Vivi la Parola: 2022 12 – Dicembre

Giovedì 1 dicembre 2022
   San Charles de Foucauld, sacerdote

1I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo. 2Ma egli rispose loro: «Quando si fa sera, voi dite: “Bel tempo, perché il cielo rosseggia”; 3e al mattino: “Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo”. Sapete dunque interpretare l’aspetto del cielo e non siete capaci di interpretare i segni dei tempi? 4Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona». Li lasciò e se ne andò. 5Nel passare all’altra riva, i discepoli avevano dimenticato di prendere del pane. 6Gesù disse loro:

«Fate attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei»

7Ma essi parlavano tra loro e dicevano: «Non abbiamo preso del pane!». 8Gesù se ne accorse e disse: «Gente di poca fede, perché andate dicendo tra voi che non avete pane? 9Non capite ancora e non ricordate i cinque pani per i cinquemila, e quante ceste avete portato via? 10E neppure i sette pani per i quattromila, e quante sporte avete raccolto? 11Come mai non capite che non vi parlavo di pane? Guardatevi invece dal lievito dei farisei e dei sadducei». 12Allora essi compresero che egli non aveva detto di guardarsi dal lievito del pane, ma dall’insegnamento dei farisei e dei sadducei.

(Matteo 16,6)

 

Farisei e sadducei erano persone molto religiose. Troppo. Con il pretesto di rendere a Dio tutta la gloria infinita che si merita gonfiavano a dismisura i precetti, rendendoli così dettagliati ed esigenti da soffocare le persone, ma soprattutto veicolando l’idea che la religione era essenzialmente osservanza di regole. Così Dio a poco a poco spariva. Perché era ridotto a una legge e non era più una persona. È un rischio anche di oggi. Lo si corre quando la fede sono quelle pratiche che si fanno e si giudica la fede altrui dall’osservanza di quei dettagli minuti che ormai hanno preso il posto di Dio. È un lievito che gonfia il nulla.

 

 

Venerdì 2 dicembre 2022

10Allora i discepoli gli domandarono:

«”Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?”.
Ed egli rispose: “Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto”
»

Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro». 13Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.

(Matteo 17,10-12)

 

Non è così ovvio riconoscere che una profezia si è realizzata. Può venire Giovanni Battista e noi non ci accorgiamo che è proprio quell’Elia di cui parlavano i profeti. Perché Elia ce lo immaginiamo in un altro modo, perché deve corrispondere alle nostre attese, perché dice cose diverse da quelle che sappiamo già. Ma Dio è Dio e quindi supera sempre le nostre aspettative, si presenterà sempre in modo diverso da come lo pensiamo. Come fare allora per riconoscerlo? Occorrerebbe rimanere aperti, pronti a dilatare i nostri schemi o a romperli se necessario, avere la sensibilità dei piccoli e degli umili, che hanno un fiuto infallibile.

 

 

Sabato 3 dicembre 2022
   S. Francesco Saverio, sacerdote

21Allora

«Pietro gli si avvicinò e gli disse: “Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?”.
E Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”»

23Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. 25Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. 26Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. 27Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.  28Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. 29Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. 30Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. 31Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. 33Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. 34Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

(Matteo 18,21-22)

 

Facciamo fatica ad accogliere l’idea di un perdono illimitato. È troppa la sofferenza di quando siamo feriti dal fratello per accettare di rimanere sempre esposti ai suoi comportamenti. Soprattutto non si capisce perché lo si dovrebbe fare. Gesù quindi racconta una parabola in cui il motivo è chiaro: noi tutti siamo sempre e in tutto perdonati. Nulla ci può distanziare dall’amore di Dio per noi, perché Lui non si sottrae mai a noi, la sua porta è sempre aperta, Lui porge sempre le due guance, stando con noi non smette mai di correre rischi, accettando la croce. Siamo figli di un Dio così e ci invita ad assomigliarGli. Per la nostra gioia e per aggiustare il mondo.

 

Domenica 4 dicembre 2022
   IV DI AVVENTO
   L’ingresso del Messia

1Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, 2dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. 3E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». 4Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: 5Dite alla figlia di Sion:

«Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma»

6I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: 7condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. 8La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. 9La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!».

