Vivi la Parola: 2021 10 – Ottobre

Venerdì 1 ottobre 2021
S. Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa

1Un giorno, mentre istruiva il popolo nel tempio e annunciava il Vangelo,

«Sopraggiunsero i capi dei sacerdoti e gli scribi con gli anziani e si rivolsero a lui dicendo: “Spiegaci con quale autorità fai queste cose o chi è che ti ha dato questa autorità”»

3E Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una domanda. Ditemi: 4il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini?». 5Allora essi ragionavano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché non gli avete creduto?”. 6Se invece diciamo: “Dagli uomini”, tutto il popolo ci lapiderà, perché è convinto che Giovanni sia un profeta». 7Risposero quindi di non saperlo. 8E Gesù disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

(Luca 20,1-2)

 

La richiesta è legittima, ma l‘intenzione è malvagia. Gesù non è ingenuo, è prudente come i serpenti e sa bene che non a tutti si deve rispondere allo stesso modo. Non è questione di diplomazia, ma di verità e in ultima analisi di amore. Le risposte stereotipate infatti, quelle che vanno bene per tutti, non guardano l’interlocutore, lo trattano come un numero anonimo di una massa. Gesù invece parla a ciascuno con il linguaggio e le parole che a lui meglio si addicono. Perché l’amore dialoga con l’originalità e l’unicità di ciascuno e sa che solo così si può raggiungere e toccare il cuore.

 

 

Sabato 2 ottobre 2021
Ss. Angeli  custodi

1In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». 2Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro 3e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. 4Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. 5E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. 6Chi invece scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare. 7Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che vengano scandali, ma guai all’uomo a causa del quale viene lo scandalo! 8Se la tua mano o il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo e gettalo via da te. È meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, anziché con due mani o due piedi essere gettato nel fuoco eterno. 9E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te. È meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna del fuoco.

«Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli»

(Matteo 18,10)

 

Gesù non invita soltanto a convertirsi e a diventare come i bambini, ma tutela con grande cura la loro incolumità. Sa che i bambini evangelici sono esposti a mille pericoli, ma non vuole per nulla che vadano allo sbaraglio. Li circonda invece di grande rispetto e usa parole molto dure per chi potrebbe ferirli. Sa che questo purtroppo avverrà, ma carica di gravità morale i comportamenti contro di loro. Gesù quindi si schiera: porta nel cuore la salvezza di tutti, ma privilegia i piccoli, li difende e li esalta: sono loro infatti il prototipo del discepolo ideale e in questo modello i cristiani di ogni tempo dovranno rispecchiarsi.

 

Domenica 3 ottobre 2021  
V DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE

25Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». 27Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». 28Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».

«Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù:
“E chi è mio prossimo?”»

30Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». 37Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

(Luca 10,39)

 

Il dottore della legge che pone questa domanda a Gesù non ha intenzioni provocatorie, non gli tende tranelli. Forse in cuor suo vorrebbe semplicemente sentirsi confermato nel bene che fa e non troppo scomodato dalla sua attività a servizio del tempio, dal suo impegno di istruire il popolo sulle realtà di Dio. La parabola del buon samaritano che Gesù gli racconta in risposta lo punge nel vivo. Non è vero un amore per Dio che diventa un alibi per ignorare i bisogni del fratello.  L’incontro con chi soffre è una grande occasione per umanizzarci, per farci uscire dal bozzolo delle nostre abitudini in cui ci rinchiudiamo e nel quale rischiamo anche di soffocare. L’amore concreto ci salva.

 

 

Lunedì 4 ottobre 2021  
S. FRANCESCO D’ASSISI, PATRONO D’ITALIA

25In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro»

29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

(Matteo 11,28)

 

I piccoli sanno bene di non riuscire a cavarsela da soli. Si accorgono che le loro forze sono limitate e perciò quando hanno bisogno di aiuto lo cercano. Gesù è il luogo del ristoro per ogni cuore. Nell’ascolto di quanto ci dice, nel dialogo confidenziale con Lui, nella sosta a tu per tu con Lui i polmoni dell’anima ritrovano ossigeno. E’ un’oasi rigenerante, un rifugio sicuro, una presenza davvero amica. Da Lui ti senti capito, stimolato se necessario, ritemprato e poi rilanciato nella tua “mission”. Ogni volta che cerchiamo ristoro altrove riusciamo ad evadere per un po’, ma poi ci accorgiamo che la stanchezza e la pesantezza del cuore sono rimasti intatti.

