Mercoledì 13 giugno 2018
S.Antonio di Padova
sacerdote e dottore della Chiesa
17Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, 18che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. 19Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti. 20Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio»
21Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. 22Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. 23Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
(Luca 6,20)
Non è un inno all’indigenza, o alla miseria. Dio vorrebbe nutrire e vestire ogni uomo della terra meglio ancora di quanto non faccia con gli uccelli del cielo e i gigli del campo (cfr. Matteo 6,26-29), ma è l’insaziabile avidità e il terribile egoismo dei potenti che lo impedisce.
Certo i poveri hanno spesso un sorriso che nei cuori dei ricchi è spento, una gioia di vivere che nei ricchi è corrosa dalle preoccupazioni e dall’ansia di possedere.
E soprattutto hanno il cuore aperto per accogliere Dio e il Vangelo, che non trovano spazio in chi è già sazio di cose e di idee.
Buona giornata!
don Carlo
Giovedì 14 giugno 2018
24Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
«Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame»
Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. 26Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.
(Luca 6,25)
Sono parole forti e chiare, che vorrebbero pungerci fino a metterci in crisi.
Perché noi non sappiamo cosa sia la fame e anche quando parliamo con chi l’ha conosciuta non possiamo capire cosa stia dicendo.
Noi tutt’al più conosciamo il digiuno che ha le ore contate, attesa misurata di sazietà.
Ma la prospettiva di uno stomaco che rimarrà vuoto, che si riempirà poco e non si sa quando è tutta un’altra cosa.
Guai a noi se non ci è insopportabile la fame dei nostri fratelli e se non facciamo nulla per alleviarla.
Buona giornata!
don Carlo
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