«Vorremmo che non fosse solo una replica di abitudini acquisite:
chiediamo la grazia non solo di celebrare di nuovo la Pasqua,
ma piuttosto di celebrare una Pasqua nuova»
(M. Delpini, Celebriamo una Pasqua nuova. Lettera per il tempo di Quaresima e il tempo di Pasqua).
Allo smarrimento e alla sofferenza che tutti abbiamo sentito l’anno scorso per la mancanza delle celebrazioni liturgiche comunitarie corrisponda quest’anno un rinnovato desiderio di partecipazione ai riti che le comunità, liete e grate, celebrano con fede.
Risuoni, consolante e impegnativa, la parola dell’Arcivescovo: «Sarebbe bello che tutto l’ambiente circostante si rendesse conto che i cristiani stanno celebrando la Pasqua, la festa che dà origine a tutte le feste, non solo per un solenne concerto di campane, ma soprattutto con un irradiarsi della gioia, della carità, delle parole della speranza».
Una Pasqua nuova non perché cambiano regole celebrative e liturgiche, ma perché chi la vive è, nella propria fede, nuovo nel Signore. Una Pasqua, quindi, che sia veramente giorno e tempo di Risurrezione, nel quale anche tutti noi, possiamo risorgere con fiducia – dopo mesi di dolore, paure e tanti morti -, riscoprendoci in cammino sulle strade della speranza. E se l’anno scorso, in pieno lockdown, lo sconcerto fu particolarmente doloroso proprio riguardo le celebrazioni a porte chiuse nel periodo pasquale, in questo 2021 (che immaginavamo diverso) forse la situazione può farsi ancora – anzi, con maggiore consapevolezza – occasione.
Allo smarrimento e alla sofferenza provati l’anno scorso dobbiamo sostituire una rinnovata voglia di partecipazione alle celebrazioni. Dunque, cura per la liturgia, i canti, la preparazione dell’assemblea – come sottolinea sempre l’Arcivescovo nella sua Lettera -, ma anche per la modalità e l’atteggiamento interiore personale e condiviso con cui prendere parte ai riti, da compiere in comunità liete e grate, accoglienti e disponibili.
Le doverose attenzioni igienico-sanitarie, il rispetto degli orari, le regole fissate a livello nazionale, non possono farci dimenticare il Mistero che stiamo celebrando e anzi, potremmo dire, possono divenire un aiuto per convertirsi a una maggiore scioltezza e semplicità nella preghiera e nel rendimento di grazia. Questa è l’occasione che ci viene offerta in questo tempo. Se per esempio non potremo fissare la Veglia pasquale all’ora tradizionale, non sarà un problema grave: lo sarebbe invece vivere la “madre di tutte le Veglie” con poca attenzione o svogliatamente.
È una sfida grande. Senza dubbio non sospenderemo le celebrazioni attraverso i media, per restare accanto a quanti sono impossibilitati a partecipare; ma gli sforzi in tale ambito, non possono distoglierci dall’impegno di assicurare le condizioni per il radunarsi, appena possibile, della comunità. Auspichiamo che rimanga vivo e si rafforzi, soprattutto nelle famiglie, il gusto di celebrazioni domestiche, che tuttavia devono essere vissute ogni volta nel desiderio ardente della convocazione intorno all’altare del Signore e della comunità. Per promuovere e assecondare questo desiderio, la domenica delle Palme e il giorno di Pasqua proponiamo che vi siano celebrazioni eucaristiche particolarmente attente ai ragazzi e alle loro famiglie.
Proprio per questo motivo da Domenica 28 si celebrerà una Messa in più all’aperto in Oratorio San Luigi alle ore 10.00 esclusivamente per gli adolescenti, i ragazzi e i bambini del catechismo coi loro genitori (in caso di maltempo la Messa si terrà nella Cappella dell’Oratorio). E sempre Domenica 28 (tempo permettendo) la Messa delle 11.30 a san Carlo si celebrerà all’aperto sul sagrato, con tutti i distanziamenti di legge.
COMMENTS