Vivi la Parola 2024 09: Settembre

VIVI LA PAROLA !

Settembre 2024

 

Domenica 1 settembre 2024   I DOPO IL MARTIRIO DEL PRECURSORE

25Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. 26Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». 27Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. 28Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. 29Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. 30Lui deve crescere; io, invece, diminuire». 31Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. 32Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. 33Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero.

«Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito»

35Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. 36Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

(Giovanni 3,34)

 

In ogni tempo il discepolo vive dello Spirito. Senza di Lui non ci sarebbero né amore, né fede, né evangelizzazione. Il soffio dello Spirito sull’umanità ha una potenza incalcolabile, raggiunge ogni uomo e donna di ogni tempo, in ogni luogo. Gesù ha assicurato che il Padre  dona sempre lo Spirito a chi glielo chiede (cfr. Luca 11,13) e con grande abbondanza. Per questo è saggio invocarlo spesso, mettersi sotto la sua tutela, chiedere la Sua assistenza anche nelle piccole cose, prima di un impegno, di un incontro, di una decisione. Rimarremo sempre sopresi e stupiti del Suo aiuto.

 

Lunedì 2 settembre 2024

8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova?

«E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”»

10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

(Luca 15,9)

Quanta concentrazione, quanta cura per una semplice moneta, la cui perdita non credo avrebbe gettato quella donna in una nera povertà! Eppure c’è una grande opera che lei mette in atto, dalla ricerca alla festa, passando per la fatica, il mettere a soqquadro la casa e la convocazione delle amiche. Ciò che per l’uomo è trascurabile, per Dio è importantissimo e non c’è uomo o donna su cui non investa tutte le Sue energie per salvarlo. È questa la realtà più importante, l’amore di Dio per ciascuno: davanti a questo ogni altra cosa impallidisce. Eppure tanto spesso non ci pensiamo.

 

Martedì 3 settembre 2024   S. Gregorio Magno, vescovo e dottore della Chiesa

1Diceva anche ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. 2Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. 3L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. 4So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.

«Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”»

7Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. 8Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.

(Luca 16,5-6)

 

Scaltro e disonesto, capace di escogitare ogni raggiro per rimanere a galla, sempre pronto a  trovare una soluzione ai guai in cui lui stesso si era cacciato, quest’uomo viene presentato da Gesù all’attenzione dei suoi ascoltatori. Cosa ci sarà mai da imparare da un uomo così? A non rimanere con le mani in mano, a non essere mai fatalisti o dimissionari di fronte alla vita. Come quest’uomo è ingegnoso nel male, non di meno noi lo possiamo essere nel bene, nell’industriarci a tracciare quelle vie nuove che l’amore suggerisce, con audacia e creatività, sapendo, a differenza di lui, di essere sempre accompagnati dalla luce dello Spirito.

 

 

Mercoledì 4 settembre 2024

«Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne»

10Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. 11Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? 12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? 13Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». 14I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. 15Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole.

(Luca 16,9)

 

L’applicazione pratica della parabola spinge a coltivare e sviluppare la cultura del dare. La vita offre ed offrirà sempre un’infinità di modi per venire in aiuto a chi ha bisogno e non è un segreto che Gesù si nasconda proprio nei panni del povero. Rendersi amici dei poveri è il miglior investimento, mentre il trattenere per sé è fonte di preoccupazioni e di inganni. Anche perché se confidiamo nelle ricchezze la nostra fiducia in Dio si smorza, perdiamo l’occasione di gioire per la bellezza della Provvidenza, cerchiamo la sazietà dove sicuramente non potremo mai trovarla.

 

 

Giovedì 5 settembre 2024   S. Teresa di Calcutta, vergine

«La Legge e i Profeti fino a Giovanni: da allora in poi viene annunciato il regno di Dio e ognuno si sforza di entrarvi»

17È più facile che passino il cielo e la terra, anziché cada un solo trattino della Legge. 18Chiunque ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio; chi sposa una donna ripudiata dal marito, commette adulterio.

