Il cammino dei ragazzi dell’ACR insieme con giovani e adulti per il mese della Pace
Questo mese i ragazzi dell’ACR delle nostre parrocchie hanno riflettuto sulla pace, insieme a Giovani e Adulti.
Negli ultimi anni il Papa sempre più frequentemente ha posto, come punto imprescindibile per costruire un orizzonte di pace, la necessità di promuovere ed incarnare una cultura della cura capace di estirpare la cultura dell’indifferenza e dello scarto e dello scontro.
Più volte è giunto dal Pontefice l’appello ai governi di tutto il mondo di abbattere quelle barriere che troppo spesso generano conflitto sociale interno ed esterno: abbandono, povertà, inique condizioni di lavoro.
La pace, dunque, non solo come assenza di conflitto, ma anche e soprattutto come cura. Una pace da costruirsi giorno per giorno, con tutti e con il creato, a cominciare dalle nostre relazioni più prossime, nelle nostre comunità, nei rapporti familiari e sociali, con lo sguardo sempre rivolto a chi vive ai margini economici, sociali, affettivi e relazionali.
Molte guerre sono combattute nel silenzio, molte altre non hanno voce ma tutte lasciano segni indelebili nel cuore di chi le vive. Spesso bambini e ragazzi sono vittime innocenti di questi conflitti e per questo abbiamo deciso di sostenere il progetto dell’Associazione Bambino Gesù del Cairo Onlus volto alla costruzione dell’orfanotrofio “Oasi della pietà” del Cairo, dedicando l’iniziativa annuale di Carità a un progetto a sostegno di bambini e ragazzi che lì verranno accolti e sostenuti fino al raggiungimento dell’età adulta.
“Ricuciamo la pace” vuole essere un piccolo ma concreto aiuto da tutte le associazioni territoriali alla costruzione di un luogo accogliente in cui le ferite possano essere rimarginate con il tempo e con la cura, un luogo dove nessuno si senta emarginato, ma al contrario, benvoluto e seguito, riconosciuto e amato. Un luogo di pace duratura.
Ricucire presuppone pazienza, dedizione e attenzione; in una parola: cura. A volte occorre “rammendare” situazioni e relazioni che rischierebbero di restare spezzate, sfilacciate.
Ricuciamo la pace diventa esortazione ad essere ispiratori e parte di una rete che funziona e si spende per gli altri. Il verbo ricucire usato alla prima persona plurale evoca ed esorta un’opera comune, per la realizzazione della quale ciascuno, nel proprio piccolo e con le proprie forze, svolge un lavoro fondamentale non da solo, ma pienamente incluso nella propria comunità.
Tutti insieme possiamo tessere una trama fitta di quotidiane e genuine relazioni per riparare gli strappi e conservarli in un abbraccio più forte.
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