Vivi la Parola 2024 07: Luglio

VIVI LA PAROLA !

Luglio 2024

 

 

Lunedì 1 luglio 2024

34Quando videro ciò che era accaduto, i mandriani fuggirono e portarono la notizia nella città e nelle campagne. 35La gente uscì per vedere l’accaduto e, quando arrivarono da Gesù, trovarono l’uomo dal quale erano usciti i demòni, vestito e sano di mente, che sedeva ai piedi di Gesù, ed ebbero paura. 36Quelli che avevano visto riferirono come l’indemoniato era stato salvato. 37Allora tutta la popolazione del territorio dei Gerasèni gli chiese che si allontanasse da loro, perché avevano molta paura. Egli, salito su una barca, tornò indietro.

«L’uomo dal quale erano usciti i demòni gli chiese di restare con lui, ma egli lo congedò dicendo: “Torna a casa tua e racconta quello che Dio ha fatto per te”»

E quello se ne andò, proclamando per tutta la città quello che Gesù aveva fatto per lui.

(Luca 8,38-39)

 

Gesù non è preoccupato di ingrossare le fila dei suoi discepoli. Quest’uomo, miracolosamente liberato e restituito ad una vita di relazione che prima gli era impossibile, rimane nella sua terra come testimone e annunciatore dell’amore di Dio per lui. Rimane fra persone che erano rimaste spaventate dalla sua guarigione, per la quale molti porci erano precipitati nel lago. È diventato un segno permanente per tutti che di Dio non bisogna avere paura: Dio libera, Dio guarisce, Dio umanizza, di Lui ci si può fidare sempre, per la salvezza di un solo uomo non bada a spese, è pronto a morire Lui stesso per lui.

 

Martedì 2 luglio 2024

40Al suo ritorno, Gesù fu accolto dalla folla, perché tutti erano in attesa di lui. 41Ed ecco, venne un uomo di nome Giàiro, che era capo della sinagoga: si gettò ai piedi di Gesù e lo pregava di recarsi a casa sua, 42perché l’unica figlia che aveva, di circa dodici anni, stava per morire. 49Stava ancora parlando, quando arrivò uno dalla casa del capo della sinagoga e disse: «Tua figlia è morta, non disturbare più il maestro». 50Ma Gesù, avendo udito, rispose: «Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata». 51Giunto alla casa, non permise a nessuno di entrare con lui, fuorché a Pietro, Giovanni e Giacomo e al padre e alla madre della fanciulla. 52Tutti piangevano e facevano il lamento su di lei. Gesù disse: «Non piangete. Non è morta, ma dorme».

«Essi lo deridevano, sapendo bene che era morta; ma egli le prese la mano e disse ad alta voce: “Fanciulla, àlzati!”. La vita ritornò in lei e si alzò all’istante»

Egli ordinò di darle da mangiare. 56I genitori ne furono sbalorditi, ma egli ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto.

(Luca 8,53-55)

 

Un miracolo che è prefigurazione della risurrezione, della vittoria di Gesù sulla morte. E come avverrà per la risurrezione di Gesù, questo annuncio suscita derisione, incredulità. È troppo incredibile. Salvo per chi ne è testimone. È questa la notizia che salva l’umanità ed ogni volta si scontra con la nostra perplessità, perché costa molto alla nostra umiltà credere che Dio possa fare ciò che a noi è assolutamente impossibile. Ma a chi crede si spalanca un mondo nuovo, una vitalità fresca e inarrestabile. Credere che la risurrezione è operante anche per noi ci libera da ogni paura, ci fa toccare con mano la bellezza di essere diventati figli della stessa natura di Dio.

 

 

Mercoledì 3 luglio 2024   S. TOMMASO, APOSTOLO

24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». 26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!».

«Poi disse a Tommaso: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!”»

28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

(Giovanni 20,27)

 

Tutti questi imperativi di Gesù a Tommaso sono inviti a vincere i suoi dubbi, a diradare la sua incredulità, a sciogliere il suo cuore bloccato e indurito. È come un cammino fatto di ripetute conferme di cui il discepolo in effetti ha sempre bisogno. La grazia di Dio opera con costanza, sgretola poco a poco le nostre diffidenze. A volte poi irrompe con forza, quasi con una luce che abbaglia. Ma tutto questo avviene di norma se non perdi il contatto, se hai il coraggio di riavvicinarti alla comunità nonostante tutto e tutti, se lasci a Dio almeno uno spiraglio, un‘occasione che metta in gioco la tua libertà. Dio non si impone e non costringe mai.

