Vivi la Parola: 2021 11 – Novembre

Lunedì  1 novembre 2021
TUTTI I SANTI

1Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: 3«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 4Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. 5Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. 6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.

«Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia»

8Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. 9Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 10Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

(Matteo 5,7)

 

Alla luce di questa beatitudine non dovrebbe essere così difficile perdonare. Tutti noi, appena ci guardiamo dentro con un po’ di sincerità e un po’ di memoria, ci accorgiamo di quello che realmente siamo. E più passa il tempo, più la situazione si fa imbarazzante. Sapere che c’è un comportamento grazie al quale saremo guardati con misericordia ci sollecita molto. Insomma: come minimo, perdonare ci conviene. Per non dimenticare che solo così si guarisce la storia e il cuore indurito si scioglie. E potersi guardare con occhi nuovi, come la prima volta, è una rinascita.

 

 

Martedì 2 novembre 2021
COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI

«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno»

45Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 46Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.

(Giovanni 6,44)

 

Siamo convinti che la scelta di fede dipenda interamente da noi, dalla nostra libertà, come se fossimo noi gli unici protagonisti. In realtà Gesù ci rivela che la partita non si gioca per nulla in campo neutro: Dio non è semplice spettatore, non si limita ad annotare la nostra decisione. Dio ci attira. Ci invita. Ci chiama. Lo fa segretamente, interiormente, in mille modi. Non si tratta di spot episodici, è un lavoro rispettoso ma continuo. Ogni evento è un’occasione. Nessuno ne è esente, perché siamo tutti figli amatissimi. E Dio ha un desiderio infinito di riempirci di risurrezione per sempre.

 

Mercoledì 3 novembre 2021
S. Martino de Porres, religioso

12Di nuovo Gesù parlò loro e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». 13Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera». 14Gesù rispose loro: «Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. 15Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. 16E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché

«Non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato»

17E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. 18Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me». 19Gli dissero allora: «Dov’è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio».

(Giovanni 8,16)

 

Gesù non è un libero battitore che si lascia guidare dalle sue intuizioni e dai suoi desideri. Non ha tutto chiaro il percorso dall’inizio alla fine, fin nei dettagli: non sarebbe veramente uomo. La sua forza, la sua luce è la comunione con il Padre. E’ incessante. Senza interruzioni. Tutto nasce dall’unità con Lui, nell’amore dello Spirito. Visto che noi tutti siamo a immagine di Dio, questo è il nostro DNA più segreto. Anche noi siamo fatti, creati, per “vivere con”: nell’unione con Dio ritroviamo sempre la nostra identità più vera. E se anche noi ci distanziamo con il pensiero o con la vita, Lui, grazie al Cielo, non lo farà mai.

 

 

Giovedì 4 novembre 2021
S. CARLO BORROMEO, VESCOVO

11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.

«Il mercenario
– che non è pastore e al quale le pecore non appartengono –
vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge,
e il lupo le rapisce e le disperde
»

13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.  14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore.

(Giovanni 10,12)

 

“Se non sono miei non ha senso rischiare”. Il ragionamento del mercenario è ovvio e quindi bada sempre a salvare la propria pelle. Ma il suo comportamento evidenzia ancora meglio chi sia il buon pastore. Le pecore sono sue. Vive di loro, con loro e per loro. Per questo non scappa, ma difende, ribadisce, addirittura combatte se necessario, mettendo a repentaglio se stesso. Il nostro è un tempo di grande dispersione e smarrimento, è facile rimanere preda di teorie sbagliate, che dividono, allontanano, creano tensioni inutili. Per questo il pastore vigila e interviene sempre quando è necessario, testimoniando e parlando.

 

 

Venerdì 5 novembre 2021

2Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”?

«Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi»

4E del luogo dove io vado, conoscete la via». 5Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». 6Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

(Giovanni 14,3)

 

È questo il centro, il cuore della descrizione che Gesù dà del mondo che verrà: essere per  sempre con Lui, accanto a Lui. È facile, lo si può dire anche ai bambini, quando una persona cara lascia questo mondo, e loro capiscono molto bene. Per l’adulto, che da tempo conosce Gesù e cerca di vivere in comunione con Lui, è una rivelazione che unisce presente e futuro, terra e Cielo, mostrando che la vita di lassù continua quella di quaggiù vissuta nell’amore. Si tratta perciò di continuare la relazione più bella che conosciamo e di sapere che nulla potrà mai interromperla.

 

 

Sabato 6 novembre 2021

25In quel tempo Gesù disse:

«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli»

26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

(Matteo 11,25)

 

Rendere lode a Dio, benedirLo, ringraziarLo: sono gli atteggiamenti più ricchi e completi quando ammiriamo qualcuno. Siamo opera Sua. È vero che ci mettiamo del nostro, la nostra volontà, energia, decisione, passione, ecc., ma il dono di Dio precede, accompagna e segue sempre ogni nostro agire. È Lui che suscita l’amare, il volere e l’operare, è Lui la sorgente di ogni bene che riusciamo a produrre. Per questo ogni volta che vediamo o ascoltiamo qualcosa di meraviglioso che ci entusiasma e ci conquista, si tratta sempre di realtà che portano la Sua firma, il Suo sigillo.

 

 

Domenica 7 novembre 2021
NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO RE DELL’UNIVERSO

«Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”»

38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». 39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

(Luca 23,36)

 

Oltre all’abbandono del Padre, oltre alle sofferenze indicibili, si aggiunge anche il sarcasmo, la sfida, il gusto di far soffrire. Gesù è proprio avvolto, circondato interamente dal male: è proprio la sua ora, l’impero delle tenebre (cfr. Luca 22,53) sembra trionfare, schiacciare ed eliminare ogni residuo di speranza e di bene. Quando siamo anche noi nel cuore della tempesta e ci sembra di essere assediati da ogni parte, lo sguardo rivolto al crocifisso ci ricorda che ogni nostro dolore è conosciuto benissimo, è sperimentato fino in fondo dall’Amore di Dio. Non possiamo più essere soli nel nostro dolore.

 

 

Lunedì 8 novembre 2021

«Vegliate dunque,
perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà
»

43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

(Matteo 24,42)

 

È facile vivere senza aspettare nessun ritorno del Signore. La vita ci offre la possibilità di moltiplicare gli impegni, di tendere ad obiettivi sempre più alti, di ideare e creare situazioni sempre nuove: così coinvolti in ciò che facciamo e nelle responsabilità che ci sono affidate, siamo sempre richiamati e circondati dalle realtà immanenti, per cui risulta difficile rimanere nell’attesa della Sua venuta. Ci rimane solo una chance: allenarsi ad essere sempre, attimo per attimo, nella volontà di Dio, protesi a fare quello che Lui ci chiede. In questo modo ci troveremo comunque sorpresi, colti in un momento in cui non ce l’aspettavamo, ma in attesa di Lui anche se non ci pensavamo.

 

 

Martedì 9 novembre 2021
DEDICAZIONE DELLA BASILICA ROMANA LATERANENSE

19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice:

«Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre»

22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».

(Giovanni 4,21)

 

L’adorazione a Dio è necessaria all’uomo. Non possiamo fare a meno di inginocchiarci di fronte a Lui, riconoscendo che Lui è tutto e noi siamo nulla. Ma adorare non è questione di luoghi: la vera adorazione può esprimersi in mille modi diversi, ma è anzitutto un gesto interiore, avviene nel segreto di quel dialogo con Dio al quale Gesù non smette di invitarci e che quindi siamo sempre invitati a coltivare. Questo non esclude l’importanza dei luoghi (Gesù andava al tempio sin da piccolo, se ne è preso cura anche con molta decisione per purificarlo), ma la subordina al primato dell’esperienza interiore.

 

Mercoledì 10 novembre 2021
S. Leone Magno, papa e dottore della Chiesa

1Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. 2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; 4le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. 5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. 6A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. 7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade.

