Giovedì 1 giugno 2023
S. Giustino, martire
«Quando fu vicino, alla vista della città pianse su di essa dicendo:
“Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace!”»
Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. 43Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; 44distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata». 45Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, 46dicendo loro: «Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». 47Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; 48ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.
(Luca 19,41-42)
In ogni tempo l’uomo si arrabatta e si scervella per trovare soluzione ai suoi problemi. Purtroppo però non prende sempre di mira come obiettivo «quello che porta alla pace», ma si lascia soprattutto affascinare dall’inedito, dal guadagno, dalla soddisfazione immediata dei bisogni. E in questo tranello cadiamo spesso anche noi. Gesù piange di fronte alla città che sbaglia strada, che si procura la distruzione e la morte. Vorrebbe dare la sua pace a tutti, perché è questo il bene di ognuno. Pace è letizia, fiducia, benevolenza, vita fresca e vera, è comunione tra le persone, è armonia e gioia.
Venerdì 2 giugno 2023
18Sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
«Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte,
perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare,
ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi»
21Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. 22Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.
(Matteo 10,19-20)
Quanto spesso abbiamo l’impressione di dire parole inefficaci, scontate, che non scaldano il cuore e non accendono entusiasmi! Ma questa promessa di Gesù ci incoraggia: nei momenti topici (ma anche quando meno ce lo aspettiamo), lo Spirito parla in noi. Lui non è mai in difficoltà, non ha bisogno di intuizioni mirabolanti, spesso mette sotto gli occhi di tutti ciò che tutti potevano vedere e non vedevano. Le grandi verità della vita non devono usare parolone complicate per rivelarsi, il Vangelo ne è la prova.
Sabato 3 giugno 2023
S. Carlo Lwanga e compagni, martiri
1Alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio.
«Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, 3e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. 4Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere»
(Luca 21,2-4)
Dare tutto, rischiare tutto, non affidarsi solo ai nostri calcoli, al nostro buon senso, avventurarsi nella vita sfidando gli imprevisti è un atteggiamento scriteriato, di fronte al quale tutti cerchiamo di intervenire, provando a far ragionare la persona. Ma questa povera vedova è elogiata e additata ad esempio da Gesù. Perché getta tutto nel cuore di Dio: monetine, preoccupazioni, paure. Quel cuore è il suo tesoro, la banca che non la tradirà mai. E Gesù la indica ai suoi discepoli perché lei vive come Lui, perdutamente affidata all’amore del Padre, che ad ogni istante si prenderà cura di lei.
Domenica 4 giugno 2023
SS. TRINITA’
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità»
perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
(Giovanni 16,12-13)
Una sapiente pedagogia è graduale, progressiva. Non si lascia prendere dalla fretta, perché sa che in natura, e quindi anche nell’uomo, tutto si sviluppa con i suoi ritmi e i suoi tempi. Una valigia troppo piena non si chiude, forzando si spaccano le cerniere. Occorre avere il tempo di dilatare il cuore per accogliere le novità di Dio e arricchircene, sapendo che questa dilatazione è laboriosa, spesso dolorosa, perché deve vincere resistenze e paure. Ma poco a poco tutto diventa chiaro, lo Spirito ci persuade e riusciamo ad affrontare fatiche nuove, a portare pesi maggiori.
Lunedì 5 giugno 2023
S. Bonifacio, vescovo e martire
«Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione.
Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode»
16Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». 23Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». 24Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria».
(Luca 4,14-15)
Gesù torna pieno di fuoco e di luce. E’ appena stato a lungo nel deserto, ha affrontato e superato la prova, la tentazione. Ne è uscito rinvigorito, preparato, pronto ad iniziare la sua missione pubblica. E subito il primo impatto è dirompente, scuote gli animi, suscita entusiasmi, presto ci saranno le prime chiamate che trasformeranno la vita di uomini e donne. È bello vedere che i tempi della difficoltà e del buio sono anche per Gesù preludio di nuove insperate fioriture, di frutti abbondanti che meravigliano, perché anche in quei giorni faticosi si è lasciato sempre dirigere e temprare dallo Spirito.
