Vivi la Parola: 2021 12 – Dicembre

Mercoledì 1 dicembre 2021 
Beato Charles de Foucauld, sacerdote

10Poi, riunita la folla, disse loro:

«Ascoltate e comprendete bene!
Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo;
ciò che esce dalla bocca,
questo rende impuro l’uomo!»

12Allora i discepoli si avvicinarono per dirgli: «Sai che i farisei, a sentire questa parola, si sono scandalizzati?». 13Ed egli rispose: «Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata. 14Lasciateli stare! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!».  15Pietro allora gli disse: «Spiegaci questa parabola». 16Ed egli rispose: «Neanche voi siete ancora capaci di comprendere? 17Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e viene gettato in una fogna? 18Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende impuro l’uomo. 19Dal cuore, infatti, provengono propositi malvagi, omicidi, adultèri, impurità, furti, false testimonianze, calunnie. 20Queste sono le cose che rendono impuro l’uomo; ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende impuro l’uomo».

(Matteo 15,10-11)

 

Ci occupiamo, giustamente, dei cibi di cui ci nutriamo, facciamo attenzione alle diete, alla varietà, all’integrità. Quando ci riusciamo, anche alla quantità. Nel mondo occidentale si moltiplicano vegetariani, vegani, crudisti, fruttariani. Ci sono motivazioni etiche di rispetto per la vita animale, principi religiosi, attenzione per la salute e preoccupazione per l’ambiente. Gesù però pone l’accento e l’attenzione sul cuore, su ciò che lo nutre, sulle parole che ascoltiamo e che leggiamo, sulle riflessioni che facciamo, le decisioni che prendiamo, da ultimo, sulle parole che escono dalla nostra bocca. La bocca infatti parla dalla pienezza del cuore. Tutto questo è ancora più decisivo, condiziona più radicalmente la nostra vita, può cambiare il mondo attorno a noi.

 

 

Giovedì 2 dicembre 2021

1I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo. 2Ma egli rispose loro: «Quando si fa sera, voi dite: “Bel tempo, perché il cielo rosseggia”; 3e al mattino: “Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo”. Sapete dunque interpretare l’aspetto del cielo e non siete capaci di interpretare i segni dei tempi? 4Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona». Li lasciò e se ne andò. 5Nel passare all’altra riva, i discepoli avevano dimenticato di prendere del pane. 6Gesù disse loro:

«Fate attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei»

7Ma essi parlavano tra loro e dicevano: «Non abbiamo preso del pane!». 8Gesù se ne accorse e disse: «Gente di poca fede, perché andate dicendo tra voi che non avete pane? 9Non capite ancora e non ricordate i cinque pani per i cinquemila, e quante ceste avete portato via? 10E neppure i sette pani per i quattromila, e quante sporte avete raccolto? 11Come mai non capite che non vi parlavo di pane? Guardatevi invece dal lievito dei farisei e dei sadducei». 12Allora essi compresero che egli non aveva detto di guardarsi dal lievito del pane, ma dall’insegnamento dei farisei e dei sadducei.

(Matteo 16,6)

 

Lievito è una parola forte della Bibbia, basti pensare ai pani azzimi pasquali. È simbolo di vita, ma anche di contaminazione. Se la tentazione di seguire i lieviti sbagliati ha attraversato l’esperienza dei primi discepoli, è probabile che sia un fenomeno che può ripetersi (Luigino Bruni). È così facile lasciarsi sedurre dalle apparenze, da ciò che impressiona, dalla spettacolarità, dalla prosopopea, dalle idee urlate, dalla pubblicità. Gesù ha un altro stile, non grida, ma parla al cuore, fissa lo sguardo su ciò che è piccolo e trascurabile, ma che porta il segno della generosità, del dono di sé, del servizio. Uno stile che fa lievitare la civiltà dell’amore, la cultura del dare e dà spazio alla presenza di Dio in mezzo a noi.

 

 

Venerdì 3 dicembre 2021
S. Francesco Saverio, sacerdote

10Allora i discepoli gli domandarono: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». 11Ed egli rispose:

«Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico:
Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto
»

anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro». 13Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.