 

Giovedì 4 luglio 2024

«Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: “Le folle, chi dicono che io sia?”»

19Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». 20Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». 21Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. 22«Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

(Luca 9,18)

 

Una domanda che nasce dalla preghiera. Quasi a dire che quelle parole non nascono dalla curiosità di un’indagine demoscopica per valutare a che punto è la sua missione: di queste cose infatti Gesù non si è mai preoccupato. Quella domanda infatti è per i discepoli, perché provino a scavare poco a poco dentro la questione della Sua identità, per aiutarli a riflettere, a farsi un’idea personale, a comprendere cosa sta succedendo. Solo a questo punto possono giungere ad un’adesione che abbia radici, che diventi convinzione. Spesso infatti pensiamo di dover imparare i modi per persuadere gli altri, mentre il vero problema è che il Vangelo conquisti anzitutto noi.

 

 

Venerdì 5 luglio 2024   S. Antonio Maria Zaccaria, sacerdote

«Poi, a tutti, diceva: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”»

24Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. 25Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso? 26Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’uomo quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi. 27In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio».

(Luca 9,23)

 

Spesso di fronte alle difficoltà improvvise, alle ingiustizie, agli imprevisti scomodi reagiamo come se tutto questo fosse un assurdo, come se non dovesse capitare, come se la vita avesse il dovere di scorrere lasciandoci tranquilli, regalandoci soltanto gioie e soddisfazioni. Gesù è molto più realista di fronte all’esistenza: la croce c’è. Per tutti. È da mettere nel conto. Puoi rifiutarla e maledire la giornata oppure prenderla con pazienza e camminare dietro a Lui che la sta già portando. Per  scoprire che è una strada che porta lontano, che realizza quello che mai avresti immaginato, che ti regala una gioia diversa e più profonda, una pienezza di vita altrimenti sconosciuta.

 

Sabato 6 luglio 2024   S. Maria Goretti, vergine e martire

24E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande.

«Egli disse: “I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve”»

27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. 28Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove 29e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, 30perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno.

(Luca 22,25-26)

 

Un giudizio da non seguire: quello di chi loda i potenti, di chi ammira gli uomini forti che dettano legge. Gesù non fa così e invita il discepolo a giudicare le cose in modo diverso, diametralmente opposto. Non conta chi comanda, conta chi serve, non bisogna ambire al prestigio, ai ruoli d’onore, ma rimanere piccoli. Magari chi assume responsabilità per la prima volta ne sente l’impegno, il carico, teme di non farcela e quindi comincia ad irrigidirsi per non sfigurare. Pensa che occorra soprattutto organizzarsi bene e puntare a non sbagliare mai. Invece il primato al quale occorre non smettere di puntare è sempre quello dell’ultimo posto, quello del servizio.

 

 

Domenica 7 luglio 2024   VII DOPO PENTECOSTE

33Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!». 1Così parlò Gesù. Poi, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. 2Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato.

«Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo»

(Giovanni 17,3)

 

La vita eterna è conoscere Dio, dice Gesù. Sapendo bene che Dio non lo si conosce come un computer che poco a poco si impara ad utilizzare e non è neppure un anestetico che attutisce ogni dolore della vita. Conoscere Dio è entrare in una relazione, è legarsi ad un amico e decidere di non mollarlo mai. Non vuol dire che ci riusciremo, che non lo tradiremo, né lo deluderemo: l’importante è non lasciarlo. È sbalorditivo quanto Lui ci regala, è meravigliosa la vita che ci offre, eppure rimaniamo sempre capaci di voltare lo sguardo altrove anche solo per un capriccio. È quindi una conoscenza che incontra frequenti interruzioni. Ma la si può riprendere sempre, ad ogni istante, sempre nuovi.

