Vivi la Parola: 2022 07 – Luglio

VIVI LA PAROLA!

LUGLIO 2022

 

 

Venerdì 1 luglio 2022

20E Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso»

37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

(Luca 6,36)

 

E chi riuscirà mai a pareggiare la misericordia del Padre? Come si fa a perdonare e a continuare ad amare come Lui sa fare? Credo che questa frase sia detta da Gesù per spalancare un orizzonte sconfinato, per farci capire che non esistono mai eccessi di misericordia, che non è mai troppa. Un richiamo utile, perché a volte ci sembra di aver già fatto abbastanza, di aver sopportato e amato oltre ogni limite, riteniamo che ormai il momento della condanna sia arrivato, mentre invece abbiamo soltanto cominciato a muovere i primi passi nella strada della misericordia.

 

 

Sabato 2 luglio 2022

37Mentre stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. 38Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. 39Allora il Signore gli disse:

«Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria»

40Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? 41Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro. 42Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle.

(Luca 11,39)

 

La cura che abbiamo nel mostrare un’immagine apprezzabile di noi stessi di fronte agli altri è spesso direttamente proporzionale alle fragilità che ci trasciniamo addosso e dalle quali non riusciamo a liberarci. Ciò non significa che sia il momento di tirare i remi in barca e accettare supinamente il nostro limite, ma che, pur continuando a combattere, occorra finalmente vedere nelle fragilità altrui lo specchio delle nostre e riconoscere, almeno dentro di noi stessi, che quando ricevo complimenti è solo per la mia ipocrisia. E’ solo la misericordia che mi salva. Quando accetto questa verità, inizia lo spazio della gratitudine per l’amore immeritato che mi guarisce e mi rilancia nella vita dopo ogni scivolone.

 

Domenica 3 luglio 2022
IV DOPO PENTECOSTE

21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio.

«Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.
Chi poi
dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio;
e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna
»

23Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

(Matteo 5,22)

 

Paradossale il linguaggio di Gesù: quanto più diviene lieve la colpa tanto più grande diventa la condanna. È ovviamente un modo efficace per affermare con forza che ogni violenza, anche minima, va stanata e bandita. Occorre andare proprio alle radici dell’aggressività ed estirparle. Le energie che abbiamo infatti vanno dirette verso la riconciliazione, la pacificazione, la comprensione. È tutto il contrario di quel rimuginare che ci tiene impegnati e paralizzati quando riceviamo un torto, continuando ad accumulare le buone ragioni per cui essere in collera. La pace del Risorto invece azzera tutto e lascia cadere le colpe altrui, per non smettere di vedere in lui un fratello, una sorella.

 

Lunedì 4 luglio 2022

39Disse loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? 40Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. 41Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? 42Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. 43Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. 44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo.

«L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene;
l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male:
la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda
»

(Luca 6,45)

 

Non sarà sempre spontaneo raccontare il bene, evidenziare il positivo, tacere gli errori altrui, per potenziare la cronaca bianca e ridurre quella nera. L’istinto o l’abitudine infatti ci trascinano nella direzione contraria e non è da pensare che ci venga naturale e facile “benedire”, cioè “dire bene”. A volte occorrerà dirottare la frase in un’altra direzione proprio mentre la stiamo pronunciando, finendo per dire il contrario di quello che avevamo intenzione di dire. Poco grave se appariremo sgrammaticati o ci dovremo arrampicare all’improvviso su altre parole: se nel nostro cuore il male sovrabbonda, occorre almeno tappargli la bocca il più possibile.

 

 

Martedì 5 luglio 2022
S. Antonio Maria Zaccaria, sacerdote

1Quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, Gesù entrò in Cafàrnao. 2Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. 3Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. 4Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, 5perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga».

«Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito»

8Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». 9All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». 10E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

(Luca 7,6-7)

 

È solo il Vangelo di Luca ad annotare questa premura del centurione nel non voler scomodare inutilmente Gesù. Ma questo evidenzia ancor meglio la sua certezza nella potenza infallibile della Sua parola. Noi potremmo essere presi talora da strani pensieri: “Come fa Dio ad ascoltare quello che Gli chiedo, visto che siamo così in tanti? Come fa a ricordare e ad accontentare tutto quello che Gli domando, quando a volte me lo dimentico anch’io? A quale percentuale di riposte positive ho diritto quando prego?”, e da altre amenità del genere. Il centurione invece non sembra neppure essere sfiorato da ragionamenti di questo genere. Lui sa solo una cosa: che Gesù ascolta, che chi chiede ottiene.

 

 

Mercoledì 6 luglio 2022
S. Maria Goretti, vergine e martire

11In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. 12Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. 13Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!».

«Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono.
Poi disse: “Ragazzo, dico a te, àlzati!”. Il morto si mise seduto e cominciò a parlare
»

Ed egli lo restituì a sua madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». 17Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

(Luca 7,14-15)

 

Cosa avrà detto quel ragazzo riportato improvvisamente in vita da Gesù? Di cosa avrà parlato? Il suo mettersi a sedere sembra l’atteggiamento di chi si mette ad insegnare, di chi ha da trasmettere qualcosa con autorevolezza, come Gesù sul monte delle beatitudini. Si direbbe che abbia parlato di ciò che ha ricevuto, di Gesù che è la vita  sua e di tutti, concentrando l’attenzione di tutti più sul Suo operato che sulla sua presenza nuovamente viva, perché alla fine tutti parlano di Gesù. Quando si ricevono doni grandi non ci si concentra più su se stessi, ma si esce da sé, si sperimenta un bisogno immenso di gratitudine.

 

 

Giovedì 7 luglio 2022

18Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutte queste cose. Chiamati quindi due di loro, Giovanni 19li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 20Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”». 21In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. 22Poi diede loro questa risposta:

«Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!»

(Luca 7,22-23)

 

Alla domanda diretta di Giovanni, se sia davvero Lui il Messia, Gesù risponde con chiarezza, con i fatti. Certo, non sono i fatti che secondo noi cambiano il mondo, quelli che cancellano le guerre, che azzerano le pandemie, che riportano il pianeta ai suoi giusti equilibri, che convincono tutti gli uomini e le donne ad una vita di fede. È invece il prendersi cura di chi ha bisogno, è il portare luce e vita nuova a chi era senza speranza, è toccare il cuore dei piccoli e inondarli di gioia, è annunciare che Dio è lì, proprio con chi era convinto di non meritarlo, con chi non immaginava che potesse essere così vicino. Questo è il vero segno che il Messia è arrivato.

 

Venerdì 8 luglio 2022

Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle:

«Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento?
Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso?
Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re.
Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta?
Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta
»

27Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via. 28Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui. 29Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. 30Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro. 31A chi dunque posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? 32È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”. 33È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. 34È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”. 35Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».

(Luca 7,24-26)

 

Le domande provocatorie di Gesù vogliono scuotere gli ascoltatori. “Cosa ti ha spinto ad andare nel deserto per incontrare il Battista? Il desiderio di una vita comoda e facile? La ricerca di un metodo per diventare ricchi e famosi? No. E quindi ascolta il tuo cuore. Tu cerchi qualcosa di più, la vita ordinaria e piatta in cui ci si preoccupa solo di sé non ti basta. Punta in alto e lasciati afferrare dal Vangelo, scegli con coraggio, cerca ogni giorno con decisione la tua strada, ricomincia mille volte. La vita è difficile, le cadute non mancano, ma tu non lasciarti mai cadere le braccia!”.

 

 

 

Sabato 9 luglio 2022

«Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore»

16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

(Giovanni 10,14-15)

 

All’origine c’è la realtà fondamentale, la più bella. All’origine c’è la relazione, il rapporto, il reciproco conoscersi del buon pastore e delle pecore. L’obiettivo principale infatti non è il latte o la lana che le pecore dovranno produrre (cose che la parabola non sfiora affatto) e neppure il sentirsi protette dal buon pastore dai lupi o dai mercenari. Ciò che conta è il legame che li unisce. Solo da lì deriva tutto il resto, che pure ha la sua importanza. A Gesù interessa quello che facciamo, ma ciò che per Lui supremamente vale è l’amore reciproco tra Lui e noi.