Martedì 6 giugno 2023
«Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone»
27C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». 28All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
(Luca 4,25-26)
Con tutte le persone brave che c’erano in Israele, che bisogno c’era di affidare Elia ad una donna di Sidone, quella grande città senza Dio? Con tutti i giovani bravi che ci sono nelle nostre comunità, perché Dio riserva a volte per sé proprio quelli che non noi avremmo immaginato? Gesù non dice che quella vedova straniera fosse migliore, ma che Dio guarda lontano, non si fissa solo sulle pecore del recinto, ma sceglie anche chi sembrerebbe meno adatto, chi ha uno stile diverso rispetto ai nostri schemi, perché lo Spirito agisce in ogni dove, anche nei luoghi in cui noi non guardiamo mai.
Mercoledì 7 giugno 2023
38Uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone.
«La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva»
40Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. 41Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.
(Luca 4,38-39)
Il miracolo sembra doppio. Non solo la guarigione improvvisa, ma anche il servizio immediato. I doni di Dio non sono per noi, non hanno come scopo principale quello di “farci stare bene”. Sono un regalo per tutti. Si riconoscono inconfondibilmente come doni di Dio quando diventano “amore in azione”. Perché questo amore è proprio il brillare di Dio dentro la storia, ciò che la trasforma e le dà un futuro nuovo. Anche noi ce ne accorgiamo quando donandoci con generosità per gli altri vediamo che attorno a noi le cose cambiano e anche le persone si lasciano conquistare e danno il meglio di sé.
Giovedì 8 giugno 2023
SS. CORPO E SANGUE DI CRISTO
51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
«Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro:
“Come può costui darci la sua carne da mangiare?”»
53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
(Giovanni 6,52)
Per i giudei non è facile accettare ciò che dice Gesù, ma non lo è neppure per noi. Credere che in un pezzetto di pane sia presente il Signore, creatore dell’universo, cozza contro la nostra razionalità. Eppure basta avere il coraggio di stare in silenzio davanti a Gesù Eucaristia, lasciandosi andare, liberando mente e cuore da ogni preoccupazione per ascoltare la Sua Parola e tutto cambia. Se riusciamo a resistere ad un primo momento di difficoltà, entriamo in un’altra dimensione e alla fine usciamo diversi.
Venerdì 9 giugno 2023
«Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: “È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato”»
44E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.
(Luca 4,42-43)
Una solitudine buona, quella che Gesù cerca. Stranamente il Vangelo di Luca, a differenza di Marco, non specifica che in quel luogo deserto Gesù pregasse. Forse perché quello stare soli è stare con il Padre in molti modi: non è solo parlare con Lui, è anche ascoltarLo in profondità, è discernere, è anche respirare, tuffarsi e ritrovarsi in quel silenzio e in quel contatto con la natura che ci rigenera. Da questa molteplice immersione in Dio usciamo tonificati, spiritualmente energizzati, con uno sguardo più lungimirante, con un cuore e con intuizioni nuove che lo Spirito santo ci ha suggerito.
Sabato 10 giugno 2023
Gesù, secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore»
20Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». 22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca
(Luca 4,18-19)
Una missione ben mirata quella dello Spirito. Si rivolge a poveri, prigionieri, ciechi, oppressi, tutte persone bisognose e sofferenti. C’è proprio una cura speciale di Dio per quelli che noi consideriamo ultimi, scomodi, poco gratificanti. E ci ha rivelato che Lui si nasconde proprio in loro (cfr. Matteo 25,40). Eppure, chissà perché, noi continuiamo a sbilanciarci, tanto spesso e preferibilmente, nei confronti di ricchi, sani, belli, potenti, di coloro che sembrano non avere bisogno di nulla, di coloro che, come dice Maria, Lui disperde, rovescia, rimanda a mani vuote (cfr. Luca 1,51-53).
Domenica 11 giugno 2023
II DOPO PENTECOSTE
2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: 43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
«Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?»
48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
(Matteo 5,46-47)
I cristiani si distinguono. Non perché sono eccentrici, né per attirare l’attenzione su di sé. Semplicemente perché amano oltre i confini del buon senso, scavalcano la logica della prudenza umana. Perché salutare gli sconosciuti? Perché andare verso chi non la pensa come me? Non anzitutto per cambiar loro la testa, ma per ricordare che Dio si interessa di loro. Del resto, lo sappiamo per esperienza: un gesto di attenzione gratuita fa sorridere il cuore, può cambiare il colore di una giornata, incuriosisce, interroga, lascia una traccia, rende il mondo un pochino più vivibile e sereno.
