Ogni 100 coppie che si sono formano, 52 si dividono. Un problema così statisticamente incidente non può essere imputato semplicemente alla cattiva volontà di chi oggi vive la vita di coppia. Occorre tornare a ritrovare i fondamenti della bellezza del nostro stare insieme per non ritenere ineluttabile un fallimento.
La visione della coppia: il “noi” è di più
Nella cultura contemporanea l’accento è posto sull’individuo. “Io” devo essere felice. L’attuale dibattito, in corso a tutti i livelli, su coppia, coppia di fatto, coppia omo/etero, e sulla congerie di acronimi che tentano di definire le situazioni più al limite, in effetti non sottende una preoccupazione relazionale. Si parla di “coppia” ma di fatto siamo di fronte a un sottocapitolo del grande tema della felicità individuale. Guardando con un occhio attento si scopre che alla fine il problema è sempre: quale tipo di relazione è maggiormente funzionale alla mia felicità personale? La controprova più evidente é che non c’è nessuna laica preparazione al matrimonio, lasciato all’iniziativa individuale con il pretesto di evitare ogni indebita ingerenza nella sfera del privato. Quando non si prepara una cosa vuol dire che di fatto non si crede nella cosa stessa.
La nostra visione è radicalmente diversa. Il matrimonio non è la somma di un Io e di un Tu ma è fondativo di una realtà nuova che la Bibbia esprime con le parole di Genesi riprese dal Vangelo di Matteo; Non saranno più due ma una carne sola. Il “noi” è di più della somma di due “tu”/”io”. E l’altro non può essere usato come mezzo per soddisfare il proprio io.
La visione della sessualità: la totalità del dono
L’approccio disinibito alla sessualità nell’adolescenza e nella giovinezza, caratteristico dell’uomo d’oggi, alla prova dei fatti, evidenzia una pesante fragilità. Di fronte alle grandi sfide della vita questa sessualità facile si rivela incapace di attingere gli scopi essenziali della sessualità stessa; non riesce più a tenere insieme la coppia, non riesce più a fare dei figli, ecc. La sessualità è un linguaggio, e il linguaggio è sempre un modo di dirsi qualcosa, divenendo assunzione di un impegno. Per chi crede c’è qui la possibilità concreta di dirsi tutto il progetto di Dio sulla coppia
Vivere un rapporto sessuale significa dirsi: “Io sono tutto tuo, io sono tutta tua”. Da qui la vita quotidiana diventa un confermare quello che ci siamo detti nel momento erotico. Una sessualità così ha la forza, a partire dalla sua base biologica, di coinvolgere tutto l’uomo fino allo psicologico e fino al soprannaturale dove io arrivo a dare la vita per te, perché sono tutto tuo/tutta tua. Questo tipo di sessualità è chiaro che non può essere improvvisata ma va preparata a partire dalla fatica di fare coincidere il gesto con la decisione profonda, dentro un’educazione alla castità che va appresa fin da adolescenti.
La visione della felicità: crescere insieme
La felicità, come luogo/tempo idilliaco, non esiste. Pensiamo alla parabola del figlio. Decidere di fare un figlio vuol dire, da un certo punto di vista, rovinarsi la vita. Bisogna concepirlo, si comincia a star male, bisogna portarselo dentro per nove mesi, partorirlo, perdere un numero consistente di notti e poi e poi…. non si finisce più. Spesso con il crescere dell’età c’è un parallelo crescere delle preoccupazioni. Eppure il figlio è la cosa più bella che abbiamo e l’intensità dei sacrifici richiesti non intacca la gioia della nostra genitorialità. L’esperienza del figlio ci dice subito che la felicità non è, come spesso crediamo, l’opposto del sacrificio: il sacrificio appartiene indissolubilmente alla felicità.
La fatica a stare insieme appartiene alla normalità di una felicità di coppia. Le rose tirano fuori i profumi più delicati e i colori più belli dal letame. Tutto quello che capita, se lo vivi male, spacca la coppia e innesca un processo degenerativo che porta la coppia stessa alla dissoluzione. Le stesse cose, approcciate diversamente possono diventare un’occasione unica per crescere e per compattarsi maggiormente.
La visione delle emozioni: la gioia del si
Oggi l’emozione viene vista come unico criterio di scelta. Ma se si dà valore alla promessa di un sì per sempre nella fedeltà, allora comprendiamo che occorre rileggere le emozioni a partire dalla scelta fatta e non rileggere la scelta fatta a partire dalle emozioni.
Ma è anche vero che la scelta d’amore nasce da una emozione. Dunque l’emozione sta al fondamento, per questo occorre coltivarla, mantenerla viva, farne memoria. E custodirla: l’amore va amato. È necessario imparare a nutrire l’emozione che ci ha originato. Le emozioni sono un mix meraviglioso di sensazioni, ragionamenti, odori, suoni… Un’armonia che ci conquista. Direi che sono il vero sballo, altro che canne. Nella cultura di oggi il volere è sedotto dal piacere. Tra il «mi piace» e «lo voglio» non si fa differenza. Per questo diventa necessario custodire l’emozione all’interno di quel valore (un amore promesso per sempre) che abbiamo scelto come ideale di vita, anche “fuggendo le occasioni di peccato”, anche quando ciò costa (come la storia biblica di Giuseppe con la moglie di Potifar insegna). Ma chi cede al male per timore di dover pagare un prezzo troppo alto, non ha idea di quanto prezioso sia il bene tralasciato e quanto più amaro il prezzo del danno provocato
dp&mm
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