 

Domenica 10 luglio 2022
   V DOPO PENTECOSTE

23Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro:

«Sforzatevi di entrare per la porta stretta,
perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno»

25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. 26Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. 27Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. 28Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio».

(Luca 13,24)

 

Lo sforzo di aderire al Vangelo non è l’obbligo, la forca caudina inevitabile per andare in Paradiso. È invece il segno che per noi questa realtà, questa vita evangelica è decisiva e non vogliamo perderla in nessun modo. Per essa siamo pronti anche a far fatica, a ridimensionarci, a rimanere un po’ graffiati, come quando ci si rannicchia per entrare attraverso una porta stretta. Lo sappiamo, rischiamo di non farcela e quindi ci mettiamo tutto l’impegno. Perché ne vale la pena. In alcuni momenti la strada è difficile, irta di ostacoli, ma noi ci alleniamo a superarli. Sapendo soprattutto che non siamo mai soli e che Gesù è il maestro dell’impossibile.

 

Lunedì 11 luglio 2022
S. BENEDETTO, PATRONO D’EUROPA

1«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto.

«In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli»

(Giovanni 15,8)

 

Il Padre non è indifferente ai frutti che possiamo produrre: sono necessari per continuare a riempire i cieli e la terra della Sua gloria. Il mondo attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio (cfr. Romani 8,19), perché la storia del cosmo e dell’umanità corre irreversibilmente verso quei nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia (1Pietro 3,13). Dio quindi conta molto su di noi, non vuole realizzare il suo disegno senza di noi e quindi è molto prezioso il contributo unico e personalissimo che ciascuno può offrire per questa impresa, che è in assoluto la più grande e necessaria.

 

 

Martedì 12 luglio 2022
Ss. Nabore e Felice, martiri

«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto,
ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce
»

17Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. 18Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

(Luca 8,16)

 

La luce del Vangelo deve brillare, ha proprio lo scopo di illuminare il mondo e l’umanità che altrimenti brancolerebbe nel buio. Ce ne accorgiamo anche noi, quando ci lasciamo intorpidire dalle futilità: entriamo in una specie di penombra, di vita a metà, che non ci appaga. E’ un po’ come se nascondessimo noi stessi al mondo. Mentre invece se appena ci scuotiamo di dosso queste ragnatele e ricominciamo a donarci ai fratelli, tutto si trasforma e la vita, pur in mezzo a difficoltà e ostacoli, ritrova la sua bellezza e la sua pienezza.

 

Mercoledì 13 luglio 2022

«E andarono da lui la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla»

20Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». 21Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».

(Luca 8,19)

 

La folla può diventare un ostacolo. Anche quando si tratta di discepoli del Signore. Abbiamo infatti bisogno di un rapporto personale, immediato con Gesù e dobbiamo difenderci da tutto ciò che lo può limitare od oscurare. C’è però una strada da percorrere, che Gesù stesso insegna, per evitare che la presenza delle persone ci allontani da Dio. Occorre vedere in ciascuno Gesù, amarLo in ogni fratello che ci sfiora, ritrovarLo anche nelle sorelle o nei fratelli più scomodi. In questo modo possiamo non solo avvicinarLo, ma vivere alla Sua presenza 24 ore su 24.

 

Giovedì 14 luglio 2022

22E avvenne che, uno di quei giorni, Gesù salì su una barca con i suoi discepoli e disse loro: «Passiamo all’altra riva del lago». E presero il largo. 23Ora, mentre navigavano, egli si addormentò. Una tempesta di vento si abbatté sul lago, imbarcavano acqua ed erano in pericolo.