(Luca 16,16)

 

C’è una cesura nella storia della salvezza: l’arrivo di Gesù stabilisce un prima e un dopo. Ora è finalmente il tempo del Regno, che guarisce e trasforma la storia grazie alla presenza viva e perenne del Figlio di Dio. Ma nulla è automatico, lo sforzo rimane necessario: è la nostra parte, l’espressione della nostra libertà, l’occasione per imparare ad amare. E sappiamo quanti e quanto sottili a volte sono gli ostacoli che si frappongono tra noi e la gioia del Regno, che si riassumono in quel «perdere la propria vita» (Marco 8,35) che non è mai spontaneo o attraente, ma che ci permette di diventare noi stessi.

 

Venerdì 6 settembre 2024

19C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. 20Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.

«Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui»

24Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. 25Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. 27E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. 29Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. 30E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. 31Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

(Luca 16,22-23)

 

Tanto spesso Gesù ci richiama a guardare il mondo con gli occhi e il cuore di Dio. Ed è un mondo capovolto! I poveri sono ricchi e i ricchi poveri, chi non conta diventa importantissimo e chi credeva di essere qualcuno non ha neppure un nome. Non è il caso di ostinarci a raggiungere a tutti i costi degli obiettivi di potere, di possesso e di appariscenza, spesso tanto ambiti, che però prima o poi mostrano la loro inconsistenza e ci avviliscono con il loro carico di delusione. Chi vive la Parola sperimenta quaggiù luce e pace, si arricchisce di Dio e il suo tesoro è per sempre al sicuro.

 

 

Sabato 7 settembre 2024

20I farisei gli domandarono: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro:

«Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!»

(Luca 17,20-21)

 

Lo si cerca chissà dove e non ci si accorge che è sotto gli occhi. I farisei cercavano risposte alle grandi domande e non vedevano che la soluzione ad ogni quesito era proprio lì davanti a loro. Così per noi: non ci manca di sapere quale sia la strada, il nostro problema è che non sappiamo fissare lo sguardo su Gesù rileggendo sempre ogni realtà a partire da Lui. Abbiamo già tutto, non dobbiamo cercarlo altrove, ma ogni volta che guardiamo attorno possiamo scoprire tante realtà e persone che in modi diversissimi ci parlano di Lui, ci restituiscono quel Vangelo che è la vera gioia dell’uomo.

 

 

Domenica 8 settembre 2024   II DOPO IL MARTIRIO DEL PRECURSORE

37E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, 38e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.

«Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me»

40Ma voi non volete venire a me per avere vita. 41Io non ricevo gloria dagli uomini. 42Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. 43Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. 44E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?  45Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. 46Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. 47Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

(Giovanni 5,39)

 

Si può leggere la Scrittura e non capire, rimanendo estranei. Succede a chi si avvicina al testo sacro per curiosità, o per motivi solo filologici o scientifici, o per sostenere un’ideologia, o per legittimare una tradizione che non si vuole modificare…succede insomma a chi non legge per mettersi in ascolto di Dio. La gente semplice che ascoltava Gesù, nella novità delle Sue parole sentiva vibrare la voce di Dio. Per chi invece doveva dimostrare le sue teorie, il Vangelo rimaneva velato. E la miglior conferma della veridicità di quanto dice Gesù viene dalla vita, dalla Sua parola trasformata in vita.

 

 

Lunedì 9 settembre 2024

1Disse ai suoi discepoli: «È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono.

«È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli»

3State attenti a voi stessi!

(Luca 17,2)

 

Scandalizzare nel Vangelo significa “essere motivo di inciampo”. E sappiamo che ogni caduta crea dolore, acuito in questo caso dalla sorpresa amara, perché il piccolo che all’improvviso viene fatto cadere e si trova per terra si sente anche ferito interiormente,  tradito proprio da chi riteneva fosse una persona di cui ci si poteva pienamente fidare. Detto in positivo, la vita del credente è come la città posta sul monte: tutti la vedono e la possono analizzare e hanno sempre bisogno di trovarci una bellezza desiderata. A volte qualcuno si sente in diritto di criticare, ma gli è necessario che quell’esempio rimanga vivo e forte in ogni situazione.