 

Lunedì 8 luglio 2024

37Il giorno seguente, quando furono discesi dal monte, una grande folla gli venne incontro. 38A un tratto, dalla folla un uomo si mise a gridare: «Maestro, ti prego, volgi lo sguardo a mio figlio, perché è l’unico che ho! 39Ecco, uno spirito lo afferra e improvvisamente si mette a gridare, lo scuote, provocandogli bava alla bocca, se ne allontana a stento e lo lascia sfinito. 40Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti”».

«Gesù rispose: “O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conduci qui tuo figlio”»

42Mentre questi si avvicinava, il demonio lo gettò a terra scuotendolo con convulsioni. Gesù minacciò lo spirito impuro, guarì il fanciullo e lo consegnò a suo padre. 43E tutti restavano stupiti di fronte alla grandezza di Dio. Mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli: 44«Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini». 45Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento.

(Luca 9,41)

 

Ci sorprendono queste parole di Gesù. Un uomo ha il figlio indemoniato che i discepoli non sono riusciti a guarire e chiede il miracolo. Gesù è appena sceso dal monte in cui ha vissuto la trasfigurazione, un‘esperienza di luce e di beatitudine e si scontra subito con le crisi di sempre, con l’incredulità di chi lo circonda. Il contrasto è troppo violento. Vengono alla mente le sue parole: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra e quanto vorrei che fosse già acceso!» (Luca 12,49). E subito si china sul dolore del mondo portando guarigione. La grazia di Dio infatti accende un amore che ci immerge sempre più dentro le ferite dell’uomo.

 

 

Martedì 9 luglio 2024

46Nacque poi una discussione tra loro, chi di loro fosse più grande. 47Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino 48e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande».

«Giovanni prese la parola dicendo: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi”. Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi»

(Luca 9,49-50)

La tentazione del discepolo infervorato e zelante è quella di volere che tutti facciano come lui. Giovanni non sopporta che il potere di Gesù venga sfruttato anche da altri, vuole ordine, vuole che sia sempre chiaro chi è da una parte e chi dall’altra, chi è dei nostri e chi è un rivale. E lui, Giovanni, è ovviamente dalla parte giusta. Quindi dovrebbe avere anche tutti i vantaggi preferenziali e unici accordati ai discepoli fedeli. Gesù invece non è settario, è magnanimo. Vuole la salvezza di tutti, vuole che il bene dilaghi. E i modi e le persone con cui ciò avviene sono i più disparati. C’è una strada sicura, quella di chi lo segue da vicino, ma ci sono viottoli e rivoli che diventano anche fiumi di autentica salvezza, che passano per le strade più impensate.

 

 

Mercoledì 10 luglio 2024

«Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo»

perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». 55Si voltò e li rimproverò. 56E si misero in cammino verso un altro villaggio.

(Luca 9,51-53)

 

Gesù ha deciso. Andrà a Gerusalemme sapendo quello che gli accadrà. Una decisione netta, per la quale non si volgerà più indietro, che avviene nel suo cuore. Il primo villaggio che dovrebbe visitare lo rifiuta. Quasi una profezia, una conferma di ciò che lo aspetta. Ma, come durante la passione, la sua reazione è sempre mite, benevola, rispondendo ad ogni offesa con la bontà, rimproverando dolcemente chi vorrebbe lasciarsi trascinare dalla rabbia. La via di Dio è sempre quella dell’amore, che accetta di essere bistrattato e incompreso, ma non per questo smette di amare.

 

 

Giovedì 11 luglio 2024   S. BENEDETTO, ABATE, PATRONO D’EUROPA

1«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.

«Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto»

8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.

(Giovanni 15,7)

 

A volte rimaniamo perplessi di fronte questa affermazione di Gesù, come se si fosse sbilanciato un po’ troppo, lasciandosi prendere la mano nelle sue promesse. Se invece ascoltiamo gli uomini e le donne di Dio sentiamo dalla loro voce che vengono tutti e tutte esaudite, tante volte al giorno. Che affidano tanto spesso tutto a Dio, gettano le loro preoccupazioni nel cuore del Padre, continuano a fare quello che Lui chiede loro e si accorgono che intanto il Padre opera, interviene, risolve, come Lui solo sa fare. È bello accorgersi che Dio ci ascolta. Non c’è bisogno che si tratti di cose enormi, anzi, talvolta rimaniamo ancora più commossi quando ci accontenta in cose che in fondo sono di poco conto, come avvenne agli sposini di Cana.