«Si accostarono a lui e lo svegliarono dicendo: “Maestro, maestro, siamo perduti!”.
Ed egli, destatosi, minacciò il vento e le acque in tempesta: si calmarono e ci fu bonaccia.
Allora disse loro: “Dov’è la vostra fede?”
»

Essi, impauriti e stupiti, dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che comanda anche ai venti e all’acqua, e gli obbediscono?».

(Luca 8,24-25)

 

Penso che la vita di ogni uomo sulla terra sia segnata prima o poi da prove e difficoltà che appaiono insormontabili, al punto da pensare che tutto ormai sia perduto. E sappiamo che non tutti trovano la forza per reagire, per guardare in avanti con fiducia e c’è chi precipita nella disperazione più nera e chi addirittura non trova più ragioni per continuare a vivere. Ma non siamo soli! Il Signore c’è e non ci abbandona mai, anzi si avvicina a noi, spesso attraverso un fratello che ci fa sentire amati, stimati, che ci distoglie da pensieri tenebrosi, che ci apre uno scenario che non avevamo visto.

 

 

Venerdì  15 luglio 2022
S. Bonaventura, vescovo e dottore della Chiesa

26Approdarono nel paese dei Gerasèni, che sta di fronte alla Galilea. 27Era appena sceso a terra, quando dalla città gli venne incontro un uomo posseduto dai demòni. Da molto tempo non portava vestiti, né abitava in casa, ma in mezzo alle tombe.

«Quando vide Gesù, gli si gettò ai piedi urlando, e disse a gran voce:
“Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti prego, non tormentarmi!”.
Gesù aveva ordinato allo spirito impuro di uscire da quell’uomo
»

Molte volte infatti si era impossessato di lui; allora lo tenevano chiuso, legato con catene e con i ceppi ai piedi, ma egli spezzava i legami e veniva spinto dal demonio in luoghi deserti. 30Gesù gli domandò: «Qual è il tuo nome?». Rispose: «Legione», perché molti demòni erano entrati in lui. 31E lo scongiuravano che non ordinasse loro di andarsene nell’abisso. 32Vi era là una grande mandria di porci, al pascolo sul monte. I demòni lo scongiurarono che concedesse loro di entrare nei porci. Glielo permise. 33I demòni, usciti dall’uomo, entrarono nei porci e la mandria si precipitò, giù dalla rupe, nel lago e annegò.

(Luca 8,28-29)

 

Lo spirito impuro chiede di non essere tormentato, ma intanto sta a sua volta tormentando quel povero uomo, trasformando la sua vita in un inferno. Sappiamo che la vita di tantissime persone è terribile: schiavizzate, costrette a lavori ignobili e inumani, sempre affamate, terrorizzate dalla guerra, private di dignità e di futuro. C’è un impero del male che produce milioni di vittime. Quando invochiamo: “liberaci dal male” portiamo nella preghiera anche tutto questo, chiedendo di poter diventare noi stessi strumenti per un mondo nuovo, per aggiustare il nostro pianeta e renderlo meno ingiusto.

 

 

Sabato 16 luglio 2022
Beata Vergine Maria del Monte Carmelo

1Dopo questi fatti, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. 2Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne.

«I suoi fratelli gli dissero: “Parti di qui e va’ nella Giudea, perché anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu compi. Nessuno infatti, se vuole essere riconosciuto pubblicamente, agisce di nascosto. Se fai queste cose, manifesta te stesso al mondo!”»

5Neppure i suoi fratelli infatti credevano in lui. 6Gesù allora disse loro: «Il mio tempo non è ancora venuto».