 

 

Martedì 5 ottobre 2021

20Si misero a spiarlo e mandarono informatori, che si fingessero persone giuste, per coglierlo in fallo nel parlare e poi consegnarlo all’autorità e al potere del governatore. 21Costoro lo interrogarono: «Maestro, sappiamo che parli e insegni con rettitudine e non guardi in faccia a nessuno, ma insegni qual è la via di Dio secondo verità. 22È lecito, o no, che noi paghiamo la tassa a Cesare?». 23Rendendosi conto della loro malizia, disse: 24«Mostratemi un denaro: di chi porta l’immagine e l’iscrizione?». Risposero: «Di Cesare». 25Ed egli disse:

«Rendete dunque quello che è di Cesare a Cesare e
quello che è di Dio a Dio»

26Così non riuscirono a coglierlo in fallo nelle sue parole di fronte al popolo e, meravigliati della sua risposta, tacquero.

(Luca 20,25)

 

C’è una macchinazione studiata nei dettagli per far cadere Gesù. Le provocazioni sono frequenti e sempre rivestite in modo ipocrita da un interesse, da una domanda, da un falso desiderio di capire. Gesù però ne approfitta per dilatare il suo insegnamento, per gettare luce sulle realtà quotidiane. Questa sua celebre frase di non smette ancora oggi di inquietare. Perché nei nostri doveri verso Dio e anche verso Cesare è frequente sentirsi in difetto. Spesso le nostre proteste o le nostre giustificazioni vorrebbero difenderci, ma intanto il Maestro interiore non ci lascia tranquilli, urge e ci spinge a conversioni molto concrete.

 

 

Mercoledì 6 ottobre 2021

27Gli si avvicinarono alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: 28«Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. 29C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 30Allora la prese il secondo 31e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. 32Da ultimo morì anche la donna. 33La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».

«Gesù rispose loro: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito;  ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito:  infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio”»

37Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».  39Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». 40E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.

(Luca 20,24-26)

 

Gesù, provocato sul tema della risurrezione, spalanca una finestra sulla vita futura. Ci rivela un mondo di relazioni aperto, non confinato in rapporti riservati e inaccessibili: una realtà dove la fraternità regna davvero sovrana, senza confini, perché Dio è proprio il Padre di tutti, dove l’indifferenza è sconosciuta, perché il valore e la stima di ciascuno sono ben visibili e ciascuno brilla di una luce di Dio tutta speciale e unica. Figli della risurrezione quindi, figli di una vita nuova, quella che nel cuore sogniamo tutti, quella che Gesù vorrebbe regalare a tutti già da quaggiù e che si realizza dove l’amore raggiunge la reciprocità.

 

Giovedì 7 ottobre 2021  
Beata Vergine Maria del Rosario

L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». 29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». 34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?».

«Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra”»

Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

(Luca 1,25)

 

Il dono dello Spirito investe Maria e la rende madre di Dio. Questa presenza dello Spirito la accompagnerà ogni suo giorno, perché Lui ne ha fatto la Sua sposa. Sarà sempre Lui a guidarla negli anni della vita in casa con Gesù, durante il suo ministero e anche dopo, quando sarà nel cuore della Chiesa come madre. Per questo quando recitiamo il rosario, noi rivisitiamo le tappe della vita di Gesù con il cuore di Maria e la luce dello Spirito. E ce ne accorgiamo, perché alla fine della preghiera, scopriamo che i doni dello Spirito in noi si sono riaccesi e potenziati.

 

 

Venerdì 8 ottobre 2021

45Mentre tutto il popolo ascoltava, disse ai suoi discepoli:

«Guardatevi dagli scribi, che vogliono passeggiare in lunghe vesti e si compiacciono di essere salutati nelle piazze, di avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti»

47divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».

(Luca 20,46)

 

Gesù non sopporta l’ostentazione, la smania di apparire, di ricevere lodi e riconoscimenti, il gusto di primeggiare, di sentirsi sempre un gradino o più al di sopra degli altri. Il Padre suo e nostro è così diverso! Lui che si nasconde dentro le meraviglie del creato con il rischio di non essere riconosciuto e neppure visto, Lui che splende dove c’è un gesto d’amore gratuito segreto, Lui che regala vita con una prodigalità sconfinata a tutti e a tutto senza pretendere nessun contraccambio, Lui che dimora stabilmente nello strazio, nell’ingiustizia e nella violenza subita, per confortare, dare sollievo  e rinnovare la speranza.