«Le vergini stolte dissero alle sagge:
“Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”
»

9Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. 10Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. 12Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. 13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.

(Matteo 25,8)

 

Occorre essere preveggenti. Vivere sempre improvvisando, pretendendo che la Provvidenza debba sempre risolvere i problemi che lasciamo in sospeso per la nostra pigrizia o superficialità, non dà ottimi frutti, neanche nella vita di fede. Certo, sappiamo benissimo che non riusciamo ad arrivare dappertutto e che tanto spesso non ci rimane che affidarci pienamente all’aiuto di Dio, perché la vita ci pone di fronte a situazioni che ci superano da ogni parte. Però il richiamo a fare bene la nostra parte, rimane. La strada migliore è affidarci alla promessa di Gesù, secondo la quale chi cerca il Regno di Dio riceve tutto quanto gli sarà necessario, sapendo per esperienza che la Sua misericordia supera ogni immaginazione.

 

 

Giovedì 11 novembre 2021
S. MARTINO DI TOURS, VESCOVO

«A chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica.

«Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue,
non chiederle indietro
»

31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. 36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. 37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

(Luca 6,30)

 

Questa libertà è invidiabile, perché non ci si attacca a nulla e non si hanno dipendenze verso nessuno. Ma sarebbe impossibile a chiunque, se non avessimo un tesoro diverso che ci fa sentire ricchi. È la certezza che la cultura del dare porta poi ulteriori ricchezze con sé. Da un lato il donare permette di creare relazioni nuove e già questo è un valore aggiunto, che spesso può aprirci orizzonti sconosciuti e promettenti. Inoltre donare è scommettere sulla Provvidenza e questo ci lega di più a Dio e ci permette di vedere come Lui si prende concretamente cura di noi, anche nei dettagli delle necessità quotidiane.

 

 

Venerdì 12 novembre 2021
S. Giosafat, vescovo e martire

31Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”.

«E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”»

41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 44Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. 45Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

(Matteo 25,40)

 

Gesù chiama “suoi fratelli” tutti questi bisognosi. Possiamo quindi dire che è Lui a inaugurare, a vivere per primo, in modo pieno e ineguagliabile, quella fraternità universale che potrebbe essere davvero la gioia dell’umanità sulla terra. Per Lui sono davvero tutti fratelli quei miliardi di scartati che popolano il mondo. E, come se non bastasse, si identifica in ciascuno di loro. Tutti altri Gesù. È per questo che il valore di una vita si misura su quanto siamo capaci di spenderla per loro. Questo significa lasciarsi attrarre e coinvolgere da chi non è né attraente, né coinvolgente. Sembra una scelta perdente, che non mi farà stare bene, e invece regala poi nuove gioie e sorprese.

 

 

Sabato 13 novembre 2021

5Gesù si mise a dire loro: 33«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque:

«Voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà,
se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino;
fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati
»

37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

(Marco 13,35-36)

 

 

Se non lo sappiamo è inutile fare previsioni e dare retta a chi vuole rivelarci  la data della fine del mondo o della nostra vita. Non la sappiamo, non la sa nessuno ed è inutile protestare. Sappiamo solo che coglierà tutti di sorpresa, peccatori e santi.

Si tratta quindi di non essere addormentati. Le varie forme di narcosi, di ottundimento sono molto diffuse: dall’illusione della ricchezza, del potere e del successo, alla ricerca continua di gratificazioni di vario genere, che ci rendono insensibili ai bisogni e ai dolori dei fratelli e che talora ci strappano ai nostri doveri. Dobbiamo risvegliarci spesso da molti tipi di sonno.

 

 

Domenica 14 novembre 2021
I DI AVVENTO
La venuta del Signore

5Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, disse: 6«Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».  7Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». 8Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! 9Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». 10Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, 11e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. 13Avrete allora occasione di dare testimonianza. 14Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. 16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; 17sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 18Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 19Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita. 20Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. 21Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; 22quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. 23In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. 24Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. 25Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra.

«Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina»

(Luca 21,26-28)

 

Gesù ci indica reazioni inedite di fronte agli sconvolgimenti della vita e del cosmo. Dice che sono preludio del mondo che verrà, quasi una gestazione dolorosa che partorisce un mondo nuovo. Perciò non è mai il tempo dei rimpianti, perché la storia corre verso un traguardo meraviglioso. Quindi il credente vive immerso nelle responsabilità che gli sono affidate, creativo e propositivo per aggiustare il mondo, ma anche proiettato in avanti, fiducioso di ciò che Dio realizzerà, sapendo di non avere quaggiù una dimora stabile, ma attendendo quella futura. Per quanto felice possa essere la vita in alcuni momenti sulla terra, non è mai paragonabile alla gioia che si rivelerà alla fine.

 

Lunedì 15 novembre 2021

18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

«Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e
guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo
»

24La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. 25Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.

(Matteo 4,23)

 

In Gesù vediamo Dio immergersi di persona nella vita degli uomini e delle donne, facendo suo il nostro mondo, lasciandosene toccare, colpire. Insegnare, annunciare, guarire: è l’opera che Gesù ha iniziato e che non si è più conclusa, perché ogni uomo e ogni tempo l’attende, gli è necessaria. La Chiesa esiste per continuare nei secoli quest’azione. In ciascuno dei suoi membri è sempre Gesù che passa, anche se noi suoi strumenti siamo così inadatti. La vita del Risorto non smette di sospingerci, ci vuole indirizzare dappertutto e spesso le difficoltà sono occasioni per arrivare là dove altrimenti non saremmo mai andati.

 

Martedì 16 novembre 2021

21Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 22In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. 23Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.

«Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia»

25Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. 26Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». 28Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: 29egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.

(Matteo 7,24)

 

In quel “chiunque” sono comprese tantissime persone che noi non conosciamo. Magari appartengono ad altre confessioni cristiane, anche a sette di dubbia ortodossia, potrebbero appartenere anche ad altre religioni, o essere di altre convinzioni non religiose. Ciò che conta è ascoltare Gesù e mettere in pratica quello che dice. Lo scopo ultimo delle parole di Gesù non è quello di predicarle, ma di viverle, perché trasformino il mondo, illuminino le culture, dilatino i cuori, realizzino ciò che tantissimi sognano, ma che solo Gesù in noi potrà realizzare. E se si è ben saldi sulla roccia, possiamo a nostra volta essere un po’ quella roccia per altri, rimandando però sempre alle nostre fondamenta.

 

 

Mercoledì 17 novembre 2021
S. Elisabetta di Ungheria, religiosa

9Andando via di là, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. 10Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. 11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 12Udito questo, disse:

«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.
Andate a imparare che cosa vuol dire:
Misericordia io voglio e non sacrifici.
Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori»

(Matteo 9,12-13)

 

Chissà perché è così difficile capire che davanti a Dio siamo sempre malati. Eppure la nostra esperienza quotidiana conferma che non siamo capaci di amare sempre e che il virus dell’individualismo è il più duro a morire, non lo si debella mai una volta per tutte. Vorremmo presentarci davanti a Lui con una certa soddisfazione di quello che siamo e di ciò che abbiamo fatto, ma più passa il tempo più ci accorgiamo che le lacune e gli scivoloni non sono cosa rara, anzi sembrano aumentare con il tempo. Ci vergogniamo spesso di essere ripetitivi nei nostri peccati, ma forse è meglio non specializzarci troppo nel variare. Lasciamoci guarire e basta!