(Giovanni 7,3-4)

 

«I “fratelli” di Gesù ritengono che sia l’ora giusta di esibirsi e ottenere successo. Essi la pensano come il mondo: vogliono un Messia glorioso e non lo accettano come colui che dà la sua carne per la vita del mondo (Giovanni 6,51). Questi fratelli, a livello di lettura, siamo noi cristiani che non viviamo ancora di quel cibo che riceviamo nell’Eucaristia: non accettiamo la sua debolezza come forza, il suo nascondimento come rivelazione, la sua croce come glorificazione, la sua “carne” di figlio dell’uomo come nostra vita. Sogniamo sempre che sia giunto il momento di un trionfo mondano, ignorando che il suo trionfo sul mondo è quello di un amore che si consegna» (Silvano Fausti).

 

 

Domenica 17 luglio 2022
VI DOPO PENTECOSTE

30Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. 31Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. 32Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui.

«Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe,
ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua»

35Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.

(Giovanni 19,33-34)

 

Il gesto del soldato mostra che non c’era alcun rispetto per i crocifissi, neppure per i loro cadaveri. Eppure Giovanni non si sofferma su questo, non protesta per questo ennesimo sfregio sul corpo di Gesù, ma concentra la profondità del suo sguardo su quel sangue, su quell’acqua che da quella ferita discendono. Vede sgorgare dal cuore di Gesù, morto per amore dell’uomo, i sacramenti del Battesimo e dell’Eucaristia che continueranno nei secoli a raccontare e a renderci partecipi di quell’amore che ci salva, di quella vita divina che ci raggiunge e ci viene donata per renderci parte viva della famiglia di Dio.

 

 

Lunedì 18 luglio 2022

34Quando videro ciò che era accaduto, i mandriani fuggirono e portarono la notizia nella città e nelle campagne. 35La gente uscì per vedere l’accaduto e, quando arrivarono da Gesù, trovarono l’uomo dal quale erano usciti i demòni, vestito e sano di mente, che sedeva ai piedi di Gesù, ed ebbero paura. 36Quelli che avevano visto riferirono come l’indemoniato era stato salvato.

«Allora tutta la popolazione del territorio dei Gerasèni gli chiese che si allontanasse da loro, perché avevano molta paura. Egli, salito su una barca, tornò indietro»

38L’uomo dal quale erano usciti i demòni gli chiese di restare con lui, ma egli lo congedò dicendo: 39«Torna a casa tua e racconta quello che Dio ha fatto per te». E quello se ne andò, proclamando per tutta la città quello che Gesù aveva fatto per lui.

(Luca 8,37)

 

I geraseni sono choccati da tutti quei porci annegati nel lago. Al punto che non riescono ad essere felici che un uomo sia stato riportato ad una vita dignitosa, dopo anni in cui si era comportato come un pazzo, vittima di una possessione diabolica. E quindi chiedono a Gesù di andarsene via. Lui obbedisce e se ne va. Se non è accolto non protesta, se questi pagani non apprezzano i miracoli non li rimprovera, comprende semplicemente che adesso la sua missione è altrove. Ma anche lì sarà rimasto un segno luminoso del suo passaggio: l’uomo guarito non smetterà di raccontare in quella terra ciò che Dio ha fatto per lui.

 

Martedì 19 luglio 2022

40Al suo ritorno, Gesù fu accolto dalla folla, perché tutti erano in attesa di lui. 41Ed ecco, venne un uomo di nome Giàiro, che era capo della sinagoga: si gettò ai piedi di Gesù e lo pregava di recarsi a casa sua, 42perché l’unica figlia che aveva, di circa dodici anni, stava per morire.  49Stava ancora parlando, quando arrivò uno dalla casa del capo della sinagoga e disse: «Tua figlia è morta, non disturbare più il maestro». 50Ma Gesù, avendo udito, rispose: «Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata». 51Giunto alla casa, non permise a nessuno di entrare con lui, fuorché a Pietro, Giovanni e Giacomo e al padre e alla madre della fanciulla. 52Tutti piangevano e facevano il lamento su di lei. Gesù disse: «Non piangete. Non è morta, ma dorme». 53Essi lo deridevano, sapendo bene che era morta; 54ma