(Matteo 17,11-12)

 

È frequente vivere nell’attesa di un evento che modificherà la realtà, di un profeta che riordinerà le cose. Non è raro incontrare chi attende soluzioni dall’Alto che prima o poi dovrebbero accadere. Gesù però insegna che rimane sempre il problema di riconoscere i segni di Dio. A volte sono proprio sotto i nostri occhi e non ce ne accorgiamo, anzi continuiamo a cercare altrove. Perché noi vorremmo in qualche modo essere esentati dalla fatica di aggiustare il mondo, speriamo sempre che qualcuno faccia per noi il lavoro sporco. E invece ci è chiesto ogni mattino di rimboccarci le maniche e fare nel modo migliore tutta la nostra parte.

 

 

Sabato 4 dicembre 2021

21Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». 22E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. 23Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. 25Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. 26Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. 27Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.  28Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. 29Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. 30Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. 31Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse:

«Servo malvagio,
io ti ho condonato tutto quel debito
perché tu mi hai pregato.
Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno,
così come io ho avuto pietà di te?»

34Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

(Matteo 18,32-33)

 

Le parabole di Gesù sul perdono ci appaiono molto esigenti. Vogliono spazzare via le nostre reticenze e cancellare tutti i torti subiti, senza attendere di essere in qualche modo rimborsati. Forse perché Dio è misericordia e i suoi figli hanno il compito di rappresentarLo sulla terra. È interessante che Gesù non pretenda mai che noi siamo senza peccato, mentre noi ci illudiamo un po’ di esserlo o di diventare così. Ci chiede invece comportamenti coraggiosi che facciano brillare l’amore. Perdonare è difficile, lo sappiamo bene per esperienza, troviamo mille ottime scuse per sottrarci, ma in questo Gesù non fa sconti.

 

 

Domenica 5 dicembre 2021
IV DI AVVENTO   L’ingresso del Messia

28Dette queste cose,

«Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme»

29Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli 30dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui. 31E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il Signore ne ha bisogno”». 32Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. 33Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». 34Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno». 35Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. 36Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada.  37Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, 38dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!».

(Luca 19,28)

 

La determinazione di Gesù è fortissima. Sa cosa significa per lui camminare verso Gerusalemme, sa bene cosa lo attende, eppure è Lui a guidare il gruppo. La sua forza è nel rimanere sempre ancorato alla volontà del Padre, nel sentirsi da sempre legato anzitutto a Lui, fino a non potersi immaginare se non in comunione con Lui. Tutto il resto viene dopo, passa in secondo piano, anche la Sua salute. È questa in ultima analisi la conversione radicale alla quale ci invita: vivere attimo per attimo, costantemente, da figli del Padre, interessati anzitutto a Lui, pronti a lasciar cadere ogni altra cosa. È il segno di quella suprema libertà che, sola, permette di amare fino a dare la vita per tutti.

 

Lunedì 6 dicembre 2021
S. Nicola, vescovo

16Ed ecco, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». 17Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». 18Gli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, 19onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso». 20Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?». 21Gli disse Gesù:

«Se vuoi essere perfetto, va’,
vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo;
e vieni! Seguimi!»

22Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze.

(Matteo 19,21)

 

Queste parole famose di Gesù hanno rattristato il giovane ricco e illuminato la vita di milioni si persone, rendendole felici. Sono parole che possiamo ripeterci ogni giorno, in tanti momenti della giornata. Essere cristiani infatti è proprio seguire Gesù. Sappiamo però che il nostro passo non è sempre così libero e spedito. E allora è opportuno domandarci: cosa mi trattiene? Di che cosa ho paura? Qual è il tesoro che mi tengo stretto per timore che qualcuno me lo rubi? Tante volte abbiamo lasciato tutto e abbiamo trovato la gioia e la pace. Eppure ogni volta è un morire, come la prima volta. Per poi risorgere.

 

 

 

Martedì 7 dicembre 2021
ORDINAZIONE DI S. AMBROGIO, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA
Patrono della s. Chiesa Ambrosiana e della Città di Milano

11Io sono il buon pastore.