Lunedì 12 giugno 2023
1Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti.
«Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra.
Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone:
“Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”»
5Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano.
(Luca 5,3-4)
Gesù non inizia chiedendo. Prima stabilisce un rapporto. Sceglie la barca di Simone, gli chiede umilmente un piacere, parla a lungo per scaldargli il cuore. Prima di chiedere si è avvicinato a lui, l’ha invitato nel Suo mondo, ha conquistato poco a poco la sua fiducia. Solo a questo punto lo provoca, mettendolo alla prova. L’amore di Gesù per lui mette in gioco tutte queste dinamiche, pazientemente, senza fretta. Non parte per nulla da pretese, da doveri, da obblighi. Per coloro che credono in un Dio che sforna anzitutto comandamenti, questa è una rivelazione, che conquista il cuore.
Martedì 13 giugno 2023
S. Antonio di Padova, sacerdote e dottore della Chiesa
«Mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi, pregandolo: “Signore, se vuoi, puoi purificarmi”. Gesù tese la mano e lo toccò dicendo: “Lo voglio, sii purificato!”. E immediatamente la lebbra scomparve da lui»
14Gli ordinò di non dirlo a nessuno: «Va’ invece a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione, come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro». 15Di lui si parlava sempre di più, e folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro malattie. 16Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare.
(Luca 5,12-13)
Quando nel Vangelo si parla di lebbra, possono venirci in mente le nostre ferite interiori, quelle croste nascoste che prudono, che continuiamo a grattare senza che per questo guariscano. Spesso infatti cerchiamo di combattere contro i nostri limiti, cercando di liberarci da quelle fragilità che ci imbarazzano, che non si riescono mai a sconfiggere del tutto. E’ la battaglia di tutta una vita. Forse dovremmo fermarci più spesso e più a lungo davanti a Gesù, disarmati come questo lebbroso, chiedendo a Lui una guarigione che non sappiamo darci.
Mercoledì 14 giugno 2023
Beato Mario Ciceri, sacerdote
«Allora gli dissero: “I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere,
così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!”»
34Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? 35Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
(Luca 5,33)
Era davvero un gruppo originale quello che seguiva Gesù. Avevano uno stile speciale, fuori dagli schemi. Il clima era quello della festa, della gioia, della libertà. Al centro non c’erano particolari sforzi ascetici (ci pensava già la vita a procurare ostilità, imprevisti e grane), ma un movimento, una missione continui, perché il tesoro era già tutto lì, tra loro. Centrale, decisiva era l’esperienza dell’amore e della misericordia, la radice era l’amore del Padre che accompagnava questa avventura con la sua provvidenza.
Giovedì 15 giugno 2023
Beato Clemente Vismara, sacerdote
«Diceva loro anche una parabola: “Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo”»
37E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. 38Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi.
(Luca 5,36)
La vita evangelica non chiede qualche rattoppo fosse anche di tessuto pregiato, né qualche pezza per tappare i buchi o nascondere le parti consumate e lise di un vestito: certi aggiustamenti a metà illudono, non soddisfano, aprono con il passare del tempo squarci ancora maggiori. Occorre invece un cambiamento completo, che tocchi tutte le varie espressioni della vita e questo richiede decisione, la fatica di lasciare, la fiducia in quella novità che si intravede e che affascina e che permette di imboccare con slancio una strada nuova.
Venerdì 16 giugno 2023
SACRATISSIMO CUORE DI GESU’
25In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. 28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
«Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore,
e troverete ristoro per la vostra vita»
30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
(Matteo 11,29)
Mite e umile, ecco le caratteristiche Sue che Gesù vuole donarci. Mite è chi ha raggiunto la pace interiore, non ha bisogno di sopraffare per sentirsi importante, di mettesi in mostra per dimostrare di essere qualcuno, di avere potere. La persona mite è in pace con se stessa, ha una serenità che nessuno le può togliere. Umile non è chi si nasconde, si disprezza e non ha stima di sé. Umile è chi sa che tutto ciò che ha e fa dipende da Dio, è Lui che agisce ed opera usando chi si mette a sua disposizione.