 

 

Sabato 9 ottobre 2021

7Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la Pasqua. 8Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: «Andate a preparare per noi, perché possiamo mangiare la Pasqua». 9Gli chiesero: «Dove vuoi che prepariamo?». 10Ed egli rispose loro: «Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua; seguitelo nella casa in cui entrerà. 11Direte al padrone di casa: “Il Maestro ti dice: Dov’è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. 12Egli vi mostrerà al piano superiore una sala, grande e arredata; lì preparate».

«Essi andarono e trovarono come aveva detto loro
e prepararono la Pasqua
»

14Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, 15e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, 16perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio».

(Luca 22,13)

Gesù dà ai discepoli indicazioni dettagliate sul luogo dove celebrare la Pasqua. Si direbbe che tutto sia già stato organizzato, previsto. La vita di Gesù infatti si concentra lì, nei giorni della Pasqua, dove ogni particolare, ogni parola avrà un significato eternamente nuovo. La preparazione dei discepoli è solo esteriore. Per quanto si possa addobbare la sala e scegliere i servizi migliori, ciò che avverrà sarà infinitamente più importante e sorprendente. È ciò che succede anche nelle nostre liturgie: la nostra parte è solo la cornice, chi domina e riempie tutta la scena è questo Suo amore sconfinato che si fa pane e vino per la fame di tutti.

 

 

Domenica 10 ottobre 2021  
VI DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE

1Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. 2Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. 3Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, 4e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. 5Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. 6Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. 7Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. 8Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. 9Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. 10Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. 11Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone 12dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. 13Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? 14Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te:

«Non posso fare delle mie cose quello che voglio?
Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?
»

16Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

(Matteo 20,15)

 

Questo padrone che dà ad ogni lavoratore, anche a chi ha lavorato una sola ora, la giusta paga di un giorno di lavoro, suscita sempre in noi qualche forma di protesta. È la stessa reazione che avranno avuto gli ascoltatori di Gesù all’epoca. Ci sembra troppa la differenza tra chi lavora 12 ore sotto il sole di Israele e chi se la cava con un’oretta all’imbrunire. Ma Gesù ci vuole parlare della magnanimità del Padre. A Lui basta una frase del buon ladrone per dare un colpo di spugna al suo passato burrascoso e spalancargli il Paradiso per l’eternità. La sua giustizia non ascolta le nostre proporzioni, ma è vestita di una generosità immensa che non smetterà mai di stupire.

 

 

Lunedì 11 ottobre 2021
S. Giovanni XXIII, papa

5Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, disse:

«Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta»

7Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». 8Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! 9Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».

(Luca 21,6)

 

Tutto passa, tutto crolla, solo l’amore resta. Non è una considerazione amara sulle vicende umane. È una visione realistica del mondo che ci indirizza ad atteggiamenti evangelici. Ne abbiamo bisogno, perché è di ogni giorno la tentazione di stringere il cuore a qualcosa o a qualcuno o a qualche situazione come se da quella realtà dipendesse tutta la nostra felicità. Invece tutto è fragile e provvisorio, solo se accumuliamo tesori nei cieli il nostro cuore si ritrova veramente libero e lieto. Non è un antidoto al dolore: la perdita di persone care, un rovescio economico, una malattia improvvisa suscitano comunque apprensione e angoscia. Ma il discepolo non dispera mai, sa che Dio avrà sempre una parola in più, una risorsa nuova.

 

 

Martedì 12 ottobre 2021

10Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, 11e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.  12Ma prima di tutto questo

«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza»

14Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. 16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; 17sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 18Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 19Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.

(Luca 21,12-13)

 

Ciò che per il mondo è sconfitta e umiliazione, per Gesù è occasione, opportunità da cogliere con cura. L’avventura del Vangelo non teme le persecuzioni. Ovviamente non le cerca, né le benedice. Ma sappiamo che il Vangelo può dilagare in ogni circostanza e anche le condizioni più dolorose possono illuminare cuori che altrimenti non conoscerebbero mai il Signore. Per questo non ci sono periodi in cui il Vangelo debba rimanere silenzioso o inerte. Non dobbiamo mai attendere tempi  migliori per testimoniarlo. Ogni situazione è preziosa e non va sciupata. Si tratta di coglierla e di valorizzarla, con la certezza che lo Spirito è lì presente per istruirci sui modi più opportuni.