«Il buon pastore dà la propria vita per le pecore»

12Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.  14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.

(Giovanni 10,11)

 

Il buon pastore dà tutto quello che ha, tutto quello che è. Non può risparmiarsi perché per lui le pecore sono tutto: non solo il lavoro che gli procura il sostentamento e la sopravvivenza, ma anche la compagnia, l’affetto, la cura. La vita sua e quella delle sue pecore è ormai strettamente legata, c’è una vera simbiosi tra loro. L’immagine è impressionante, al pensiero che Dio ci guardi e ci pensi così, con questa attenzione, che Lui viva per noi, anche quando noi (e non è raro) non viviamo per Lui: ci dona proprio tutto quello che ha, tutto quello che è.

 

Mercoledì 8 dicembre 2021
IMMACOLTA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

«L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine»

promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

(Luca 1,26-27)

 

L’irruzione di Dio nella storia di Maria cambia la sua esistenza e anche quella dell’intera umanità. L’invio dell’angelo segna l’avvio di un’esperienza impensata: Dio che diventa uomo. È in certo modo l’inizio di una nuova creazione: con Gesù tutto l’universo conosce la sua origine e viene redento, portato in una nuova dimensione.  E anche noi, facendo nostri la fede e il sì di Maria, entriamo in questo mondo nuovo, tutto docilità a Dio e imitazione del Suo amore. Questa realtà, che è il Regno di Dio sulla terra, lungo i secoli, vuole rinnovare e riscattare ciò che nel mondo è destinato a crollare e morire e donargli vita eterna.

 

Giovedì 9 dicembre 2021

18La mattina dopo, mentre rientrava in città, ebbe fame. 19Vedendo un albero di fichi lungo la strada, gli si avvicinò, ma non vi trovò altro che foglie, e gli disse: «Mai più in eterno nasca un frutto da te!». E subito il fico seccò. 20Vedendo ciò, i discepoli rimasero stupiti e dissero: «Come mai l’albero di fichi è seccato in un istante?». 21Rispose loro Gesù: «In verità io vi dico:

«Se avrete fede e non dubiterete, non solo potrete fare ciò che ho fatto a quest’albero, ma, anche se direte a questo monte:
“Lèvati e gèttati nel mare”, ciò avverrà»

22E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete».

(Matteo 21,21)

 

Gesù chiede una fede tenace e ardita. Una fede che non si guarda indietro e attorno esitando, una fede che non fa del dubbio il segno della propria originalità, ma una fede che tutto crede, che scommette sulla potenza dell’amore di Dio per noi, una fede che ipoteca il futuro con la certezza che da ultimo ci regalerà sicuramente qualcosa di molto buono, perché Dio non potrà permettere il contrario. Una fede che chiede anche l’impossibile, sapendo che tutto è nostro, perché siamo figli di Dio. Questa è una fede che regala gioia e fiducia anche in questo cambiamento d’epoca.

 

 

Venerdì 10 dicembre 2021
Beata Maria Vergine di Loreto

23Entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?». 24Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo.

«”Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?”. Essi discutevano fra loro dicendo:
«Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà:
“Perché allora non gli avete creduto?”.
Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla,
perché tutti considerano Giovanni un profeta»

27Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

(Matteo 21,25-26)

 

Questi capi dei sacerdoti e anziani del popolo cercano la risposta più opportuna, quella che fa al caso loro, ma non riescono a trovarne una conveniente. Perciò non rispondono. A loro non interessa la verità, ma solo fare uno sgambetto a Gesù e sono indispettiti per non esserci riusciti. Rimane però in noi una domanda: ma loro cosa pensano? Perché anche a tutti noi capita di discutere e di voler avere ragione, e quando perdiamo siamo arrabbiati di essere stati sopraffatti. Ma in realtà, dopo la sconfitta, siamo disposti a cercare una risposta vera e soddisfacente, anche a costo di cambiare idea?

