Forse mai come quest’anno sentiamo una grande voglia di libertà!
Anche la lettera pastorale dell’Arcivescovo invita a vivere “la grazia e la responsabilità di essere liberi”. Per questo il tema della libertà ci accompagnerà nella prossima Quaresima, e lo farà su due versanti: quello spirituale (alla luce dell’icona biblica dell’Esodo proposta nelle diverse Domeniche; con la prima settimana di deserto; attraverso le vie crucis del venerdì in vari luoghi della città) e quello dei “Dialoghi con la città” (con incontri di riflessione/testimonianze al mercoledì in Sala Argentia e la conclusione con un concerto interreligioso in Chiesa: il tutto brillantemente raffigurato nel disegno di Anna Caprotti, realizzato proprio per commentare i vari eventi proposti).
Ma in cosa consiste la libertà?
Ecco quanto il comitato organizzatore dei “Dialoghi con la città” ha riflettuto al riguardo: è da questo pensiero condiviso, che è nato, in una elaborazione sinodale con il Consiglio pastorale, il percorso di quest’anno.
A loro e a tuti coloro che condivideranno questo desiderio di libertà, il nostro grazie più sincero!
“Libertà va cercando, ch’è sì cara; come sa chi per lei vita rifiuta”: queste le parole che Virgilio, presentando Dante, rivolge a Catone l’Uticense, il custode del Purgatorio, il quale vedendo i due turisti dell’oltretomba (Virgilio e Dante) dirigersi verso di lui, li scambia per due anime dannate dell’inferno che sono riusciti a evadere dal cieco carcere.
Questi versi rappresentano il senso del viaggio che proponiamo quest’anno per i Dialoghi con la città. Come Dante abbiamo deciso di metterci alla ricerca della libertà, parola di enorme pregnanza semantica ed emotiva. E come Dante interpella Catone che conosce benissimo questa parola, perché per la libertà ha sacrificato la propria esistenza, anche noi abbiamo scelto di farci accompagnare da persone che non ci offriranno definizioni preconfezionate ma sguardi sfidanti su un tema che si misura con il più profondo senso dell’umano.
Le parole non descrivono ciò che esiste, lo creano: a partire da questa considerazione, insieme ai nostri relatori, abbiamo deciso di prendere posizione, di partecipare e schierarci nella discussione sulla libertà. Come? Partendo proprio dal senso della parola.
Libertà non è fare ciò che si vuole, la libertà non ha nulla a che fare con la fuga dalla routine o con i viaggi alla ricerca di spensieratezza che spesso conducono ad una inutile erranza nichilistica.
Vi è un senso etimologico del termine che ci spalanca ad una necessaria dimensione relazionale.
Infatti la parola libertà si avvicina etimologicamente alla fratellanza e alla famiglia: in latino i liberi sono i figli e, anche in altre lingue, forte è il richiamo all’altro: pensiamo al “freedom” inglese così affine al “friend” all’amico o al “freiheit” tedesco così vicino alla “friede” alla pace.
Allora libertà sta in una trama complessa che trascina con sé esteriorità e interiorità, pensiero e essere, l’ampiezza delle proprie possibilità e la stabilità della propria posizione, in un discorso variopinto, ma che sempre è rivolto al bene, sempre è rivolto al valore dell’altro, che sempre ci obbliga ad esistere, ex-sistere, uscire fuori da, prendere posizione per l’altro, che non è mai mezzo ma fine. Allora la vera libertà è di quelle esistenze che hanno saputo, attraverso il loro agire, non servirsi dell’altro, ma restituire all’altro il rispetto e il senso fragile dell’umano.
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