 

 

Giovedì 18 novembre 2021

16Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. 17Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma

«Si versa vino nuovo in otri nuovi,
e così l’uno e gli altri si conservano»

(Matteo 9,17)

 

E come si fa ad essere otri nuovi? Come è possibile trasformarci, toglierci di dosso tutte quelle pesantezze e quelle rughe dell’anima che si possono accumulare con gli anni, che riducono la vivacità spirituale e ci rendono molto ordinari? Occorre forse lasciarsi conquistare ogni giorno dall’annuncio che Dio ci ama infinitamente, per rinascere dall’alto ogni mattina (e anche tante volte al giorno) e quindi, confidando in Lui, vivere come i bambini che accolgono tutto e si lasciano portare. Se anche facciamo i capricci, c’è Chi ha una incredibile pazienza nel ricominciare mille volte con noi e nel riportarci sulla via buona.

 

 

Venerdì 19 novembre 2021

35Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. 36Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. 37Allora disse ai suoi discepoli:

«La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!
Pregate dunque il signore della messe,
perché mandi operai nella sua messe!»

(Matteo 9,37-38)

 

Gesù ci insegna a chiedere al Padre nuovi evangelizzatori. Non è detto che siano solo preti e suore, anzi se fosse così sarebbe un problema perché il raggio di azione del Vangelo risulterebbe molto limitato. Possono esserlo tutti, anche i bambini con i loro coetanei ed è uno spettacolo quando si ha occasione di vederli invitare i loro amici e testimoniare la loro fede davanti a loro. Ma è importante saperci sempre mandati: se ci affidassimo solo al nostro gusto e diventasse un nostro pallino rischieremmo di ridurre il Vangelo alla nostra dimensione e le persone non incontrerebbero Gesù, ma solo una versione ridotta e sbiadita.

 

Sabato 20 novembre 2021
Beato Samuele Marzorati, martire

«Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità»

2I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; 3Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; 4Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì. 5Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; 6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele.

(Matteo 10,1)

 

La prima missione che Gesù organizza ha come scopo la liberazione e la guarigione. Forse vuole dirci che sono proprio questi i primi obiettivi a cui tendere, anche oggi. Nessun uomo è libero, ma abbiamo tutti bisogno di essere liberati dal male che ci assedia e talora ci abita, di un esorcismo, insomma. E la Confessione è un dono meraviglioso in tal senso: di liberazione e di guarigione. Forse la disaffezione da questo sacramento rende i cuori sempre più pesanti, gli affetti più cari si infrangono o talora si trasformano nel loro contrario con conseguenze anche spaventose.

 

Domenica 21 novembre 2021
II DI AVVENTO
I figli del Regno

1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. 2Come sta scritto nel profeta Isaia: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via.

«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri
»

4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

(Marco 1,3)

 

L’invito del Battista non perde mai la sua attualità. Il Signore che cerca di entrare nella nostra vita e nelle nostre città, trova una strada irta di ostacoli, di deviazioni, di semafori ostinatamente rossi. Tutti impedimenti antichi e nuovi che si addensano con il passare del tempo, anche perché a volte ci sembrano innocui. Il fatto poi di conoscere a memoria queste parole del profeta non ci garantisce affatto, anzi può illuderci di non averne bisogno. Occorre quindi riprendere l’arte del levare, del togliere. Ci sono macerie da rimuovere, immondizie nelle strade del cuore, tanto fango che rallenta il cammino. Perché il Natale deve brillare più che mai.

 

Lunedì 22 novembre 2021
S. Cecilia, vergine e martire

16A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: 17“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”. 18È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. 19È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

«Allora si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite»

21«Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. 22Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. 23E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! 24Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».

(Matteo 11,20)

 

Le parole di Gesù scuotono, afferrano per il bavero, vogliono inquietare la falsa pace delle nostre coscienze. Con tutti i doni immensi che riceviamo ogni giorno, ci ritroviamo poi adagiati in superficialità, divisioni, inconcludenze, lotte e quant’altro. A volte non è così facile distinguere il credente da chi non lo è, il suo comportamento non brilla, né fa sognare. Il passo da compiere è aprire gli occhi su ciò che abbiamo e riceviamo, accorgerci che tutto è donato anche se non è per nulla dovuto. E forti dell’amore di Dio per noi accettare le sfide che abbiamo davanti con coraggio e fiducia, ricompattandoci nell’unità tra noi, perché da soli non si va molto lontano.

