscita, i suoi orizzonti sono sconfinati come il mondo intero. Là dove viene accolto e riconosciuto non costruisce un nido: quell’esperienza diventa piuttosto un trampolino che lo spinge e lo apre a nuovi incontri. Così è anche la missione della Chiesa: sempre tentata di mettere radici e occupare spazi, sempre risospinta dallo Spirito a prendere il largo e ad avviare nuovi processi.

 

Sabato 5 giugno 2021  S. Bonifacio, vescovo e martire

Secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: 18Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, 19a proclamare l’anno di grazia del Signore. 20Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21Allora cominciò a dire loro:

«Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato»

22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca.

(Luca 4,21)

 

Siamo abituati ad ascoltare la Parola, cercando nuove idee che incuriosiscano e aiutino a pensare. Anche quel giorno la gente nella sinagoga di Nazaret si aspettava di ascoltare una buona parola, che aiutasse a sopportare e ad affrontare la fatica di vivere. Ma in quel momento succedeva una cosa nuova: i sogni all’improvviso diventavano realtà, le antiche promesse si realizzavano, si passava in un batter d’occhio dalla teoria alla pratica. Noi abbiamo un grande bisogno di vedere che le cose cambiano, ma non siamo capaci da soli di generare modifiche durature nel bene. Solo Dio apre nuove ere. E in questo cambiamento d’epoca dobbiamo seguirLo più che mai, perché Lui inauguri con noi i tempi nuovi.

 

Domenica 6 giugno 2021
II  DOPO PENTECOSTE

22Poi disse ai suoi discepoli: «Per questo io vi dico: non preoccupatevi per la vita, di quello che mangerete; né per il corpo, di quello che indosserete. 23La vita infatti vale più del cibo e il corpo più del vestito. 24Guardate i corvi: non séminano e non mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre. Quanto più degli uccelli valete voi! 25Chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? 26Se non potete fare neppure così poco, perché vi preoccupate per il resto?

«Guardate come crescono i gigli: non faticano e non filano.
Eppure io vi dico:
neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro
»

28Se dunque Dio veste così bene l’erba nel campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, quanto più farà per voi, gente di poca fede. 29E voi, non state a domandarvi che cosa mangerete e berrete, e non state in ansia: 30di tutte queste cose vanno in cerca i pagani di questo mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. 31Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in aggiunta.

(Luca 12,27)

 

Nelle nostre attività concentriamo tutte le nostre energie come se tutto ciò che esiste dipendesse da noi. Ed è giusto dare il massimo, senza badare troppo a risparmiarsi. Ma occorre non dimenticare mai che il più, l’essenziale noi non siamo capaci di produrlo: la vita che pulsa in noi agisce indipendentemente da noi, la salute non dipende solo da noi e specie in quest’epoca ci scopriamo spesso impotenti, messi di fronte un po’ brutalmente ai nostri limiti. Si lavora in due, quindi. In stretta collaborazione con l’Onnipotente, lasciando che sia Lui a fare il più e rimanendo sempre contenti di essere coinvolti nella Sua opera.

 

Lunedì 7 giugno 2021

1Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.

«Quando Gesù ebbe finito di parlare, disse a Simone:
“Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”»

5Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano.

(Luca 5,4)

 

Per Simone era molto bello ascoltare Gesù in quel momento. Dopo una notte di fatica e di sconfitte, poteva riposarsi per un po’, estraniarsi dalle preoccupazioni della vita e lasciarsi coinvolgere dalle parole promettenti di Gesù che disegnavano un mondo nuovo. Ma il risveglio è brusco: Gesù gli chiede di tornare proprio a quel suo lavoro così ingrato. Lì comprenderà in modo nuovo la sua strada, conoscerà per che cosa è fatto. La fede infatti non ci fa evadere dalla storia, ma ci immerge in essa con una luce nuova, con un cuore nuovo.

 

Martedì 8 giugno 2021

 

«Mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi, pregandolo: “Signore, se vuoi, puoi purificarmi”»

13Gesù tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii purificato!». E immediatamente la lebbra scomparve da lui. 14Gli ordinò di non dirlo a nessuno: «Va’ invece a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione, come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro». 15Di lui si parlava sempre di più, e folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro malattie. 16Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare.