 

Sabato 11 dicembre 2021

28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse:

«“Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”.
Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò»

30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

(Matteo 21,28-29)

 

Questa riottosità a vivere con immediatezza ciò che il Signore ci chiede sembra a volte inestirpabile. E forse non è su questo che occorre lavorare. L’allenamento consiste invece nel superarsi, nel non ascoltarsi, nel non indugiare nel fare altro, ma nel saltare fuori e immergersi nella nuova volontà di Dio senza troppi ragionamenti. Sappiamo infatti che la strada giusta è quella e ne abbiamo la prova ogni volta. E ci rimane nel cuore la pace e la sensazione profonda di aver fatto qualcosa di importante, di ben riuscito, anche quando si tratta di piccole cose.

 

Domenica 12 dicembre 2021
V DI AVVENTO
Il Precursore

23Anche Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché là c’era molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. 24Giovanni, infatti, non era ancora stato gettato in prigione. 25Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. 26Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». 27Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. 28Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. 29Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo.

«Ora questa mia gioia è piena.
Lui deve crescere; io, invece, diminuire»

31Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. 32Egli attesta ciò che ha visto e udito.

(Giovanni 3,29-30)

 

Il Vangelo di Giovanni attesta che il Battista continuò a battezzare anche quando Gesù aveva ormai iniziato la sua missione. Solo che i suoi discepoli diminuivano di numero e l’attenzione, che prima era tutta concentrata su di lui, adesso veniva rivolta al Messia che lui aveva annunciato. Ma Giovanni Battista non è triste o nostalgico dei tempi gloriosi che stanno sfumando. È felice, di una gioia piena. Non viveva per la sua missione, ma unicamente per Dio. Perciò non si trova svuotato, come chi non sa più chi è, ma accetta e anzi desidera che questa sua notorietà diminuisca sempre più. Attaccandosi solo a Dio rimane felice.

 

 

Lunedì 13 dicembre 2021
S. Lucia, vergine e martire

33Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 34Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. 37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. 38Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. 39Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. 40Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». 41Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».  42E Gesù disse loro:

«Non avete mai letto nelle Scritture:
La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi?
»

43Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti. 44Chi cadrà sopra questa pietra si sfracellerà; e colui sul quale essa cadrà, verrà stritolato». 45Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. 46Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.

(Matteo 21,42)

 

Gesù sa di essere l’ultimo, il definitivo inviato dal Padre ed è anche consapevole che l’esito della sua missione sarà di essere eliminato. Ma conosce bene il progetto del Padre. Lui prende sempre ciò che l’uomo scarta e costruisce una nuova realtà. Per questo le sconfitte non possono deprimere i discepoli di Gesù, perché sono il trampolino di una nuova avventura in cui, liberi dalla nostra pesante supponenza, possiamo lanciarci in un nuovo futuro lasciandoci portare unicamente da Dio. Dipende da noi: se guardiamo a noi stessi  ci abbattiamo, se confidiamo in Lui possiamo sognare in grande, perché nulla Gli è impossibile.

 

Martedì 14 dicembre 2021
S. Giovanni della Croce, sacerdote e dottore della Chiesa

15Allora i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno.

«Dunque, di’ a noi il tuo parere:
è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose:
«Ipocriti, perché volete mettermi alla prova?
Mostratemi la moneta del tributo»

Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». 22A queste parole rimasero meravigliati, lo lasciarono e se ne andarono.

(Matteo 22,17-19)

 

Di fronte ai trabocchetti, Gesù mette in risalto apertamente la malizia dei suoi interlocutori, ma rimane in dialogo, approfittandone addirittura per offrire nuovi insegnamenti. Non rimane nella polemica, non si limita a criticare ed accusare, condannando con asprezza e chiudendo i rapporti. Certo, noi forse non sapremmo replicare con il suo tempismo e la sua sapienza e di fronte agli accusatori ci sentiamo a volte inferiori, un po’ sopraffatti. Ma neppure questa è una ragione per mettere una croce sopra di loro, occorre invece guardarli sempre come fratelli e mai come nemici, credendo che c’è sempre almeno una scintilla nel cuore di tutti.