 

 

Mercoledì 13 ottobre 2021

20Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina.

«Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino,
e quelli che stanno in campagna non tornino in città
»

22quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. 23In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. 24Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.

(Luca 21,21)

 

A volte, dice Gesù, è il momento di scappare, di lasciare le cose a metà, di abbandonare tutto. Lo sappiamo anche noi, facciamo tutti così quando c’è un terremoto, un incendio o una catastrofe imminente. Ma ciò che vale per il corpo è perfettamente vero anche per lo Spirito. A volte crediamo di poter gestire situazioni spinose che sono più grandi di noi, oppure ci illudiamo di poter far fronte ad ogni tipo di tentazione, mentre dovremmo molto umilmente riconoscere che non ne siamo capaci e che solo la fuga è la salvezza. Certo, si tratta di perdere qualcosa di importante, di rinunciare a ciò che ci è caro, di affrontare periodi di fatica e di penuria.  Ma la vita con Lui vale molto di più.

 

 

Giovedì 14 ottobre 2021

25Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26mentre

«Gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina»

29E disse loro una parabola: «Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: 30quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina. 31Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. 32In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. 33Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

(Luca 21,26-28)

 

In questa profezia di Gesù impressiona molto la contemporaneità tra il terrore mortale dell’umanità di fronte agli sconvolgimenti e la rinascita piena di speranza del discepolo che vede arrivare il Signore. È proprio tutto un altro modo di leggere gli eventi, capovolto. Questo ci istruisce e ci mette in guardia ancora una volta sui luoghi in cui ci informiamo. C’è infatti il pericolo di giudicare gli avvenimenti secondo il buon senso comune o condizionati dalle ideologie dei quotidiani che leggiamo e non illuminati anzitutto dalla luce del Vangelo. Ed è così frequente ritrovarci in preda alle paure, anziché dimorare nella fiducia. Non dimentichiamolo mai: ciò che schiaccia e deprime non viene mai da Dio, è sempre opera del nemico. Dio conduce sempre alla vita, al futuro e alla gioia.

 

 

 

Venerdì 15 ottobre 2021  
S. Teresa di Gesù, vergine e dottore della Chiesa

«State attenti a voi stessi, che i vostri cuori
non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita
e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso
»

35come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». 37Durante il giorno insegnava nel tempio; la notte, usciva e pernottava all’aperto sul monte detto degli Ulivi. 38E tutto il popolo di buon mattino andava da lui nel tempio per ascoltarlo.

(Luca 21,24)

 

Le dissipazioni di cui parla Gesù non sembrano assolutamente pesanti. Al contrario, sono quelle evasioni che ci sembra offrano una pausa di distensione, di serenità, di respiro in mezzo alle fatiche del vivere e degli impegni. Ma per esperienza sappiamo che tarpano le ali. Vorremmo volare verso una pienezza e ci accorgiamo di essere sempre un po’ trattenuti, desideriamo fecondità e generatività evangeliche ma ci ritroviamo svigoriti e poveri di tenacia, ci illudiamo di poterle limitare e governare e spesso ne siamo dipendenti. Quando invece il cuore si radica nella volontà di Dio, ogni attimo risplende, ha un aiuto nuovo che lo accompagna, ci ritroviamo a sera stanchi ma felici, appagati.

 

 

Sabato 16 ottobre 2021  
Beato Contardo Ferrini

13Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.

«Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi»

16e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». 17I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.  18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». 19Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». 20Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». 21Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

(Giovanni 2,14-15)

 

Nei versetti precedenti del Vangelo di Giovanni, Gesù è con Maria a Cana a regalare gioia nuova a tutti gli invitati a quella festa di nozze. Come affiancare immediatamente un episodio così diverso, in cui tutto parla di rabbia, violenza, confusione? Forse è d’aiuto ricordare che a Cana il percorso verso la gioia aveva prima attraversato i momenti dell’imbarazzo, dell’irritazione, la fatica del riempire le anfore d’acqua, del non capire. Qui il gesto profetico di Gesù è preludio alla liberazione del tempio, al far risplendere lì la gloria di Dio che era completamente oscurata, al restituire quel luogo santo al suo senso e alla sua bellezza. Sono sempre cammini pasquali, di morte e risurrezione. Solo così splende la vita vera.