(Matteo 21,5)

 

Un re disarmato, che non ha nulla di trionfale, che non possiede ricchezze luccicanti, che non ha vinto guerre da cui tornare pieno di gloria, che non inveisce contro i suoi nemici sconfitti, che non li umilia. Insomma, un re che non sembra un re, che non si prende troppo sul serio come re. Mite e povero. Eppure c’è chi lo acclama, chi fa festa e si entusiasma, chi è pieno di gioia, chi è felice di avere un re così, anche se cercano di dargli un po’ più di tono con i rami e i mantelli stesi sul suo passaggio. Questa è la semplicità di Dio, la sua accessibilità offerta a tutti, la sua bontà invincibile che si china su ogni uomo.

 

Lunedì 5 dicembre 2022

16Ed ecco, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». 17Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». 18Gli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, 19onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso». 20Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?».

«Gli disse Gesù: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!”. Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze»

(Matteo 19,21-22)

 

La gioia che Gesù dà non passa dalle ricchezze. Anzi, quelle sono un ostacolo. Quanto spesso noi europei visitiamo i popoli africani e rimaniamo sorpresi di vedere che hanno poco, ma sono più felici di noi. Hanno una vitalità e una freschezza che ci sembra di aver perduto. La verità è che ogni possesso, trattenuto per il timore di perderlo, ci toglie quella libertà necessaria per essere felici. Perché solo chi perde la propria vita la trova. E’ una legge universale, che vale anche per le esperienze, per le persone: più ne fai e ne conosci più ti arricchisci. Ma prima devi essere sempre disposto a perdere quello che hai.

 

 

Martedì 6 dicembre 2022
   S. Nicola, vescovo

23Gesù allora disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. 24Ve lo ripeto:

«”E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”.
A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: “Allora, chi può essere salvato?”.
Gesù li guardò e disse: “Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile”»

 

27Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». 28E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. 29Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. 30Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi.

(Matteo 19,24-26)

 

Il ricco corre grandi rischi, eppure il Regno non è mai precluso neppure per lui. L’opera di Dio nei cuori degli uomini è imprevedibile e potentissima; se glielo permettiamo può toccare nel profondo; può persuadere interiormente sciogliendo paure, blocchi, dubbi; può far balenare il fascino, l‘attrattiva di una vita ricca di gioie vere anche se diverse; può permetterci di vedere chiaro ciò che conta e renderci indifferenti di fronte al potere, all’avere, all’apparire. Sembrano parole esagerate, eppure cono cose che accadono e che rendono naturale e desiderato un cambiamento di vita. Perché, davvero, a Dio tutto è possibile.

 

 

Mercoledì 7 dicembre 2022
   ORDINAZIONE DI S. AMBROGIO, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA
Patrono della S. Chiesa Ambrosiana e della Città di Milano

Gesù disse ad alcuni dei farisei che erano con lui:  11Io sono il buon pastore.

«Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde»

13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.  14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.

(Giovanni 10,11-12)

 

Il mercenario non è un uomo cattivo. Fa il suo lavoro per guadagnare i soldi che gli servono per vivere e magari lo fa anche bene, non trascurando le pecore. Chi lo può accusare di essere scappato di fronte ad un lupo che lo voleva sbranare? Ha abbandonato le pecore solo per salvare la propria pelle. Non è un criminale, il mercenario. È una persona normale.  È il buon pastore invece a stupirci. Lui è proprio una persona speciale, che ci sbalordisce per il suo amore verso le pecore, pronto com’è a difenderle ad ogni costo, a rimanere con loro anche di fronte al pericolo, a rischiare la vita per loro. È questa sua esuberanza d’amore che ci conquista.

 

 

Giovedì 8 dicembre 2022
IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

«L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe»

La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

(Luca 1,26-27)

 

Il Signore appare nella nostra vita quando meno ce lo aspettiamo. E si direbbe che preferisca farlo in un momento qualunque, molto normale, feriale. Maria pensava di sapere a cosa stesse andando incontro: un marito, dei figli, una vita normale. E invece all’improvviso tutto cambia. Dio sa stupirci, non è prevedibile, per questo occorre essere sempre pronti a seguirlo senza adagiarci nei nostri progetti. Quasi sempre le sue vie non sono le nostre vie. Ma così è più affascinante vivere, perché ogni volta è una sorpresa.

 

 

Venerdì 9 dicembre 2022

«Entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: “Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?”»

24Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. 25Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?». Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. 26Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta». 27Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

(Matteo 21,23)

 

I capi dei sacerdoti non capiscono la differenza tra autorità ed autorevolezza. Gesù  ci chiede di essere autorevoli, cioè di amare chi abbiamo di fronte e per questo motivo attirarlo a Lui. Siamo autorevoli quando raggiungiamo le persone non in forza del nostro ruolo o della nostra posizione sociale, ma perché sentono che la loro vita, tutto quello che sono e che vivono, è davvero importante per noi e la nostra vita è autentica, vera, interroga e affascina. L’autorità incute timore e ottiene obbedienza, ma è l’autorevolezza che cambia i cuori. Solo quando ci si sente amati si è disposti a seguire i consigli spontaneamente e non perché imposti.

 

 

Sabato 10 dicembre 2022
   Beata Vergine Maria di Loreto

«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?»

Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

(Matteo 21,28-31)

 

Entrambi i figli considerano il padre come un padrone a cui si deve ubbidire. Spesso in noi c’è questa idea di Dio: uno che comanda, che dà ordini ed è pronto a castigare chi sbaglia. E’ una convinzione ancora molto radicata e ci dice quanto non siamo ancora riusciti a comunicare la vera immagine del Signore che ama, perdona, si gioca fino in fondo. Questa è una scommessa che dobbiamo vincere a tutti i costi, perché in troppi abbandonano la fede rifiutando questo Dio gendarme, senza arrivare a conoscere il vero Dio che Gesù ci ha rivelato, che è Amore.

 

 

Domenica 11 dicembre 2022
   V DI AVVENTO   Il Precursore

6Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. 7Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.

«Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
“Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me”»

16Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. 17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. 18Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

(Giovanni 1,15)

 

Se è “dopo” dovrebbe essere “dietro” di me, se è “prima” di me non può venire “dopo”. Quello che Giovanni dice appare sconclusionato. Invece annuncia con queste parole che Gesù abbraccia tutta la storia: prima, durante e dopo. Perciò quando noi cerchiamo di fare delle sintesi sulla nostra vita, occorrerebbe non dimenticare che il nostro sguardo è sempre molto parziale, perché gli manca tutto il “dopo”, che in parte possiamo preparare, ma che soprattutto “accade” come noi non prevediamo. Mentre c’è Qualcuno che avvolge tutta la nostra vita presente, passata e futura e la riempie sempre di amore e di misericordia. Meglio lasciare a Lui la sintesi e non sciupare nessun attimo.

 

 

Lunedì 12 dicembre 2022
   Beata Maria Vergine di Guadalupe

33Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 34Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. 37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. 38Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. 39Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. 40Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». 41Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».

«E Gesù disse loro: “Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi?”»

43Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti. 44Chi cadrà sopra questa pietra si sfracellerà; e colui sul quale essa cadrà, verrà stritolato». 45Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. 46Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.

(Matteo 21,42)

 

C’è chi si ostina a lottare contro il bene, a ostacolare chi propone scelte a vantaggio di tutti, a eliminare chi vuole aggiustare il mondo e trasformarlo da caos in giardino. Tutti questi sforzi sembrano ottenere i loro scopi, ci sono realtà felici che vengono disintegrate, persone buone emarginate o eliminate, speranze che vanno in frantumi. Eppure c’è un’anima del mondo che risorge sempre, che nulla e nessuno riescono a spegnere, che riparte con mezzi umili, quelli che sembrano inutili, che nessuno guarda. Sono pietre scartate come Gesù, che generano vita nuova, riaccendono la fiducia, aprono strade inedite, raccolgono energie fresche, generose, continuano insieme ad altri a far rinascere e crescere il mondo.

 

 

Martedì 13 dicembre 2022
   S. Lucia, vergine e martire

15Allora i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro:

«Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»

22A queste parole rimasero meravigliati, lo lasciarono e se ne andarono.

(Matteo 22,21)

 

La relazione con lo Stato suscita spesso in noi una certa antipatia quando si tratta di pagare i tributi. Abbiamo sempre l’impressione di essere in qualche modo ingiustamente derubati. Partiamo dal presupposto che quello che abbiamo sia frutto del nostro lavoro e che quindi ci dovrebbe appartenere in toto. Se poi riusciamo ad evadere qualcosa, è raro che lo doniamo a chi non ha. D’altra parte ci è difficile anche dare a Dio ciò che è di Dio, verso di Lui sentiamo spesso di avere dei deficit di attenzione, di ascolto, di dialogo. Insomma, forse quello che ci costa è proprio il dare, il condividere, quel “rendere” che è un po’ restituire almeno in parte ciò che riceviamo.