 

 

Martedì 10 settembre 2024   Beato Giovanni Mazzucconi, sacerdote e martire

«Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli»

4E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai». 5Gli apostoli dissero al Signore: 6«Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.

(Luca 17,3)

 

In fondo è proprio questa la segreta speranza di chi sbaglia e sente il peso della sua mancanza: che ci sia qualcuno (magari tutti) che gli dia una nuova chance, che non lo etichetti con il suo errore, confinandolo nel suo passato. In questi casi sentirsi rimproverati da qualcuno può quasi dare sollievo, perché vuol dire che quella persona crede ancora nelle nostre capacità di riscatto. Il sogno poi sarebbe che una volta chiesto perdono si possa davvero ricominciare, scrivere una nuova pagina senza sentirsi richiamare in modo più o meno velato l’errore commesso. Il perdono di Dio è proprio così, per questo è così benefico.

 

 

Mercoledì 11 settembre 2024

7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? 8Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”?

«Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?»

10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

(Luca 17,9)

 

In questa paraboletta sempre un po’ ostica, si direbbe che il servo abbia solo doveri e non diritti. All’epoca poi (ma purtroppo ancora oggi in tante parti del mondo) nessuno poteva difendere la sua dignità, il suo orario, o richiedere che gli venissero pagati gli straordinari. Si direbbe quindi che c’è una dimensione del nostro servizio al Vangelo che non ammette repliche: siamo servi. Certo, ad immagine di Colui che, pur essendo Figlio, è stato in mezzo a noi come colui che serve (Luca 22,27) e che ha ricordato ai Dodici che «se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti» (Marco 9,35).

 

 

Giovedì 12 settembre 2024   S. Nome della Beata Vergine Maria

11Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. 12Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza 13e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». 14Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.

«Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano»

17Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? 18Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». 19E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

(Luca 17,15-16)

 

Uno su dieci, un percentuale un po’ misera che mostra più un’eccezione che una regola. Si direbbe che purtroppo sia normale ricevere grandi doni senza accorgersene, essere immensamente beneficati senza sentire il bisogno di dire grazie, dare insomma un po’ tutto per scontato. Eppure il lebbroso era un relitto di uomo, un emarginato che non doveva neanche permettersi di farsi vedere dagli altri, condannato ad una non vita. Quindi era davvero grande il dono che avevano ricevuto. Di fatto ringraziare resta difficile, ogni mamma lo deve insegnare spesso ai suoi bambini, anche se, a quanto pare, con risultati modesti. Ma chi sa vedere i doni di Dio esplode di gioia, sperimenta una serenità e una pienezza di vita altrimenti sconosciute.

 

 

Venerdì 13 settembre 2024   S. Giovanni Crisostomo, vescovo e dottore della Chiesa

22Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete.

«Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno»

25Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione.

(Luca 17,23-24)

 

L’irruzione di Dio nella vita è abbagliante e imprevedibile come un lampo. È inutile illudersi di prevederla, ancor meno di meritarla: ha proprio la caratteristica di avvenire all’improvviso, quando la libertà d’amore di Dio lo decide. Ed è una presenza che riempie la vita, perché già riempie l’universo, illumina tutto, «da un capo all’altro del cielo». Cercarla di qua o di là, lasciandosi irretire dalle tante voci che suggeriscono diversi indirizzi, è tempo perso. È una luce che già conosciamo, è Gesù, per cui quando verrà «nel suo giorno» ne rimarremo estasiati, ma riconosceremo le Sue tracce perché comunque sarà sempre Lui.

 

 

SABATO 14 SETTEMBRE 2024   ESALTAZIONE DELLA S. CROCE

13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo.

«E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna»

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

(Giovanni 17,14-15)

 

Di per sé il condannato alla morte di croce veniva messo bene in alto perché tutti lo vedessero e raddrizzassero la propria vita per non fare una fine come la sua. Gesù però legge il suo essere elevato da terra come l’occasione perché tutti ne siano attratti e salvati (Giovanni 12,32),  come in antico era capitato con il serpente elevato da Mosè, perché dalla sua vita interamente donata per amore ciascuno possa ricevere la vita eterna di Dio. E’ la croce di Gesù che deve conquistare il nostro cuore, è fissando il crocifisso che ritroviamo il senso di tutte le cose,  anche di quelle più inspiegabili.