(Luca 5,12)

 

Una preghiera potente, quasi disperata, quella di quest’uomo. Un gettarsi davanti a Gesù di chi ha una sola speranza nella vita e gioca l’ultima carta che ha: Lui.

Forse la nostra preghiera si arresta a volte alla ripetizione di formule, alla fedeltà ad alcune abitudini orarie, come fosse semplicemente “una cosa da fare”, da archiviare una volta conclusa. L’esito più grave di questo declino è che la relazione con Gesù si sbiadisce, si accontenta di essere educata, usa solo toni accomodanti, non graffia, non coinvolge, non ha né lacrime, né trasalimenti. Occorrerebbe desiderare di avvicinarsi a Gesù come questo lebbroso.

 

Mercoledì 9 giugno 2021

«Allora gli dissero: “I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!”»

34Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? 35Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».

(Luca 5,33)

 

Due religioni a confronto. Quella dei discepoli di Giovanni ricalca schemi conosciuti: si va a Dio attraverso sforzi personali, con un’ascesi esigente, nella speranza che tutto questo sia a Lui gradito e ottenga i frutti sperati. Quella dei discepoli di Gesù è nuova: è Dio che viene incontro all’uomo e abita già da adesso con lui. Si vive sempre coinvolti  l’emozione di questa vita insieme, che nulla potrà più interrompere. Gli sforzi e le ascesi non sono cancellate, ma servono solo a non farci rubare il tesoro che abbiamo già tra le mani, ad apprezzarlo ogni giorno di più.

 

Giovedì 10 giugno 2021

36Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. 37E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti.

«Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi»

(Luca 5,38)

 

Con i rattoppi e le pezze non si va molto lontano. È solo un ritardare, uno spostare in là il giorno in cui dovremo comprare qualcosa di nuovo, perché ormai in quello che si ha non ci stiamo più dentro.

Gesù è troppo nuovo per trovare accomodamenti. C’è che ci pensa che si tratti solo di aggiungere o ritoccare alcuni dettagli dentro una struttura già esistente che funziona. Ma è un grosso errore di valutazione. La Sua presenza è una novità dirompente, occorre cambiare tutto, è tutta un’altra cosa, tutto un altro mondo.

 

Venerdì 11 giugno 2021 
SACRATISSIMO CUORE DI GESU’

31Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. 32Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui.

«Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua»

35Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. 36Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. 37E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.

(Giovanni 19,33-34)

 

Di quei poveri corpi crocifissi i soldati facevano scempio. Nessuna sensibilità o pietà, come un taglialegna con i tronchi d’albero. Ma quel colpo di lancia del soldato in realtà spalanca il Cielo, ci mostra in un simbolo la quintessenza dell’amore di Gesù, il segreto del suo cuore tutto donato per ogni uomo. Quel sangue e quell’acqua ci parlano dei sacramenti del Battesimo e dell’Eucaristia, ci ricordano che ogni volta che li riceviamo noi attingiamo alla parte più intima di Dio, lì dove tutto è donato, è solo Amore, oltre ogni limite, in modo incalcolabile.

 

 

Sabato 12 giugno 2021
Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria

14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.

«Per questo il Padre mi ama:
perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo.
Nessuno me la toglie: io la do da me stesso.
Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo
»

Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

(Giovanni 10,17-18)

 

Da queste parole possono creare disagio: si direbbe che Gesù offra la vita per amore, ma con un proposito calcolato, quello di riprendersela subito dopo. Il fatto è che la risurrezione non è una circostanza a parte che viene dopo la morte di Gesù, ma è strettamente collegata ad essa. La risurrezione è esattamente lo scopo della sua morte. E’ come il chicco di grano che muore proprio per poter germogliare di nuovo e dare frutto. Tutto quindi corre verso la vita, quella che non muore più. E l’amore ha il potere di attraversare la morte, perché è più forte.