 

 

Venerdì 12 luglio 2024   Ss. Nabore e Felice, martiri

Il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.

«Diceva loro: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando”»

come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa.

(Luca 10,2-3)

 

Se gli operai sono pochi occorre assumerne altri, per poter potare a termine il lavoro. Gesù spiega però che c’è una strada che occorre non by-passare mai, pena la sterilità: la preghiera. Non siamo noi ad assumere operai per il Regno, è Dio che li chiama e li manda. La missione non è opera di una squadra ben attrezzata ed efficacemente motivata: è e rimane anzitutto opera di Dio, del quale noi siamo sempre e solo al servizio. Ogni discepolo, ci sia simpatico o no, è sempre frutto di una grazia speciale, è un miracolo dell’amore di Dio, è sempre un chiamato. E sarà importante vederlo sempre come un compagno con il quale condividiamo la realtà più straordinaria che ci sia.

 

 

Sabato 13 luglio 2024

1Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo.

«Allora Gesù si alzò e le disse: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed ella rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù disse: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”»

(Giovanni 8,10-11)

 

Non smette di commuovere questo dialogo. Perché è la legge stessa condannare la donna adultera, non ci sarebbe bisogno di altro per procedere alla lapidazione. Ma Gesù non condanna. Mai. Offre sempre una possibilità di riabilitazione, riaccende la vita milioni di volte, risolleva miliardi di persone dalle loro cadute. Quel «Neanch’io ti condanno» dovrebbe risuonare nelle orecchie del nostro cuore anche ogni volta che la legge “giustamente” condanna qualcuno, ogni volta che vediamo qualcuno che ai nostri occhi appare del tutto imperdonabile, ogni volta che noi stessi non riusciamo a perdonarci.

 

Domenica 14 luglio 2024   VIII DOPO PENTECOSTE

«Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: “Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo”. Egli disse loro: “Che cosa volete che io faccia per voi?”»

37Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». 38Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». 39Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». 41Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, 44e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. 45Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

(Marco 10,35-36)

 

Un po’ pretenziosa la richiesta di questi due fratelli, fa un po’ sorridere, sembra che sia Gesù a dover fare la loro volontà. Più tardi Lui farà da maestro e cercherà di spiegare loro cose che ancora non riescono a capire. Ma prima di insegnare Gesù si dispone molto apertamente ad accontentarli: quanta benevolenza per loro! La stessa che ha verso di noi. Del resto è comprensibile: Gesù prova grande affetto per loro e ascolta le loro richieste come una mamma o un papà ascoltano i figli che chiedono i regali di Natale. È bello che sia questa la prima reazione di Gesù, mostra che prima e alla base del suo insegnare c’è un amore specialissimo per ciascuno.

 

 

Lunedì 15 luglio 2024   S. Bonaventura, vescovo

8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”.

«Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”»

12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.

(Luca 10,10-11)

 

Il rifiuto non deve mai essere l’ultima parola. Sembra proprio questa la consegna che Gesù dà ai suoi prima di inviarli in missione. Infatti alla città ostile il discepolo non smette di rivolgere la parola, non interrompe la relazione, rimane disposto e aperto ad un seguito, pronto ad accogliere un ripensamento. L’ultima parola non è la maledizione: è invece l’annuncio più bello! «Il Regno di Dio è vicino»: sappilo, non dimenticarlo; Dio ti è e ti sarà sempre accanto, non smetterà mai di camminare con te. Se appena ti volgerai verso di Lui ti accorgerai che il tuo rifiuto di quel giorno passato Lui se l’è già dimenticato.

 

Martedì 16 luglio 2024   Beata Vergine Maria del Carmelo

«Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite»

14Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. 15E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! 16Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato».

(Luca 10,13)

 

Parole che suonano come una minaccia, ma che in realtà provengono da un cuore ferito dall’incredulità e dalla superficialità, da un cuore che soffre perché quell’indifferenza sarà sorgente di sofferenza, perché quelle persone stanno buttando a mare la grande occasione di rendere grande la loro vita. Paragonarle a Tiro e Sidone, le città simbolo del male, città senza Dio, e dire che sono addirittura migliori di loro è una parola che vuole scuoterle vigorosamente, per farle rinsavire perché è incontenibile l’amore che pronuncia quelle parole. Ci vuole un cuore grande e sincero per mantenere l’amore anche durante un rimprovero.