 

 

Domenica 15 settembre 2024   III DOPO IL MARTIRIO DEL PRECURSORE

1Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. 2Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». 3Gli rispose Gesù:

«In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio»

4Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». 5Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. 7Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. 8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».  9Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». 10Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro d’Israele e non conosci queste cose? 11In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. 12Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? 13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo.

(Giovanni 3,3)

 

Non sarà certo sviluppando solo ragionamenti e ricerche umane che troveremo il volto di Dio. Occorre infatti riconoscere che c’è un altro mondo, che magari è lo stesso, ma guardato da tutt’altro punto di vista. Occorre rinascere in Dio, partire da Lui, affondare le nostre radici in Cielo, nel cuore del Vangelo e a tutto quello che viviamo daremo un valore diverso, nuovo. La mentalità di Dio è capovolta rispetto alla nostra, la conversione del nostro pensiero e della nostra vita inizia proprio da una nuova visione. Dal di fuori tante cose appaiono incomprensibili o impossibili, dal di dentro invece risultano logiche e alla nostra portata.

 

 

Lunedì 16 settembre 2024   Ss. Cornelio, papa, e Cipriano, vescovo, martiri

«Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti»

28Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; 29ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. 30Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. 31In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. 32Ricordatevi della moglie di Lot. 33Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva.

(Luca 17,26-27)

 

La vita hai l’impressione che ti travolga, a volte sembra come un tritacarne nel quale ti ritrovi macinato e consumato fino alle ultime energie. E non perché si fanno cose eccezionali, ma semplicemente perché ci sentiamo costretti da ritmi imposti da altri. Ed è tale l’incalzare degli impegni che ci pare di non avere tempo per trovare un altro stile. Può capitare però di essere vittime di un sistema dal quale non decidiamo di prendere le distanze, rinchiudendo così i nostri orizzonti. Noè per esempio aveva priorità che a tutti apparivano bizzarre e inutili, ma aveva ragione lui. Così è di chi sceglie anzitutto di vivere il Vangelo.

 

Martedì 17 settembre 2024   S. Satiro

1Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. 4Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». 6E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto.

«E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?»

(Luca 18,7-8)

 

Rimango impressionato e incantato da persone che da anni, da decenni, chiedono a Dio grandi doni, senza demordere e senza accontentarsi di soluzioni al ribasso. A volte l’attesa sembra proprio avere il sapore della sfida, come se Dio volesse vedere se davvero abbiamo il coraggio di perseverare a lungo contro ogni speranza. È questo uno dei modi più luminosi con cui la fede abita la nostra terra. Si tratta di situazioni segrete, spesso nascoste quasi a tutti, che però mostrano ogni giorno che di Dio ci si può fidare perdutamente. E nel frattempo, nell’attesa la vita scorre, irradiando tanta luce.

 

 

Mercoledì 18 settembre 2024   S. Eustorgio I, vescovo

15Gli presentavano anche i bambini piccoli perché li toccasse, ma i discepoli, vedendo ciò, li rimproveravano. 16Allora Gesù li chiamò a sé e disse:

«Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno di Dio»

17In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come l’accoglie un bambino, non entrerà in esso».

(Luca 18,16)

 

Spesso gli interventi di Gesù sono dirompenti, ci spiazzano: cose che ci sembrerebbero giuste, normali vengono invece stigmatizzate con forza. Ed ogni volta è un capovolgimento di idee e di prospettive, un guardare il mondo come non l’avremmo mai guardato, un aprire gli occhi e vedere realtà che ci erano sfuggite. Ci fa un bene immenso leggere il Vangelo, e lasciarcene provocare: altrimenti la nostra vita scivolerebbe piatta e insulsa, perché la logica del mondo è desolante e non sazia mai, ma corriamo ad ogni istante il rischio di lasciarcene sedurre.