 

Mercoledì 15 dicembre 2021

23In quello stesso giorno vennero da lui alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogarono: 24«Maestro, Mosè disse: Se uno muore senza figli, suo fratello ne sposerà la moglie e darà una discendenza al proprio fratello. 25Ora, c’erano tra noi sette fratelli; il primo, appena sposato, morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello. 26Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo. 27Alla fine, dopo tutti, morì la donna. 28Alla risurrezione, dunque, di quale dei sette lei sarà moglie? Poiché tutti l’hanno avuta in moglie». 29E Gesù rispose loro:

«Vi ingannate, perché non conoscete le Scritture e neppure la potenza di Dio. Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo»

31Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: 32Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Non è il Dio dei morti, ma dei viventi!». 33La folla, udendo ciò, era stupita dal suo insegnamento.

(Matteo 22,29-30)

 

Gli avversari di Gesù trattano le verità di Dio come occasioni per provare a far valere la propria intelligenza e la propria superiorità. Vogliono che le loro convinzioni siano da tutti accettate. E questa è una tentazione che affligge spesso anche noi. In questo modo però Dio finisce sullo sfondo e si finisce per discutere preoccupandoci unicamente che il nostro io non soccomba. Gesù invece conosce la potenza dell’amore del Padre, l’ha sempre davanti agli occhi, sa quali infinite risorse e quale potenza di risurrezione essa possiede. Conosce la gioia indicibile che Dio ha in serbo per i suoi figli e cerca in tutti i modi di liberarci dalle nostre paure per farcela gustare.

 

Giovedì 16 dicembre 2021
Commemorazione dell’annuncio a Giuseppe

«Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto»

20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». 22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

(Matteo 1,18-19)

 

Giuseppe si trova a dover affrontare un discernimento complesso, dai molti elementi. C’è l’oggettività della gravidanza di Maria, la legge del tempo severissima di fronte a quelli che oggi chiameremmo rapporti prematrimoniali, le reazioni della gente, la trasparenza assoluta del cuore di Maria che lui già ha intuito e il suo grande amore per lei. Non può rimanere inerte, deve comunque prendere una decisione e ne formula una, frutto del suo ragionamento umano, che sembra almeno limitare i danni, tenendo insieme un po’ tutto. Dio invece gli indicherà una strada nuova, diversa, rischiosa, in cui dovrà soprattutto fidarsi e affidarsi. È questo che dovremmo cercare in ogni discernimento.

 

 

Venerdì 17 dicembre 2021
Feria prenatalizia I «dell’Accolto»

1Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, 2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, 3così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, 4in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. 5Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccaria, della classe di Abia, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. 6Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. 7Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. 8Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, 9gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. 10Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. 11Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. 12Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. 13Ma l’angelo gli disse:

«Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni.
Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore
»

non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre 16e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. 17Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».

(Luca 1,13-15)

 

La promessa dell’angelo Gabriele a Giuseppe si realizzerà. Le esitazioni di Zaccaria lo faranno passare attraverso un cammino di purificazione, pieno di silenzio e di domande, ma tutto questo non potrà frenare il disegno di Dio, né lo priverà dell’esultanza che Dio gli vuole donare. La nascita di Giovanni sarà la grande gioia della sua vita, perché Zaccaria è un uomo giusto e devoto, che passa la vita desiderando che la gloria di Dio risplenda sempre più e toccherà con mano che la grazia di Dio è infinitamente più grande del suo limite e del suo peccato.

 

Sabato 18 dicembre 2021   Feria prenatalizia II «dell’Accolto»

19L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. 20Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo».

«Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione.
Faceva loro dei cenni e restava muto»

23Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. 24Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: 25«Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».

(Luca 1,21-22)

 

È facile immaginare Zaccaria tutto sconvolto dall’incontro misterioso che l’ha investito cogliendolo di sorpresa. Non parla, è goffo nei gesti, cerca di comunicare come può. La gente capisce che è successo un evento che ha a che fare con il divino e intuisce che c’è in corso qualcosa di grosso. Tutto questo genera domande, desiderio di capire, dispone all’attesa di una qualche spiegazione che possa illuminare. Il fatto è che Dio non lascia le cose tranquille, ma quando interviene fa saltare il banco, sconquassa, disorienta, perché le sue vie non sono le nostre e vuole portarci in un’altra logica, in un’altra realtà.