 

 

Domenica 13 giugno 2021
III DOPO PENTECOSTE

1Partito di là, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. 2Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. 3Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». 4Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». 5Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6Ma dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; 7per questo

«L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto»

10A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. 11E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; 12e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

(Marco 10,7-9)

 

Gesù è venuto sulla terra per ricomporre ogni divisione. In Cielo infatti regna la comunione, non ci sono separazioni, perché l’amore non le tollera. Ogni frattura nei rapporti è una ferita e la Buona Notizia è che Dio è sempre dalla parte dell’unità e lavora incessantemente nei cuori per avvicinare e riunire. L’immagine dell’unica carne è molto forte: se la tagli a metà muoiono entrambe le parti. Ritenere che le separazioni siano fatti naturali e inoffensivi è contraddire la realtà: sono sempre ferite che sanguinano e segretamente invocano una riunificazione.

 

Lunedì 14 giugno 2021

1Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani.

«Alcuni farisei dissero:
“Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?”»

3Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? 4Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». 5E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

(Luca 6,2)

 

Occorre domandarsi sempre, nella varie circostanze della vita, se la legge è a favore dell’uomo, se è motivata dall’amore. È questo infatti il criterio ultimo e insuperabile che ne determina la bontà. A volte agiamo obbedendo alla legge soltanto perché è la legge, come se fosse un assoluto intoccabile. Così però diventa un idolo, che prende il posto di Dio. Gesù si ribellava a questa mentalità, la combatteva apertamente e tante delle antipatie che ha suscitato nei farisei erano legate a questa sua libertà interiore, che trasmetteva ai suoi discepoli.

 

Martedì 15 giugno 2021
Beato Clemente Vismara, sacerdote

6Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. 7Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. 8Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. 9Poi

«Gesù disse loro: “Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?”»

10E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. 11Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

(Luca 6,9)

 

Davanti ad una domanda così, nessuno avrebbe esitazioni a rispondere. Ma se applicata alla tradizione del sabato lasciava gli interlocutori imbarazzati, senza parole. E questo non perché il sabato fosse sbagliato, ma perché con il passare dei secoli era stato riempito di tante applicazioni dettagliate e intoccabili, fino ad essere frainteso, a diventare paradossale. Così è delle nostre leggi e tradizioni: occorre sempre domandarsi se sono per l’uomo, se favoriscono la vita, l’amore. Se non lo sono, o non lo sono più, occorre avere il coraggio di modificarle. Per un’autentica fedeltà a Dio.

 

Mercoledì 16 giugno 2021

17Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, 18che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti.

«Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti»

20Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. 21Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. 22Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. 23Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.

(Luca 6,19)

 

Chi non ha bisogno di essere guarito? Chi di noi non ha ferite da curare, nel corpo o, più spesso, nel cuore? Anche quando stiamo bene ci accorgiamo di desiderare una pienezza maggiore. Però è vero che, se i bisogni sono blandi o anestetizzati, ci si può adattare a vivere con quello che si ha, senza cercare un di più. Se invece il nostro bisogno ci spinge verso Dio, quel bisogno diventa benedetto. Perché il rischio più grande della vita del credente è quello di organizzarci bene per non dipendere troppo da Dio. A volte siamo indispettiti dai nostri peccati, mentre in realtà sono utili e preziosi: ci obbligano ad avvicinarci da poveri a quel Dio che altrimenti lasceremmo sullo sfondo.

 

Giovedì 17 giugno 2021

20E Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: 24Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. 25Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete.

«Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti»

(Luca 6,26)

 

Trascinati come siamo dalla mentalità dominante a cercare a tutti i costi il consenso, a contare i like su Facebook e i followers su Instagram, ad andare in crisi alla prima critica, queste parole vanno proprio contro corrente. Gesù, che non ha mai inseguito la popolarità, non si preoccuperebbe oggi dello share dell’Auditel sulle sue parabole. Il suo unico obiettivo era ascoltare e realizzare la volontà del Padre e vivere quindi sempre proiettato nell’amore verso tutti coloro che incontrava. Sapeva bene che non tutti lo avrebbero ascoltato, che avrebbe avuto dei nemici, ma aveva deciso in partenza e si predisponeva sempre ad essere pronto a dare la sua vita anche per loro.