 

 

Mercoledì 17 luglio 2024   S. Marcellina, vergine

«I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: “Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome”. Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore»

19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli». 21In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 22Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». 23E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. 24Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

(Luca 10,17-18)

 

Questi uomini erano partiti per la missione certo con molto entusiasmo, ma forse anche con la coscienza di non essere all’altezza. Quale sorpresa per loro vedere tutti quei frutti! La gioia in loro si è moltiplicata. E Gesù vive fino in fondo questa loro gioia, anzi la conferma e la aumenta. Dio sa fare festa quando ci vede felici. E le gioie più belle del discepolo sono quelle di chi vede che il Regno cresce, si sviluppa, pur in mezzo alle contrarietà del mondo; sono la commozione di chi scopre per la prima volta l’amore di Dio per lui, le lacrime di chi si accorge di aver sbagliato e sa chiedere perdono, le sorprese liete che il Vangelo porta sempre con sé.

 

Giovedì 18 luglio 2024

25Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». 27Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». 28Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». 29Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 30Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre.

«Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”»

36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». 37Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

(Luca 10,33-35)

 

Quanta premura, quante azioni del Buon samaritano in favore di quel malcapitato derubato e picchiato! Non si limita certo ad una rapida e un po’ infastidita elemosina: sa perdere la cosa che a noi sembra più preziosa, il tempo; sa prendersi cura facendosi vicino, fasciando, curando, caricando, portando in albergo quell’uomo e preoccupandosi della sua convalescenza. L’amore è concreto, provvidente, cerca tutte le soluzioni per i problemi dei fratelli, si spende senza calcolare mai i propri vantaggi, porta a termine l’opera. Tutto questo richiede continuità, tenacia, inventiva e soprattutto una passione e una compassione che non si spengono mai.

 

 

Venerdì 19 luglio 2024

38Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose:

«Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno»

Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

(Luca 10,41-42)

 

È molto bella e generosa l’accoglienza di Marta, un gesto da vera amica che ha un cuore grande per Gesù e per tutti suoi amici che ha al seguito. È davvero ammirevole la sua intraprendenza, il suo spirito organizzativo così necessario per preparare un bel momento di ristoro per chi un bel pranzo così se lo sognava da un pezzo. Ma c’è nel suo atteggiamento un eccesso, un’esagerazione che tutti noi ben conosciamo. Quanto ci lasciamo prender la mano e il fare ha il sopravvento su tutto e ci si arrabbia con chi non sgobba come noi. Perché Gesù è stato spodestato e al primo posto c’è quello chi io faccio per lui. E invece noi abbiamo bisogno prima di tutto e solo di Lui.

 

 

Sabato 20 luglio 2024

27Infatti, come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 28Dovunque sia il cadavere, lì si raduneranno gli avvoltoi. 29Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte.

«Allora comparirà in cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli, con una grande tromba, ed essi raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all’altro dei cieli»

32Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. 33Così anche voi: quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.

(Matteo 24,30-31)

 

Sono parole misteriose quelle che nel Vangelo annunciano il ritorno di Gesù alla fine dei tempi. Penso che le si comprenderanno davvero solo quando avverranno. Si intuisce però che ci sarà un segno (la croce?) che interpellerà i cuori di tutti gli uomini e le donne della storia e che saremo radunati insieme, quasi ricomposti in un’unica immensa famiglia che non esclude nessuno. Come a dire che il punto d’arrivo è l‘unità di tutto il genere umano, che ogni dispersione verrà riportata nell’unica casa che è il cuore della Trinità. Questo è il destino del cosmo: vivere nell’unità. Ogni volta che lavoriamo per l’unità anticipiamo il ritorno glorioso di Gesù.

 

 

Domenica 21 luglio 2024   IX DOPO PENTECOSTE

34Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.

«Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà»

36Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? 37Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? 38Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».

