Vivi la Parola 2024 10: Ottobre

VIVI LA PAROLA !

Ottobre 2024

 

Martedì 1 ottobre 2024   S. Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa

«Si misero a spiarlo e mandarono informatori, che si fingessero persone giuste, per coglierlo in fallo nel parlare e poi consegnarlo all’autorità e al potere del governatore»

21Costoro lo interrogarono: «Maestro, sappiamo che parli e insegni con rettitudine e non guardi in faccia a nessuno, ma insegni qual è la via di Dio secondo verità. 22È lecito, o no, che noi paghiamo la tassa a Cesare?». 23Rendendosi conto della loro malizia, disse: 24«Mostratemi un denaro: di chi porta l’immagine e l’iscrizione?». Risposero: «Di Cesare». 25Ed egli disse: «Rendete dunque quello che è di Cesare a Cesare e quello che è di Dio a Dio». 26Così non riuscirono a coglierlo in fallo nelle sue parole di fronte al popolo e, meravigliati della sua risposta, tacquero.

(Luca 20,20)

 

La predicazione di Gesù avviene sempre in un contesto insidioso. Sin dagli inizi infatti c’è chi trama contro di Lui fino a desiderare la sua morte (cfr. Marco 3,6). Questo non gli impedisce di parlare con piena sincerità e libertà, ma lo rende guardingo e non ingenuo. Vive lui per primo quello che poi insegnerà ai suoi: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe» (Matteo 10,16). Questo gli permetterà di insegnare a lungo, pronto a replicare a chi gli si oppone, trasformando ogni trappola in un trampolino di lancio per annunciare l’amore del Padre.

 

 

Mercoledì 2 ottobre 2024   Ss. Angeli Custodi

1In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». 2Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro 3e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. 4Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. 5E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. 6Chi invece scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare. 7Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che vengano scandali, ma guai all’uomo a causa del quale viene lo scandalo! 8Se la tua mano o il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo e gettalo via da te. È meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, anziché con due mani o due piedi essere gettato nel fuoco eterno. 9E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te. È meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna del fuoco.

«Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli»

(Matteo 18,11)

 

I piccoli, gli umili, gli ultimi hanno dei privilegi. Visto che nel mondo ne ricevono ben pochi, ci pensa Dio a prendersi cura di loro e a beneficarli abbondantemente. Gesù dice che i loro angeli sono in prima fila davanti all’Eterno Padre. Se sono i prediletti di Dio occorre averne grande rispetto e stima. Meglio ancora se riusciamo a renderceli amici: potremmo attingere così anche noi ai doni speciali che il Padre riserva loro. Scandalizzarli invece sarebbe un crimine con le aggravanti. Tutto questo però rimane sconosciuto a quasi tutti, specie a coloro che smaniano di inseguire i privilegi umani.

 

 

Giovedì 3 ottobre 2024   Beato Luigi Talamoni, sacerdote

41Allora egli disse loro: «Come mai si dice che il Cristo è figlio di Davide, 42se Davide stesso nel libro dei Salmi dice: Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra 43finché io ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi?

«Davide dunque lo chiama Signore; perciò, come può essere suo figlio?»

(Luca 20,44)

 

Vi sono diversi modi di affermare una verità. C’è la definizione esplicita, dichiarata, che sgombra subito il campo da ogni equivoco e di fronte alla quale devi subito prendere posizione. C’è anche un’altra modalità: quella di porre delle domande che aiutino a riflettere, che permettano all’ascoltatore di camminare con le sue gambe verso la verità, di raggiungerla come una scoperta personale. Gesù utilizza entrambi i modi, anche se con le sue parabole sembra preferire la seconda modalità, che forse lascia più liberi, persuadendo dal di dentro più che imporsi in modo dogmatico.

