CARTA D’INTENTI PER IL “CAMMINO SINODALE”
I vescovi italiani hanno dato avvio al cammino sinodale con una Carta d’intenti presentata al Santo Padre.
A mo’ di premessa occorre ricordare che il cammino sinodale non può essere precostituito per due ragioni: la prima, perché la pandemia insegna che basta poco per far saltare certezze consolidate o accelerare fenomeni in atto su cui poco si è riflettuto in passato; la seconda, perché la dinamica del processo sinodale richiede che il cammino si costruisca e cresca facendo tesoro dell’ascolto, della ricerca e delle proposte che emergono lungo il percorso”.
Ciò che conta in un cammino sinodale di tutta la chiesa italiana è attivare il ritmo della comunione e lo stile della sinodalità che ne è lo strumento”.
- Il “Cammino sinodale” perché?
a) Con profezia e parresía occorre mettersi in ascolto della vita personale e comunitaria per intercettare nuove domande e tentare nuovi linguaggi, tenendo conto della difformità dei vari territori che compongono il Paese. Piuttosto che cercare affannosamente soluzioni immediate, sarà importante indicare i “punti cruciali” dell’azione pastorale per il prossimo futuro, facendo tesoro di quanto abbiamo imparato nel travaglio del tempo presente.
b) Il “Cammino sinodale”, disegnato dalla Carta d’intenti, diventa un “metodo di ricerca e di sperimentazione che costruisce l’agire pastorale a partire dal basso e in ascolto dei territori”. La sfida infatti è quella di “sviluppare insieme la riflessione e la pratica pastorale”: “ascolto”, “ricerca” e “proposta” rappresentano dunque i tre momenti di lettura della situazione attuale e di immaginazione del futuro della Chiesa nella società. - Il “Cammino sinodale” come?
La scommessa del “Cammino sinodale” chiama anzitutto la Chiesa al risveglio della sua coscienza missionaria. Il “Cammino sinodale” ha bisogno di condividere uno stile ecclesiale, un metodo sinodale e alcuni strumenti di lavoro.
Lo stile ecclesiale dovrà essere attento al primato delle persone sulle strutture, alla promozione dell’incontro e del confronto tra le generazioni, alla corresponsabilità di tutti i soggetti, alla valorizzazione delle realtà esistenti, al coraggio di “osare con libertà”, alla capacità di tagliare i rami secchi, incidendo su ciò che serve realmente o va integrato/ accorpato. Tutti saremo chiamati a risvegliare quel sensus ecclesiae, che lo stile sinodale è chiamato a far crescere.
Il metodo sinodale dovrà favorire alcune azioni pastorali, che si potranno scandire nei tre momenti di “ascolto”, “ricerca”, proposta” e che dovranno attuarsi in una logica di collaborazione e condivisione.
Gli strumenti di lavoro. Anche gli strumenti di lavoro saranno funzionali a questa impostazione e avranno il compito di indicare prospettive comuni su cui orientare l’ascolto dal basso.
L’elaborazione della mappa dei contenuti è affidata al momento preparatorio del cammino, che potrà assumere tre aspetti: Vangelo, fraternità, mondo.
- Il “Cammino sinodale” quando?
Il cammino avrà un arco temporale che va dal 2021 al 2025 e sarà scandito da alcune tappe che condurranno all’Anno Giubilare del 2025.
Il calendario con le diverse tappe è prevedibilmente soggetto a una certa flessibilità.
- Avvio del processo sinodale (2021, in sintonia con l’avvio della preparazione del Sinodo universale)
- Prima tappa: dal basso verso l’alto (2022) – Coinvolgimento del popolo di Dio con momenti di ascolto, ricerca e proposta nelle diocesi, nelle parrocchie e nelle realtà ecclesiali.
- Seconda tappa: dalla periferia al centro (2023) – Momento unitario di raccolta, dialogo e confronto con tutte le anime del cattolicesimo italiano.
- Terza tappa: dall’alto verso il basso (2024) – Sintesi delle istanze emerse e consegna, a livello regionale e diocesano, delle prospettive di azione pastorale con relativa verifica.
- Giubileo del 2025 – Verifica a livello nazionale per fare il punto del cammino compiuto
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