Vivi la Parola: 2022 09 – Settembre

Giovedì 1 settembre 2022

«Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle:
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista”»

ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. 12Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. 13Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. 14E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che deve venire. 15Chi ha orecchi, ascolti!

(Matteo 11,11)

 

Abbiamo imparato a conoscere Giovanni Battista, un uomo rude che vive nel deserto e si nutre di cavallette, che non esita a dire al re gli errori commessi a rischio della propria vita. Non è una figura che ci lascia tranquilli, non ci insegna la diplomazia, il politicamente corretto, ma ad andare dritti alla meta senza preoccuparci troppo delle conseguenze. Seguire Gesù significa non scendere a compromessi, la verità deve venire sempre prima di tutto, costi quel che costi, solo così saremo veramente liberi.

 

Venerdì 2 settembre 2022

35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». 37E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?». 39Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

«Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia” – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù»

Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

(Giovanni 1,40-42)

 

L’incontro vero, decisivo con Gesù avviene quasi sempre partendo da un testimone tanto veritiero da affascinarci, da convincerci che ne vale la pena. Poi la scoperta in prima persona e alla fine la scelta decisiva che cambia tutta la nostra vita. E quando questo succede è talmente forte che chi ci è vicino si accorge del cambiamento, vede lo Spirito agire in noi. A quel punto si è disposti a tutto perché capiamo che da lì dipende la nostra felicità.

 

 

 

Sabato 3 settembre 2022
S. Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa

«Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama.
Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui»

22Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». 23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

(Giovanni 14,21)

 

I comandamenti di Gesù sono i comandamenti dell’Amore verso Dio e verso i fratelli. Osservarli significa mettere Amore in tutto ciò che faccio. Solo così posso sperimentare la vita di Dio in me, e solo così posso essere felice. Se mi abituo a guardare i bisogni degli altri, poco a poco diventa un’abitudine e quasi non mi accorgo di amare, ma sento chiaramente il Signore vicino. Spesso, a distanza di tempo, sento anche l’affetto degli altri come qualcosa di gratuito che mi viene donato.. E’ una bella sorpresa, perché ciò che diamo per essere vero deve essere gratuito e perciò non ci si aspetta nulla in cambio.

 

Domenica 4 settembre 2022
I DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE

12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: 15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! 16Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta.

«Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”»

(Matteo 4,17)

 

Convertirsi è un cambiare direzione, togliere i riflettori puntati su di me, sui miei desideri, le mie aspettative, le mie necessità e girarli su ciò che vuole il Signore e sui bisogni degli altri. A questo punto pensiamo alle grandi conversioni: quella di Francesco di Assisi, di Ignazio di Loyola… Ma la conversione è richiesta a tutti e non una sola volta nella vita, perché ci sono i periodi dell’entusiasmo e in quelli è più facile giocarsi. Poi però subentrano i momenti di aridità, di stanchezza ed è più difficile rimanere fedeli. La conversione perciò inizia ogni mattina, anche quando le cose non vanno come vorremmo o siamo stanchi e ci piacerebbe fermarci un po’ a leccarci le ferite. E’ proprio allora che Gesù ci ripete: «Convertiti, perché il Regno dei cieli è vicino».

 

 

Lunedì 5 settembre 2022
S. Teresa di Calcutta, vergine

«Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova?»

9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

(Luca 15,8)

 

Nella parabola della pecorella smarrita in qualche modo la pecora è colpevole di non aver seguito il pastore e una volta ritrovata avrà collaborato per il ritorno. In quella del figlio prodigo, il figlio è responsabile delle sue decisioni, sia nell’allontanarsi che nel ritornare. In questa, la moneta non fa nulla, è la donna che la perde ed è lei stessa che la ritrova. E’ come se il Signore ci dicesse: «Non permetto che ciò che è mio vada perso». Quanta consolazione: siamo nelle Sue mani e da lì nessuno può toglierci, neppure noi stessi!

Martedì 6 settembre 2022

1Diceva anche ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. 2Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. 3L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. 4So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. 5Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. 6Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. 7Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. 8Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza.