 

 

Mercoledì 14 dicembre 2022
   S. Giovanni della Croce, sacerdote e dottore della Chiesa

23In quello stesso giorno vennero da lui alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogarono: 24«Maestro, Mosè disse: Se uno muore senza figli, suo fratello ne sposerà la moglie e darà una discendenza al proprio fratello. 25Ora, c’erano tra noi sette fratelli; il primo, appena sposato, morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello. 26Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo. 27Alla fine, dopo tutti, morì la donna. 28Alla risurrezione, dunque, di quale dei sette lei sarà moglie? Poiché tutti l’hanno avuta in moglie». 29E Gesù rispose loro:

«Vi ingannate, perché non conoscete le Scritture e neppure la potenza di Dio»

30Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo. 31Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: 32Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Non è il Dio dei morti, ma dei viventi!». 33La folla, udendo ciò, era stupita dal suo insegnamento.

(Matteo 22,29)

 

Gesù obietta ai sadducei la loro ignoranza, delle Scritture (che pure insegnavano a tutti) e della potenza di Dio (eppure passavano il tempo a parlare dei nostri doveri verso di Lui). Loro infatti credono ormai di conoscere tutto di Dio, compresi i Suoi limiti. Se non riescono a trovare la soluzione di un problema pensano che tutto sia da rimettere in discussione, risurrezione compresa. Partono dal principio di avere Dio in mano, dimenticando che Lui ci supera e sbalordisce da ogni parte, che l’atteggiamento primordiale di fronte a Lui dovrebbe essere il silenzio e l’attesa di doni che neppure immaginiamo. E una gratitudine sconfinata.

 

 

Giovedì 15 dicembre 2022

1Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli 2dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. 3Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno.

«Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito»

5Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; 6si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, 7dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.  8Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. 9E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. 10E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. 11Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; 12chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato.

(Matteo 23,4)

 

Quando si hanno ruoli educativi è facile chiedere agli altri, magari anche con il tono della pretesa, ciò che noi non siamo capaci di fare. Sembra quasi che vorremmo vedere realizzato in loro proprio ciò in cui abbiamo fallito, quasi come una strana forma di rivincita. Se invece partiamo dalla consapevolezza della nostra fragilità, le nostre parole suonano comprensibili, vicine ed è facile creare un dialogo aperto e sincero in cui non si rinuncia all’istanza morale, ma ci si sente compagni di viaggio, fratelli e sorelle nello stesso difficile cammino. Noi tutti viviamo di misericordia e abbiamo un invincibile bisogno di non sentirci soli.

 

 

Venerdì 16 dicembre 2022
   Commemorazione dell’annuncio a Giuseppe

Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.

«Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa”»

Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». 22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

(Matteo 1,19-20)

 

Giuseppe avrà passato giorni dominati da un unico pensiero e notti insonni a cercare di capire come risolvere la situazione in cui si era trovato. Probabilmente, tra le tante opzioni che poteva scegliere, quella di tenere con sé Maria già incinta era una delle prime ad avere scartato. Perché umanamente parlando era l’unica cosa da non fare, da non prendere neanche in considerazione. Spesso le strade di Dio sono proprio quelle che escluderemmo, ma è solo percorrendole che se ne scopre la bontà. Le cose prendono una forma ben diversa dalle nostre aspettative, ci ritroviamo spiazzati ma felici, portati dentro un misterioso disegno di luce che a poco a poco ci viene svelato.

 

 

Sabato 17 dicembre 2022
I Feria prenatalizia «dell’Accolto»

«Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato»

per te, illustre Teòfilo, 4in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. 5Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccaria, della classe di Abia, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. 6Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. 7Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. 8Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, 9gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. 10Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. 11Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. 12Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. 13Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. 14Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, 15perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre 16e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. 17Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».

(Luca 1,1-3)

 

E’ bello, leggendo questo esordio del Vangelo di Luca, sentirsi proiettati nel clima della Chiesa delle origini che vuole raccogliere con cura la testimonianza di Gesù, per rimanere il più possibile fedele ai fatti e alle parole del Maestro, per custodirne solo la verità e non le proprie idee personali, per far rivivere a tutti coloro che leggeranno la stessa esperienza che ha trasfigurato la vita di chi scrive, per difendere il racconto da esagerazioni, fantasticherie o falsità che da subito lo avevano inquinato. Si respira la certezza che l’evento di Gesù ha una forza intrinseca irresistibile e sarà Lui stesso a farsi strada nei cuori di chi legge, trasformandoli e riempiendoli di Luce.