 

Venerdì 18 giugno 2021

20E Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: 36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. 37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.

«Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio»

(Luca 6,38)

 

La cultura del dare è tipica di Gesù. Dava misericordia, perdono. Insegnava a togliere solo i giudizi e le condanne. Si accorgeva che il Padre riempiva la sua vita in proporzione di quanto lui la spendeva per gli uomini. E la sua esperienza è anche la nostra, con l’unica (non piccola) differenza che da questa cultura e da questo stile Lui non usciva mai. Tutto per gli altri, nulla per sé, eppure la Provvidenza non gli faceva mai mancare nulla.

Anche noi, non ci pentiremo mai di aver donato, ma di aver trattenuto e di esserci trovati un po’ ingolfati o pieni di cose che non servono.

 

Sabato 19 giugno 2021
Ss. Protaso e Gervaso martiri, patroni secondari

Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli:

«Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia»

2Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. 3Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze. 4Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. 5Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui. 6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. 7Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri! 8Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio.

(Luca 12,1)

 

La strategia dei farisei era quella del diavolo: ingigantire il nulla. Si occupavano anzitutto di abbellire la loro immagine, cercavano tutti i modi per suscitare ammirazione, anche per virtù ostentate che in realtà non avevano: insomma, ci assomigliavano parecchio… E’ la logica mondana: dare rilievo enorme a ciò che è inconsistente, continuare a gonfiare i palloni fino a farli scoppiare e poi gonfiarne degli altri: avviene così per gli idoli del momento. Le cose di Dio invece, che sono immense e dilatano il cuore e la speranza vengono spesso minimizzate ed emarginate. Ma i piccoli le colgono e ne fanno il loro tesoro.

 

Domenica 20 giugno 2021
IV  DOPO PENTECOSTE

1Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi:

«La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni;
andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze
»

10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 11Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. 14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

(Matteo 22,8-9)

 

Una parabola paradossale fin dall’inizio, in cui tutto funziona al contrario: il re organizza la festa di nozze del principe e gli invitati non ci vanno. “Ma cosa racconta? Non è mai successa una cosa simile! – è la reazione istintiva di ogni ascoltatore -.  Tutti sognerebbero di andarci e invidiano quei fortunati che ci possono partecipare!”. Appunto. Gesù ci fa capire che il mondo gira tutto alla rovescia e noi non ce ne accorgiamo. Dio ci invita ad una gioia sconfinata e noi abbiamo altro da fare. Ma lui non si rassegna e non smette di invitare. Alla fine saranno anche gli sfaccendati e la gente senza titoli ad approfittarne. Ma l’abito nuziale dell’amore sarà comunque indispensabile.

 

Lunedì 21 giugno 2021
S. Luigi Gonzaga, religioso

39Disse loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?

«Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro»

41Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? 42Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. 43Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. 44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. 45L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.

(Luca 6,40)

 

A volte siamo tentati di essere più bravi di Gesù. Lavorare più di lui, organizzare meglio di lui, o al contrario lasciare andare le cose fidandosi della Provvidenza più di lui; essere più ligi alla legge di lui, imporre le nostre idee giuste più di quanto non facesse lui, o al contrario lasciare che ognuno faccia la sua esperienza, quello che gli sembra bene senza intervenire, molto più di quanto non abbia fatto lui; essere più esigenti e più giusti di lui…

Dovremmo invece essere un pochino più umili: accontentarci di tendere ad essere come lui e chiedergli ogni giorno di assomigliargli, senza fare i “di più”.

 

Martedì 22 giugno 2021

1Quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, Gesù entrò in Cafàrnao. 2Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. 3Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. 4Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, 5perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». 6Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli:

«Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito»

8Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». 9All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». 10E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

(Luca 7,7-8)

 

Bella la fede fresca e piena di quest’uomo. Dice a Gesù: “Ti basta una sola parola detta da lontano e il mondo cambia”. Del resto non succede forse così nel mondo? Una persona potente parla e la sua volontà si realizza: è proprio l’esperienza che il centurione fa ogni giorno. Figuriamoci allora se è Dio a parlare!