 

 

Venerdì 4 ottobre 2024   S. Francesco d’Assisi, patrono d’Italia

25In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro»

29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

(Matteo 11,28)

 

Cerchiamo spesso di riposare senza riuscirci. Non basta infatti una bella dormita o una buona vacanza per trovare il riposo del cuore, l’inquietudine infatti ce la portiamo dentro anche viaggiando lontano. Solo Gesù ristora nel profondo. Perché è di amore e di luce che abbiamo bisogno. La preghiera e l’ascolto della Parola sono le vie più note e infallibili, ma anche la presenza di Gesù tra di noi, quando è l’amore reciproco a circolare fra tutti, ottiene gli stessi esiti. Perché è comunque lo stesso Gesù che ci raggiunge nel cuore, attraverso l’amore dei fratelli.

 

 

Sabato 5 ottobre 2024   S. Faustina Kowalska, vergine

«Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi»

13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

(Giovanni 15,12)

 

Se è questo il “suo” comandamento, significa che non c’è nulla che gli stia più a cuore, che dovremmo concentrare lì tutte le nostre migliori energie, che quando abbiamo fatto questo abbiamo fatto tutto. Un amore come il Suo, tra noi. Sarà difficile poter dire di averlo davvero imitato, però ogni sforzo in quella direzione è la cosa più lodevole, soprattutto quando si tratta di persone che, per diverse ragioni, non suscitano in noi una particolare simpatia. Amare tutti, amare per primi ogni fratello o sorella come Lui è proprio il vertice, il segno identificativo di una morale veramente cristiana.

 

 

Domenica 6 ottobre 2024   VI DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE

1Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. 2Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. 3Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, 4e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. 5Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. 6Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. 7Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. 8Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. 9Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. 10Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. 11Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone 12dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. 13Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse:

«Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te»

15non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. 16Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

(Matteo 20,13-14)

 

È una parabola decisamente sorprendente e irritante per coloro che si attendono da Dio una giustizia proporzionale, in cui, come a scuola, ciascuno riceve in ragione dei propri meriti, nulla di più, nulla di meno. Coloro che si ritengono brave persone si attendono da Dio un comportamento così, con una precisione millimetrica. Invece il cuore di un Padre sconfinatamente innamorato di tutti i suoi figli, sogna di poter dare tutto a tutti: l’importante non sono i meriti, conta soprattutto portarli a casa tutti. È esattamente quella che chiamiamo la misericordia: eccedente, sovrabbondante, che sembra scavalcare la giustizia.

 

 

Lunedì 7 ottobre 2024   Beata Vergine Maria del Rosario

L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». 29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.

«Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù»

32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». 34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

(Luca 1,31)

 

Si direbbe che l’angelo sia sicuro di quello che Maria risponderà. Infatti le realtà che lui le annuncia sono tutte espresse all’indicativo futuro, quasi ad indicare già con certezza ciò che avverrà. Dio conosce bene il cuore della persona a cui invia l’angelo, sa di poter contare su di lei, pienamente. Questo ovviamente non toglie nulla alla libertà di Maria, ci dimostra anzi che la vera libertà è poter aderire a ciò che ci rende felici, a ciò che ci rende davvero noi stessi e che nessuno conosce per noi meglio di Dio. E’ in questa completa fiducia in Dio che Maria realizza veramente se stessa.

 

 

Martedì 8 ottobre 2024

10Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, 11e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.  12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. 13Avrete allora occasione di dare testimonianza. 14Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. 16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi;

«Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita»

(Luca 21,17-19)

 

La speranza che Gesù ci consegna non è quella per cui “andrà tutto bene”. Anzi, questo, in senso puramente umano, di sicuro non avverrà. Le persecuzioni infatti non mancheranno, anche da chi non te lo saresti mai immaginato. La speranza di Gesù guarda più lontano, è la certezza che con Lui alla fine vinceremo sicuramente la partita. Non perderemo nulla, troveremo molto più di quello che abbiamo lasciato. Il nostro tesoro quindi è al sicuro e nessuno ce lo potrà rubare: troviamo in questo una pace, una fiducia e un ottimismo che nulla potrà scalfire e la libertà di amare senza temere di correre rischi.

