Giovedì 15 novembre 2018
Il Signore Gesù disse: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo:
«Signore, mi hai consegnato cinque talenti;
ecco, ne ho guadagnati altri cinque»
“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».
(Matteo 25,20)
Quanto Dio ci affida non chiede di essere solo conservato, ma moltiplicato. Sappiamo che questo si realizza anzitutto grazie all’opera di Dio in noi che non è mai prevedibile.
Ma è anche vero che occorre fare tutta la nostra parte.
E quindi non solo dedicarsi con impegno, costanza e serietà, ma anche mettere a frutto la creatività, la fantasia, l’ingegnosità. C’è infatti un dinamismo dell’amore che è inarrestabile e sempre nuovo, che non si confonde con l’attivismo, perché è un operare che non distoglie mai lo sguardo da Dio e si lascia guidare non dai propri punti di vista, ma dalle mozioni dello Spirito.
Buona giornata!
don Carlo
Venerdì 16 novembre 2018
Il Signore Gesù disse: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico:
«Tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli,
non l’avete fatto a me»
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
(Matteo 25,45)
«A uno solo». Vuol dire che non possiamo trascurarne neppure uno, di questi piccoli.
È sempre Gesù.
È questa l’infinita dignità di ogni uomo: l’essere Gesù. Per questo ogni relazione è sempre importante, ogni atto d’amore ha un valore eterno, sconfinato, ogni omissione diventa un peccato gravissimo. Ed è su questa nostra capacità di amare che ci dobbiamo interrogare, verificare, lasciando che il Vangelo rimproveri e metta in discussione le nostre idee settarie o razziste.
Non è questione di opinioni: alla sera della vita noi tutti verremo giudicati soltanto sull’amore.
Buona giornata!
don Carlo
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