È la fede dei semplici, che non è facile conservare. Occorre infatti fare attenzione, perché a volte il troppo riflettere e studiare sul Vangelo, se non è corredato da altrettanta vita evangelica, rischia di corrodere queste convinzioni basilari anziché consolidarle.

 

Mercoledì 23 giugno 2021

11In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. 12Quando fu vicino alla porta della città, ecco,

«Veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: “Non piangere!”»

14Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». 15Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». 17Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

(Luca 7,12-13)

 

È la compassione che muove Gesù, che determina le sue scelte a volte improvvise. Lui partecipa davvero al dolore di chi incontra, lo fa suo fino a sentirne l’amarezza, fino a commuoversi nel profondo. È questa la radice di ogni miracolo: non l’esibizione dello strapotere di Dio, ma l’esito della sua tenerezza per chi soffre e della sua misericordia per chi è fragile e non ce la fa. Per questo non possiamo chiedere miracoli con gli occhi asciutti, o limitandoci a ripetere stancamente alcune formule: è sempre e solo l’amore a vero a toccare il cuore di Dio e a cambiare il mondo.

 

 

Giovedì 24 giugno 2021
NATIVITA’ DI S. GIOVANNI BATTISTA

57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. 58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.

«Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria.  Ma sua madre intervenne: “No, si chiamerà Giovanni”»

61Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». 62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. 63Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati

64All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. 65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. 67Zaccaria, suo padre, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: 68«Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo».

(Luca 1,59-60)

 

Sappiamo quanto fosse importante il nome per gli ebrei, rappresentava l’essenza della persona. Un bambino veniva chiamato con il nome del padre o del nonno per indicare continuità con il passato. Giovanni è un nome nuovo nella famiglia di Zaccaria, e vuole proprio indicare la novità che quel bimbo porta con sé. Con il suo annuncio inizierà la nuova storia, il nuovo e definitivo patto di alleanza tra Dio e gli uomini.

 

Venerdì 25 giugno 2021

Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 25Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. 26Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 27Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via. 28Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui.  29Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. 30Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro.

«A chi dunque posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”»

33È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. 34È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”. 35Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».

(Luca 7,31-32)

 

A volte anche noi assomigliamo a bambini capricciosi che sanno solo lamentarsi. Non sappiamo vedere l’azione di Dio nelle nostre giornate. Se imparassimo a lasciarci portare dove il Signore vuole senza farci troppe domande e tanti progetti, impareremmo a guardare la nostra vita con occhio di spettatori. Se la nostra unica preoccupazione fosse fare ciò che il Signore ci chiede, scopriremmo all’improvviso che a tutto il resto pensa Lui. A sera delle nostre giornate vedremmo palesemente il suo passaggio e non potremmo fare altro che stupirci.

 

Sabato 26 giugno 2021

31Poi scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. 32Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità.  33Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: 34«Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 35Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. 36Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro:

«Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?»

37E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.

(Luca 4,36)

 

Oggi più di un tempo siamo invasi da parole.  La televisione ci riempie le giornate delle parole di opinionisti, politici, virologi che oltre ad informarci rischiano di annebbiare la nostra capacità critica. Poi se, passato il momento storico, riascoltiamo ciò che è stato detto lo sentiamo lontano, superato.

Non è così della Parola di Gesù sempre fresca da duemila anni, che scende direttamente al cuore e ci dona interrogativi profondi e pace. Lo stesso brano di Vangelo riletto in tempi diversi ci dà sempre risposte nuove e rimane costantemente attuale, perché ci parla di verità eterne.

 

Domenica 27 giugno 2021
V  DOPO PENTECOSTE

35Allora Gesù disse loro: «Ancora per poco tempo la luce è tra voi. Camminate mentre avete la luce, perché le tenebre non vi sorprendano; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. 36Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce». Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose loro. 37Sebbene avesse compiuto segni così grandi davanti a loro, non credevano in lui, 38perché si compisse la parola detta dal profeta Isaia: Signore, chi ha creduto alla nostra parola? E la forza del Signore, a chi è stata rivelata? 39Per questo non potevano credere, poiché ancora Isaia disse: 40Ha reso ciechi i loro occhi e duro il loro cuore, perché non vedano con gli occhi e non comprendano con il cuore e non si convertano, e io li guarisca! 41Questo disse Isaia perché vide la sua gloria e parlò di lui.

