Abbiamo bisogno di fraternità

L’attentato estremista e brutale che ancora una volta ha colpito dei cristiani in Francia, nella cattedrale di Nizza, non può essere giustificato da nulla. Per nessun motivo.
Eppure tra le parole di questi giorni (tutte giustamente di condanna per la violenza e soprattutto per la violenza fatta in nome di Dio…) ce ne è una che vorrei provare a sollevare.
Non siamo tutti Charlie!
L’occidente non è tutto “Charlie Hebdo”.
Così come, allo stesso modo, l’Islam non è tutto fondamentalismo violento. L’imam Mohamed Abdeslan Abdellatif, della più grande università coranica del mondo, parlando dell’attentato a Nizza, ha detto: “È un crimine abominevole: è fuori dall’Islam chi lo compie!”.

Non esiste nessuna giustificazione a tutti gli atti di terrorismo perpetrati nel mondo in nome di Dio.
Qualunque possa esserne la motivazione – diceva Papa Francesco – la violenza omicida è abominevole, non è mai giustificabile, la vita e la dignità di tutti vanno garantite e tutelate con decisione, ogni istigazione all’odio va rifiutata, il rispetto dell’altro va coltivato“.

Ma non posso approvare, in nome di una presunta libertà, di parola, di pensiero, di stampa, di ironia… lo stile di fare giornalismo dei vignettisti del settimanale satirico “Charlie Hebdo”.
L’ironia è una cosa, la satira anche, ma l’offesa, il vilipendio e il dileggio oltraggioso sono altra cosa. Occorre che anche la satira abbia il coraggio di fermarsi di fronte al rispetto degli altri, che non si offendano i valori fondamentali degli uomini.

Per questo identificare le vignette del giornale satirico francese con la libertà di stampa mi sembra più che esagerato. La libertà è un valore che deve essere rapportato con altri valori come il bene, la giustizia, il rispetto, la dignità di ciascuno, il diritto alla propria religione nel rispetto di tutti gli altri.

Papa Francesco nell’enciclica Fratelli Tutti parla della necessità della “gentilezza” nell’affermare le proprie ragioni!
Il “dialogare”, strumento indispensabile per vivere una fraternità universale, è espresso da lui con una serie di verbi all’infinito: una specie di programma di vita. “Avvicinarsi, esprimersi, ascoltarsi, guardarsi, conoscersi, provare a comprendersi, cercare punti di contatto…”. La forma riflessiva di questi verbi sottolinea la reciprocità, il valore dello scambio; altrimenti il dialogo è falso.

Ritenere che i veri valori su cui si fonda l’Europa e l’occidente siano solo quelli della laicità (intesa come laicismo, cioè assenza di ogni identità e verità), dell’illuminismo e della Rivoluzione francese è quanto meno parziale.
Sostenere che chi dileggia e vilipende la religione altrui (qualsiasi sia) sia un emblema di coraggio e civiltà è quantomeno discutibile, per non dire peggio.

Scrive Papa Francesco che ci vuole “un cammino di conoscenza, di amore per il prossimo, di amore per quelli che ci odiano, di amore per tutti”.
Uno accanto all’altro senza desideri di vendetta, ma di giustizia, senza odio, ma con il cuore pieno di lacrime, senza ipocrisie e per questo insieme nel ricercare quella pace e fraternità che fanno del mondo non una polveriera, ma una culla dove ciascuno nasce e trova chi si prende cura di lui.
UGUAGLIANZA, LIBERTA’, ma mai senza FRATERNITA’.

Che lo sdegno di questi giorni conduca a una rinnovata fraternità, per promuovere con ogni mezzo “una cultura di pace e di speranza”, capace di vincere la paura e di costruire ponti tra gli uomini.
Quella fraternità che, con la libertà e l’uguaglianza, dovrebbe essere sostenuta e portata avanti, e che si fonda e costruisce sul rispetto di tutti.
Anche di chi non la pensa come noi.

don Paolo

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