In questi ultimi giorni non possiamo negare che tante domande ci sono nate nel cuore. In un tempo in cui ci è chiesto di rinunciare a tutto ciò che non sia fondamentale in nome di una tutela della propria salute e di quella dei propri cari una domanda l’ha fatta da padrone nel nostro animo: cosa è necessario? A cosa non possiamo rinunciare in questo tempo così difficile?
È davvero necessaria la scuola in presenza? È davvero necessaria l’attività sportiva? È davvero necessario uscire di casa per partecipare di persona all’Eucaristia? E infine… È necessaria la catechesi?
A costo di essere una voce fuori dal coro, la risposta è:«SÌ!».
Questo non significa essere imprudenti o giocare a fare i supereroi: bisogna saper riconoscere i limiti dettati dalla situazione e a volte si deve avere l’umiltà di ammettere l’incapacità nel poter gestire tutto… Però non liquidiamo troppo in fretta tutti questi ambiti come “accessori” o quantomeno “indifferenti”.
Se tutte le istituzioni educative verranno chiuse, quale spazio rimarrà ai nostri ragazzi per poter vivere relazioni custodite, per ascoltare e vivere una parola di speranza, per rileggere la sfida che la vita gli pone di fronte? Come possiamo rinunciare al compito educativo e contemporaneamente pretendere da ragazzi e giovaniuna qualche forma di responsabilità?
A nessuno può essere chiesta più responsabilità di quella cui è stato abituato o educato!
La catechesi è l’occasione per far incontrare questi ragazzi non solo con una parola di speranza, ma con LA Speranza: Gesù, che solo permette di sognare ancora un futuro!
La catechesi è l’occasione non solo per immaginare, ma per sentire di non essere soli.
La catechesi è l’occasione per raccogliere quell’antica domanda di Caino: «Sono forse io il custode di mio fratello?» e coraggiosamente rispondere «SÌ!».
Non dico queste cose a cuor leggero o da irresponsabile, ma fino a che sarà possibile, fino a che riusciremo a gestire responsabilmente la situazione, fino a che non riceveremo indicazioni diverse, non rinunciamo a fare catechesi.
Scuole, Oratori, società sportive… Sono davvero questi i luoghi “pericolosi”? Non sono forse questi i pochi luoghi in cui alcuni adulti si spendono e si assumono la responsabilità di far rispettare certe regole e di educare al loro valore?
Se l’alternativa alla scuola, all’Oratorio, allo sport e alla Catechesi sarà la solitudine, forse quello che stiamo vivendo oggi sarà solo l’inizio di una battaglia ancora più grande.
Don Lorenzo Valsecchi
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