Mentre si avvia questo nuovo anno pastorale, ancora segnato dall’incertezza e dall’inquietudine per la pandemia che ci ha duramente colpito, anche a tutti noi l’angelo del Signore annuncia: non temere, santa Chiesa di Dio che sei in Milano!
Non temere la tristezza, non temere la solitudine, non temere lo smarrimento, non temere la costatazione che il gregge si sia disperso, che risorse e forze siano diminuite. Non temere! Sii lieta!
La tua gioia, infatti, viene dal Signore e dall’amicizia con lui, dalle sue confidenze: queste cose vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Non temere, continua a lodare il Signore fin dal mattino, continua a ringraziare il Signore, ogni sera.
Se c’è tristezza nella Chiesa, deriva forse da uno zelo senza preghiera, da un affaticarsi senza rimanere in Gesù come il tralcio nella vite. Chiedo a tutti i fedeli, chiedo a tutti i consacrati, chiedo ai nonni e ai genitori di pregare e di insegnare a pregare perché tutti possano attingere alla fonte della gioia che non delude, perché è una fonte zampillante per la vita eterna.
Mentre si avvia questo anno pastorale in un contesto di frenesia per la ripresa, di comunicazioni selezionate per occultare le radici profonde dei drammi del nostro tempo, non temere, santa Chiesa di Dio, di annunciare che la buona notizia del Salvatore non è una generica astrazione, ma è il vangelo della famiglia, il vangelo della vocazione, il vangelo della vita eterna.
Non temere di essere libera, anche a costo di essere impopolare per seguire il tuo Signore che non ha cercato la gloria del mondo ma la fedeltà a Colui che lo ha mandato.
Mentre si avvia questo anno pastorale con il proposito che la sinodalità non sia uno slogan di moda, non sia una produzione di carte e un logoramento di riunioni, ma la condivisione delle responsabilità per la missione, non temere, santa Chiesa di Dio, di creare occasioni e contesti per l’ascolto.
Non temere di dare parola a tutti, uomini e donne, giovani e adulti, italiani e fedeli di ogni paese.
Non temere di accogliere il dono dello Spirito che raduna i molti perché siano una cosa sola. Il Padre ascolta la preghiera del Figlio: che siano una cosa sola. Possiamo quindi avere fiducia che anche la preghiera nostra sia esaudita.
L’unità dei credenti è frutto della docilità piuttosto che dell’organizzazione: impariamo ancora a pregare! L’unità nella pluralità implica la stima vicendevole: abbiamo bisogno di esercizi di conoscenza reciproca per rendere grazie al Signore che ci chiama a essere fratelli e sorelle tutti. L’unità della Chiesa è l’umile, imperfetto servizio alla speranza che l’umanità non è condannata all’ostilità, ma è chiamata alla pace e noi, così imperfetti e inadeguati come siamo abbiamo la missione di annunciare la convocazione escatologica di tutti i popoli, nazioni e lingue.
Continuiamo con pazienza, fiducia, umiltà a costruire comunità in cui si viva la carità e si offra a tutti la parola che convoca i fratelli e le sorelle di ogni chiesa, di ogni comunità di ogni popolo intorno all’unico Signore.
Mentre si avvia il nuovo anno pastorale vorrei essere anch’io un angelo del Signore per dire ancora a tutti: non temete. Non temete di farvi avanti per la vocazione ad essere ministri ordinati.
Non temete di essere pietre vive perché la nostra Chiesa sia unita, libera, lieta.
Arcivescovo Mario Delpini
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