La cultura della vita contro la cultura dello scarto

Siamo passati dalla indisponibilità ed inviolabilità della vita umana come valore non negoziabile, alla difesa della vita come opinione secondaria rispetto ai diritti individuali”. È il risultato della cultura dello scarto, come la chiama Papa Francesco.

Per un cattolico le norme morali non sono una “condizione di appartenenza” alla fede (come qualcuno vorrebbe), ma sono una “conseguenza coerente”, e non facoltativa, della fede stessa (come invece, all’opposto, altri disconoscono). E molti valori sono semplicemente “umani”, condivisibili da tutti, credenti e non credenti: è il caso del valore della vita umana.
E questo accade anche per tante questioni al centro dei temi etici dibattuti attualmente.

Così Papa Francesco si è espresso nell’ultima intervista rilasciata il 5 gennaio: “Poi non dimentichiamoci di una brutalità che succede in questa nostra cultura. Noi possiamo dire che questa è la cultura dello scarto: le persone che non sono utili si scartano.
Si scartano i bambini: non volendoli li rimando al “mittente” quando si vede che hanno qualche malattia o semplicemente perché non ho voluto questo bambino.

E prima della nascita… si cancellano prima della nascita, ma sono già persone umane. E si assoldano dei sicari per ucciderli. Non è un problema religioso: è un problema umano prima che religioso. È un problema di etica umana. È un problema che anche un ateo deve risolvere in coscienza sua.

Io faccio due domande a una persona che mi fa pensare a questo problema.
È giusto cancellare una vita umana per risolvere un problema, qualsiasi esso sia? Non è giusto.
È giusto affittare un sicario per risolvere un problema, uno che uccida quella vita umana? Non è giusto.

Questo è il problema dell’aborto: scientificamente e umanamente. Non mischiamolo con la religione. Questa arriva dopo.
È un problema di coscienza umana: così come scartare i bambini senza educazione, sfruttarli, lasciarli nella fame, solo perché non producono.

Scartare gli anziani. Gli anziani non producono, ma non vanno scartati.

Scartare gli ammalati e accelerare la morte quando è terminale: è la cosa più comoda per noi perché non ci porta tanti problemi. Questa è la cultura dello scarto.

Scartare i migranti: sulla nostra coscienza pesa la gente che è affogata nel Mediterraneo, perché non si consente a loro di venire. Come si gestiscono le conseguenze è un altro problema che gli stati devono affrontare con prudenza e saggezza.
Lasciarli affogare per non gestire un problema dopo, non è corretto. Nessuno lo fa con intenzione, ma, se non metti l’aiuto, è un problema. Non c’è intenzione esplicita, ma c’è intenzione di nascosto.

Contro questa cultura dello scarto ci vuole una cultura dell’accoglienza.
Non vale la cultura dell’indifferenza: tutti fratelli.
Non vale guardare da un’altra parte: tutti fratelli.
Questa è la strada per salvarci: la vicinanza, la fratellanza.”

Papa Francesco

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