«I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce»

(Luca 16,8)

 

Spesso capita di pensare ai credenti come a persone ingenue che si lasciano abbindolare. Gesù non ci vuole così, già ci aveva detto: «Io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe» (Matteo 10,16). Ci viene perciò chiesto di essere persone che in qualche modo attirino, ognuno per i doni che ha, e non persone che passino inosservate, remissive e quasi insignificanti. San Paolo ci dice: «Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza» (2 Timoteo 1,7). Insomma se siamo figli della luce, la luce si deve vedere.

 

 

Mercoledì 7 settembre 2022

9Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. 10Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. 11Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? 12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?

«Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza»

14I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. 15Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole.

(Luca 16,13)

 

La ricchezza non è solo il denaro, ma il potere ed è difficile liberarsi da esso. Non esistono solo i grandi poteri di chi domina le nazioni, esistono anche i piccoli poteri all’interno delle nostre realtà e quelli sono attaccati a noi, anche se a volte non ce ne accorgiamo. Rischiano di diventare la ragione della nostra vita, posto che spetta solo a Dio. Distaccarsi è difficilissimo, occorre ripeterselo ogni giorno, per essere pronti a lasciare tutto in qualunque momento quando non serve più. La vera povertà è quella di chi sa che nulla è suo, nemmeno l’affetto e la stima degli altri: quelli sono solo doni provvisori per cui ringraziare sempre.

 

 

Giovedì 8 settembre 2022
NATIVITA’ DELLA BEATA VERGINE MARIA

«Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo»

2Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, 3Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, 4Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, 5Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, 6Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria, 7Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abia, Abia generò Asaf, 8Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, 9Ozia generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechia, 10Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, 11Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. 12Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, 13Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, 14Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, 15Eliùd generò Eleazar, Eleazar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, 16Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.

(Matteo 1,1)

 

Siamo nella grande tradizione biblica: la credenziali di un personaggio sono offerte dalla presentazione dei suoi avi. Più ampia e antica è la genealogia, più importante è la persona che viene presentata. Matteo mostra la discendenza dal re Davide e addirittura dal patriarca Abramo, per suggellare subito che in Gesù si realizzano tutte le promesse di Dio, quelle fatte dieci secoli prima al re Davide sul Messia che dalla sua stirpe sarebbe nato e, nove secoli ancora prima, quelle rivolte ad Abramo, padre della fede d’Israele e dell’umanità. Su Gesù converge ogni attesa, ogni dono divino che supera infinitamente qualunque aspettativa: perché in Lui Dio Trinità d’Amore si rivela all’uomo.

 

Venerdì 9 settembre 2022

19C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. 20Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. 25Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.

«E l’uomo ricco replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”»

30E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. 31Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

(Luca 16,27-28)

 

Il dramma angoscioso dell’uomo ricco privato della gioia del Cielo lo rende straordinariamente sensibile al rischio che altri possano perdersi. Così un uomo che pensava solo a sé e alle sue soddisfazioni sembra uscire dal suo egoismo sfrenato, perché ora che sperimenta la sofferenza più acuta comincia a preoccuparsi seriamente per i suoi fratelli. Vede chiaramente che c’è una via che porta alla disperazione, al buio totale e vorrebbe gridarlo a tutti perché la evitino. La strada da percorrere è antica e sempre nuova: ascoltare Dio che parla al cuore, alla vita, fidarsi della via di luce e di gioia che indica, non temere di percorrerla anche quando costa molto.

 

 

Sabato 10 settembre 2022
Beato Giovanni Mazzucconi, sacerdote e martire

20I farisei gli domandarono: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro:

«Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà:
“Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!»

(Luca 17,20-21)

 

La vera gioia del cuore è a portata di mano, è sotto gli occhi di tutti, Dio la offre ad ogni suo figlio e figlia, senza eccezioni, in qualunque condizione ed età. Forse questa gioia ci sembra troppo vicina e scontata e allora guardiamo lontano, alla ricerca di qualcosa di esotico o di curioso. Ma la vera gioia del cuore non abbaglia con effetti speciali, non travolge con esplosioni di suoni e rumori, è semplice e lieve, regala letizia e pace, rende sicuri di essere al posto giusto, rende laboriosi e fiduciosi, dà stabilità, perché è comunione piena con Dio e con tutti i fratelli.