 

 

Mercoledì 9 ottobre 2024

20Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina.

«Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città»

22quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. 23In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. 24Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.

(Luca 21,21)

 

Ci sono situazioni in cui la parola d’ordine di Gesù è una sola: scappare. Anche i luoghi più santi, come lo è la città di Gerusalemme, saranno solo centri di pericolo e di sofferenza. Ci sono infatti momenti in cui davvero tutto crolla e non sappiamo più dove appoggiarci per trovare riparo e sicurezza. Solo in Dio possiamo trovare riposo e sono proprio queste le occasioni in cui abbiamo l’opportunità di fare davvero esperienza della potenza di Dio. Talora questa consolazione non ci sembrerà arrivare, come per Gesù che sulla croce grida al Padre il suo abbandono. Ma sarà un’occasione per essere ancora più uniti a Lui.

 

 

Giovedì 10 ottobre 2024   S. Daniele Comboni, vescovo

25Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26mentre

«Gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria»

28Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». 29E disse loro una parabola: «Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: 30quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina. 31Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. 32In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. 33Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

(Luca 21,26-27)

 

Ciò che gli uomini chiamano comunemente “la fine del mondo” non sarà altro che il preludio della grande manifestazione dell’amore universale di Dio. Ciò che appare solo come distruzione e morte è invece l’annuncio che il tempo della risurrezione di tutte le cose sta per arrivare. Gesù ci insegna a guardare sempre oltre, ad attendere la salvezza quando nessuno ormai la immagina più. Non c’è quindi nessuna situazione che ci debba trovare desolati e disperati, perché Dio ha sempre in serbo novità e soluzioni che non potremmo mai neppure sognare.

 

Venerdì 11 ottobre 2024   S. Giovanni XXIII, papa

«State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso»

35come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». 37Durante il giorno insegnava nel tempio; la notte, usciva e pernottava all’aperto sul monte detto degli Ulivi. 38E tutto il popolo di buon mattino andava da lui nel tempio per ascoltarlo.

(Luca 21,34)

 

Nella nostra epoca così nuova la tentazione della dissipazione è molto forte. Per esempio, legioni di psicologi tra i migliori al mondo sono profumatamente pagati per catturarci su Internet nei vari social e farci loro preda, stimolando ogni tipo di dipendenza. E questo rende il cuore pesante, stanco e avvilito, rende più difficile il tuffarsi nella volontà di Dio con decisione e radicalità. È quindi un’attenzione da tenere sempre molto viva, sapendo che se riesci a sfuggire all’inizio è molto più facile che dopo. E sappiamo che in ogni vittoria troviamo anche una nuova laboriosità e una nuova pienezza di vita.

 

 

Sabato 12 ottobre 2024   Beato Carlo Acutis

23Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. 25Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. 26Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. 27Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.  28Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. 29Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. 30Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. 31Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse:

«Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?»

34Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

(Matteo 18,32-33)

 

Una parabola che in certo modo spiega la frase della preghiera di Gesù “Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Mostra che alla radice di ogni nostro perdono sta l’immensa misericordia di Dio verso di noi, di cui abbiamo fatto e facciamo esperienza e di cui dovremmo più spesso essere coscienti. L’amore di Dio per noi infatti non si appoggia per nulla sui nostri meriti e tanto spesso ci accorgiamo di essere beneficati proprio quanto è più pungente la consapevolezza di valere davvero poco. Lì sperimenti che la dolcezza della misericordia è indescrivibile e ti fa rinascere. E di questo anche il tuo fratello che ha sbagliato ne ha bisogno.

 

 

Domenica 13 ottobre 2024   VII DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE

24Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano.

«Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio»

31Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami». 33Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». 34Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, 35perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo. 36Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!