 

Domenica 19 dicembre 2021
DELL’INCARNAZIONE
o della Divina Maternità della Beata sempre Vergine Maria

26Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.

«Entrando da lei, disse: “Rallégrati, piena di grazia:
il Signore è con te”.
A queste parole ella fu molto turbata e
si domandava che senso avesse un saluto come questo»

30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». 34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

(Luca 1,28-29)

 

L’annunciazione dell’angelo non è per Maria un evento gioioso in cui tutto fila liscio. Le parole che Gabriele le rivolge sono bellissime e ancora oggi non smettiamo di ripeterle nell’Ave Maria, ma il testo non ci nasconde che lei prova un grande turbamento nell’ascoltarle e ci fa capire che dentro di lei sorgono domande incalzanti, che cercano risposta. Per lei è un cataclisma interiore, in cui tutto sembra così strano, incomprensibile. Le promesse, le risposte, le conferme con le quali l’angelo le risponde sono molte, circostanziate e solo questo poco a poco la rassicura e la porta a consegnarsi a Dio senza riserve, senza la pretesa di capire subito tutto, in pace.

 

Lunedì 20 dicembre 2021
Feria prenatalizia III «dell’Accolto»

«In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda»

40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». 46Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore».

(Luca 1,39)

 

Il Vangelo di Luca ci consegna l’immagine di Maria come di una ragazza vivace, intraprendente, coraggiosa, decisa. Non subisce passivamente le parole dell’angelo, non perde tempo, ma va da Elisabetta, avventurandosi in un viaggio di vari giorni. Va ad aiutarla e anche a parlare con l’unica persona che forse la può capire, sconvolta anche lei dalle sorprese di Dio. Certamente anche questa è un’ispirazione, un po’ sottintesa nelle parole che l’angelo le aveva rivolto e quindi è frutto di un ascolto interiore. E sarà bello vedere, al primo contatto con Elisabetta, che la trepidazione si scioglierà e diventerà quella gioia incontenibile cantata nel suo Magnificat.

 

Martedì 21 dicembre 2021
Feria prenatalizia IV «dell’Accolto»

57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. 58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.

«Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria.
Ma sua madre intervenne: “No, si chiamerà Giovanni”. Le dissero: “Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome”»

62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. 63Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. 64All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. 65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

(Luca 1,59-61)

 

La narrazione evangelica di Luca si dilunga nel raccontare la discussione sorta nella famiglia di Zaccaria riguardo al nome da dare al bambino appena nato. A noi sembra una questione tutto sommato di poco conto, ma il contesto culturale di Israele dava grande importanza al nome. Era un segno chiaro di identità, di appartenenza. Un nome estraneo alla tradizione di famiglia era incomprensibile, avrebbe potuto potrebbe far sospettare che in quella nascita ci fosse qualcosa di non chiaro. Ma la scelta del nome Giovanni è proprio voluta: c’è qualcosa di inedito, di dirompente che si è verificato, Dio è entrato con forza nella vita di quella famiglia e occorre che anche il nome lo dica con chiarezza.

 

Mercoledì 22 dicembre 2021
Feria prenatalizia V «dell’Accolto»

67Zaccaria, suo padre, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: 68«Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, 69e ha suscitato per noi un Salvatore potente

nella casa di Davide, suo servo, 70come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: 71salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. 72Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, 73del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, 74liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, 75in santità e giustizia

al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. 76E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, 77per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati.

«Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace»

80Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

(Luca 1,78-79)

 

Il silenzio forzato di Zaccaria è stato da lui ben accolto e vissuto. Se ne vedono subito i frutti: uno sguardo ampio che abbraccia l’agire di Dio nella storia di Israele e che poco a poco sembra inondare tutta l’umanità, una percezione nuova della tenerezza e della misericordia di Dio che si è riversata su di lui ma che riguarda tutti, la capacità di cantare con gioia l’opera di Dio, lasciandosi commuovere da tutto ciò che fa in favore dell’uomo. Si vede proprio che «tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio» (Romani 8,28), anche la nostra fragilità.