 

 

Domenica 11 settembre 2022   II DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE

28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. 29Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».

«E Gesù disse loro: “In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio”»

32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

(Matteo 21,31)

 

Frasi famose. Sembrano esagerate, paradossali. Ma Gesù non sta usando un’iperbole: è semplicemente la descrizione dello spettacolo che ha sotto gli occhi. Quelli che sembrerebbero i primi destinatari del suo annuncio rimangono abbottonati, anzi rancorosi; quelli che dovrebbero risultare disinteressati, perché la loro vita è distantissima dal Vangelo, se ne lasciano attrarre e conquistare fino ad aderire e a lasciar capovolgere la loro vita. Non perché sono incantati da belle parole, ma perché capiscono che c’è posto anche per loro: sentono una misericordia sconfinata che li invita, che ha fiducia e stima e offre loro un’opportunità completamente insperata e immeritata. Una gratuità d’amore dalla quale si lasciano travolgere e trasformare.

 

 

Lunedì 12 settembre 2022
Santissimo Nome della Beata Vergine Maria

1Disse ai suoi discepoli:

«È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono»

2È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. 3State attenti a voi stessi!

(Luca 17,1)

 

Gesù è realista. Non si illude di vedere un mondo tutto trasformato, in cui tutti hanno intrapreso infallibilmente la via del bene. Sa che le fragilità, i peccati, le zone oscure del cuore umano che continuano a ferire e a sconvolgere, rimangono nella storia umana. Ma non per questo diventa concessivo, non ci esime affatto dalle nostre responsabilità. Ci educa invece alla vigilanza, alla cura delle conseguenze delle nostre azioni, che possono essere molto gravi, fino a dilaniare le persone in modo irreparabile. Quindi nessuna superficialità, né spazio a giustificazioni indulgenti di fronte allo scandalo e allo sfregio arrecato ai piccoli, agli indifesi, ai poveri.

 

 

Martedì 13 settembre 2022
S. Giovanni Crisostomo, vescovo e dottore della Chiesa

«Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli.
E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo:
“Sono pentito”, tu gli perdonerai»

5Gli apostoli dissero al Signore: 6«Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.

(Luca 17,3-4)

 

Il perdono sempre. Senza eccezione. Anche se nascono in noi rimostranze e sospetti che quella persona che ci chiede scusa mille volte ci stia prendendo in giro. Ma di fronte alla sua sincera richiesta di scuse il nostro perdono non può mai mancare. Perché una disponibilità così esagerata? Perché tanta indulgenza? Per una sola ragione: Dio fa così con noi, con tutti. Dio riabilita sempre, cancella le offese ricevute, le calpesta, quasi a dire che per lui non hanno valore, anche se tutto ciò non avviene con un colpo di spugna, perché è pur sempre il sangue della Sua croce a lavare i nostri peccati. E Dio ci vorrebbe vederci come Lui, sua immagine e somiglianza: figli che mostrano il Suo cuore all’umanità con i fatti.

 

Mercoledì 14 settembre 2022
   ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

«Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito,
perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna
»

17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

(Giovanni 3,15)

 

Ci ha dato Suo figlio. Lo ha consegnato nelle nostre mani, il tesoro più strabiliante che poteva mai scendere sulla terra. Sapeva che non lo metteva in buone mani, ma ce l’ha dato lo stesso. Non Gli ha garantito uscite di sicurezza, non ha posto limiti ai rischi che poteva correre, non Gli ha concesso privilegi, gli stessi miracoli che compiva e la Sua sapienza alla fine si sono ritorti contro di Lui. Un azzardo incomprensibile, per il quale non ci sono ragioni sensate. Chi gliel’ha fatto fare? Qualcuno l’ha costretto? Che cosa ci ha guadagnato?

Ha guadagnato noi, quell’umanità perduta che Dio ama follemente.

 

Giovedì 15 settembre 2022
Beata Vergine Maria Addolorata

25Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.

«Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre:
“Donna, ecco tuo figlio!”»

27Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

(Giovanni 19,26)

 

A una mamma che vede morire l’unico figlio che ha, in modo così ingiusto e disumano, non si hanno parole da dire. Si può soltanto provare a starle accanto, intuendo e partecipando a qualche briciola del suo sconfinato dolore. E da parte sua il Figlio morente avrebbe potuto rivolgerle una parola di gratitudine o di consolazione. Invece le fa un regalo. Un altro figlio. Che impersona tanti figli, tutti, tutti noi. Diciamocelo: non è un gran regalo. Più di qualcuno l’avrebbe rispedito al mittente. Ma Gesù vede che il cuore desolato di Maria adesso è come il Suo. Potrà accoglierci tutti e sempre con infinito amore, anche nel momento dei nostri rifiuti. Con cuore di madre.

 

Venerdì 16 settembre 2022
Ss. Cornelio, papa, e Cipriano, vescovo, martiri

22Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. 23Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli.

«Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo,
così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno
»

25Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione.

(Luca 17,24)

 

Dio arriva sempre all’improvviso. Imprevedibile come la folgore. Noi ci ostiniamo a voler prevedere, magari addirittura a organizzare bene il Suo arrivo, come se l’efficacia di Dio fosse il prodotto del nostro impegno, come se la fede dei fratelli dipendesse anzitutto dai nostri sforzi. Così pure ci prepariamo spesso ad affrontare la vita pensando alle contromosse con cui rispondere ad eventuali imprevisti. Occorre invece convincerci che Lui arriva. Infallibilmente. Ma di sorpresa. Spiazzandoci. Se vogliamo provare a non farci cogliere del tutto impreparati, potremmo esercitarci a reagire con prontezza alle opportunità che ci vengono offerte, a non perdere mai l’occasione di compiere un piccolo gesto d’amore appena lo vediamo fattibile.

 

Sabato 17 settembre 2022
S. Satiro

«Poi prese con sé i Dodici e disse loro:
“Ecco, noi saliamo a Gerusalemme,
e si compirà tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell’uomo”
»

32verrà infatti consegnato ai pagani, verrà deriso e insultato, lo copriranno di sputi 33e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà». 34Ma quelli non compresero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che egli aveva detto.

(Luca 18,31)

 

Quello che per i discepoli è un annuncio astruso, oscuro, che suscita soltanto un istintivo rifiuto e una rimozione, per Gesù invece è una parola chiara e consequenziale, come un libro aperto che ti racconta le cose una dopo l’altra, con precisione. È la parola della scrittura, degli annunci profetici, che Gesù non ha semplicemente meditato e approfondito: Gesù infatti è quella Parola, è quella promessa di salvezza per tutti, che attraversa il buio della storia e la riempie della Sua luce. Quel DNA pasquale, fatto di morte e risurrezione, di cui è impastato ogni alito di vita che c’è nel cosmo, è Gesù stesso. Lui lo sa e lo è.

 

 

Domenica 18 settembre 2022
III DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE

25In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. 26Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, 27e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. 28Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce 29e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. 30Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. 31Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. 32C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.

«Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità»

34Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. 35Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. 36Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.

(Giovanni 5,33)

 

Giovanni Battista non è stato solo un uomo dalla coerenza ferrea sino alla morte. E’ stato anzitutto un testimone fedele, un appassionato cercatore e scopritore della verità. Non conosceva nome e cognome del futuro Messia, ma lo sa riconoscere appena lo incontra, perché vede subito in lui quello che altri non vedono. E questo suo sguardo è certo e infallibile. Ci parla di qualcosa che è vero, che non inganna e non tradisce, che è Luce per il cuore di tutti, che indica una strada sicura da percorrere fino in fondo senza incertezze.

 

Lunedì 19 settembre 2022

26Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: 27mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. 28Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; 29ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. 30Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. 31In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro.