 

 

Domenica 17 ottobre 2021   DEDICAZIONE DEL DUOMO DI MILANO

CHIESA MADRE DI TUTTI I FEDELI AMBROSIANI

22Ricorreva allora a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. 23Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. 24Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». 25Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. 26Ma

«Voi non credete perché non fate parte delle mie pecore.  Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.  Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano»

29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

(Giovanni 10,26-28)

 

Il discrimine che separa le pecore non nasce dalla decisione di Dio, ma dall’ascolto dell’uomo. Nel cuore di Dio il desiderio è di raggiungere tutti, salvare e rendere lieti tutti, ma non tutti sono disposti. Certo, ci si può illudere di seguire Dio e di essergli fedeli ascoltando i propri pensieri o lasciandoci dirigere da ideologie, ma ci si accorge subito di distanziarci da Dio quando non ascoltiamo l’amore, quando condanniamo il fratello senza ascoltarlo, quando siamo prigionieri del nostro ego. Il discepolo poi gusta la gioia di essere nelle mani del Padre sempre, ad ogni istante: è questa la sua risorsa inesauribile che lo sostiene nel cammino della vita.

 

 

Lunedì 18 ottobre 2021  
S. LUCA EVANGELISTA

1Dopo questi fatti

«Il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi»

2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”.

(Luca 10,1)

 

È notevole il fatto che l’invio dei questo nutrito gruppo di discepoli che stavano attorno a Gesù sortirà la stessa liberazione dal maligno realizzata dai Dodici. Ciò significa che la missione non dipende dal prestigio del singolo, ma dall’opera di Dio attraverso di lui. Del resto è ben evidente che le radici di fede nella vita di ciascuno sono sicuramente legate all’annuncio ricevuto da un cristiano, ma la solidità della fede, la sete di Dio che ci anima non può essere fabbricata o indotta dal di fuori. Solo lo Spirito che è in noi, ascoltato docilmente, può tenerla accesa e alimentarla fino a compiere capolavori di santità che nessuno può prevedere.

 

 

Martedì 19 ottobre 2021

«Salì poi sul monte,
chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui
»

14Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare 15con il potere di scacciare i demòni. 16Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, 17poi Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè «figli del tuono»; 18e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo 19e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

(Marco 3,13)

 

È la chiamata di Gesù a istituire gli apostoli. Non lo si diventa per meriti o desideri personali. Quel giorno sul monte echeggiarono i loro nomi, magari di fronte ad una grande folla che era in attesa, si staccarono dal gruppo per avvicinarsi a Lui, per formare un corpo nuovo attorno a Lui, insieme a Lui. Sin dagli inizi quindi Gesù pensava al dopo, alla Chiesa, ai secoli futuri nei quali la Parola sarebbe dilagata nell’umanità per giungere anche a noi. E ogni volta che anche il nostro nome risuona nella comunità cristiana, dal Battesimo agli altri sacramenti, è sempre l’eco di quella voce che chiamò sul monte  e che non smetterà mai di chiamare fino alla fine dei secoli.

 

 

Mercoledì 20 ottobre 2021

«Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due»

dava loro potere sugli spiriti impuri. 8E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; 9ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. 10E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. 11Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». 12Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, 13scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

(Marco 6,7)

 

La prima indicazione della missione che Gesù dà ai suoi è quella di non partire da soli. Due è il minimo di una comunità, è il preludio della vittoria sull’individualismo che avvilisce l’uomo, è l’occasione per vivere sempre la reciprocità dell’amore che è il comandamento di Gesù e il segno che la vita di Dio è scesa in terra. A due a due perché la loro testimonianza venisse riconosciuta nella loro cultura, ma soprattutto perché così Gesù non sarebbe rimasto lontano, ma li avrebbe accompagnati nel viaggio, agendo in loro e abitando stabilmente in mezzo a loro. Gesù tra noi infatti, attirato dall’amore reciproco, dà forma reale alla Chiesa.

 

Giovedì 21 ottobre 2021

Il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.

«Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro:
“È vicino a voi il regno di Dio”
»

10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11“Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.