 

Giovedì 23 dicembre 2021
Feria prenatalizia VI «dell’Accolto»

«In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò
che si facesse il censimento di tutta la terra»

2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.

(Luca 2,1)

 

Cesare Augusto ci appare qui come il grande re, plenipotenziario, che dispone della vita di tutti i suoi sudditi. Ad un suo comando tutti devono ubbidire, anche se si tratta di un capriccio, per dare soddisfazione alla sua illusione di essere il capo del mondo. Questo censimento crea disagi, difficoltà nuove, in un contesto in cui le sofferenze non mancavano di certo. Eppure tutto questo diventa solo la cornice. Il centro del quadro sarà la nascita di un bambino, in un angolo povero del globo, che cambierà le sorti dell’universo, davanti al quale Cesare Augusto diventa solo un uomo come tanti altri, bisognoso come tutti di salvezza, di vita eterna.

 

Venerdì 24 dicembre 2021
Feria prenatalizia VII «dell’Accolto»

«Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto»

20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». 22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; 25senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.

(Matteo 1,18-19)

 

Spesso la realtà non è come appare. La situazione in cui si trova Giuseppe sembra evidente e senza via d’uscita. La persona di fede però non si accontenta di ciò che vede, cerca di capire ciò che ci sta dietro, il motivo per cui qualcuno si comporta in un certo modo. Il dono dell’Intelletto ci fa guardare la realtà con gli occhi del cuore, non ci fa giudicare, ci chiede solo di amare e perciò di comprendere. Anche il Bimbo che vediamo nella mangiatoia non ha nessuna apparenza regale, eppure è il Figlio dell’Altissimo.

 

Sabato 25 dicembre 2021
NATALE DEL SIGNORE

1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

«C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge.  Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”»

12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

(Luca 2,8-11)

 

I pastori non erano sicuramente tra i personaggi più amati dagli abitanti di Betlemme, erano duri, abituati a dormire al freddo e alle intemperie, vivevano sempre con le pecore e sicuramente non profumavano. Erano trasandati, incutevano timore. Eppure proprio loro sono stati i primi a ricevere l’annuncio dagli angeli. Le scelte del Signore sono sempre controcorrente. I Vangeli ci convincono di essere veritieri proprio per questo. Nessun uomo, in particolare ebreo, si sarebbe mai azzardato ad inventare qualcosa di simile. Il Figlio di Dio che sceglie per primi i pastori, chiama un pubblicano come apostolo, appare dopo la Resurrezione a delle donne che non potevano neppure testimoniare! Era necessaria una fantasia non umana per tessere un simile arazzo.

 

Domenica 26 dicembre 2021
II GIORNO DELL’OTTAVA DI NATALE
S. Stefano, primo martire

18Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. 19Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. 20Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”.

«Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra»

21Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato. 22Se io non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato.

(Giovanni 15,20)

 

Siamo avvertiti, non dobbiamo stupirci, se seguiamo la strada di Gesù ne riceveremo in cambio ciò che è stato riservato a Lui. Nulla ci deve spaventare, è Lui che opera attraverso di noi e saprà Lui come fare per tirarci fuori. Certo non è facile, vorremmo che tutti fossero contenti di noi e ci amassero, ma spesso non è possibile perché occorre schierarsi, non si può essere sempre accondiscendenti quando in gioco c’è la Verità. Se però teniamo sempre il cuore aperto alla riconciliazione, spesso  vedremo altri frutti, occorre continuare ad amare senza preoccuparci d’altro.

 

Lunedì 27 dicembre 2021
III giorno dell’Ottava di Natale
S. Giovanni apostolo ed evangelista

 

«Il Signore Gesù disse a Pietro: “Seguimi”. Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: “Signore, chi è che ti tradisce?”. Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: “Signore, che cosa sarà di lui?”. Gesù gli rispose: “Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi”»

23Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».