(Marco 8,35)

 

Ci si domanda spesso quale sia la strada di un vero discernimento, come sia possibile conoscere il percorso giusto da intraprendere. Occorre accettare di non partire dai propri punti di vista e dai propri gusti. Questi vanno senz’altro interrogati, ascoltati, ma non assolutizzati. Perché Dio che ci conosce per davvero potrebbe avere anche un’altra idea e spesso la gioia non abita dove la cerchiamo, ma la troviamo sempre dove è il Signore a indicarcela. Perdere la propria vita per Gesù non è un suicidio, né un mettersi tra parentesi, ma è camminare sulla strada lungo la quale conosciamo Dio e conosciamo davvero noi stessi.

 

 

Lunedì 22 luglio 2024   S. MARIA MADDALENA

1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.

«Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù»

13Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». 14Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. 15Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». 16Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». 17Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». 18Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

(Giovanni 20,11-12)

 

Il mattino di Pasqua Maria di Magdala è accanto al sepolcro. Piange sconsolata, perché ha perso Gesù e quindi ha perso tutto. Piange e cerca. Si china verso il sepolcro, vuole sincerarsi bene che il corpo di Gesù non sia lì. Non si chiude nel suo dolore, rifiutando di essere consolata, si rivolge agli angeli e dialoga con loro. È la strada giusta per ritrovare Gesù, in un modo che non avrebbe certo immaginato. Così per noi: il Signore quando siamo nel dolore non ci lascia soli. I suoi angeli li manda sempre, anche se non li riconosciamo come tali, ma tanto spesso sono capaci di far balenare la speranza, la pace, la fiducia, anche il sorriso, pur in mezzo alle lacrime.

 

 

Martedì 23 luglio 2024   S. BRIGIDA, RELIGIOSA, PATRONA D’EUROPA

13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. 14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa.

«Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli»

(Matteo 5,16)

 

Gesù è luce e ama la luce. Vuole che illumini ogni angolo della terra e non smette di suscitare  persone che la facciano brillare dovunque. Anche nei luoghi più sconosciuti e remoti, nelle isole più sperdute e dimenticate, nelle lande sconfinate di territori immensi quasi disabitati Dio non manca di accendere i cuori. Anche nei luoghi più tristi e spaventosi dove sempre esserci posto solo per il male e la violenza ci giungono poi racconti di persone che hanno rischiarato quelle tenebre fitte con la loro luce. Tutto questo è gloria di Dio, è presenza dell’Amore che pervade ogni cosa, che abita ogni regione del cosmo.

 

 

 

Mercoledì 24 luglio 2024   S. Charbel Makhlūf, sacerdote

9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?

«Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!»

(Luca 11,13)

 

Gesù ci insegna la perseveranza nella preghiera, ma ci dice anche per che cosa pregare: per ricevere lo Spirito Santo, cioè l’Amore che lo unisce al Padre. Quando siamo disperati, la preghiera ci sembra l’unica arma di salvezza, ma spesso ci fermiamo al nostro problema contingente. Il Signore invece lavora nel nostro cuore per insegnarci ad amare, per affrontare le situazioni come le sa affrontare Lui. Prepara il nostro cuore per imparare ad abbandonarsi alla Sua volontà.

 

 

Giovedì 25 luglio 2024   S. GIACOMO, APOSTOLO

20Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. 21Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». 22Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». 23Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». 24Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli.

«Ma Gesù li chiamò a sé e disse: “Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”»

(Matteo 20,25-28)

 

La logica di Gesù è sempre diversa dalla nostra, perché è la logica dell’Amore. Solo chi ama sa come sia semplice servire, senza sentirsi schiavi. Quando un figlio è malato ogni genitore è pronto a passare notti in bianco per stargli vicino e pensa che vorrebbe star male lui al suo posto. Quando amo, non mi costa fare una miriade di piccole cose che fanno piacere all’altro, mi basta saperlo contento. Ecco l’atteggiamento che ci è chiesto nei confronti di tutti quelli che incontriamo.

 

 

Venerdì 26 luglio 2024   Ss. Gioacchino e Anna, genitori della Beata Vergine Maria

«Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino»

23Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde. 24Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. 25Venuto, la trova spazzata e adorna. 26Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima».

