Vivi la Parola 2024 11: Novembre

VIVI LA PAROLA!

Novembre 2024

 

VENERDÌ 1 NOVEMBRE 2024   TUTTI I SANTI

«Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro»

dicendo: 3«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 4Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. 5Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. 6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. 7Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. 8Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. 9Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 10Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

(Matteo 5,1-2)

 

Gesù guarda negli occhi la gente che ha attorno. Ne conosce bene i peccati, pubblici e segreti, ne vede le fragilità e le incoerenze, ma non fissa lo sguardo su queste cose. Vede le ferite, le fatiche del vivere, le ingiustizie subite, le promesse tradite. Vede lo sguardo del Padre che si posa benevolo e carico di affetto e di misericordia proprio su di loro, su questa gente umile e bisognosa che lo ascolta e lo segue. E insegna. Rivela. Li nutre con una speranza che non avevano mai ascoltato. Loro, proprio loro, così come sono in quel momento, sono i beati, i fortunati, i prediletti, i veri ricchi. Che non lo dimentichino mai.

 

 

Sabato 2 novembre 2024   COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI

44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 45Sta scritto nei profeti:

«E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me»

46Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.

(Giovanni 6,45)

 

I discepoli non sono dei semplici curiosi che si trovano attorno a Gesù quasi per caso, spinti dagli eventi. Sono persone che hanno un maestro interiore, che nel cuore insegna, fa capire, suggerisce la strada. Non c’è magistero superiore al suo, perché è direttamente quello di Dio. Per questo si abbeverano alle parole di Gesù. E noi lo sappiamo, conosciamo questo fenomeno. Se ascoltiamo tutti i giorni la sua parola (e se per un certo tempo non lo facciamo, prima o poi torniamo a farlo) è perché abbiamo capito da tempo che questa è la luce della vita. Una vita che non si spegnerà mai, che Gesù ha promesso come eterna.

 

 

Domenica 3 novembre 2024   II DOPO LA DEDICAZIONE

La partecipazione delle genti alla salvezza

«Un sabato si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare.  Uno dei commensali gli disse: “Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!”»

16Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. 17All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. 18Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. 19Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. 20Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. 21Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. 22Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. 23Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. 24Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».

(Luca 14,1.15)

 

Immagino la beatitudine che brilla negli occhi di questo vicino di tavola che, ascoltando Gesù mentre parla, sente nel cuore un nuovo fuoco per Dio ed esprime in modo incontenibile il suo grande desiderio di incontrarLo, di vederLo, di sedere a cena con Lui. Con questa sua frase piena di entusiasmo crea l’atmosfera migliore perché le parole di Gesù possano colpire, entrare nei cuori. E Gesù racconta che invece succede il contrario. Che gli invitati a quel banchetto celeste sono pigri, svogliati, lo considerano una cosa secondaria, hanno ben altro da fare. Ma c’è un popolo di poveri che vi parteciperà e se ne sazierà beato.

 

 

LUNEDÌ 4 NOVEMBRE 2024   S. CARLO BORROMEO

«Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde»

13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.  14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore.

(Giovanni 10,11-12)

 

Il mercenario non è un criminale e neppure un insensibile. È del tutto ovvio che davanti al pericolo di essere sbranato sia il primo a fuggire. È normale che ritenga la sua vita più importante di quella delle pecore, non è neppure sfiorato dal pensiero di sbagliare mentre sta scappando, tutti gli danno ragione per il suo comportamento. È invece sbalorditivo e inimmaginabile il comportamento del pastore che dà la vita per le pecore. È il Vangelo, la notizia sorprendente che ci riempie di stupore e di speranza: c’è qualcuno per il quale la mia vita è molto più importante della sua e questo qualcuno è Dio. Ci ama così. E non cambierà mai.

 

Martedì 5 novembre 2024

44Gesù allora esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; 45chi vede me, vede colui che mi ha mandato. 46Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.

«Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno»

49Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. 50E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».

(Giovanni 12,47-48)

 

Fino all’ultimo giorno non c’è spazio per la condanna. Fino all’ultimo giorno sarà sempre il tempo della salvezza. Fino all’ultimo giorno è proibito il giudizio senza appello e senza speranza. Fino all’ultimo giorno è il momento di ascoltare la Parola che illumina ogni uomo ed è capace di far uscire da qualunque abisso, da qualunque caverna e riportare alla luce di una vita nuova. Siamo sempre nell’epoca della fiducia offerta, dello sguardo ottimista anche se non ingenuo, dell’attesa di un tempo migliore, della costruzione di un mondo nuovo. Perché solo lo sguardo di un cuore così, quello di Dio, migliora ogni giorno il mondo.