Sabato 17 giugno 2023
Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria
14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore.
«E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore»
17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
(Giovanni 10,16)
A volte ci stupiamo di vedere che nella comunità dei credenti ci sono persone proprio di ogni tipo, che hanno idee diverse, che sembrerebbero talora incompatibili tra loro. Al punto che spesso non riconosciamo come veri cristiani coloro che si permettono di dire o pensare certe cose che ci sembrano così sbagliate. Eppure abbiamo ascoltato tutti la stessa voce! E Gesù vuole che diventiamo un solo gregge, che segue con amore l’unico pastore. Per Gesù queste differenze non sono mai state un imbarazzo, ha chiamato e ha sempre convissuto con persone molto diverse. Adesso tocca a noi imitarlo.
Domenica 18 giugno 2023
III DOPO PENTECOSTE
16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. 19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie.
«Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce,
perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio»
(Giovanni 3,20-21)
Gesù parla di chi “fa la verità”. Un’espressione che ci suona strana, noi preferiamo insegnare a “dire la verità”. Ma la verità per Lui è molto più di una serie di affermazioni esatte. La verità è un vivere nella luce, senza bisogno di nascondersi, ben sapendo che le nostre fragilità ci sono, ma sono guarite continuamente dalla Sua misericordia. Oggi si apprezza questa verità: quando una persona mostra anche le sue fatiche e le sue sconfitte appare più credibile, più vicina e suscita una più facile adesione a ciò che dice. Perché verità e misericordia camminano tenendosi a braccetto.
Lunedì 19 giugno 2023
SS. Protaso e Gervaso, martiri, patroni secondari
«Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli: «Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto»
3Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze. 4Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. 5Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui. 6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. 7Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri! 8Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio;
(Luca 12,1-2)
L’ipocrita studia tutti i modi per mostrare agli altri un’apparenza impeccabile. Ma in realtà si nasconde. Costruisce maschere, cercando di illudere. Gesù raccomanda ai suoi di ogni tempo la franchezza, quel giocare a carte scoperte, lasciando che gli altri vedano. Il Vangelo infatti non ha segreti e Gesù incontra e comunica con tutti senza tacere la verità, mostrandola nella sua vita. Ci racconta di un Dio che racconta tutto, che non ha nulla da nascondere. Anche i dolori e gli enigmi del mondo sono tutti accolti e abbracciati dal suo amore crocifisso.
Martedì 20 giugno 2023
6Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata.
«Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: “Àlzati e mettiti qui in mezzo!”»
Si alzò e si mise in mezzo. 9Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». 10E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. 11Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.
(Luca 6,7-8)
E’ curioso che scribi e farisei non vogliano che quel giorno quell’uomo venga guarito. Pretendono in cuor loro che, anche se Gesù fosse in grado di sanarlo, lo lasci comunque paralizzato almeno fino al giorno dopo. Hanno talmente assolutizzato la loro idea sul sabato da ritenerla come il bene più importante, fino a lottare contro chiunque si permetta di non rispettarla. Il bene e il male sono tutti lì, non vedono altro. Il dolore di un uomo passa in secondo piano, vale la loro interpretazione della legge e non la persona. Mentre per Gesù di assoluto c’è solo l’amore per l’uomo.
Mercoledì 21 giugno 2023
S. Luigi Gonzaga, religioso
17Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, 18che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. 19Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti. 20Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. 21Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete.
«Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo»
Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
(Luca 6,22-23)
Senza arrivare alle persecuzioni, nella vita di tutti i giorni può capitare di sentirsi beati per questo motivo. Ci sono dei momenti in cui cerchiamo di essere portatori di pace, non ci risparmiamo pur di dare un po’ di serenità intorno a noi, facciamo di tutto per accontentare più che possiamo e alla fine veniamo accusati proprio perché viene mal interpretato il nostro atteggiamento. Niente paura, manteniamo la calma e la serenità. Tutto ciò che facciamo è per amore del Signore, Lui solo vede nel segreto e conosce le nostre fatiche. Ci penserà Lui a sostenerci.
Giovedì 22 giugno 2023
Gesù alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: 24Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. 25Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete.
«Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti»
(Luca 6,26)
In un contesto come il nostro in cui si cerca di raggiungere sempre il massimo consenso, in cu sono i sondaggi a decidere della bontà o meno di una trasmissione e il numero dei voti della bontà di un’idea o di un programma di governo, questa frase di Gesù ci scombussola non poco. Lui non ha mai avuto la preoccupazione di moltiplicare gli adepti, di accontentare sempre tutti a tutti i costi, ma solo di seguire il Padre, di essere la Sua volontà, di “fare la verità”, anche a costo di ritrovarsi solo e pagare di persona fino ad essere condannato e ucciso.
Venerdì 23 giugno 2023
Gesù alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: 36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. 37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.
«Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio»
(Luca 6,38)
La cultura del dare è squisitamente evangelica. Appare come il frutto maturo della Parola messa in pratica. Di fronte ad un mondo che insegna ad arricchirsi di cose, donare anziché trattenere per sé. Di fronte a chi vuole sempre vincere, essere pronti a perdere pur di non perdere il rapporto. Di fronte alle preoccupazioni per ciò che manca, donare nella certezza che Dio non si dimentica mai di noi. Fede è anche sperimentare questo: credere che l’amore va e torna, quando e come non immaginiamo, ricolmandoci molto più di quanto ci sembrava di aver perduto.
Sabato 24 giugno 2023
NATIVITA’ DI S. GIOVANNI BATTISTA
57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. 58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
«Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: “No, si chiamerà Giovanni”. Le dissero: “Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome”»
62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. 63Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. 64All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. 65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. 67Zaccaria, suo padre, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: 68«Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo».
(Luca 1,59-61)
Elisabetta è al colmo della gioia per questa nascita straordinaria che l’ha resa madre, ma sa benissimo che è un dono tutto di Dio e a Lui rimane fedele. Dovrà imporre un nome che rompe con le tradizioni, le abitudini di famiglia: quelle leggi che sembrano indiscutibili e che nessuno dovrebbe osare mai modificare. Ma Dio non ha paura di innovare, di superare abitudini, di inventare una cosa nuova. E quando Dio irrompe tutto si trasforma. Si vorrebbe che tutto rimanesse come prima, mentre Lui scombussola, spariglia le carte, chiede conversione a Lui.
Domenica 25 giugno 2023
IV DOPO PENTECOSTE
26 Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: 27 mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece perire tutti. 28 Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; 29 ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti. 30 Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si rivelerà. 31 In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza, se le sue cose sono in casa, non scenda a prenderle; così chi si troverà nel campo, non torni indietro. 32 Ricordatevi della moglie di Lot.
«33 Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà. »
34 Vi dico: in quella notte due si troveranno in un letto: l’uno verrà preso e l’altro lasciato; 35 due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà presa e l’altra lasciata». 36 37 Allora i discepoli gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, là si raduneranno anche gli avvoltoi».
(Luca 17,33)
Spesso ci sembra di non vivere, corriamo, corriamo anche a fin di bene, ma ci accorgiamo che la vita corre più in fretta di noi. Allora cerchiamo di organizzarci, di segnare il tempo per tutto, ma è sempre una coperta troppo corta, se tiriamo da una parte ne scopriamo un’altra. Praticamente è come se fossimo sempre in un frullatore e non troviamo il pulsante per fermarlo! Rischiamo così di non vedere il Signore nel momento in cui arriva. Conviene allora fermarci, riprenderci la giornata e metterla nelle Sue mani: faremo ciò che Lui vorrà, probabilmente non arriveremo dappertutto come avremmo voluto, ma probabilmente questo non ci era chiesto.
Lunedì 26 giugno 2023
«Disse loro anche una parabola:
“Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?
Un discepolo non è più del maestro;
ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro”»
41Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? 42Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. 43Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. 44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. 45L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
(Luca 6,39-40)
Occorrono maestri fidati per non finire nel fosso. Occorre saperli scegliere e non lasciarsi facilmente abbindolare: noi saremmo le vittime. Il magistero di Gesù è molteplice e continuo, grazie allo Spirito che è in noi non smette di parlare al cuore. La Sua voce a volte è tenue, perché assordata da mille altri rumori che si sovrappongono, ma se ci fermiamo ad ascoltare diventa sempre più chiara. C’è poi un altoparlante: il fratello con cui tendiamo insieme alla santità. Nell’amore reciproco il Risorto parla, ne riconosci la voce e dubbi e incertezze si diradano come la nebbia al sole.