 

Domenica 18 dicembre 2022
   DELLA INCARNAZIONE
o della Divina Maternità della Beata sempre Vergine Maria

26Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». 29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». 34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio».

«Allora Maria disse: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”»

(Luca 1,38)

 

Maria è disorientata, non capisce più che cosa stia succedendo, e quindi decide di fare l’unica cosa saggia davanti a Dio: si fida. E’ proprio nel momento in cui nulla va come mi ero aspettato che  vedo Dio all’opera. Non capisco, ma mi fido perché non posso fare altro.  Anche perché so per esperienza che, se abbandono la strada che Lui mi indica e comincio a seguire le mie idee, mi smarrisco e non mi riconosco più. So che Lui mi ama, che ciò che succede è per il bene mio e degli altri, eppure continuo a non capire ma … mi fido. E proprio da questa fiducia nasceranno cose grandi.

 

Lunedì 19 dicembre 2022
II Feria prenatalizia «dell’Accolto»

19L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio.

«Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno,
perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo»

21Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. 22Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. 23Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. 24Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: 25«Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».

(Luca 1,20)

 

Il fatto di rimanere muto non è un castigo, ma un segno: se non crediamo a ciò che il Signore ci dice, non possiamo comunicare ad altri il suo amore. A volte ci accorgiamo che le nostre parole producono un effetto inaspettato in chi le ascolta. E’ perché non sono parole nostre, noi ci lasciamo solo attraversare da esse per comunicarle ad altri. Ma se blocchiamo la Fonte, diventiamo aridi e muti.

 

Martedì 20 dicembre 2022
   III Feria prenatalizia «dell’Accolto»

39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». 46Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore».

(Luca 1,)

 

Maria, appena entra in contatto con Gesù, diventa missionaria. E’ pronta ad affrontare un viaggio non indifferente dalla Galilea alla Giudea pur di portare il Verbo a chi ancora non lo conosce. Non pone tempo in mezzo, ha fretta, gli altri non possono aspettare. Il comunicare Gesù con la vita non è qualcosa per quando siamo pronti, oppure se abbiamo tempo o voglia. E’ un’esigenza che ti toglie il fiato, che non ti lascia tranquillo, è una ragione di vita. Solo così ha senso ciò che facciamo, il resto è tutto in più.

 

Mercoledì 21 dicembre 2022
IV  Feria prenatalizia «dell’Accolto»

57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. 58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.

59Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. 60Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». 61Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». 62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. 63Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. 64All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.

«Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo:
“Che sarà mai questo bambino?”»

E davvero la mano del Signore era con lui.

(Luca 1,65-66)

 

Tante cose strane: due anziani che diventano per la prima volta genitori, il papà che all’improvviso diventa muto e all’improvviso torna a parlare parlando come un profeta ispirato, l’insistenza per mettere al bambino un nome che non c’entra nulla con la famiglia… Si sa che in casi anche molto meno eclatanti le chiacchiere circolano molto veloci, ma questa volta le notizie creano domande nei cuori, interrogano nel profondo. Si avverte che Dio sta passando, nascono attese nuove. È sempre così quando Dio ci sfiora: all’apparenza tutto continua come prima, ma dentro qualcosa si muove, ci invita e, se ci abbandoniamo con fiducia, poco a poco ci cambia.

 

 

Giovedì 22 dicembre 2022
   V Feria prenatalizia «dell’Accolto»

63Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. 64All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. 65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. 67Zaccaria, suo padre, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: 68«Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, 69e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, 70come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: 71salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. 72Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, 73del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, 74liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, 75in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. 76E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, 77per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati.

«Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace»

80Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

(Luca 1,78-79)

 

La visita di Dio è un sole che brilla, riscalda e pacifica il cuore, lo inonda di tenerezza e di misericordia risollevandolo e infondendo nuova fiducia, allontana ciò che ci squalifica e ci rallenta risvegliando nuove energie, ci spinge con decisione sulla nostra strada, quella che tocca proprio a noi percorrere, per realizzare quello che nessuno può fare al posto nostro, diffondendo in noi e attorno a noi quella pace interiore che nessun altro ti può dare. Quando tocchiamo con mano il Suo passaggio, si sviluppa in noi una persuasione nuova che diventa una certezza, un sostegno sicuro che nulla può più distruggere.