 

Martedì 23 novembre 2021

14Allora i farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. 15Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti 16e impose loro di non divulgarlo, 17perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: 18Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento.

«Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia.
Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce
»

20Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia; 21nel suo nome spereranno le nazioni.

(Matteo 12,18-19)

 

Gesù testimonia che la giustizia non deve essere urlata per convincere. Essa si impone nei cuori attraverso la mitezza, la pazienza. La ricerca della spettacolarità e il clamore non sono suoi alleati, perché sono gli stessi mezzi con cui si fa largo la prepotenza e la sete di dominio. Certo, occorre parlare, ma ciò che fa la differenza è che quelle parole non manipolano le persone, né le vogliono ingannare, non dicono falsità neppure per scopi buoni. Sono parole che costruiscono, che valorizzano tutti, anche e soprattutto i più deboli. Sono parole quindi rischiose, facilmente incomprese e criticate, per le quali occorre essere pronti a pagare di persona. Ma sono le uniche parole che alimentano vere speranze.

 

Mercoledì 24 novembre 2021
Beata Maria Anna Sala, vergine

22In quel tempo fu portato a Gesù un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì, sicché il muto parlava e vedeva. 23Tutta la folla era sbalordita e diceva: «Che non sia costui il figlio di Davide?». 24Ma i farisei, udendo questo, dissero: «Costui non scaccia i demòni se non per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni». 25Egli però, conosciuti i loro pensieri, disse loro: «Ogni regno diviso in se stesso cade in rovina e nessuna città o famiglia divisa in se stessa potrà restare in piedi. 26Ora, se Satana scaccia Satana, è diviso in se stesso; come dunque il suo regno potrà restare in piedi? 27E se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. 28Ma, se io scaccio i demòni per mezzo dello Spirito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. 29Come può uno entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega? Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.

«Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde»

31Perciò io vi dico: qualunque peccato e bestemmia verrà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non verrà perdonata. 32A chi parlerà contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma a chi parlerà contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato, né in questo mondo né in quello futuro.

(Matteo 12,30)

 

Con Gesù non ci sono mezze misure, non è possibile tenere il piede in due scarpe, occorre schierarsi. A volte è molto scomodo, vorremmo in qualche modo passare inosservati poter seguire i nostri interessi personali, ma non è possibile. Il Signore ci chiede di seguirlo con radicalità, costi quel che costi.

Quando avremo questo coraggio scopriremo con meraviglia che spesso non è così difficile.

Anche in ambienti ostili, una persona che ha il coraggio delle sue azioni, che non accetta compromessi, ma rimane sulle posizioni che le sembrano giuste, molte volte è stimata anche se non sempre compresa.

 

Giovedì 25 novembre 2021

33Prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono. Prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l’albero. 34Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? La bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. 35L’uomo buono dal suo buon tesoro trae fuori cose buone, mentre l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori cose cattive. 36Ma io vi dico: di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio;

«Infatti in base alle tue parole sarai giustificato e
in base alle tue parole sarai condannato»

(Matteo 12,37)

 

La lingua è il muscolo più difficile da controllare, a volte sembra produca suoni indipendentemente dalla nostra volontà. Tenerla a bada è un’impresa faticosa e occorre  molto esercizio. A volte basta una parola gentile per risolvere una situazione difficile, altre volte una sola parola rovina un lavoro intero di costruzione di rapporti.

In alcuni momenti le parole diventano veleno che entra in circolo, una volta partito è quasi impossibile fermarlo, piano piano avvelena sempre di più creando danni irreparabili. Occorre vigilare di più prima di parlare e quando non siamo in grado di essere positivi nei confronti di qualcuno, meglio tacere.

 

Venerdì 26 novembre 2021
Beata Enrichetta Alfieri, vergine

38Allora alcuni scribi e farisei gli dissero: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno». 39Ed egli rispose loro:

«Una generazione malvagia e adultera pretende un segno!
Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e
tre notti nel cuore della terra
»

41Nel giorno del giudizio, quelli di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! 42Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!