(Matteo 13,30)

 

Che la zizzania infesti il campo del buon grano è una realtà universale. Lo sperimentiamo nel mondo come nel nostro cuore. Non c’è ambito in cui il bene non sia insidiato e ostacolato, come del resto non c’è situazione di male dalla quale non possa germogliare un bene inaspettato. Questa compresenza è faticosa, spesso snervante: occorrono certamente sopportazione e pazienza, ma soprattutto fiducia, certezza che un giorno l’amore sarà finalmente liberato da queste pastoie che ora tanto o poco lo ingabbiano e splenderà come il sole nel Regno della Trinità.

 

 

Lunedì 14 ottobre 2024

35Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». 36Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. 37Perché

«Io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra gli empi. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento»

(Luca 22,37)

 

Gesù realizza tutte le parole della Scrittura, perché lui stesso è La Parola. Questo si traduce nel fare la volontà del Padre in tutto e per tutto, ma non può escludere quelle parole che la Bibbia contiene e che si oppongono accanitamente al progetto di Dio. Così sulla croce contempliamo tutto: l’odio grandissimo e l’infinito amore. Nel grido di abbandono di Gesù poi si manifesta il buio assoluto e la solitudine sconfinata, ma anche la luce della comunione con tutto il cosmo ferito dal peccato. E tutto volge al suo compimento: la riconciliazione dell’uomo con Dio e la guarigione dell’universo.

 

 

Martedì 15 ottobre 2024   S. Teresa di Gesù, vergine e dottore della Chiesa

«Gli dissero: “Se tu sei il Cristo, dillo a noi”. Rispose loro: “Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete”»

69Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». 70Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono».

(Luca 22,67-68)

 

In questo scambio di battute si riassumono tutte le ore di dispute tra i capi religiosi del popolo e Gesù. Da un lato la luce della verità che non smette mai di brillare, l’amore che non smette mai di invitare; dall’altra il rifiuto che si ostina nella propria chiusura e che vanifica ogni occasione che viene offerta. È il rischio che corriamo anche noi quando rimaniamo impermeabili ad ogni opinione diversa dalla nostra e ci preoccupiamo solo di combatterla. Infatti se ci apriamo ad un ascolto libero e aperto scopriamo delle luci benefiche, che non di rado ci arricchiscono.

 

 

Mercoledì 16 ottobre 2024   Beato Contardo Ferrini

«Gesù, voltandosi verso di loro, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli”»

29Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. 30Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. 31Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».

(Luca 23,28)

 

Gesù sa che la sua condanna trascinerà con sé anche la caduta di Gerusalemme e partecipa al dolore delle mamme che vedranno i loro figli straziati dall’assedio e dalla sanguinosa conquista della città. Di fatto il rifiuto di Dio porta con sé delle conseguenze nefaste per l’uomo. Volgendo le spalle alla luce e allontanandosi dalla sorgente della vita l’umanità non può che incamminarsi verso il buio e l’autodistruzione. In questo comprendiamo quanto sia preziosa in ogni tempo la fedeltà dei figli della luce che non si lasciano trascinare dal male e perseverano nel testimoniare la verità.

 

 

Giovedì 17 ottobre 2024   S. Ignazio di Antiochia, vescovo e martire

44Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». 45Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46e disse loro:

«Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme»

48Di questo voi siete testimoni.

(Luca 24,46-47)

 

Conversione e misericordia sono la sintesi della predicazione cristiana. C’è infatti un ritorno a Dio che è salvezza di ogni uomo e che in mille modi non ci stancheremo mai di annunciare. Questo cambio radicale di vita continuerà ad avvenire nel cuore dell’umanità, nonostante tutte le resistenze e le tentazioni. E poi ciò che non smetterà mai di affascinare e sorprendere sarà l’amore di Dio donato in misura sconfinata ad ogni Suo figlia e figlio, al di là di ogni merito e in misura sproporzionata ad ogni sforzo: per il poco che sappiamo offrire non smettiamo mai di ricevere con abbondanza sempre nuova.