 

Venerdì 23 dicembre 2022
VI Feria prenatalizia «dell’Accolto»

1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria.

«Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme»

egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.

(Luca 2,3-4)

 

Non c’è molta poesia in questa costrizione del censimento, che genera fatiche e scomodità per tanta gente semplice, a causa della curiosità capricciosa dell’imperatore. Sono quelle pieghe della storia che i poveri affrontano tanto spesso, alle quali, lo vogliano o no, devono assoggettarsi. Dio sceglie di venire tra noi in un’atmosfera così, custodito però dalla mitezza dei suoi genitori, dalla loro pazienza di fronte all’ingiustizia, dalla purezza di loro cuori che si fidano di Dio anche in mezzo alle prove, che profumano già di quella beatitudine che Gesù un giorno annuncerà sul monte e che si è sempre respirata in casa sua, sin dal suo primo vagito.

 

 

Sabato 24 dicembre 2022
VII Feria prenatalizia «dell’Accolto»

18Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». 22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno,

«Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa;
senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù»

(Matteo 1,24-25)

 

Il concepimento verginale di Gesù è ribadito in più punti dal racconto di Matteo ed è narrato con semplicità, senza clamori, con la delicatezza che l’argomento richiede, ma anche con tutta la chiarezza necessaria per fugare ogni dubbio. Dio decide di intervenire in un modo unico per realizzare la nascita di Suo figlio, non per sottrarre Gesù a qualcosa di indegno, ma per sottolineare che ciò che avviene è anzitutto opera della Sua onnipotenza. È l’irruzione di Dio nel mondo a suscitare il nostro stupore, a lasciarci in un silenzio commosso, ad accendere la riconoscenza per un amore così grande che le inventa tutte per arrivare fino a ciascuno di noi.

 

DOMENICA 25 DICEMBRE 2022
NATALE DEL SIGNORE

1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

8C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l’angelo disse loro:

«Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo:
oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore.
Questo per voi il segno:
troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia»

13E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». 15Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

(Luca 2,10-12)

 

Una grande gioia con un segno povero. Il Natale tocca i cuori per questo: Dio ci raggiunge con una semplicità disarmante, facendo breccia in noi con la sua tenerezza. Sembra ci sia così poco da vedere in quella mangiatoia, eppure chiunque sosti davanti al presepe è raggiunto da una dolcezza che non è facile spiegare. Nel nostro tempo in cui le emozioni sono così decisive il Bambino di Betlemme ci tocca e ci muove nel profondo e ci dice che il senso della vita e della storia è racchiuso nella piccola realtà di un neonato, perché è proprio lì che Dio ha scelto di scendere e di farsi conoscere.

 

 

Lunedì 26 dicembre 2022
  II giorno dell’Ottava di Natale
   S. STEFANO, PRIMO MARTIRE

24Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». 25Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». 26Rispose: «Dagli estranei». E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. 27Ma, per evitare di scandalizzarli,

«Va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca
e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te»

(Matteo 17,27)

 

La proclamazione di questo Vangelo nella festa di Santo Stefano appare sulle prime strana, incomprensibile. Ma è una tradizione antica “nella Chiesa ambrosiana a causa della famosa interpretazione di sant’Ambrogio. Stefano, il primo martire, è il primo pesce catturato da san Pietro. È il primo a salire al cielo. Come il pesce pescato da Pietro per pagare la tassa per sé e per Gesù, egli ha in bocca il tesoro, la moneta: ha in sé la ricchezza di Cristo, morendo ha in bocca la parola di Gesù, ha in bocca la testimonianza a Cristo. Il suo martirio stesso fu la moneta in tributo, il suo sangue versato fu il tesoro”. (Romite ambrosiane)

 

Martedì 27 dicembre 2022
III giorno dell’Ottava di Natale
S. GIOVANNI APOSTOLO ED EVANGELISTA

E, detto questo, Gesù aggiunse: «Seguimi». 20Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?».

«Pietro dunque, come vide il discepolo che Gesù amava, disse a Gesù: “Signore, che cosa sarà di lui?”. Gesù gli rispose: “Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi”»

23Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».

