Il presidente francese, Emmanuel Macron, nella presentazione alla Plenaria del Parlamento europeo del semestre di presidenza francese dell’Ue a fine gennaio, ha detto che nella Carta dei diritti fondamentali in Europa dovrebbero entrare anche “la tutela dell’ambiente e il riconoscimento dell’accesso all’aborto”. Ed è stato applaudito per lunghi minuti dai parlamentari di uno schieramento (compresi alcuni cattolici che abbiamo mandato noi, coi nostri voti, a Bruxelles).
Ma cosa dice Papa Francesco (e la Chiesa) al riguardo?
L’aborto «è più di un problema, è un omicidio e non è lecito diventarne complici», ha detto il Papa, per questo la Chiesa è così dura sull’argomento, «perché se accettasse questo è come se accettasse l’omicidio quotidiano». «La Chiesa» perciò «non cambia la sua posizione».
«In qualsiasi manuale di embriologia dato a uno studente di medicina alla scuola di medicina si dice che, nella terza settimana di concepimento, a volte prima che la madre si renda conto di essere incinta, tutti gli organi dell’embrione sono già delineati, anche il Dna. È una vita. Scientificamente è una vita umana. Alcuni dicono che non è una persona, ma è una vita umana!
Così, di fronte a una vita umana, mi pongo due domande: è lecito eliminare una vita umana per risolvere un problema? Seconda domanda: è giusto assumere un sicario per risolvere un problema?».
Oggi da parte di molti (Associazione Luca Coscioni e Roberto Saviano in testa su “Sette”) si vuole l’abolizione dell’obiezione di coscienza dei medici che si rifiutano di sopprimere vite umane (e il fatto che siano la maggioranza dei ginecologi dovrebbe invece far riflettere…). Per il Papa, invece, siamo chiamati a essere «sempre al servizio della vita umana. E questo può comportare in certi casi l’obiezione di coscienza, che non è infedeltà, ma al contrario fedeltà alla vostra professione, se validamente motivata. Oggi c’è un po’ la moda di pensare che forse sarebbe una buona strada togliere l’obiezione di coscienza. Ma questa è l’intimità etica di ogni professionista della salute e questo non va negoziato mai, è proprio la responsabilità ultima dei professionisti della salute. Ed è anche denuncia delle ingiustizie compiute ai danni della vita innocente e indifesa. È un tema molto delicato, che richiede nello stesso tempo grande competenza e grande rettitudine».
«Detto questo, il nostro dovere è la vicinanza, il dovere positivo nostro: stare vicino alle situazioni, specialmente alle donne, perché non si arrivi a pensare alla soluzione abortiva, perché in realtà non è la soluzione». E ha confidato la sua esperienza personale di confessore: «Poi la vita dopo dieci, venti, trent’anni ti passa il conto. E bisogna stare in un confessionale per capire il prezzo, tanto duro, di questo».
PS. Una sola annotazione: per un cattolico il Papa è il Papa! E lo si ascolta; e lo si segue. Sempre. Non solo quando fa comodo o la pensa come noi…
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