Le guerre in Ucraina e tra Israele e Hamas, ci stanno facendo ripiombare nell’antico precetto romano: “Se vuoi la pace, prepara la guerra”. Ma è esattamente ciò che dobbiamo sconfiggere: la guerra!
LA PACE SI REALIZZA SOLO ATTRAVERSO LA PACE
Ma quali passi e presupposti irrinunciabili dobbiamo mettere in atto (o rifiutare)?
- Abbiamo anzitutto un grande bisogno di percepire dentro di noi una fontana zampillante di pace che ci apra alla fiducia nella possibilità di passi concreti e semplici verso un cambiamento di stile di vita e di criteri di giudizio, unica via a un cammino serio di pace.
- Per evitare di essere trascinati, magari non intenzionalmente, in uno scontro di civiltà, occorrerà esercitarsi nell’arte del dialogo, che parte da una chiara coscienza della propria identità e della ricchezza dei linguaggi con cui esprimerla e renderla accessibile smontando i pregiudizi, i cavilli e le false comprensioni.
- I sentimenti negativi sono incompatibili con la pace. Eppure emergono vistosamente proprio ai nostri giorni, stimolati dalle notizie, dalle immagini che vediamo. Così, mentre preghiamo per la pace, nel fondo del nostro cuore finiamo per parteggiare, per giudicare, per auspicare l’uno o l’altro successo di guerra: questo va evitato.
- È importante imparare a conoscere le altre religioni, in particolare l’Ebraismo e l’Islam, scrutando di ciascuna la storia, la letteratura, le ricchezze spirituali, le profondità mistiche, il pluralismo espressivo, anche quello sociale e politico.
- Occorrerà educare a gesti, pensieri e parole di perdono, di comprensione e di pace, usando tolleranza zero per ogni azione che esprima sentimenti di xenofobia, di antisemitismo, di minor rispetto di qualunque sentimento e tradizione religiosa. Questo richiede che anche gli altri rispettino e apprezzino quei segni religiosi che sono stati e sono tuttora per noi la via e il simbolo che ci permette oggi di offrire a tutti ospitalità e pace.
- Dobbiamo distruggere (dentro di noi) tre presupposti culturali nefasti oggi diffusi:
a. Che la giustizia equivalga a vendetta.
b. Che la vita umana sia “seconda” rispetto alle questioni di “principio”: un mezzo invece che un fine
c. Che la vita umana valga come quella di un animale: la cultura dello scarto. - È fondamentale sapere che non si può giudicare il passato e le altre culture con l’assoluto del presente e della nostra cultura. Scrive Marco Erba: “Occorre imparare a contestualizzare ogni fenomeno nella sua epoca. Non si può giudicare un fenomeno sociale del passato partendo solo dai valori, dalla sensibilità o magari dall’indignazione di oggi. Abbattere statue, censurare classici, svilire simboli sono atteggiamenti integralisti che rischiano di lasciarsi alle spalle solo il deserto. Siamo anche noi condizionati dai pregiudizi e dalla disumanità della nostra epoca, solo che non lo vediamo e ci sentiamo superiori, pronti a ergerci a censori degli aspetti retrogradi del passato e a sputare sentenze sul presente. Distruggere è fin troppo facile e non costruisce nulla”.
PERCHÉ, PUR PREGANDO, NON C’È PACE?
È la domanda ineluttabile che in questo contesto si fa strada, ma occorre tener presenti alcune cose importanti:
- Dio non interviene nella storia in maniera “fattuale”, miracolistica. L’incarnazione è emblematica: Dio è entrato nel mendo attraverso lo Spirito col sì di una creatura umana. Dio interviene sempre così: con l’azione dello Spirito nel cuore dell’uomo. Preghiamo perché ci siano uomini che Lo sappiano ascoltare e seguire.
- Nelle nostre preghiere non sempre siamo da una chiara ammissione e ammenda delle nostre colpe.
Scriveva il Cardinal Martini: “I fiumi di sangue sono sempre preceduti da torrenti di fango. In tali torrenti abbiamo sguazzato un po’ tutti noi umani, uomini e donne di ogni paese e latitudine: l’immoralità della vita, gli egoismi personali e di gruppo, la corruzione politica, i tradimenti e le infedeltà a livello interpersonale e familiare, il menefreghismo, l’indolenza e lo sciupio delle energie di vita per cose vane, frivole o dannose, l’insensibilità di fronte ai milioni di esseri umani la cui vita è soffocata con l’aborto, il volgere la testa di fronte alle miserie di chi sta vicino o di chi viene da lontano, il commercio della droga. Sì, in questi torrenti di fango ci siamo lasciati coinvolgere, ci siamo magari talora anche divertiti in maniera spensierata e irresponsabile. E poi vorremmo che Dio venisse incontro a una preghiera che spesso nasce proprio dalla paura di perdere le nostre comodità, il nostro benessere, di dover un giorno pagare di persona per i nostri errori??!!!” - Forse abbiamo chiesto la pace come qualcosa che riguardava gli altri; abbiamo insistito perché Dio cambiasse il cuore dell’altro, nel senso naturalmente che volevamo noi. In realtà, il primo oggetto della autentica preghiera per la pace siamo noi stessi: perché Dio ci dia un cuore pacifico. “Dona nobis pacem” significa anzitutto: “Purifica, Signore, il mio cuore da ogni fremito di ostilità, di partigianeria, di partito preso, di connivenza; purificami da ogni antipatia, pregiudizio, egoismo di gruppo o di classe o di razza”.
- È esigente essere operatori di pace secondo il Vangelo; è un dono che non si compra a poco prezzo, perché viene dallo Spirito e occorre accettare di pagarlo a caro prezzo.
Se vuoi la pace prega e prepara la pace.
A tutti i livelli e in tutti gli ambiti, a partire dal nostro cuore, dai nostri gesti, dalle nostre parole. Ed educando i nostri figli e nipoti a questo.
È una sfida impegnativa, ma affascinante.
dp
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