Per la realizzazione e la felicità di tanti sposi

«Dedicare tempo è segno di amore. La Chiesa dedica molto tempo, alcuni anni, alla preparazione dei candidati al sacerdozio o alla vita religiosa, ma dedica poco tempo, solo alcune settimane, a coloro che si preparano al matrimonio».
Lo scrive papa Francesco nella Prefazione al documento “Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale. Orientamenti pastorali per le Chiese particolari“, pubblicato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. E sottolinea il motivo fondamentale del documento: «la necessità di un “nuovo catecumenato”, cioè un cammino completo di formazione. È, quindi, un progetto articolato e complesso che mira ad abbracciare la “preparazione remota”, che comprende percorsi educativi all’amore, all’affettività e alla sessualità rivolti ai bambini, agli adolescenti e ai giovani; la preparazione “prossima”, nell’imminenza delle nozze; l’accompagnamento nei primi anni di matrimonio, quando la coppia potrebbe attraversare momenti di crisi o di scoraggiamento. Quindi, formare e accompagnare i giovani a fare esperienza della presenza del Signore nella vita di coppia è una delle sfide più urgenti, perché da questo dipende «la realizzazione e la felicità di tanti fedeli laici nel mondo».

Il Documento, sottolinea sempre il papa nella Prefazione, è insieme un dono e un compito, non è una “formula magica” che funziona automaticamente. È un vestito che va “cucito su misura”, che deve prendere forma a seconda dell’unicità della coppia.

Il punto che ha reso celebre il documento è quello che tratta la castità prematrimoniale. Suona anacronistica soprattutto per i ragazzi, per i quali le esperienze sessuali iniziano sempre prima. Ma il Papa torna ad apprezzarla e a indicarla come necessaria nel percorso di preparazione al Matrimonio: “Non deve mai mancare il coraggio alla Chiesa di proporre la preziosa virtù della castità, per quanto ciò sia ormai in diretto contrasto con la mentalità comune. La castità va presentata come autentica alleata dell’amore, non come sua negazione”. (n. 57)

La consiglia anche all’interno del Matrimonio per «l’importanza di quei valori e di quelle attenzioni che la virtù della castità insegna: il rispetto dell’altro, la premura di non sottometterlo mai ai propri desideri, la pazienza e la delicatezza con il coniuge nei momenti di difficoltà, fisica e spirituale, la fortezza e l’auto-dominio necessari nei tempi di assenza o di malattia di uno dei coniugi». (n. 57)

Il documento è ampio e circostanziato e illumina moltissimi aspetti della vita matrimoniale.
Ecco alcuni passaggi significativi:

  1. “Insistere sulla sacralità del vincolo coniugale e sul fatto che i beni che derivano dalla preservazione dell’unione, sono sempre di gran lunga superiori a quelli che si spera di ottenere da una eventuale separazione”. (n. 81)
  2. Ci sono “situazioni in cui la separazione è inevitabile, a volte moralmente necessaria”, come “estremo rimedio”, quando per esempio “si tratta di sottrarre il coniuge più debole, o i figli piccoli, alle ferite più gravi causate dalla prepotenza e dalla violenza, dall’avvilimento e dallo sfruttamento, dall’estraneità e dall’indifferenza”. (n. 93)
  3. «Alcune tematiche complesse inerenti la sessualità coniugale o l’apertura alla vita (come ad esempio la genitorialità responsabile, la fecondazione artificiale, la diagnosi prenatale e altre questioni bioetiche) hanno ricadute etiche, relazionali e spirituali forti per gli sposi, e richiedono oggi formazione specifica e chiarezza di idee. Tanto più perché alcuni modi di trattare tali tematiche presentano aspetti morali problematici. Gli stessi accompagnatori non sempre sono in grado di affrontare tali questioni, che sono invece estremamente diffuse. Il coinvolgimento di persone più esperte, in questi casi, è quanto mai opportuno. (n. 22)
  4. «L’esperienza pastorale in gran parte del mondo mostra ormai la presenza costante e diffusa di “domande nuove” di preparazione al matrimonio sacramentale da parte di coppie che già convivono, hanno celebrato un matrimonio civile e hanno figli. Tali domande non possono più essere eluse dalla Chiesa, né appiattite all’interno di percorsi tracciati per coloro che provengono da un cammino minimale di fede; piuttosto richiedono forme di accompagnamento personalizzate». (n. 25)
  5. «Un’attenzione particolare andrà riservata a tutti coloro che hanno preferito convivere senza sposarsi, che tuttavia rimangono aperti al discorso religioso e disponibili ad avvicinarsi alla Chiesa. Con sguardo di comprensione, andranno accolti con calore e senza legalismo, apprezzando il loro “desiderio di famiglia”, evitando di esercitare su di loro alcuna pressione, ma semplicemente invitandoli ad un tempo di ascolto e di riflessione, chiarendo che l’eventuale decisione di celebrare il matrimonio sacramentale sarà presa da loro, autonomamente e per convinzione personale». (n. 40)

 

Don Carlo

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