 

Giovedì 19 settembre 2024

18Un notabile lo interrogò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 19Gesù gli rispose: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 20Tu conosci i comandamenti: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre». 21Costui disse: «Tutte queste cose le ho osservate fin dalla giovinezza». 22Udito ciò, Gesù gli disse:

«Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; e vieni! Seguimi!»

23Ma quello, udite queste parole, divenne assai triste perché era molto ricco.

(Luca 18,22)

 

Non basta essere bravi ed educati. Non perché non sia cosa lodevole e ammirevole, ma perché per entrare nella vita del Regno di Dio occorre proprio una marcia in più. Non si tratta di pigiare sull’acceleratore, cercando soltanto di sbagliare sempre di meno, volendo soltanto migliorarsi sempre di più: si rischierebbe di andare fuori giri, confondendo la santità in ricerca della propria bravura, senza farcela mai. La via nuova del Vangelo è un’altra: mettere la propria vita nelle mani di Gesù, seguire le sue orme, visto che cammina davanti a noi e non pretendere nulla né da sé né dagli altri.

 

 

Venerdì 20 settembre 2024   Ss. Andrea Kim Taegǒn, sacerdote,

Paolo Chǒng Hasang e compagni, martiri

«Quando Gesù lo vide così triste, disse: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio”»

25È più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio!». 26Quelli che ascoltavano dissero: «E chi può essere salvato?». 27Rispose: «Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio».

(Luca 18,24)

 

Gesù ci raggiunge meglio quando siamo poveri. Quando ci accorgiamo di non valere, dopo una sconfitta o una delusione, quando in noi si crea un vuoto, per Gesù è l’occasione propizia. Se siamo pieni di noi stessi infatti Dio non trova posto, se pensiamo di essere bravi Gesù non ha più nulla da insegnarci. Maria ci direbbe che solo l’affamato può essere ricolmato di beni, solo chi è umiliato può lasciarsi innalzare da Dio, mentre il ricco se ne torna a casa a mani vuote (cfr. Luca 1,52-53) e non può conoscere la gioia del Vangelo. Come del resto solo il peccatore può sperimentare la dolcezza della misericordia.

 

 

SABATO 21 SETTEMBRE 2024   S. MATTEO, APOSTOLO ED EVANGELISTA

9Andando via di là, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. 10Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. 11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 12Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.

«Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori»

14Allora gli si avvicinarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 15E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. 16Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. 17Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».

(Matteo 9,13)

 

L’arrivo di Gesù è l’irrompere della misericordia di Dio nella storia degli uomini. La scelta che compie da subito è quella di chiamare persone fragili, di cui il racconto evangelico non tace per nulla i limiti, o dal passato dubbio o burrascoso. E Gesù mostra di amare la compagnia di coloro che sono più criticati. È la nostra fatica, quella di accettare la vicinanza di persone scomode o dai difetti ben visibili e guardarli con affetto e simpatia, senza indulgere a sottolineare ciò che di loro non ci piace. Solo l’amore e la fiducia potrà trasformarli, ma se anche ciò non avvenisse avremo fatto loro percepire l’amore di Dio.

 

 

Domenica 22 settembre 2024   IV DOPO IL MARTIRIO DEL PRECURSORE

41Allora i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». 42E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».  43Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. 44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.

«Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me»

46Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. 48Io sono il pane della vita. 49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

(Giovanni 6,45)

 

L’interesse e l’attrattiva che Gesù esercita sulle persone ha le radici nel Padre. Quello che a molti appare semplicemente una questione di opinioni, di gusti e di idee per cui alcune persone scelgono di vivere la Parola del Vangelo, è in realtà frutto di un ascolto interiore di Dio. Lui non smette di invitare, di suggerire, di istruire, di indirizzare verso la via migliore che è Gesù e solo chi Gli è docile scopre il tesoro. È il motivo per cui vediamo credenti che testimoniano la loro fede anche se sono pochi e denigrati: hanno ascoltato il Padre e hanno trovato la luce e non vogliono più perderla.

