Venerdì 19 ottobre 2018
31Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; 32ma
«Io ho pregato per te,
perché la tua fede non venga meno»
E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». 33E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte».
(Luca 22,32)
In questa frase così impressionante di Gesù c’è anche una rassicurazione bellissima: la preghiera di Gesù per la fede di Pietro e, per estensione, anche per la nostra, che ci sostiene quando siamo nel vortice della tentazione che ci vorrebbe inghiottire.
In certi momenti infatti ci è dato di credere anche in ciò che non vediamo più, che ci sembra sparito per sempre dall’orizzonte, o che ci appare una fantasia o un’illusione. Il buio di Gesù nel suo grido di abbandono diventa la Luce che illumina le nostre tenebre e ci da la forza di continuare a camminare, sperare ed amare, anche quando tutto sembra dirci il contrario.
Sabato 20 ottobre 2018
Sabato prima della dedicazione del Duomo
13Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 15Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, 16e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». 17I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà. 18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». 19Rispose loro Gesù:
«Distruggete questo tempio
e in tre giorni lo farò risorgere»
20Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». 21Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
(Giovanni 2,19)
Distruggere, lo sappiamo, è molto più facile e rapido che costruire.
Quando poi si valica la soglia della morte, solo Dio è capace di far risorgere, di ridare una vita umanamente impossibile.
L’uomo può interrompere l’opera terrena di Gesù e Lui ne era ben consapevole. Ma la Sua missione continua ugualmente lungo i secoli nell’azione dei suoi discepoli, per cui nessuno uomo può impedire il realizzarsi della redenzione. E la luce di chi ha testimoniato il Vangelo con tutta la sua vita e anche con la sua morte continua ad illuminare e ad incoraggiare la vita di tanti, accelerando la venuta finale del Regno di Dio sulla terra.
Domenica 21 ottobre 2018
DEDICAZIONE DEL DUOMO DI MILANO
22Ricorreva allora a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. 23Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. 24Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». 25Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. 26Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. 27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e
«Non andranno perdute in eterno
e nessuno le strapperà dalla mia mano»
29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».
(Giovanni 10,28)
Ormai siamo al sicuro.
L’amore di Dio continuerà sempre ad esserci fedele.
Nessuno potrà più allontanarci da Lui.
Per questo possiamo tuffarci nell’avventura del Vangelo con fiducia e senza paura. Non sappiamo, né possiamo prevedere ciò che ci attende, la realtà sarà sempre diversa da come la immaginiamo. La grazia di Dio ci mostrerà delle risorse e ci infonderà delle energie che ci sorprenderanno; ci verrà in aiuto grazie alla partecipazione e al sostegno di fratelli e delle sorelle con i quali il cammino non soltanto sarà possibile, ma sarà bellissimo.
Lunedì 22 ottobre 2018
S. Giovanni Paolo II, papa
40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse:«Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – 42
«E lo condusse da Gesù»
Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro. 43Il giorno dopo Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». 44Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. 45Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». 46Natanaele gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». 47Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». 48Natanaele gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». 49Gli replicò Natanaele: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». 50Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». 51Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
(Giovanni 1,42)
Quando ciò che abbiamo ascoltato o visto è troppo grande e luminoso, vogliamo subito farne parte con chi più amiamo. Ma proprio perché sappiamo di non poter ripetere le stesse parole che ci hanno conquistato, né di poter riprodurre l’esperienza che abbiamo vissuto, e anzi abbiamo paura di rovinare tutto, mettiamo in diretto contatto gli amici con questa sorgente di Luce.
Sentire parlare di Gesù suscita curiosità ed interesse, ma entrare in un rapporto personale con Lui è tutta un’altra cosa, come un conto è sentir descrivere un cibo delizioso e un altro è assaggiarlo.
Il punto d’arrivo dell’evangelizzazione è sempre portare la persona da Gesù. Lì si esaurisce il nostro compito.
Martedì 23 ottobre 2018
13Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. 14Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –,
«Perché stessero con lui
e per mandarli a predicare»
15con il potere di scacciare i demòni. 16Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, 17poi Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè «figli del tuono»; 18e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo 19e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.
(Marco 3,)
Occorre anzitutto stare con Gesù, vivere la Sua Parola, accorgersi di come cambia la vita dei singoli e delle comunità e quindi di quanto sia urgente per tutti.
Soltanto dopo potremo portarla agli altri.
E non riusciremo più a fare discorsi accademici, non ci accontenteremo più di trovare parole originali o frasi ad effetto, perché lo Spirito ci suggerirà altro, ci spingerà a parlare di quella Luce incandescente che ci ha abbagliato e che ci appare per tutti più appagante di ogni altra cosa.
Mercoledì 24 ottobre 2018
Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di
«Non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone»
né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
(Marco 6,8)
Gesù ordina ai discepoli di non portare per il viaggio altro che l’occorrente di un giorno, voleva infatti si fidassero dell’accoglienza di coloro che avrebbero incontrato. Infatti per saper accogliere l’altro occorre abbandonare ogni diffidenza e porsi in un atteggiamento di fiducia.
Tante incomprensioni nelle nostre comunità nascono proprio da questo arroccarsi sulle proprie posizioni temendo che l’altro possa invadere i nostri spazi di libertà. Ma proprio questi spazi sono la ricchezza a cui ci aggrappiamo e da cui il Signore ci chiede di liberarci.
Giovedì 25 ottobre 2018
Dopo questi fatti
«Il Signore designò altri settantadue
e li inviò a due a due»
davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.
(Luca 10,1)
Non solo i dodici vengono inviati, ma tutta la Comunità diventa missionaria perché seguire Gesù significa soprattutto testimoniare. E la testimonianza non è fatta di tante parole che lasciano il tempo che trovano, ma di vita vissuta.
E’ dal nostro modo di essere e di agire che gli altri possono scoprire o meno la bellezza della sequela. E questo Vangelo ci dice che per parlare del Regno occorre vivere a stretto contatto con gli altri, addirittura in casa loro, rischiando così di mettere in luce anche le nostre fragilità.
E’ un rischio che il Signore ci chiede di correre anche perché chi è troppo perfetto è anche meno credibile.
Buona giornata!
don Carlo
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