 

 

Mercoledì 6 novembre 2024

12Di nuovo Gesù parlò loro e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». 13Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera». 14Gesù rispose loro: «Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado.

«Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato»

17E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. 18Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me». 19Gli dissero allora: «Dov’è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio».

(Giovanni 8,15-16)

 

C’è un giudizio che congela. Blocca la persona nel suo errore, la definisce soltanto dal male che ha fatto, non ritiene più possibile un cambiamento e in fondo non lo desidera neppure. C’è infatti il desiderio di far soffrire la persona per il male commesso e, visto che il dolore  di chi ha subito il male rimane, si vorrebbe che anche che chi ha commesso il male non smettesse mai di soffrire. Ma in fondo qui si nasconde anche la vendetta. Dio non sente così. Non ragiona mai così. È un pensiero che non lo sfiora neanche da lontano. Anche se è umiliato ogni giorno dai nostri rifiuti e peccati, ognuno per lui è un figlio amatissimo e sogna sempre e appassionatamente per lui un futuro di vita, di luce, di riscatto.

 

 

Giovedì 7 novembre 2024

28Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato.

«Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite»

30A queste sue parole, molti credettero in lui.

(Giovanni 8,29)

 

La forza di Gesù è il Padre. Ogni istante della sua vita lo trascorre in compagnia con Lui. E’ la realtà avvolgente e illuminante, è l’Amore che lo sospinge in ogni suo passo, che lo sostiene di fronte ad ogni incomprensione o fallimento, che lo fa ricominciare mille volte nella sua missione con lo stesso fuoco della prima volta. Se ci pensiamo, succede così anche a noi, quanto più ci stringiamo a Lui. E’ quello che spesso tante persone riassumono semplicemente in una frase: «Dio mi ha sempre aiutato» e che rappresenta il riferimento esistenziale della fede di ciascuno.

 

 

Venerdì 8 novembre 2024

«Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore»

Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? 3Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. 4E del luogo dove io vado, conoscete la via». 5Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». 6Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

(Giovanni 14,2)

 

C’è posto per tutti. Un po’ come nelle chiese costruite nel secondo millennio, che ci sembrano sproporzionate, enormi, ma che in realtà potevano accogliere tutta la popolazione di una città, ciascuno aveva il suo posto. Noi invece troviamo tante ragioni per escludere, per indicare chi non avrà accesso alla casa del Padre, dimenticando la Sua misericordia. Certamente nel giudizio finale avremo delle belle sorprese. Speriamo di non essere noi quelli che devono mettersi in coda per dei tempi di recupero: non perché abbiamo sbagliato più degli altri, ma perché abbiamo criticato, giudicato, condannato troppo.

 

 

Sabato 9 novembre 2024   DEDICAZIONE BASILICA ROMANA LATERANENSE

19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta!

«I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare»

21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».

(Giovanni 4,20)

 

In tempi come i nostri, specie dalle nostre parti, dove sembra che manchi il tempo per tutto, l’adorazione è merce rara. Fermarsi davanti a Dio, per ascoltare, per imparare, per lasciarsi illuminare e riempire il cuore. Stare fermi senza fare nulla, semplicemente rimettere Dio al suo posto, che è il primo. Si ha l’impressione che sia tempo sprecato, con tutto quello che c’è da fare. Per cui adorare di qui o di là (la questione sollevata dalla samaritana in questo vangelo) ci sembra una discussione inutile. Ciò che fa la differenza non sono i luoghi, ma il cuore. Dio ascolta. Dappertutto. Tutti. Basta fermarsi, ascoltare e parlarGli.

 

 

DOMENICA 10 NOVEMBRE 2024

NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO RE DELL’UNIVERSO

36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». 39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse:

«”Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”»

(Luca 23,42-43)

 

Abituato a rubare tutta la vita, questo malfattore continua a farlo fino all’ultimo, “rubando” anche il Paradiso. Gli basta una frase e soprattutto un cuore consapevole di aver sbagliato tutto nella vita, che osa chiedere all’ultimo una grazia impossibile. Di certo non faceva parte del gruppo di coloro che dicono: “Se tornassi indietro rifarei tutto quello che ho fatto”. La sua capacità di rimettersi in discussione, di fronte alla luce che brilla in Gesù fino all’ultimo respiro, è il primo passo della salvezza. È quel provare per un attino a spingere la porta che gli sembra sbarrata per sempre e accorgersi che si spalanca subito proprio per lui.