 

 

Lunedì 23 settembre 2024   S. Pio da Pietrelcina, sacerdote

28Pietro allora disse: «Noi abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito». 29Ed egli rispose:

«In verità io vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà»

(Luca 18,29-30)

 

La promessa di Gesù è molto audace, perché offre una garanzia valida per tutti i tempi e tutti i luoghi. In realtà è anche una rivelazione. C’è infatti una legge che presiede la vita umana sulla terra: chi perde la propria vita la trova. È una traduzione di quella legge per la quale chi si dona per amore diventa davvero se stesso, trova la sua vera identità, capisce qual è il senso della sua vita. Per cui chi si dona ai fratelli ripeterà sempre che è stato molto più quello che ha ricevuto di quello che dato. C’è quindi un solo modo per essere ricchi senza ansie: lasciarsi riempire il cuore dall’amore per gli altri.

 

 

Martedì 24 settembre 2024

35Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. 36Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. 37Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». 38Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». 39Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 40Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui.

«Quando fu vicino, gli domandò: “Che cosa vuoi che io faccia per te?”. Egli rispose: “Signore, che io veda di nuovo!”. E Gesù gli disse: “Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato”. Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio»

(Luca 18,40-43)

 

“Di nuovo” ripetuto tre volte. Questo cieco una volta ci vedeva. A noi può succedere lo stesso, da una vita di fede al buio totale.  Ci sono momenti  in cui ci sentiamo completamente nell’oscurità, siamo schiacciati anche a causa dei nostri errori. Solo la misericordia del Signore può salvarci. E quando questo accade ci sentiamo pervasi da una forza nuova, la Sua. Occorre però far tesoro di questi momenti, sono sulla nostra strada per farci crescere, per imparare a non ripetere gli  sbagli e per capire chi vi si trova invischiato.

 

 

Mercoledì 25 settembre 2024   S. Anatalo e tutti i Santi Vescovi milanesi

«Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia»

26Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

(Matteo 7,24-25)

 

L’unica roccia su cui poter fondare la nostra vita è il Signore. Tutte le altre garanzie sono fittizie, possono cambiare da un momento all’altro. Quello che oggi mi dà un’estrema sicurezza domani potrebbe non esserlo più. Solo Lui è l’eterna, immutabile certezza della mia vita. A me però chiede di essere altrettanto per gli altri, qualcuno su cui si può contare sempre, nonostante il fluttuare dei venti.

 

Giovedì 26 settembre 2024

37Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando

«Tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: “Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!”»

39Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». 40Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».

(Luca 19,37-38)

 

Siamo all’inizio dell’ingresso a Gerusalemme, la folla acclama Gesù, ma dopo pochi giorni lo vedrà crocifisso. E il Signore ci chiede di stare con Lui sempre, quando veniamo acclamati e anche quando siamo rifiutati per amor Suo. L’importante è non arrendersi per compiacere, essere pronti a perdere tutto, se capiamo che la Sua volontà è un’altra.

 

 

Venerdì 27 settembre 2024   S. Vincenzo de’ Paoli, sacerdote

«Un giorno, mentre istruiva il popolo nel tempio e annunciava il Vangelo, sopraggiunsero i capi dei sacerdoti e gli scribi con gli anziani e si rivolsero a lui dicendo: “Spiegaci con quale autorità fai queste cose o chi è che ti ha dato questa autorità”»

3E Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una domanda. Ditemi: 4il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini?». 5Allora essi ragionavano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché non gli avete creduto?”. 6Se invece diciamo: “Dagli uomini”, tutto il popolo ci lapiderà, perché è convinto che Giovanni sia un profeta». 7Risposero quindi di non saperlo. 8E Gesù disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

(Luca 20,1-2)

 

Qui entra in gioco la differenza tra autorità e autorevolezza. La prima è quella che viene imposta, a cui siamo obbligati ad obbedire, spesso con le azioni, ma non con il cuore. La seconda è quella di chi ama e a cui corrispondiamo, magari con difficoltà, ma con la consapevolezza di fare la cosa giusta. Essa viene sempre da Dio, perché vuole il bene dell’altro.