«Egli le prese la mano e disse ad alta voce: “Fanciulla, àlzati!”. La vita ritornò in lei e si alzò all’istante. Egli ordinò di darle da mangiare. I genitori ne furono sbalorditi, ma egli ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto»

(Luca 8,54-56)

Ci si domanda come sia possibile tacere un dono così immenso com’è quello di una figlia riportata in vita. L’ordine di Gesù sembra incomprensibile e anche irrealizzabile: anche tutti coloro che hanno visto la ragazza morta non potranno tacere. Gli esegeti spiegano che Gesù non vuole che si pensi che la salvezza del mondo avvenga a forza di miracoli, ma che il segno su cui vuole concentrare tutta l’attenzione sarà la croce. Però rimane anche questa riservatezza, questo segreto che Gesù chiede: “il dono è per voi, per la vostra famiglia, è anzitutto segno del mio amore personale”. La morte della fanciulla non è un pretesto offerto a Gesù per farsi pubblicità.

 

 

Mercoledì 20 luglio 2022

«Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto.
Allora li prese con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida
»

11Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. 12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

(Luca 9,10)

 

Gesù ascolta i suoi amici e li porta con sé in un luogo tranquillo, come per una piccola vacanza. Un dettaglio illuminante. Mostra l’importanza per Lui del dare spazio al racconto, all’ascolto calmo e prolungato, perché il discepolo possa gustare gli eventi vissuti e comunicare la gioia della sua vita in missione. Occorrono spazi calmi e tempi prolungati per fare questo: non è un’interruzione della missione, perché il fare famiglia con Gesù e con gli altri apostoli è già realizzazione necessaria di quella vita che il discepolo ha annunciato. La fraternità ha bisogno di tempi e di spazi, altrimenti rimane un ideale disincarnato e non concretizzato.

 

Giovedì 21 luglio 2022

18Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed

«Egli pose loro questa domanda: “Le folle, chi dicono che io sia?”. 19Essi risposero: “Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto”»

20Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». 21Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. 22«Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

(Luca 9,18-19)

 

Un profeta. E’ la sintesi delle risposte sull’identità di Gesù, dopo questo rapido sondaggio presso i suoi discepoli. Profeta significa uomo di Dio, uomo libero, uomo che parla a tutti, che ha parole importanti da comunicare. Significa anche uomo scomodo, inascoltato, rifiutato, deriso. Ma anche uomo che lascia un segno nella storia, che diviene famoso specialmente dopo che ha lasciato questa terra. Una descrizione che si adatta bene a Gesù. Ma Lui è anche molto, infinitamente di più. Però non tutti lo possono comprendere. Lui stesso non lo pretende, perché è un dono del Cielo che solo i piccoli possono accogliere.

 

 

Venerdì 22 luglio 2022
S. MARIA MADDALENA

1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 11Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». 14Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. 15Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». 16Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!».

«Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre;
ma va’ dai miei fratelli e di’ loro:
“Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro””»

18Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

(Giovanni 20,17)

 

Maria di Magdala vorrebbe trattenere il Risorto, averLo tutto per sé, poterne gustare la presenza, ma non può. Gesù le dice di andare dai fratelli a comunicare la notizia. Quando si sperimenta la gioia dell’incontro con Gesù non ci si vorrebbe più muovere da lì, un po’ come avvenne anche per i tre apostoli sul monte della Trasfigurazione. Occorre a volte saper “perdere” Dio per Dio, la gioia dell’intimità con Lui per l’amore per Gesù presente nei fratelli. E’ sempre un rimanere con Lui, ma in modo diverso. Solo l’amore di Gesù crocifisso, che accetta anche di “perdere” il Padre nel suo grido di abbandono, può indicarci un amore così grande.