«Ricordatevi della moglie di Lot.  Chi cercherà di salvare la propria vita,
la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva
»

(Luca 17,32-33)

 

Quale fu la colpa della moglie di Lot, in cosa non dobbiamo imitarla? Il suo gesto di voltarsi mentre stava scappando dal fuoco che inceneriva Sodoma indica l’esitazione, richiama quel “metter mano all’aratro e voltarsi indietro” dal quale Gesù ci mette in guardia, quel tergiversare dubbioso che ti paralizza proprio nel momento in cui è chiarissimo quale sia il passo giusto da fare. È un cercare altre vie, altre soluzioni possibili quando non ce ne sono. È quel cercare di cavarsela da soli, anziché ascoltare e fidarsi. Solo chi sa perdere la propria idea sulla sua vita gusterà la vita in pienezza.

 

Martedì 20 settembre 2022
Ss. Andrea Kim Taegǒn, sacerdote e Paolo Chǒng Hasang
e compagni, martiri

1Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. 4Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». 6E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto.

«E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?»

(Luca 18,7-8)

 

A volte abbiamo l’impressione di aspettare troppo a lungo. Ci sono ingiustizie, violenze, orrori che andrebbero interrotti all’istante e che invece si protraggono, pur in mezzo al grido e alle preghiere di vittime innocenti che soffrono e non sembrano ascoltate. C’è un’attesa di salvezza, di cambiamento di cui la preghiera è segno luminoso e ininterrotto: la preghiera continua nel cuore dell’umanità infatti è il segno che fede e speranza non sono ancora venute meno, ma resistono di fronte all’imperversare del male. E quella “pronta giustizia” che Gesù promette inizia con il sostegno, la forza, la perseveranza che Lui dona a chi continua a guardare avanti, sapendo con certezza di non rimanere deluso.

 

 

Mercoledì 21 settembre 2022
S. MATTEO, APOSTOLO ED EVANGELISTA

9Andando via di là, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. 10Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. 11Vedendo ciò,

«I farisei dicevano ai suoi discepoli: “Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?”. Udito questo, disse: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati”»

13Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori». 14Allora gli si avvicinarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 15E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. 16Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. 17Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».

(Matteo 9,11-12)

 

Gesù non replica ai farisei dicendo che dopo la conversione di Matteo tutti quei pubblicani e peccatori suoi amici si sono convertiti. Ci viene infatti detto dal Vangelo che quelle persone stanno soltanto mangiando insieme con i discepoli. Disorienta invece i farisei affermando che per un rabbì sono proprio quelle le frequentazioni giuste. Noi non riceviamo il dono di Dio solo per cullarcelo e raccontarcelo tra noi. Siamo trasformati per trasformare altri, siamo guariti per guarire altri. Un medico sarebbe frustrato se dovesse incontrare solo persone sane alle quali confermare il loro ottimo stato di salute: ha studiato duramente proprio per ridonare la salute a chi l’ha persa.

 

 

Giovedì 22 settembre 2022

18Un notabile lo interrogò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 19Gesù gli rispose: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 20Tu conosci i comandamenti: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre». 21Costui disse: «Tutte queste cose le ho osservate fin dalla giovinezza». 22Udito ciò,

«Gesù gli disse: “Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai,
distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; e vieni! Seguimi!”.
Ma quello, udite queste parole, divenne assai triste perché era molto ricco
»

(Luca 18,22-23)

 

Quando ci manca qualcosa nel cuore, quando ci sembra di comportarci bene, di non avere particolari passi conversione da compiere, eppure ci accorgiamo che ci rimane sempre un margine di insoddisfazione di cui non riusciamo a comprendere il perché, forse occorre domandarci cosa stiamo trattenendo, cosa abbiamo paura di perdere, da che cosa non riusciamo a staccarci. Le persone che vivono con noi potrebbero forse indicarcelo meglio di quanto non riusciamo a fare da soli. Spesso infatti ci intestardiamo a credere che l’ostacolo vero sia quello che vediamo in noi e che ci urta, mentre invece si tratterebbe di cambiare obiettivo, perché il problema vero è un altro. E i fratelli lo vedono chiaramente.

 

Venerdì 23 settembre 2022
S. Pio da Pietrelcina, sacerdote

24Quando Gesù lo vide così triste, disse: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio. 25È più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio!».