42Tuttavia, anche tra i capi, molti credettero in lui, ma, a causa dei farisei, non lo dichiaravano, per non essere espulsi dalla sinagoga. 43Amavano infatti la gloria degli uomini più che la gloria di Dio.

 44Gesù allora esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; 45chi vede me, vede colui che mi ha mandato. 46Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. 47Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. 48Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. 49Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. 50E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».

(Luca 12,42-43)

 

Amare la gloria di Dio dimenticandosi di quella degli uomini è difficile e occorre sempre vegliare perché ciò avvenga. Ognuno desidera essere stimato, amato per ciò che è e per ciò che fa. A volte però si rischia di lasciarsi travolgere, di abituarsi al successo e ciò non deve accadere se non vogliamo perdere il senso di ciò che facciamo. Occorre ripetersi che nessuna delle azioni che compiamo è “nostra”, semplicemente ringraziamo il Signore di usarci come Suoi strumenti, senza però attaccare il cuore a ciò, cercando di tenersi pronti a lasciare tutto nel momento in cui ci è chiesto. Certo non è facile, ma anche in quel momento Lui non ci abbandonerà.

 

Lunedì 28 giugno 2021
S. Ireneo, vescovo e martire

4Poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: 5«Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. 6Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. 7Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». 9I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. 10Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano. 11Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. 12I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. 13Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno.

«Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione»

15Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.

(Luca 8,14)

 

Se guardiamo la nostra vita, la Parola del Signore ha incontrato nel nostro cuore  tutti i terreni raccontati dalla parabola, via via un po’ ci sembra di esserci avvicinati al terreno buono, di aver  fatto spazio. Ecco perché i rovi sono il momento più difficile: la Parola la ascoltiamo, la accogliamo con gioia, ci sembra abbia anche messo radici, ma le preoccupazioni disseminano il percorso. “Gesù, è vero, tu mi dici tante cose che mi parlano e che cerco di seguire,  ma poi sono affannato, in un periodo come quello che abbiamo passato ho paura che le cose non tornino come prima”. L’incertezza è tanta, ma se non ci immergiamo completamente il Lui e non Gli lasciamo il timone delle nostra esistenza, non saremo mai il terreno buono e non vedremo i frutti.

 

 

Martedì 29 giugno 2021
SS. PIETRO E PAOLO, APOSTOLI

Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». 17Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?».

Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse:
«Mi vuoi bene?»

e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. 18In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». 19Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

(Giovanni 21,17)

 

Pietro vive le tre domande di Gesù come un ricordo del suo peccato. Gesù però sta per donargli il timone della Chiesa, nonostante il suo tradimento lo metterà a capo di tutto.

Quando fatichiamo a perdonare qualcuno per uno sbaglio che ci sembra troppo grande o comunque non ci fidiamo più perché la delusione è troppa, ricordiamoci di questa pagina. Gesù non solo perdona chi sbaglia, ma gli dà maggior fiducia, lo ama più di prima e ci chiede di fare come Lui.

 

Mercoledì 30 giugno 2021

19E andarono da lui la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. 20Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». 21Ma egli rispose loro:

«Mia madre e miei fratelli sono questi:
coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica»

(Luca 8,21)

 

Certo che per Maria quel figlio non è mai stato facile. A dodici anni rimane al tempio e invece di scusarsi chiede: «Perché mi cercavate ?». Alle nozze di Cana: «Donna, che vuoi da me?» E anche in questo episodio la risposta sembra provocatoria. Eppure sappiamo che il rapporto era strettissimo, la madre è sempre presente fino all’ultimo nella vita di Gesù. Questo diventa un esempio per tutte le donne, perché sappiano leggere nel cuore dei propri figli e interpretare ciò che dicono. Spesso ciò che appare non è ciò che veramente hanno nel cuore, occorre abituarsi a leggere al di là.

 

 

 

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