Ecco uno stralcio del dialogo tra l’Arcivescovo e le ragazze presenti in campeggio
*Don Mario, secondo lei noi ragazze delle medie in quali acque potremmo sprofondare nella vita?*
Due acque pericolose. La prima quella del complesso di inferiorità. Come una rosa: c’è una grande potenzialità di rendere bello tutto il giardino, ma il rischio è quello di rimanere un bocciolo. La seconda la complicità nella mediocrità: cercare finte amicizie che ti spingono al male o alle cose banali. La soluzione è cercare amicizie vere e significative.
*Cosa vuol dire per una preadolescente tenere fisso lo sguardo su Gesù? Come fare?*
Un consiglio è il ricordarsi di Lui nella giornata anche con qualche segno, come in queste valli in cui ci sono tanti segni sacri, edicole e crocifissi. Un altro consiglio è la pratica dell’Esame di coscienza attraverso cui guardare alla propria vita con lo sguardo di Gesù.
*Come possiamo riconoscere Gesù fra le tante persone che ci si avvicinano alla nostra vita che a volte sembra quasi un mare in tempesta?*
Gesù ci affida e dona tante persone nella vita che ci ricordano del suo amore. Queste persone non sono Gesù, però ci raccontano con loro stesse del bene che ci vuole e del bene che possiamo fare.
*Cosa significa per lei da Vescovo di Milano essere una guida per gli altri e per la nostra Diocesi?*
Più che una guida – la Chiesa è guidata da Gesù stesso e dal Papa – mi ritengo un servo della comunione ecclesiale: guardando ad un’unica persona, come al vescovo, le persone si ritrovano tutte insieme.
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