«Quelli che ascoltavano dissero: “E chi può essere salvato?”. Rispose:
“Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio”»

(Luca 18,26-27)

 

Di fronte allo sgomento dei suoi ascoltatori, che si vedono incapaci di rinunciare a ricchezze e quindi si sentono estromessi dal regno, Gesù ribadisce che chi salva è solo Dio. Noi da soli non ce la facciamo. Abbiamo bisogno di Lui. Sempre. Non soltanto quando nel bisogno ci troviamo a corto di soluzioni. Perché in ogni situazione Lui sa trasformare il cuore, sa accenderlo di una luce che prima non aveva, sa affascinarci con un mondo che ci era sconosciuto, sa appassionarci a cose che per altri rimangono insignificanti e che anche a noi un tempo non accendevano particolari entusiasmi. Tutte cose che non derivano dal nostro impegno, ma da Dio che fa grazia.

 

Sabato 24 settembre 2022

«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno»

33Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. 34Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

(Luca 12,32)

 

Il gruppetto che segue Gesù è piccolo. È vero, ci sono le grandi folle, a volte quasi oceaniche, che lo ascoltano predicare, che mangiano il pane condiviso e moltiplicato, c’è la gente che lo insegue, che lo schiaccia cercando di sfiorarlo per essere guarita. Ma alla fine, anche se in un primo tempo le bollicine avevano riempito il bicchiere fino quasi a tracimare, lo champagne che rimane sono solo due dita. Non si tratta quindi di un élite di geni o di santi, ma di amici, spesso diversissimi tra loro, che nonostante quel poco che sono e che riescono a fare, continuano a starGli accanto e non vogliono perderLo. A loro Gesù promette il Regno. Sempre come un dono, non certo come un merito.

 

Domenica 25 settembre 2022
IV DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE

51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

«Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro:
“Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Gesù disse loro:
“In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita”
»

54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». 59Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.

(Giovanni 6,52-53)

 

Se qualche decennio fa la grande lamentela nel popolo di Dio era che troppe persone si nutrivano di Gesù Eucaristia e solo una piccolissima parte di loro si erano confessate, oggi invece si guarda con preoccupazione al fatto che sono diminuiti di numero quelli che si comunicano. Tanti assistono, guardano e non si muovono. Per mille ragioni diverse. Non c’è da stupirsi. La comunione eucaristica è un gesto pazzescamente coinvolgente che suscitò tante discussioni aspre fin dalla prima volta in cui fu annunciata. Mangiare la carne di Dio: ci rendiamo conto cosa possa significare per chi ha perso consuetudine con le chiese o si sente lontano per la fede o la propria etica? E per noi, che ce ne nutriamo anche tutti i giorni, cosa significa?

 

 

Lunedì 26 settembre 2022

28Pietro allora disse: «Noi abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito». 29Ed egli rispose:

«In verità io vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà»

(Luca 18,29-30)

 

Le parole di Gesù a Pietro sono rassicuranti, hanno il sapore di una promessa che non prevede eccezioni. “Molto di più”, “la vita eterna”: chi mai potrebbe garantire altrettanto? Qui sperimentiamo che nella nostra fede noi essenzialmente ci fidiamo di Gesù. Ci appoggiamo a Lui. Anche quando non abbiamo tutte le risposte, anche quando i contorni sono imprecisi e desidereremmo qualche conferma razionale in più, da ultimo ciò che ci convince è che “l’ha detto Lui”, “l’ha promesso Lui”. E di uno che mi ha amato fino a dare la vita per me, mi posso fidare.

 

Martedì 27 settembre 2022
S. Vincenzo de’ Paoli, sacerdote

35Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. 36Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. 37Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!».

«Allora gridò dicendo: “Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!”. Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”»

40Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: 41«Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». 42E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». 43Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.