(Giovanni 21,21-22)

 

Pietro sembra farsi un po’ troppo carico della responsabilità che Gesù gli ha affidato, quella di pascere le Sue pecore. Intuisce che Giovanni ha una strada diversa dalla sua e chiede spiegazioni su come comportarsi. E Gesù gli conferma che ciascuno ha un disegno suo proprio, che Dio non ama le fotocopie, che soprattutto ognuno ha il compito di rimanere fedele a ciò che Dio gli chiede. Tutto questo non ci rende indipendenti, ma ci immerge in una comunione molto più ricca, per cui, come in un’orchestra, gli strumenti suonano note diverse e non sempre contemporaneamente, ma è necessaria la loro perfetta unità per comporre insieme una sinfonia stupenda.

 

 

Mercoledì 28 dicembre 2022
   IV giorno dell’Ottava di Natale
  SS. INNOCENTI, MARTIRI

«Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo”. Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto»

15dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall’Egitto ho chiamato mio figlio. 16Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. 17Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: 18Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più.

(Matteo 2,13-14)

 

Un sogno nel cuore della notte e la vita ha una svolta immediata. A volte basta poco a Dio per farci capire cosa vuole da noi, sono gli eventi della vita a spingerci in una certa direzione. Giuseppe non si attarda a maledire la fatica di vivere o a protestare per la ferocia di Erode, né a chiedersi che senso abbia tutto questo, ma si fida, si mette in cammino, accetta le scomodità, affronta le difficoltà, sempre in piena unità con la sua famiglia. E quanta consolazione nasce da questa sua obbedienza a Dio per i milioni di persone costrette lungo la storia a fuggire, a emigrare per sopravvivere, che possono vedere un Dio così vicino alla loro situazione, al loro dolore.

 

Giovedì 29 dicembre 2022
   V giorno dell’Ottava di Natale

«Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse:
“Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele;
sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino”»

21Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. 22Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea 23e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

(Matteo 2,19-20)

 

Nella vita di Giuseppe ci sono gli angeli che lo guidano attraverso i sogni. Ma anche noi se ci mettiamo in ascolto possiamo sentire ciò che il Signore ci chiede. A volte ci troviamo nel dubbio e facciamo questa esperienza: prima di pregare magari davanti al tabernacolo, avevamo un’idea  e poi scopriamo di cambiarla all’improvviso totalmente. Spesso richiede coraggio accettarla, perché è sempre più difficile di quella che ci proponevamo. Altre volte scopriamo la volontà del Signore attraverso una persona, perché non siamo mai soli, ma abbiamo anche noi i nostri angeli che spesso si presentano in carne e ossa.

 

Venerdì 30 dicembre 2022
VI giorno dell’Ottava di Natale

«Una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”. Ma egli disse: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”»

(Luca 11,27-28)

 

Maria è madre perché ha saputo ascoltare. Ascoltare vuol dire fare spazio, perdere tempo per entrare nel cuore di chi ci sta di fronte. Spesso non occorre rispondere, basta ascoltare perché difficilmente si trova chi è in grado di farlo. Occorre dimenticare se stessi, spesso perfino le proprie idee per condividere le emozioni di un altro che deve sentirsi amato al di là di quello che pensa o che fa e mai giudicato. Poi ottenuta la fiducia, si può cominciare a lavorarci sopra, a esprimere il proprio parere sempre con discrezione. E’ un lavoro lungo, difficile e soprattutto paziente, ma è quello di una madre che solo così sa generare.

 

Sabato 31 dicembre 2022
VII giorno dell’Ottava di Natale

«Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui»

34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35– e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

(Luca 2,33)

 

I Vangeli dell’infanzia di Gesù non smettono di raccontare lo stupore di Giuseppe e Maria, nelle varie circostanze della loro vita semplice. Di per sé Maria, dopo un evento straordinario come l’Annunciazione, confermato poi dai fatti, non si sarebbe dovuta più stupire di nulla. Ma i puri di cuore vedono Dio e ogni volta è un balzo al cuore, ogni volta si ripete quel sentimento di infinita piccolezza di fronte alla gratuità dell’amore di Dio che Maria esprime meravigliosamente nel Magnificat. Potremmo chiedere oggi a Maria di ottenerci un pochino di questa sua purezza, per saper ringraziare con cuore più largo il Signore, a conclusione di questo anno di grazia.

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