La pretesa del Natale da “tenere insieme”

Che il Dio eterno si preoccupi di noi esseri umani; che l’Inafferrabile sia diventato in un determinato momento in un determinato luogo afferrabile; che l’Immortale abbia patito e sia morto sulla croce; che a noi esseri mortali siano promesse la risurrezione e la vita eterna… Credere questo è senz’altro una vera pretesa”. (Benedetto XVI)

Maria ha la pretesa di tenere insieme parole e fatti, in particolare la parola dell’angelo che le ha annunciato che il figlio che sta per generare «sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo» (Lc 1,32-33), e quello che accade a Betlemme, nella semplicità di un ambiente segnato da ordinarietà, povertà, semplicità. Colui che regnerà per sempre nasce non in una reggia, ma in una stalla.

Questo significa tenere insieme: riuscire a non separare, ma a conciliare, anche aspetti che paiono tra loro contrastanti, se non opposti. Solo tenendo insieme l’annuncio dell’angelo e l’umiltà di questa nascita si comprende davvero l’identità di Gesù, il Figlio di Dio che viene nella nostra carne. Maria inizia a fare qui quello che occorrerà fare nella scena della croce – e in quel momento sarà il cosiddetto “buon ladrone” a farlo – cioè tenere insieme il volto del Salvatore con il volto del Crocifisso, che salva gli altri non salvando se stesso.
Per imparare a “tenere insieme” questa “pretesa”, viviamo la nostra preparazione al Natale.

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