(Luca 18,38-39)

 

Quando siamo in ascolto di un nostro urgente bisogno, le reazioni di chi ci sta accanto ci condizionano fino a un certo punto. Se gli altri non capiscono quello che sto vivendo, forse non è colpa loro, ma io così non posso andare avanti. E lo grido! Gesù, con il suo fermarsi, ascoltare e guarire il cieco di Gerico, mostra che aveva ragione lui. Anche se prima tutti gli davano torto e ne provavano solo fastidio. Quel suo gridare, quel suo insistere fino a spaccare i timpani, è stato provvidenziale anche per gli altri, che alla fine lodano Dio per la sua grandezza. Il grido di chi soffre è una chance di conversione anche per chi sta attorno.

 

 

Mercoledì 28 settembre 2022
Beato Luigi Monza, sacerdote

11Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, disse ancora una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. 12Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. 13Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. 14Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. 15Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. 16Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. 17Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”. 18Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. 19Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”. 20Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; 21avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. 22Gli rispose:

«Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi»

24Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. 25Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. 26“Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. 27E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”».

(Luca 19,22-23)

 

Una parabola che non fa sconti ai credenti neghittosi, che attendono inoperosi che tutto scenda dal Cielo. Tutti infatti possediamo monete d’oro da impiegare e chi crede di non averne è perché non ha frugato bene nelle tasche. Certo, non tutti hanno la capacità imprenditoriale di moltiplicare quello che hanno, ma anche questo non li giustifica. Gesù porta l’esempio delle banche del suo tempo che offrivano gli interessi: un modo semplice, alla portata di tutti, per trarre vantaggi nonostante le proprie incapacità, affidandosi a chi ha più esperienza. Insomma, dobbiamo darci tutti da fare. Sperimentando che aiutandosi a vicenda e camminando insieme si va più lontano e i doni di ciascuno diventano doni per tutti.

 

 

Giovedì 29 settembre 2022
Ss. Michele, Gabriele e Raffaele, arcangeli

47Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». 48Natanaele gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». 49Gli replicò Natanaele: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». 50Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». 51Poi gli disse:

«In verità, in verità io vi dico:
vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo»

(Giovanni 1,50)

 

Una promessa di Gesù che non sembra corrispondere a situazioni precise riportate in seguito nei racconti evangelici. Ci sono angeli che appaiono per l’annuncio della risurrezione, ma non nel modo qui descritto. Evidentemente si tratta perciò di un’intuizione sintetica: in effetti con la presenza di Gesù, Dio fatto uomo, cielo e terra comunicano senza più ostacoli. C’è anzi un andare e venire fluido, normale tra le cose divine e quelle terrene, perché ormai il mondo di Lassù e quello di quaggiù si tengono per mano. Tutto parte da Lui e a Lui ritorna, perché ogni realtà ha in Lui la sua origine e il suo compimento e in Lui siamo tutti uno.

 

 

Venerdì 30 settembre 2022   S. Girolamo, sacerdote e dottore della Chiesa

1Un giorno, mentre istruiva il popolo nel tempio e annunciava il Vangelo,

«Sopraggiunsero i capi dei sacerdoti e gli scribi con gli anziani e si rivolsero a lui dicendo: “Spiegaci con quale autorità fai queste cose o chi è che ti ha dato questa autorità”. E Gesù rispose loro: “Anch’io vi farò una domanda. Ditemi: il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini?”»

5Allora essi ragionavano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché non gli avete creduto?”. 6Se invece diciamo: “Dagli uomini”, tutto il popolo ci lapiderà, perché è convinto che Giovanni sia un profeta». 7Risposero quindi di non saperlo. 8E Gesù disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

(Luca 20,1-4)

 

Alla domanda così esplicita di questi capi religiosi, Gesù avrebbe potuto affermare o ribadire la Sua provenienza dal Padre, la Sua divinità, chiarendo apertamente la Sua identità e ponendo fine ad ogni dubbio. In realtà non è una risposta quello che queste persone cercano, ma pretesti per accendere discussioni o lanciare invettive. Gesù lo sa e dirotta l’attenzione su altro, per smascherare le loro vere intenzioni. In questo modo spegne sul nascere ogni polemica. Sul loro silenzio può tacere anche Lui, togliendo ogni aggressività alla provocazione. Fa chiarezza quindi, ma in un modo diverso, senza scendere sul terreno di dibattiti assolutamente inutili.

 

 

 

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