 

 

Lunedì 11 novembre 2024   S. MARTINO DI TOURS, VESCOVO

«A chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. 31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.

«Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi»

36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. 37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

(Luca 6,35)

 

Gesù parla ai discepoli tenendo fisso lo sguardo sul cuore del Padre. Dà indicazioni a noi guardando come Lui si comporta: ama tutti, anche chi lo bestemmia e impiega tutte le sue energie contro di Lui, fa del bene senza smettere mai e cercando di moltiplicarlo entrando e abitando nel cuore dei suoi figli, dà sapendo benissimo di non ricevere e continua a farlo senza rimpianti, senza mai indispettirsi con se stesso per aver sprecato i suoi doni. Tutto questo perché «è benevolo verso gli ingrati e i malvagi». E con quest’ultima frase mette a tacere tutti. Facendoci sperare che anche a noi il Suo bene non sarà mai negato.

 

 

Martedì 12 novembre 2024   S. Giosafat, vescovo e martire

«Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così»

47Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni. 48Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, 49e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, 50il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, 51lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti.

(Matteo 24,45-46)

 

Davvero bello questo elogio della santità ordinaria: quella che non fa cose mirabolanti, che lasciano stupefatti o fanno venire i brividi. La santità di chi fa semplicemente bene il suo dovere, con senso di responsabilità, con puntualità, con fedeltà. E poco importa che si tratti di gestire una multinazionale con migliaia di dipendenti o una minuscola aziendina di famiglia di una semplice cittadina: conta il cuore, che custodisce l’incarico ricevuto e cerca di svolgerlo con onestà al meglio delle sue possibilità. Non c’è bisogno di aggiungere altro. «Beato quel servo» dice Gesù.

 

Mercoledì 13 novembre 2024

1Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. 2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; 4le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi.

«Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade»

Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. 9Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. 10Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. 12Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. 13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.

(Matteo 25,5-7)

 

In questa parabola sulla vigilanza Gesù non pretende che nessuno si addormenti, che si pensi costantemente e soltanto all’arrivo dello sposo. Come del resto avviene nella vita quotidiana, il nostro obiettivo non è pensare sempre e solo al Signore. Le incombenze e le responsabilità ci chiedono di concentrare in realtà diverse tutte le nostre energie. Ma conta sempre il cuore. L’olio della parabola è l’amore per il Signore, che possiamo esprimere interiormente in ogni nostra azione, offrendo a Lui ogni cosa che facciamo. Così rimaniamo sempre vigili, pronti ad ogni incontro con Dio.

 

 

Giovedì 14 novembre 2024

14Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito 16colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. 17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. 21“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 22Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. 23“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.

«Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro”»

tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. 28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. 30E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.

(Matteo 25,24-26)

 

Non si può passare tutta la vita lamentandosi dei propri limiti, invidiando chi ha più capacità, più responsabilità, più visibilità, protestando di essere stati poco graziati dai doni di Dio. Occorre giocare tutte le nostre carte, poche o tante che siano. A nessuno è chiesto l’impossibile e non è la quantità che brilla agli occhi di Dio, ma la generosità, la disponibilità, la determinazione a rimanere attivi nel fare la volontà di Dio, a compiere tutto quanto è alla nostra portata. E il momento è ora, senza attendere condizioni più favorevoli che non verranno mai. E passo dopo passo scopriremo di avere molti più doni di quelli che credevamo di avere.

 

 

Venerdì 15 novembre 2024

31Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.

«Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare”»

ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 40E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 44Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. 45Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

(Matteo 25,34-35)

 

Pochi sanno che ciò che conta davanti a Dio non è la quantità delle cose che si fanno, né la brillantezza delle nostre capacità, né la notorietà che abbiamo agli occhi degli uomini. Magari molti in cuor loro si sentono rassicurati da tutte queste cose e ripongono lì la loro soddisfazione, quando fanno una sintesi della loro vita. Ma al Signore interessa invece l’amore per i piccoli. Semplicemente perché lì c’è Lui. Vale quindi questo prodigarsi per quegli ultimi di cui si parla molto raramente, un bene che avviene lontano dai riflettori, ma che sorregge e trasforma il mondo dal di dentro.