Martedì 27 giugno 2023
S. Arialdo, diacono e martire
«Quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, Gesù entrò in Cafàrnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo»
4Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, 5perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». 6Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; 7per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. 8Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». 9All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». 10E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.
(Luca 7,1-3)
C’è un tempo per parlare e un tempo per agire. Gesù passa immediatamente dal magistero della parola alla guarigione dei malati poveri: sono due espressioni diverse della stessa cura. Ci sono cuori che hanno sete di speranza e ci sono corpi che attendono sollievo e vita. È sempre lo stesso sporgersi di Dio sull’uomo bisognoso. Le parole di verità e la concretezza della vita si tengono per mano. Quando riusciamo a viverle entrambe, nei momenti in cui veniamo richiesti, sperimentiamo il Vangelo nella sua completezza e conosciamo la gioia.
Mercoledì 28 giugno 2023
S. Ireneo, vescovo, martire e dottore della Chiesa
11In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. 12Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. 13Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!».
«Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono.
Poi disse: “Ragazzo, dico a te, àlzati!”. Il morto si mise seduto e cominciò a parlare»
Ed egli lo restituì a sua madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». 17Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.
(Luca 7,14-15)
Ci sono dei dolori nella vita che ci paralizzano, ci sembra di non poter più nulla per sollevarci. E’ questo il momento di affidarsi, solo il Signore ha la forza sufficiente per farci rialzare. A volte però non ascoltiamo subito la Sua voce che ci dice: «Alzati», ci sembra impossibile farlo, opponiamo resistenza. Eppure il Suo amore è lì pronto a dare significato ad ogni nostra pena. Occorre lasciarsi portare dove Lui ci conduce e scopriremo così la strada per uscire dalle tenebre. Spesso non si tratta di percorsi veloci anche perché dobbiamo cambiare dentro e non è facile. Ma la Speranza è la certezza che ciò succederà.
Giovedì 29 giugno 2023
SS. PIETRO E PAOLO, APOSTOLI
Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore».
«Gli disse per la terza volta: “Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: “Mi vuoi bene?”, e gli disse: “Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecore”»
18In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». 19Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
(Giovanni 21,17)
Alla terza volta in cui Gesù ripete la stessa domanda Pietro abbassa la guardia. Smette di professare soltanto il desiderio del cuore, indirizza lo sguardo verso la sua fragilità e riconosce di non essere capace. Voleva amare Gesù con tutto se stesso, ma non ci è riuscito e ha rinnegato. E forse si accorge che non si è trattato di un caso. Ha capito di non esserne capace. Quando tocca con mano la sua impotenza Gesù lo riconferma definitivamente e gli può parlare, profetizzando il suo futuro e chiedendogli ancora di seguirlo. Gesù sa che non avrà mai discepoli fedeli e perfetti, ma li ama comunque. E punta su quelli che sono davvero consapevoli di non farcela.
Venerdì 30 giugno 2023
Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 25Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. 26Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 27Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via. 28Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui. 29Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. 30Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro.
«A chi dunque posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”. È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”»
35Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».
(Luca 7,31-34)
Spesso questi bambini capricciosi siamo noi. Quando non siamo mai contenti di ciò che abbiamo, ma vediamo sempre un risvolto negativo possibile. Il Signore ci chiede di saper godere delle piccole gioie, di mangiare e bere con Lui e con gli altri. Per assomigliare a Gesù occorre ogni giorno vivere ciò che di bello la vita ci offre e aiutare gli altri a non lamentarsi in continuazione. E’ vero, siamo circondati da cose brutte, basta ascoltare un telegiornale per convincerci, ma ce ne sono altrettante belle, piccole o grandi di cui nessuno parla. Alla sera oltre a chiedere perdono per ciò che di negativo abbiamo compiuto, ringraziamo per il positivo incontrato nella giornata. Esercitiamoci a trovare almeno tre motivi per essere contenti e piano piano i nostri occhi impareranno a guardare in modo diverso.
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