(Giovanni 21,19-22)

 

Gesù ha appena affidato la Chiesa a Pietro anche se in qualche modo, velatamente, gli ha ricordato il suo tradimento. Ed ecco che si trovano dietro Giovanni, il discepolo amato, l’unico che non era fuggito, che aveva avuto il coraggio di andare fin sul Calvario. Anche di fronte a lui Pietro si sentiva un po’ a disagio, era più giovane di lui, ma era andato fino in fondo.  Eppure il Signore non fa confronti. Chiede a Pietro di seguirlo nel modo in cui é capace. Ognuno di noi ha una via diversa per seguire Gesù, ad ognuno sono chieste cose differenti, spesso tentiamo di omologarci anche nel bene, ma il Signore ama la nostra originalità.

 

Martedì 28 dicembre 2021
IV giorno dell’Ottava di Natale
Santi Innocenti, martiri

«Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo»

14Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall’Egitto ho chiamato mio figlio. 16Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. 17Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: 18Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più.

(Matteo 2,13)

 

La vita di Gesù  è difficile fin dall’inizio, nasce in una stalla lontano da casa, deve fuggire all’estero per non essere ucciso. Maria si sarà chiesta più volte quale fosse il progetto del Signore su di loro, ma nel Vangelo non è mai riportata una parola di protesta. Giuseppe riceve sempre delle indicazioni che esegue senza discutere e insegna a tutta la famiglia a fare altrettanto. E’ la fiducia massima che ciò che Dio chiede è giusto, anche se spesso incomprensibile. Anche a noi serve questa fiducia e questo sapersi affidare, quella di chi sostituisce al “Perché?” il “Tu sai”.

 

Mercoledì 29 dicembre 2021
V giorno dell’Ottava di Natale

19Morto Erode, ecco,

«Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: “Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino”»

21Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. 22Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea 23e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

(Matteo 2,19-20)

 

La vita di Giuseppe è guidata dagli angeli che gli indicano la strada da seguire. Nella nostra vita difficilmente ci apparirà un angelo, eppure anche a noi è indicata la strada, si tratta di saper ascoltare, di non prendere iniziative a caso. Occorre pregare, mettersi in ascolto, leggere i segni, farsi aiutare per capire quale sia la volontà di Dio. A volte sarà difficile, però mai impossibile, perché il Signore non ci lascia mai navigare nel buio, qualche luce per illuminarci alla fine appare.

 

 

Giovedì 30 dicembre 2021
VI giorno dell’Ottava di Natale

Una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». 28Ma egli disse:

«Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!»

(Luca 11,28)

 

Maria oltre a essere colei che ha portato in grembo e allattato Gesù è anche colei che ha sempre ascoltato la parola di Dio. La maternità spirituale sta nell’ascoltare, nell’accogliere, nel dimenticare se stessi per fare spazio ad altri. E’ tanto difficile trovare chi sa ascoltare, non solo sentire. Ascoltare è tipico di chi è veramente interessato a ciò che gli viene detto, che cerca di capire al di là delle parole dal tono, dalle sfumature, dall’espressione di chi parla. E questo è un esercizio a cui le mamme sono abituate da sempre.

 

Venerdì 31 dicembre 2021
VII giorno dell’Ottava di Natale

33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: “Ecco,

«Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima“»

affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

(Luca 2,34-35)

 

San Giovanni Paolo II diceva che quello di Simeone è stato il secondo annuncio a Maria. Nel primo, fatto dall’angelo,  ella veniva a conoscenza di quale fosse il progetto del Signore su di lei. Nell’annuncio di Simeone invece le veniva comunicato come avrebbe realizzato il progetto: con sacrificio e dolore.  Per realizzare tutti i grandi progetti della nostra vita occorre sacrificio e molto spesso bisogna anche soffrire un po’, in questo modo il nostro cuore viene preparato a dilatarsi, a capire meglio gli altri, a capire che cosa sia essenziale e cosa superfluo. Chi ha sofferto nel Signore, si riconosce per una visione distaccata dalle cose, vive con un respiro più ampio e sa ringraziare per i doni ricevuti.

 

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