 

 

 

Sabato 23 luglio 2022
S. BRIGIDA, RELIGIOSA, PATRONA D’EUROPA

«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato?
A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente
»

14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

(Matteo 5,13)

 

L’apparenza del sale è sempre più o meno la stessa. È difficile riconoscere il sale buono solo ad occhio nudo. Occorre assaggiarlo. Così per noi, non sono decisive le apparenze di vita cristiana, quanto il cuore, la scelta interiore con cui si vive. La vita, più delle parole, rivela chi sei. Siamo perciò provocati a mantenere accesa la relazione con Gesù, perché ogni cosa trovi senso e sapore in Lui. Così, anche e soprattutto nei momenti difficili, si rivelerà con chiarezza che cosa ci fa vivere e la bellezza della testimonianza cristiana potrà brillare più che mai.

 

 

Domenica 24 luglio 2022
VII DOPO PENTECOSTE

59Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.

«Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero:
“Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?”.
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo,
disse loro: “Questo vi scandalizza?”
»

62E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? 63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. 64Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». 66Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. 67Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». 68Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna 69e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

(Giovanni 6,60-61)

 

Gesù chiede ai suoi ascoltatori un salto di qualità, una fiducia completa in qualcosa che non riescono a comprendere, che appare così strano. Il cammino di fede infatti non procede sempre in modo lineare, ma a volte provoca, domanda un balzo in avanti, la disponibilità a perdere alcuni punti di vista per fare nostri quelli di Gesù. E Gesù non fa sconti, non abbassa il tiro, anzi rilancia la proposta, obbligando ad una decisione. Solo così si matura, si cresce. Questo riguarda la fede. Ma anche, più in generale, la vita: ci sono momenti in cui devi prendere una decisione netta, drastica se vuoi davvero un’esistenza migliore.

 

 

 

Lunedì 25 luglio 2022
S. GIACOMO, APOSTOLO

20Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. 21Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». 22Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». 23Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». 24Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. 25Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. 26Tra voi non sarà così; ma

«Chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e
chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo
»

che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

(Matteo 20,26-28)

 

Ogni volta che sei a servizio di qualcuno sei al posto giusto. Magari ascolti con amore una persona ripetitiva, oppure fai un lavoretto scomodo che nessuno vuol fare, oppure ti metti a disposizione quando vorresti riposarti, insomma occasioni così nella giornata ne arrivano tante. Il servo, lo schiavo ai tempi di Gesù non aveva molte scelte, né poteva concedersi il lusso di fare le cose dopo: doveva fare tutto e subito e bene, altrimenti erano guai! Gesù ha vissuto con questa dedizione. E, più che le nostre parole, sono eloquenti i nostri comportamenti che Lo rendono ancora oggi vivo tra gli uomini.

 

 

Martedì 26 luglio 2022
Ss. Gioacchino e Anna, genitori della Beata Vergine Maria

46Nacque poi una discussione tra loro, chi di loro fosse più grande. 47Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino 48e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande».

«Giovanni prese la parola dicendo:
“Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito,
perché non ti segue insieme con noi”.
Ma Gesù gli rispose: “Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi”»

(Luca 9,49-50)

 

La tentazione di essere settari è di ogni tempo: pensare che noi siamo i migliori, quelli che stanno vicini a Gesù, gli altri contano meno, quelli poi che non lo seguono da vicino sono fuori gioco. Classifiche tutte nostre, che non hanno nulla di evangelico. Gesù sa che la Parola porta frutto in modo imprevedibile, è accolta magari di più proprio là dove nessuno attenderebbe dei frutti. E i frutti sono quelli della Parola, quindi sono buoni, in qualunque campo germoglino, sono tralci della stessa vite. Questi frutti non sono una concessione benevola e tutto sommato superflua della magnanimità di Dio: questi frutti sono «per noi», ne abbiamo bisogno noi, dice Gesù.

 

 

Mercoledì 27 luglio 2022

«Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme»

54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». 55Si voltò e li rimproverò. 56E si misero in cammino verso un altro villaggio.