 

 

 

Venerdì 18 ottobre 2024   S. LUCA, EVANGELISTA

1Dopo questi fatti

«Il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!”»

Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”.

(Luca 10,1-2)

 

Settantadue missionari sono un bel numero per la regione non tanto grande che Gesù avrebbe dovuto attraversare. Certo, rispetto al mondo intero da evangelizzare sono solo una briciola. Ma quando il Risorto invierà nel mondo gli apostoli  non saranno nemmeno un sesto di questi settantadue, saranno solo in Undici, ma Lui prometterà di stare con loro tutti i giorni fino alla fine del mondo (cfr. Matteo 28,19-20). Papa Francesco confidava in questi giorni a Singapore ad un mio amico: “Ascolta attentamente, questo è molto importante: tutto, anche le cose grandi sono possibili solo con Dio”.

 

Sabato 19 ottobre 2024

13Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e

«Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi»

16e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». 17I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.  18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». 19Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». 20Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». 21Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

(Giovanni 2,13-15)

 

Gente immersa nei propri affari, nelle contrattazioni, occupata solo di contare soldi. E tutto questo nel tempio. Non penso che questi uomini fossero sfiorati dal pensiero di essere nella casa di Dio, o troppo “disturbati” dall’idea della preghiera. Era normale fare così, si comportavano così anche tanti altri, farisei e scribi non dicevano niente. Ci vuole in questi casi uno scossone, uno strattone violento per risvegliare da torpore, per far capire che è una cosa abominevole, per far aprire gli occhi, per far balenare l’idea che sono completamente fuori. Anche noi a volte abbiamo bisogno di qualcuno che ci scuota, altrimenti di tanti errori non ci accorgiamo.

 

Domenica 20 ottobre 2024   DEDICAZIONE DEL DUOMO DI MILANO

CHIESA MADRE DI TUTTI I FEDELI AMBROSIANI

22Ricorreva allora a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. 23Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. 24Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». 25Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me.

«Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano»

29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

(Giovanni 10,26-28)

 

Gesù sa che l’essere parte dei suoi discepoli è cosa del cuore. E’ una decisione che avviene nell’interiorità e che determina comportamenti nuovi: una familiarità con Lui, un gusto speciale per le parole di Gesù, una docilità fiduciosa, che si nutre di conferme continue e che chiede talora delle scelte di campo coraggiose e chiare. Chi rimane al di fuori continua a porre obiezioni, trova mille ragioni per discutere, cerca di smontare le verità che ascolta, spera sempre di trovare nuovi motivi per opporsi. Tutti costoro stanno attorno a Gesù, ma le posizioni del cuore sono al tempo stesso distantissime.

 

Lunedì 21 ottobre 2024

40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – 42e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro. 43Il giorno dopo Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». 44Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. 45Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». 46Natanaele gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». 47Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». 48Natanaele gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». 49Gli replicò Natanaele: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!».

«Gli rispose Gesù: “Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!”. Poi gli disse: “In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo”»

(Giovanni 1,50-51)

 

I primi discepoli che incontrano Gesù non trovano anzitutto una struttura, o una nuova scuola di pensiero. Si sentono invece travolti dentro un’affascinante avventura con Dio, che non avevano previsto e che li conquista nell’intimo. È un fuoco che si accende, un’attrattiva alla quale non si vuole resistere, perché è troppo bella per pensare di abbandonarla. All’origine quindi non c’è la preoccupazione di non peccare o di non incorrere in qualche castigo, ma la gioia di aver trovato una persona formidabile, qualcuno che ti riempie la vita con una pienezza che non avevi mai conosciuto.

 

 

Martedì 22 ottobre 2024   S. Giovanni Paolo II, papa

13Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui.

«Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni»

16Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, 17poi Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè «figli del tuono»; 18e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo 19e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

(Marco 3,14-15)

 

Gesù dà ordine al gruppo di coloro che lo seguono: distingue anzitutto i Dodici, poi sceglierà un giorno i 72 che invierà davanti a sé, avrà sempre tanta altra gente che lo segue. Non si tratta di stabilire classifiche, di definire la serie A e la serie B (qualcuno della “serie A” noi lo avremmo subito retrocesso volentieri), ma di affidare ruoli, compiti, responsabilità diverse, come pure di riservare doni particolari ad alcuni (pensiamo ai privilegi di Pietro, Giacomo e Giovanni). C’è un’organizzazione pensata e voluta dentro questa prodigiosa avventura carismatica, c’è sia il fuoco che la struttura. La Chiesa non potrà essere diversa da così.

 

 

Mercoledì 23 ottobre 2024

«Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri»

8E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; 9ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. 10E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. 11Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». 12Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, 13scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

(Marco 6,7)

 

Il Gesù storico non fa tutto lui. Sin quasi dall’inizio, delega. Affida ad altri i suoi stessi compiti e poteri, anche se sa bene che loro sono meno bravi di lui. Ma è pienamente consapevole del fatto che se saranno uniti, Lui sarà con loro, anche se sono solo in due. Ha una fiducia radicale sulla loro missione: sa che non dipende dai loro meriti, ma dalla grazia di Dio che li accompagna, che li stupirà, che opererà prodigi, che porterà un frutto sproporzionato rispetto all’opera di chi viene mandato. E questo frutto che rimarrà, anche se di tante trasformazioni interiori i discepoli non potranno accorgersene.

 

 

Giovedì 24 ottobre 2024

il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!

«Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada»

5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11“Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.

(Luca 10,3-4)

 

«Andate» è uno degli inviti che Gesù fa più spesso ai suoi discepoli. Non ci chiede di stare fermi ad aspettare che gli altri ci cerchino, ma di essere i primi ad accogliere chi incontriamo, anche se magari non è proprio chi avremmo desiderato. E ci chiede di andare così come siamo senza temere le nostre debolezze, senza prepararci prima pensando alle evenienze. Ci sarà Lui ad operare, a proteggerci e a condurci dove meglio crede.

 

 

Venerdì 25 ottobre 2024   Beato Carlo Gnocchi, sacerdote

1In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio.

«C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre»

che li servivano con i loro beni.

(Luca 8,1-3)

 

Spesso non ci rendiamo conto dello spirito rivoluzionario di Gesù.  A quei tempi un ebreo nemmeno parlava con una donna e Lui invece si faceva accompagnare da loro! E di esse Luca riporta anche i nomi, come per dire che non fossero solo lì per caso, ma chiamate da Gesù stesso a seguirLo. Anche gli Apostoli avranno avuto delle perplessità, alcune di loro avevano avuto un passato complicato.  Ma quando decidi di ascoltare la Sua chiamata devi lasciare da parte ogni idea preconcetta, con Lui è tutto novità,  a volte anche sconvolgente.

 

 

Sabato 26 ottobre 2024

1Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. 4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.

«Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore”. Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone»

Gesù disse a Simone: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. 11E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

(Luca 5,8-10)

 

A volte quello che ci manca è proprio lo stupore. Il Signore agisce nella nostra vita in modo sorprendente e noi neanche ce ne accorgiamo, presi come siamo dai problemi contingenti. Ogni giorno succedono cose sorprendenti. Quando decidiamo di non essere i protagonisti della nostra vita, ma solo degli osservatori, vedremo le giornate dipanarsi come mai saremmo riusciti ad organizzarle. Occorre solo abbandonarsi. Guardiamo Pietro: lui si lascia stupire e decide di seguire Gesù senza sapere dove lo condurrà. Si fida e basta. Poi sbaglierà anche, ma con la stessa fiducia nella misericordia saprà rialzarsi.