(Matteo 12,39-40)

 

Oggi come allora vorremmo dei segni per credere, senza renderci conto che nessun segno sarà mai in grado di convincerci fino in fondo. Per credere occorre che il pensiero ceda il posto al cuore. Si può credere solo amando.

La fede non è una serie di conoscenze intellettuali, ma un gettarsi tra le braccia del Signore accettando anche tutti gli imprevisti che ciò comporta. Quando si è innamorati non si chiedono prove, è impossibile non fidarsi e continuare a valutare i pro e i contro: ci si butta a capofitto e basta, costi quel che costi.

 

 

 

Sabato 27 novembre 2021

43Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo, ma non ne trova. 44Allora dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. E, venuto, la trova vuota, spazzata e adorna. 45Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora; e l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima. Così avverrà anche a questa generazione malvagia».

«Mentre egli parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: “Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti”»

48Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». 49Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! 50Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».

(Matteo 12,46-47)

 

Maria non è “dentro”, in prima fila come se avanzasse dei diritti, è fuori in disparte come se non volesse disturbare. Non pretende di parlare con il figlio, ma “cerca” di parlargli.

Ci insegna l’atteggiamento da avere nel rivolgersi a Lui, cercare in qualche modo di stargli vicino senza pretendere nulla.

 

Domenica 28 novembre 2021
III DI AVVENTO
Le profezie adempiute

«Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutte queste cose.
Chiamati quindi due di loro, Giovanni li mandò a dire al Signore:
“Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”.
Venuti da lui, quegli uomini dissero:
“Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti:
“Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”»

21In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. 22Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. 23E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». 24Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 25Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. 26Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 27Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via. 28Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui.

(Luca 7,18-20)

 

Per Giovanni Battista non deve essere stato facile accettare la presenza di Gesù. Si aspettava, come tutti gli Ebrei, un Messia potente che venisse a mettere ordine, a castigare i malvagi, a liberare il suo popolo. E ci si trova davanti uno che va a casa dei peccatori, chiama tra i suoi discepoli un pubblicano, perdona le adultere, si mette alla ricerca di chi ha sbagliato per riconquistarlo e non per punirlo. Ha bisogno di una conferma: “Sei tu, o dobbiamo aspettarne un altro?”. Eppure poi è pronto a seguirlo, a cambiare idea, a cominciare un nuovo cammino.

 

 

Lunedì 29 novembre 2021

53Terminate queste parabole, Gesù partì di là.

«Venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva:
“Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?”.
Ed era per loro motivo di scandalo
»

Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». 58E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

(Matteo 13,54-57)

 

Quando si pensa di conoscere troppo bene una persona, diventa difficile capire chi sia realmente. Non ci si mette in ascolto, ci si scontra con l’idea che si ha di lei. Peggio ancora se ci si basa su ciò che si è sentito dire. Molti rapporti falliscono proprio per questo. Ogni volta che incontro qualcuno deve essere  come se fosse la prima volta, solo così posso guardare chi mi sta di fronte con l’occhio di chi vuol capire per poter amare.

 

 

 

Martedì 30 novembre 2021
S. ANDREA APOSTOLO
Commemorazione del Battesimo di S. Ambrogio

18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò.

«Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono»

(Matteo 4,22)

 

E’ la prima delle chiamate di Gesù, quella dei quattro pescatori, ad essa ne seguiranno altre.

La cosa più sorprendente di tutte è la rapidità con cui chi viene chiamato decide di lasciare tutto ciò che ha, persino gli affetti più cari, e di incominciare una nuova vita di cui non conosce nulla. Nella vita di molti c’è questo spartiacque tra il prima e il dopo. E’ il momento in cui si dice: “Sì”, magari dopo aver lottato fino allo sfinimento. E’ un istante che non si dimentica più, perché è come se si nascesse una seconda volta.

 

 

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