Domenica 28 gennaio 2018
Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe
I genitori del Signore Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate?
«Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?»
Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
(Luca 2,49)
La risposta di Gesù è del tutto inaspettata e disorienta i suoi genitori.
Loro mediteranno a lungo quelle parole per cercare di capirle, per comprendere un po’ meglio il mistero di questo figlio.
Gesù con questa Sua frase indica Colui che dirige la Sua vita e mostra a noi cosa vuol dire vivere da figli di Dio.
Significa non appartenersi, non avere progetti propri, attendere sempre di capire la strada, rimanere aperti alle novità, pronti a rivedere tutto e incamminarsi con decisione sulla via indicata, giocando lì tutte le proprie energie e la propria creatività.
È il vero segreto di una vita piena e realizzata.
Buona festa!
don Carlo
Lunedì 29 gennaio 2018
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse:
«Figlia, la tua fede ti ha salvata»
Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
(Marco 5,34)
È il gesto più semplice che si richiede al credente per essere salvato: toccare Gesù.
È un istinto di sopravvivenza per chi soffre, può sembrare un comportamento dettato dalla convenienza, un semplice tentativo di chi non ha nulla da perdere, che non ha quindi una radice di fede profonda.
Ma a Gesù basta.
Lui parte da lì, per aiutare poi a fare un cammino di consapevolezza, che metta in relazione con Lui.
A Gesù basta questo riconoscimento aperto di quanto si è ricevuto per salvarci.
Buona giornata!
don Carlo
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