 

Sabato 28 settembre 2024   Beato Luigi Monza, sacerdote

5Entrato in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: 6«Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». 7Gli disse: «Verrò e lo guarirò». 8Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. 9Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». 10Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! 11Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, 12mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti».

«E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito. Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò»

poi ella si alzò e lo serviva.

(Matteo 8,13-15)

 

Due guarigioni e due esempi di fede vissuta in modo diverso. La prima, quella del servo del centurione, ci mostra una fede cristallina senza ombra di dubbio, che sa di potersi fidare fino in fondo. La seconda guarigione, quella della suocera di Pietro neppure richiesta ci mostra la fede di chi sa che niente gli è dovuto e perciò non trattiene per sé quanto riceve, ma lo spende per gli altri.  Diversi sono i modi in cui il Signore interviene nella nostra vita, sta a noi coglierli e portarne frutto.

 

 

Domenica 29 settembre 2024    V DOPO IL MARTIRIO DEL PRECURSORE

25Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». 27Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». 28Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». 29Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 30Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”.

«”Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?” Quello rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’ e anche tu fa’ così”»

(Luca 10,36-37)

 

Inutile chiedersi chi sia il nostro prossimo, occorre invece preoccuparsi di farci noi prossimi a chi ha bisogno. In ogni giornata, in mille occasioni, il Signore ci sfiora con qualche fratello che necessita del nostro aiuto. E non sceglie sempre i momenti tranquilli, quelli in cui è più facile essere disponibili. Spesso arriva quando siamo più occupati, quando non riusciamo a fare tutto quello che vorremmo e un impegno in più sconvolge i nostri piani. Occorre prepararsi fin dal mattino quando apriamo gli occhi dicendo: “Queste sono le cose che dovrei fare oggi e sono tante, ma organizza Tu la mia giornata, togli quello che non serve e aggiungi quello che vuoi”. A fine giornata scopriremo che magicamente c’è stato tutto, anche l’imprevisto.

 

Lunedì 30 settembre 2024   S. Girolamo, sacerdote e dottore della Chiesa

9Poi prese a dire al popolo questa parabola: «Un uomo piantò una vigna, la diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano per molto tempo. 10Al momento opportuno, mandò un servo dai contadini perché gli dessero la sua parte del raccolto della vigna. Ma i contadini lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. 11Mandò un altro servo, ma essi bastonarono anche questo, lo insultarono e lo mandarono via a mani vuote. 12Ne mandò ancora un terzo, ma anche questo lo ferirono e lo cacciarono via. 13Disse allora il padrone della vigna: “Che cosa devo fare? Manderò mio figlio, l’amato, forse avranno rispetto per lui!”. 14Ma i contadini, appena lo videro, fecero tra loro questo ragionamento: “Costui è l’erede. Uccidiamolo e così l’eredità sarà nostra!”. 15Lo cacciarono fuori della vigna e lo uccisero.

«”Che cosa farà dunque a costoro il padrone della vigna? Verrà, farà morire quei contadini e darà la vigna ad altri”. Udito questo, dissero: ”Non sia mai!”. Allora egli fissò lo sguardo su di loro»

e disse: «Che cosa significa dunque questa parola della Scrittura: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo? 18Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e colui sul quale essa cadrà verrà stritolato». 19In quel momento gli scribi e i capi dei sacerdoti cercarono di mettergli le mani addosso, ma ebbero paura del popolo. Avevano capito infatti che quella parabola l’aveva detta per loro.

(Luca 20,15-17)

 

Quando nel Vangelo, Gesù fissa lo sguardo su qualcuno è il momento in cui lo sta amando più intensamente, anche se spesso chi è amato non lo capisce. Ma ciò che il Signore  ama di più è la vigna cioè il suo popolo. Non dobbiamo preoccuparci quando ci sentiamo un po’ in balia dei venti, Lui non ci abbandonerà. Se guardiamo a tutta la storia della Chiesa nei momenti difficili c’è sempre stato qualcuno che ha brillato sugli altri ed è riuscito ad essere un faro. «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno» (Luca 12,32).

 

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