 

 

Domenica 27 ottobre 2024   I DOPO LA DEDICAZIONE   Il mandato missionario

«Apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto»

15E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. 16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. 17Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, 18prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». 19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.  20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

(Marco 16,14)

 

Gli Apostoli faticano a credere. E chi non fa fatica? Come è possibile un Dio che ama ognuno di noi viventi in questa briciola di universo ? Ci sono momenti in cui tutto ci pare assurdo, il cuore è arido e non sappiamo bene dove aggrapparci. Ma se lo hanno provato anche i 12 siamo in buona compagnia!  Sappiamo bene che senza di Lui non andremo lontano.  Ma sappiamo anche che in fondo al tunnel c’è sempre la luce, e che le stelle si vedono quando il cielo è più buio. Si tratta solo di continuare a camminare.

 

 

Lunedì 28 ottobre 2024   Ss. SIMONE E GIUDA, APOSTOLI

19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». 22Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?».

«Gli rispose Gesù: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”»

24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. 25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

(Giovanni 14,23)

 

Il Signore, se lo amo, prende dimora presso di me. S. Paolo dice: «Il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo» (1Corinzi 6,19). Perciò chi ci incontra deve incontrare Lui, deve sentirLo vicino.  E tutto ciò non tanto per quello che diciamo, ma per come siamo. Spesso succede (è strano, ma capita!) che gli altri vedano in noi ciò che noi stessi non vediamo e nonostante tutti i nostri limiti incontrino il Signore attraverso di noi. E’ una responsabilità grande, ma anche una gioia immensa.

 

 

Martedì 29 ottobre 2024   Beata Chiara Luce Badano

17Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 18Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre».

«Egli allora gli disse: “Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza”. Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”. Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni»

(Marco 10,20-22)

 

È un giovane osservante le regole, eppure non si sente felice. La religione vissuta come qualcosa da rispettare ci fa sentire a posto, ma non dà la felicità. Il nostro cuore cerca le relazioni e a maggior ragione abbiamo bisogno di sentire il Signore vicino, di sentirci amati in modo unico. Ma abbiamo bisogno di un cuore diverso, che non si senta mai arrivato, che sia sempre in ricerca: il cuore di carne che Dio promette a Ezechiele (cfr. Ezechiele 36,26).

 

 

Mercoledì 30 ottobre 2024

«”Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio”». Gli dissero i suoi discepoli: “Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi”. Egli rispose loro: “Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca”»

(Matteo 19,9-12)

 

Gesù  lega in un unico discorso il matrimonio e la verginità consacrata, quasi fossero due facce di una stessa medaglia. Sono entrambi la consapevolezza di non vivere più per noi stessi, ma di essere nel mondo un segno fecondo dell’amore di Dio. Forse la diminuzione sempre più drastica di matrimoni religiosi e di scelte di vita consacrata dipendono proprio da questo: un po’ dalla paura di impegnarsi in qualcosa di definitivo che solo se aggrappati al Signore non fa paura; e un po’ perché non molti sono pronti a testimoniare la gioia che nasce dal non appartenersi, ma dal consegnare la propria vita per un progetto più grande. Faticoso, ma grande.

 

 

Giovedì 31 ottobre 2024

«Allora Pietro gli rispose: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?”»

28E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. 29Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.

(Matteo 19,27)

 

Pietro pensa di aver lasciato tutto e non si accorge  di non aver lasciato la logica del mondo: io rinuncio a qualcosa per averne in cambio un’altra. Con Gesù invece la logica è diversa sempre. Per poterLo seguire devo scoprire cosa imprigiona il mio cuore e non mi fa sentire completamente libero. Devo riuscire a vincere ciò che mi chiude il cuore e non mi permette di riempirlo completamente  del Suo amore e della Sua gioia. Ognuno ha le proprie barriere da abbattere.

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