 

 

Sabato 16 novembre 2024

5Gesù si mise a dire loro: «33Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

(Marco 13,)

 

Gesù raccomanda una vigilanza nelle ore notturne. Forse perché, finché viviamo su questa terra, viviamo tutti avvolti nelle tenebre del mondo che in tanti modi ci insidiano e ci ostacolano. Vigilare quindi significa anche essere accorti, prudenti, capaci di discernimento, per non permettere al buio di avere il sopravvento, per sapere sfuggire sempre dalle  dipendenze di vario genere da cui siamo tutti aggrediti. Ogni attenzione e cura del nostro mondo interiore può diventare così un’espressione di vigilanza, un modo con cui diciamo che per noi Dio è al di sopra di tutto e dà senso ad ogni cosa.

 

 

Domenica 17 novembre 2024   I DI AVVENTO   La venuta del Signore

«Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, disse: “Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta”»

7Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». 8Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! 9Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». 10Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, 11e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. 13Avrete allora occasione di dare testimonianza. 14Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. 16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; 17sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 18Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 19Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita. 20Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. 21Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; 22quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. 23In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. 24Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. 25Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 27Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. 28Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

(Luca 21,5-6)

 

Più si avanza nella vita più si comprende quanto siano vere queste parole. Non c’è nulla che duri per sempre, ogni impresa umana è esposta al rischio di concludersi, di crollare un giorno. E non ci sono privilegi, neppure per le cose realizzate per Dio, facendo la sua volontà. Se non poniamo la nostra sicurezza soltanto in Dio e non nelle opere prima o poi la delusione potrà travolgerci, con il rischio di disilluderci su tutto. Se invece fissiamo lo sguardo su Gesù che sulla croce perde tutto possiamo vedere ogni crollo per quello che realmente è: un transito, un passaggio ad una nuova ed imprevedibile risurrezione.

 

 

Lunedì 18 novembre 2024

«Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini”. Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono»

21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. 23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. 24La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. 25Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.

(Matteo 4,18-20)

 

È molto verosimile immaginare che questi giovani avessero già ascoltato Gesù prima che Lui li chiamasse. La Sua Parola aveva raggiunto il loro cuore e aveva destato desideri nuovi, speranze grandi, disponibilità aperte. Ma in chi viene chiamato c’è sempre una sorpresa irriducibile. Si può sperimentare l’interesse, la passione, l‘entusiasmo, ma il lasciare ogni cosa e cambiare vita è tutta un’altra cosa. Non è una logica conseguenza. È un balzo, un tuffo nell’imprevisto, un giocarsi per intero in questa nuova avventura abbandonando ogni altra certezza. È un salto mortale, fatto il quale ti ritrovi immerso nella Vita.

 

 

Martedì 19 novembre 2024

21Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.

«In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”»

23Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”. 24Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. 26Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». 28Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: 29egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.

(Matteo 7,22)

 

«Non abbiamo forse…nel tuo nome …?» è il ritornello, ripetuto come un mantra da questi discepoli che hanno fatto un sacco di cose e di miracoli per Gesù e che vengono da lui considerati come degli illustri sconosciuti. Una protesta accesa, di fronte a quella che si ritiene una clamorosa ed incomprensibile ingiustizia. E’ la sorpresa dei farisei che anziché sentirsi lodati e ammirati da Gesù per la loro vita interamente dedicata all’insegnamento di Dio si accorgono che Lui preferisce altri, i piccoli, i semplici, gli ignoranti che però fanno l’unica volontà di Dio che conta: si lasciano salvare e amano.

 

 

Mercoledì 20 novembre 2024   Beato Samuele Marzorati, martire

9Andando via di là, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

«Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli»

11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 12Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

(Matteo 9,10)

 

Dio non può stare a tavola con i peccatori. In fondo ne siamo persuasi anche noi, dopo 2000 anni di Cristianesimo. Oppure va bene, ci può stare, ma ad una ferrea condizione: che si convertano e diventino santi… e poi vedremo. E comunque dovranno scontare e dimostrare. Che a Dio stiano a cuore, che Gli siano magari anche simpatici, visto che con loro ci sta così volentieri e se li sceglie come amici, questo ci sembra davvero troppo. A meno che. A meno che ci accorgiamo che tra quei peccatori ci siamo noi. Allora diventa molto bello, sbalorditivo sentirsi, immeritatamente, così privilegiati.

 

 

Giovedì 21 novembre 2024   Presentazione della Beata Vergine Maria

31Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo.

«Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: “Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano”»

Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». 34Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! 35Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

(Marco 3,32)

 

Si poteva pensare che l’evangelizzazione fosse per Gesù un lavoro, un compito, pur appassionante, che però lasciava integri i suoi affetti più intimi. Insomma, tanta gente lo seguiva, ma era logico pensare che il suo cuore battesse in modo particolare e anzitutto per quelli del suo sangue, del suo clan. Invece per Gesù non è così. Neppure rinnega i suoi per sceglierne altri: tra chi lo segue per esempio c’è sempre Maria e chi era più discepola di lei? Ma il suo criterio è un altro, che per la mentalità del popolo cui apparteneva era molto destabilizzante: Gesù ha un’altra famiglia, quella della gente che gli sta seduta attorno. Folla magari anche anonima, chiamata a costruire rapporti al suo interno fino a diventare famiglia

 

 

Venerdì 22 novembre 2024   S. Cecilia, vergine e martire

35Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità.

«Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore»

37Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! 38Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».

(Matteo 9,36)

 

Vedendo la folla sbandata, disorientata, preda di falsi maestri e immersa, come tutti, in comportamenti sbagliati, Gesù non parte dai difetti, dal biasimo, dall’amarezza, dalla denuncia dei colpevoli. Inizia commuovendosi. Sente nelle sue viscere il loro smarrimento, il loro bisogno, spesso inconfessato, di luce, che stando accanto a Lui trova una inedita soddisfazione. Qui comprendiamo che a Lui non interessa la perfezione di chi non sbaglia (è la perfezione che non tollera l’errore), ma la perfezione dell’amore che si china su ogni fratello e sorella, su ogni ferita, per partito preso, senza badare ai meriti.

 

 

Sabato 23 novembre 2024

«Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità»

2I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; 3Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; 4Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì. 5Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; 6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele.

(Matteo 10,1)

 

Nella cultura che respiriamo siamo indotti a pensare che la gente normalmente si comporti bene e che poi a margine ci sia anche chi compie le nefandezze di cui i giornali sono avidi e che ci vengono proposte in modo martellante e dettagliato. Quindi un mondo di buoni e di alcuni cattivi che andrebbero eliminati dal nostro sdegno e magari anche dalle leggi. Invece Gesù manda i suoi a guarire il mondo malato, non a condannarlo. E il potere che dà loro è quello della vittoria su quel male che alberga in tutti, nessuno escluso. Perché l’intera umanità, ancora oggi, è ferita dal peccato e attende liberazione e redenzione.

 

 

Domenica 24 novembre 2024   II DI AVVENTO   I figli del Regno

1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. 2Come sta scritto nel profeta Isaia: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via.

«Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati»

5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

(Marco 1,3-4)

 

Il primo invito alla conversione avviene in un luogo preciso: il deserto. Il deserto è un luogo inospitale per il caldo e la mancanza di vita. Eppure nella Bibbia è il luogo in cui è più facile l’incontro con Dio. Vi sono tanti deserti anche nella nostra vita, tutti quei momenti in cui ci sentiamo completamente indifesi e soli. Noi cerchiamo di evitarli accuratamente, magari circondandoci di rumore che non ci permetta di pensare e rimanere faccia a faccia con i nostri dubbi e le nostre domande senza risposta. Ma è proprio lì che il Signore ci attende e solo abbandonandoci a Lui troveremo la pace.

 

 

Lunedì 25 novembre 2024

16A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: 17“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”. 18È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. 19È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

«Allora si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: “Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi”»

23E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! 24Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».

(Matteo 11,20-22)

 

Spesso anche noi ci comportiamo come gli abitanti di queste città. Se andiamo a ritroso nella nostra vita, vediamo tutti i miracoli compiuti dal Signore quando ci sembrava di aver ormai perso tutte le speranze. Eppure dopo un po’ non ci bastano per farci cambiare rotta, ci sembrano quasi scontati. Nonostante il filo rosso che unisce tutto ciò che abbiamo vissuto, ci lasciamo assalire dai dubbi, non sappiamo guardare gli altri con occhi diversi, il nostro cuore resta di pietra.

 

 

 

Martedì 26 novembre 2024   Beata Enrichetta Alfieri, vergine

14Allora i farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. 15Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti 16e impose loro di non divulgarlo, 17perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

«Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia. Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le nazioni»

(Matteo 12,)

 

Lo stile di Gesù è diverso da quello che avrebbero voluto Giovanni Battista e i discepoli. La sua unica arma è l’Amore e solo con esso vuole vincere. Egli ci insegna a stare vicino a tutti senza pretendere nulla in cambio, nemmeno la fede. Ci chiede di amare, amare sempre, anche quando è difficile, quando ci troviamo davanti chi non lo merita. Per mezzo del Signore diventiamo “una cerniera di carne” come diceva Madeleine Delbrel,  “ci leghiamo a Te e ci leghiamo agli altri” diventando una cosa sola.

