Il Vangelo di domenica 29 marzo spiegato da don Alessandro Fornasieri, diacono originario della parrocchia di S. Carlo in Gorgonzola nella celebrazione delle ore 10.00 presso SS. Protaso e Gervaso.
Sono giunto all’ultimo anno di seminario e sono ormai prossimo all’ordinazione presbiterale (che per adesso è il 13 giugno, ma navighiamo a vista).
Per varie circostanze, questi giorni di quarantena li sto passando insieme a voi a Gorgonzola. Non vi posso incontrare di persona, ma mi sento vicino a voi in questi giorni difficili.
Un abbraccio e una preghiera, e spero a presto!
“Signore, se tu fossi stati qui, mio fratello non sarebbe morto!”
Queste parole risuonano nella nostra vita, nella vita di tutti, più che mai in queste ultime settimane. Questa domanda, questo grido di Marta e di Maria, è anche il nostro grido, il nostro sgomento di fronte agli avvenimenti che stiamo vivendo.
Come Gesù risponde a questo grido?
MARTA
Ella grida quella domanda, ma non in senso polemico, ma piena comunque di fiducia, di fede in Gesù: “Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà”
- Gesù risponde: “Tuo fratello risorgerà” “chi crede in me, anche se muore, vivrà”
- La morte per Gesù non è l’ultima parola.
MARIA
Anch’ella grida, forse un grido ancora più forte di Marta. Maria piange, si getta ai piedi di Gesù. È una scena straziante.
- Gesù fa un passo in più: non parla più di resurrezione, non fa più una spiegazione. Non dice: “andrà tutto bene”, perché per il qui e ora che andrà tutto bene domani non mi serve a niente… Semplicemente, piange. È l’unico punto del vangelo in cui ci viene detto che Gesù piange.
- Gesù, il Figlio di Dio, ama Lazzaro, e in lui ama tutti noi, tanto da commuoversi; tanto da sentire il dolore umano della perdita di un amico, di uno che era per lui come un fratello.
E solo allora avviene il miracolo, il più grande che si possa fare: Gesù riporta in vita Lazzaro, perché Gesù è la vita stessa, e ha il potere sulla vita e sulla morte. Gesù con questo gesto, che anticipa la Resurrezione, ci sta dicendo, ci sta facendo vedere, che la morte non è l’ultima parola, perché Lui è più grande della morte.
E noi però? Si insinua questo dubbio terribile… per noi vale?
Oppure è accaduto solo una volta… Ma anche se accadesse… come reagiremmo? Il vangelo ci parla dei giudei, e di come hanno reagito prima alle lacrime di Gesù e poi alla resurrezione di Lazzaro:
- Qualcuno si commuove, e si rende conto di quanto quelle siano lacrime di amore: “Guarda come lo amava”
- Qualcun altro invece fa polemica: “Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?”
E anche di fronte alla resurrezione di Lazzaro:
- Qualcuno credette in Gesù.
- Altri invece, vanno a denunciare il fatto ai farisei, che poi si riuniscono con i sacerdoti del tempio.
- Uno così è pericoloso, i romani finiranno per ammazzarci tutti: meglio sacrificarne uno per salvare tutti gli altri.
- È la real politick alla Boris Jonson, l’immunità di gregge: meglio che muoiano i più deboli, piuttosto che fermare l’economia;
- È l’atteggiamento di chi con sufficienza non rispetta le norme: io sono giovane, non mi tocca, degli altri chissenefrega…
Dunque, neanche un miracolo così incredibile ha messo d’accordo tutti. Gesù dovrà prendere la via della croce per compiere la sua missione.
Ci chiediamo allora:
- Le nostre domande al Signore in questi giorni, le nostre preghiere, sono piene di fede o di sospetto e pretesa nei confronti di Dio?
- Dove e in chi abbiamo visto qualcuno che ha pianto con noi e per noi? È stato per noi segno di “quanto Gesù ci ama”? Noi stiamo piangendo per la situazione in cui siamo, o in fondo cerchiamo solo di tirare avanti cercando di essere indifferenti?
- Come reagiamo noi, come reagisco io di fronte alla Resurrezione di Lazzaro?
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