(Luca 11,21-22)

 

La lotta contro il male dura tutta la vita. Sappiamo quante volte non siamo come vorremmo essere, sentiamo nel cuore dei sentimenti che razionalmente non vorremmo avere, ma sembrano più forti di noi. E’ il momento di pregare e chiedere “un cuore di carne e non di pietra”. Poi improvvisamente ci sentiamo liberati e ringraziamo il Signore, ma non dobbiamo adagiarci perché i nostri istinti sono sempre pronti a riemergere se non vigiliamo su di essi.

 

Sabato 27 luglio 2024

54Venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? 55Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? 56E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?».

«Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua”»

58E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

(Matteo 13,57)

 

Gli abitanti di Nazaret non riescono a guardare al di là dei propri pregiudizi. Capita anche a noi, ci avviciniamo alle persone pensando già di sapere molto di loro. Non ci lasciamo il tempo per andare in profondità, per permettere a quelli che incontriamo di dimostrarsi diversi da ciò che appare. Ogni persona è un mistero per chi lo incontra, difficilmente si lascia guardare dentro se non sente su di sé uno sguardo d’amore.

 

 

Domenica 28 luglio 2024   X DOPO PENTECOSTE

12Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe 13e disse loro: «Sta scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera. Voi invece ne fate un covo di ladri». 14Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì.

«Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: “Osanna al figlio di Davide!”, si sdegnarono, e gli dissero: “Non senti quello che dicono costoro?”. Gesù rispose loro: “Sì! Non avete mai letto: Dalla bocca di bambini e di lattanti hai tratto per te una lode?”»

(Matteo 21,15-16)

 

Stare con i bambini e parlare loro di Gesù è una delle esperienze più belle che possiamo fare. Il nostro essere complicati si scontra con la loro semplicità disarmante. Non fanno grandi ragionamenti, hanno fiducia e basta. Per loro credere è molto più facile, sanno di avere bisogno di tutto, di dipendere senza arroganza. Dipende molto dagli adulti che sono a loro vicini quanto tempo può durare questa innocenza.

 

 

Lunedì 29 luglio 2024   Ss. Marta, Maria e Lazzaro

19Molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.

«Marta disse a Gesù: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà”»

23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

(Giovanni 11,21-22)

 

La fede di Marta è incrollabile. E’ la donna attiva, quella richiamata da Gesù perché si affannava per troppe cose (cfr. Lc 10,41), ma nei momenti più difficili della vita sa guardare in alto. Ci insegna due punti fondamentali della sequela: il servizio e la preghiera. Uno senza l’altro non stanno in piedi, Gesù ne è stato l’esempio.

 

 

Martedì 30 luglio 2024

29Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona.

«Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione»

(Luca 11,30)

 

Giona rimase tre giorni al buio nel ventre della balena, come Gesù nella tomba. Egli parla del buio della sua generazione, ma in essa intende tutte le generazioni. Giona per gli abitanti di Ninive fu un segno di misericordia, la stessa che aveva salvato lui nonostante la sua infedeltà. Il Signore ci chiede di essere così, chi ci incontra deve sentire di essere amato così com’è, come noi siamo amati e perdonati un’infinità di volte.

 

 

Mercoledì 31 luglio 2024   S. Ignazio di Loyola, sacerdote

31Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. 32Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona. 33Nessuno accende una lampada e poi la mette in un luogo nascosto o sotto il moggio, ma sul candelabro, perché chi entra veda la luce.

«La lampada del corpo è il tuo occhio. Quando il tuo occhio è semplice, anche tutto il tuo corpo è luminoso; ma se è cattivo, anche il tuo corpo è tenebroso. Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra»

36Se dunque il tuo corpo è tutto luminoso, senza avere alcuna parte nelle tenebre, sarà tutto nella luce, come quando la lampada ti illumina con il suo fulgore».

(Luca 11,34-35)

 

Questa luce negli occhi spesso si accompagna al sorriso. Se il Signore è con noi e non abbiamo paura di nulla, è facile sorridere, diventa un movimento involontario di accoglienza. Gli altri se ne accorgono e spesso ne restano disarmati, è difficile litigare con chi ti sorride. Se viviamo nel Signore non occorrono tante parole, il nostro viso parla da solo.

 

 

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