(Luca 10,8-9)

 

Nella missione occorre sapersi situare, restare. Queste parole di Gesù fanno pensare che tutto sia stato già preparato dall’Eterno Padre, dal cibo agli incontri. E si direbbe anche che non ci sia bisogno di scappare subito altrove, gli incontri e l’annuncio richiedono un tempo congruo e necessario. In queste visite c’è pace, non fretta, sguardi profondi e ascolti anche prolungati, perché il Regno di Dio è Dio che abita con noi, tra noi, anche nelle nostre case. Perché lasci il segno un’esperienza non può essere fuggevole: occorre dimorare, perché le parole mettano radici e i cuori si preparino all’arrivo di Gesù.

 

 

Venerdì 22 ottobre 2021  
S. Giovanni Paolo II, papa

1In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio.

«C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità»

Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; 3Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

(Luca 8,1-2)

 

Interessante questa comunità promiscua al seguito di Gesù. È proprio il prototipo della Chiesa, chiamata a fare tesoro di tutti i doni che la compongono. Ci accorgiamo di quanto sia attuale e profetica questa icona: i doni di uomini e donne sono molto diversi e complementari tra loro e ogni comunità cristiana che valorizza tutti i suoi membri se ne ritrova arricchita. Anche in questo scopriamo che spesso la cultura ci spinge a vivere sempre meglio il Vangelo e ci accorgiamo che alcune istanze, che emergono oggi in modo sempre più evidente, erano già presenti e operanti nell’esperienza di Gesù che i Vangeli ci hanno consegnato.

 

 

Sabato 23 ottobre 2021

1Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. 4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano.

«Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca,
che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare
»

8Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». 9Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 11E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

(Luca 5,7)

 

Una quantità inimmaginabile. C’è da domandarsi da dove saltassero fuori tutti quei pesci, visto che il lago di Tiberiade non è poi così gigantesco. Ma ciò che colpisce di più è la profezia del miracolo, che si è compiuta in modo infinitamente più abbondante e continua a perdurare nei secoli: l’annuncio del Vangelo e l’adesione di persone di tutti i popoli del mondo alla parola di Gesù. Una diffusione per certi versi misteriosa che ci fa bene contemplare, specie quando ci lasciamo spaventare dalle difficoltà dell’evangelizzazione e dal diminuito influsso del Cristianesimo sulle masse nel cosiddetto Primo mondo. Questa diffusione è proprio un’opera di Dio inarrestabile.

 

Domenica 24 ottobre 2021  
I DOPO LA DEDICAZIONE    Il mandato missionario

Gesù apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. 15E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. 16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.

«Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno»

19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.  20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

(Marco 16,17-18)

 

Anche oggi Gesù continua a mandare i suoi discepoli nel mondo e ancora oggi gli stessi segni accompagnano quelli che credono. Viviamo in mezzo al male ma, se ci aggrappiamo a Lui, non ne siamo schiacciati. Tra tutte le voci di pessimismo, di cinismo, di intolleranza riusciamo a parlare una lingua nuova di pace, di fiducia, di amore. Di fronte a chi soffre siamo pronti a farcene carico, a curare, a sollevare. Chiediamo al Signore di darci sempre la forza di andare incontro agli altri con questo abbandono al Suo volere.

 

Lunedì 25 ottobre 2021  
Beato Carlo Gnocchi, sacerdote

57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia».

«Gesù gli rispose: “Nessuno che mette mano all’aratro
e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio”»

(Luca 9,62)

 

Il volgersi indietro nella Bibbia è sempre stigmatizzato. Per voltarsi occorre fermarsi e poi riguardare il passato, mentre la volontà del Signore è sempre un cammino verso il domani. Soprattutto con il passare degli anni è sempre più difficile guardare il futuro e spesso anche il presente sembra troppo diverso da ciò che vorremmo. Ecco allora salire una nostalgia del passato, delle tradizioni, dei valori visti come sicurezze che non esistono più. E’ invece proprio quello il momento di buttarsi nella mischia, di portare ottimismo e fiducia a generazioni che ne hanno tanto bisogno. E’ il compito che ci è affidato, testimoniare la gioia che una vita di sequela ci dà, senza preoccuparci di giudicare troppo ciò che ci circonda.

 

 

Martedì 26 ottobre 2021

17Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 18Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre». 20Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza».

«Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”. Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni»

(Marco 10,21-22)

 

Gesù dà una prova del Suo amore, chiede tutto l’amore dell’altro per sé. Perché l’amore sia autentico occorre che nulla e nessuno sia prima di Lui. Spesso anche noi ci spaventiamo come il giovane ricco, pensiamo ci venga tolto tutto e non abbiamo il coraggio di fare il salto. In realtà se ci fidiamo dell’Amore del Signore scopriamo che nulla ci viene tolto, ma solo trasfigurato, tutto passa in secondo piano, non lo vediamo più brillare come prima perché siamo abbagliati dalla Sua luce. Scopriamo però cosa sia la libertà, quella vera, quella che non si spaventa davanti a nulla, perché consapevole che con il Signore siamo capaci di qualunque cosa.

 

 

Mercoledì 27 ottobre 2021

«Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio». Gli dissero i suoi discepoli: “Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi”»

11Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. 12Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

(Matteo 19,9-10)

 

Quella di Gesù è una nuova visione del matrimonio, non più come un contratto in cui il marito ha ogni diritto, ma come unione profonda tra due persone. Uno degli aspetti rivoluzionari rispetto al pensiero del tempo è la Sua concezione della donna, una persona da rispettare ed amare e non da assoggettare. Noi pensiamo che in alcune parti del mondo questo sia ancora un obiettivo lontano, ma spesso ci accorgiamo che anche in casa nostra è ancora un valore da conquistare appieno.

 

 

Giovedì 28 ottobre 2021  
Ss. SIMONE E GIUDA, APOSTOLI

«Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più;
voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete.
In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio
e voi in me e io in voi
»

21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». 22Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». 23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. 25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

(Giovanni 14,19-20)

 

Gesù sta per salire al Padre e non sarà più visibile fisicamente. Promette però di continuare a vivere con il Padre in ognuno di noi. Ecco la vita eterna: avere in noi tanto piccoli e finiti, l’infinito, l’eterno. E’ qualcosa di paradossale, al di là di ciò che saremmo in grado di pensare e capire. Eppure lo Spirito ci aiuta a percepire questa realtà come tangibile. E’ possibile sentire in noi la presenza del Signore e la Sua voce, ma occorre abituarsi ad ascoltare.

 

 

Venerdì 29 ottobre 2021

40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.

«Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico:
non perderà la sua ricompensa»

(Matteo 10,42)

 

Tutti siamo assetati, tutti abbiamo bisogno di acqua fresca. Spesso scopriamo che non dobbiamo fare grandi cose per risollevare gli animi di chi è veramente stanco. A volte basta una telefonata, una mail, un messaggio per dire: “Sono vicino a te in questo momento, non sei solo”. In alcune conversazioni che tendono al basso, al pettegolezzo, portare un respiro più ampio, fa scorrere un po’ di quest’acqua. Sono sempre cose piccole che non appaiono però ristorano, danno un po’ di forza per continuare il cammino agli altri e a noi la gioia di poter costruire anche senza grandi imprese.

 

Sabato 30 ottobre 2021

24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.

«Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà;
ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà
»

26Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? 27Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni. 28In verità io vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno».

(Matteo 16,25)

 

A volte si pensa che una vita completamente donata sia persa. C’è chi ricorda che occorre trovare del tempo per se stessi senza farsi divorare dagli altri, ma vuol dire non capire che il tempo che si dona è quello più genuino anche per noi stessi. La gioia che ne deriva è incommensurabile, poter essere degli strumenti nelle mani del Signore riempie di gratitudine nei confronti di un Dio che accetta di passare dalle nostre vite per raggiungere i fratelli. Questo non è perdere la propria vita, ma è trovare la vita vera.

 

 

Domenica 31 ottobre 2021

II DOPO LA DEDICAZIONE   La partecipazione delle genti alla salvezza

1Un sabato si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. 15Uno dei commensali, avendo udito questo, gli disse: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». 16Gli rispose:

«Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”.
Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi
»

Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. 19Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. 20Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. 21Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. 22Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. 23Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. 24Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».

(Luca 14,16-18)

 

Sembra assurdo, eppure è un esperienza talmente ordinaria da non suscitare più stupore. All’invito più ambito e prezioso della vita vengono facilmente anteposte mille cose più o meno importanti. Come se ciò che è essenziale si potesse posticipare senza problemi. Siamo sempre persuasi che le nostre urgenze siamo indilazionabili, eppure ci accorgiamo ogni giorno che l’invito di Dio potrebbe sempre trovare spazio e che tanto spesso il tempo che gli abbiamo sottratto l’abbiamo impiegato in modo banale. Però, nonostante le mille occasioni sciupate, è sempre possibile rimettersi in pista e ricominciare.

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