(Luca 9,51-53)

 

 

Quando prendiamo una decisione forte, esigente e ci disponiamo nella nuova situazione, diventiamo intransigenti e anche duri: non facciamo sconti a noi stessi, quindi non li facciamo neppure agli altri. Gesù invece quando capisce che è il momento di andare verso Gerusalemme, ben sapendo cosa lo attende, vi si dirige sì con tutto se stesso. Ma non è tagliente come i perfezionisti, perché la sua è una decisione di misericordia e di dono di sé ancora più sconfinati. Non restringe il cuore nella decisione, ma lo dilata, lo ammorbidisce ulteriormente con amore e tenerezza, perché tutti si sentano sempre invitati e mai esclusi.

 

 

Giovedì 28 luglio 2022   Ss. Nazaro e Celso, martiri

57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».

«Un altro disse: “Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia”. Ma Gesù gli rispose: “Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio”»

(Luca 9,61-62)

 

Con chi lo rifiuta Gesù è largo di manica, con chi lo vuol seguire invece è totalitario, drastico. Non c’è spazio per le mezze misure, perché, per chi lo ha capito, il Regno di Dio ha la priorità su tutto, anche sugli affetti più cari. E si sa che le tradizioni di famiglia sono molto capaci di mettere vincoli, di creare barriere che ostacolano il cammino. Non è frequente ascoltare la grande tradizione giapponese che ricorda ai genitori: “Manda lontano il tuo figlio più caro”. Accettare i distacchi a volte è eroico, ma è sempre sorgente di vita nuova e vera, condizione necessaria per ritrovare, magari anche dopo molto tempo, una ricchezza incalcolabile.

 

 

Venerdì  29 luglio 2022   Ss. Marta, Maria e Lazzaro

«Molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa»

21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

(Giovanni 11,19-20)

 

Marta e Maria, due stili diversi, due psicologie, due caratteri diversi. Inutile sarebbe lo sforzo di trasformarne una per renderla come l’altra: la natura non cambia. Il fatto è che a Gesù piacciono entrambe: Marta così diretta, che parla senza troppi preamboli, che a volte ritiene giusto addirittura tener testa a Gesù; e Maria così riflessiva, sensibile, di poche parole e di gesti intensissimi, silenziosi, che lasciano il segno. C’è bisogno di entrambe, a condizione che si ascolti Gesù. E potremmo aggiungere: a condizione che ciascuna veda la diversità dell’altra con stima, con un pizzico di sana invidia, nel notare ciò che l’altra ha e che a lei manca.

 

 

Sabato 30 luglio 2022

1Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma

«Al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”»

6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

(Giovanni 8,2-5)

 

Gesù siede nel tempio ad insegnare. Come fa un maestro pieno di autorevolezza che può diffondere la sua sapienza nel luogo più santo, in cui tutto ha il profumo della presenza di Dio. La questione della donna adultera che all’improvviso gli viene messa brutalmente davanti sembra spezzare l’incanto di quella verità, di quella bellezza che i presenti provavano nell’ascoltarLo. In realtà diventa l’occasione per spiegare meglio cosa sia quella misericordia di Dio di cui probabilmente stava parlando. Quando la vita ti mete sotto gli occhi l’esempio giusto, il messaggio diventa subito chiarissimo.

 

 

Domenica 31 luglio 2022
VIII DOPO PENTECOSTE

15Allora i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro:

«”Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.
A queste parole rimasero meravigliati, lo lasciarono e se ne andarono
»

(Matteo 22,21-22)

 

Noi, più che meravigliati, di solito ci sentiamo un po’ imbarazzati nell’ascoltare questa famosissima frase di Gesù. Nascono nel cuore le solite rimostranze nel pensare all’onestà dei nostri governanti e ci rimangono non poche perplessità pensando se sia davvero giusto dare a Cesare quello che è di Cesare. Ma la risposta di Gesù ha anche una seconda parte: dare a Dio quello che è di Dio. Se Lui è veramente il tesoro del cuore e della vita, se fossimo capaci di dire anche noi come Benigni mentre riceveva l’Oscar, «ringrazio i miei genitori per avermi regalato la cosa più importante: la povertà», forse quelle prime parole ci suonerebbero più accessibili.

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