 

 

Mercoledì 27 novembre 2024

«In quel tempo fu portato a Gesù un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì, sicché il muto parlava e vedeva. Tutta la folla era sbalordita e diceva: “Che non sia costui il figlio di Davide?”»

24Ma i farisei, udendo questo, dissero: «Costui non scaccia i demòni se non per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni». 25Egli però, conosciuti i loro pensieri, disse loro: «Ogni regno diviso in se stesso cade in rovina e nessuna città o famiglia divisa in se stessa potrà restare in piedi. 26Ora, se Satana scaccia Satana, è diviso in se stesso; come dunque il suo regno potrà restare in piedi? 27E se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. 28Ma, se io scaccio i demòni per mezzo dello Spirito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. 29Come può uno entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega? Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. 30Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde.  31Perciò io vi dico: qualunque peccato e bestemmia verrà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non verrà perdonata. 32A chi parlerà contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma a chi parlerà contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato, né in questo mondo né in quello futuro.

(Matteo 12,22-23)

 

A volte anche noi siamo come quest’uomo: ciechi, sordi e muti. Non vogliamo vedere i miracoli operati dal Signore nella nostra vita, non ascoltiamo la Sua Parola e di conseguenza non la raccontiamo ad altri. Arriviamo al punto di non ricorrere spontaneamente a Lui, ma dobbiamo essere condotti da altri. Eppure anche in questo caso Gesù guarisce, si accontenta della fede di chi ci accompagna. Perciò non è mai inutile la preghiera per chi non sa inginocchiarsi e chiedere perdono o comunque riscattarsi da una vita sbagliata. Occorre credere fino in fondo che il Signore lo ama più di quanto lo amiamo noi e aspetta solo un gesto per abbracciarlo nella Sua misericordia.

 

 

 

Giovedì 28 novembre 2024

33Prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono. Prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l’albero. 34Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? La bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. 35L’uomo buono dal suo buon tesoro trae fuori cose buone, mentre l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori cose cattive.

«Ma io vi dico: di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio; infatti in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato»

(Matteo 12,36-37)

 

Tenere a bada la lingua è uno degli esercizi più difficili, soprattutto quando il risentimento è forte sembra impossibile resistere. Eppure è uno degli esercizi d’amore più grandi, tacere nonostante tutto. La regola d’ora è sempre la stessa: parlare se si può dire bene, tacere nel caso contrario. Non è assolutamente facile e ci troviamo così a sbagliare con chi stiamo giudicando con le parole.

 

 

Venerdì 29 novembre 2024

«Allora alcuni scribi e farisei gli dissero: “Maestro, da te vogliamo vedere un segno”»

39Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. 40Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. 41Nel giorno del giudizio, quelli di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! 42Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!

(Matteo 12,38)

 

Anche ai nostri tempi siamo spesso in attesa di segni. Il grande interesse che suscitano le apparizioni, i miracoli, e tutto ciò che è straordinario fa parte di questa ricerca continua. Eppure tutta la nostra fede si poggia su un solo segno: la Resurrezione di Gesù. Imparare ad affrontare la quotidianità con l’orecchio  attento a percepire il sussurro di Dio nella brezza leggera (cfr. 1Re 19,11-13), cioè nelle cose piccole, negli avvenimenti apparentemente di poco conto, ci aiuta a vedere in ogni giorno della nostra vita la presenza del Risorto. Se impariamo a guardare la quotidianità, lo scopriremo presente in tante pieghe della giornata.

 

 

Sabato 30 novembre 2024   S. ANDREA, APOSTOLO

Commemorazione del Battesimo di S. Ambrogio

18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini».

«Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono»

(Matteo 4,20-22)

 

In tutto il brano vi è un avverbio, ripetuto due volte che lascia esterrefatti: subito. I quattro pescatori non mettono tempo in mezzo, reagiscono d’istinto come fa un innamorato, hanno davvero avuto il classico colpo di fulmine. Si trovano davanti Qualcuno che chiede loro di seguirlo e loro immediatamente accettano. Nessun dubbio, nessun tentennamento. Probabilmente il Signore era la risposta a ciò che cercavano da tempo, a qualcosa che desse senso compiuto alla loro vita.

 

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